Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: kamony    29/08/2023    2 recensioni
E se i nostri eroi del Corpo di Ricerca dovessero vivere le loro vicende in un universo alternativo che risultasse molto simile al nostro mondo attuale, chi potrebbero essere e contro CHI dovrebbero combattere per salvare il mondo?
E questa volta come andrà a finire la storia?
Una commedia- action- sci-fi - romance.
Una quasi canon-divergent-AU che spero vi diverta come ha divertito me scriverla!
[Varie OTP Levi X Hanji una delle tante, le altre vanno scoperte in corso di lettura]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L’Isola dei Dannati
A.o.T. Mission-almost-Impossible





37
L'isola che
non c'è


La piccola si era svegliata e aveva cominciato a strillare. Eren si diresse subito alla culla e la prese con delicatezza come a suo tempo gli aveva insegnato Krista. Tenendole una mano sotto la testa se l'appoggiò sul petto, poi andò in cucina e si mise ad armeggiare alla ben meglio per scaldare il latte artificiale, purtroppo Krista ne aveva poco e non bastava mai a sfamarla. La bimba era vorace e cresceva in fretta, quelle giunte erano indispensabili. Fin da subito aveva voluto imparare a nutrirla e cambiarla per dare una mano e contribuire attivamente alla sua crescita.
Come sua figlia venne a contatto con il calore del suo corpo non smise di piangere, ma prese a farlo in modo più sommesso, mugolando un po' tra un vagito e l'altro, mentre si era anche cacciata una manina in bocca ciucciandola con frenesia.
Eren era sempre molto affascinato da come un essere così piccolo fosse già in grado di capire che qualcuno si stava occupando delle sue esigenze.
Era fraglie ma risoluta. Ancora non si capiva bene a chi somigliasse ma era morbida e profumava di un vago sentore di vaniglia. Un piccolo prodigio che non smetteva ma di sorprenderlo, oltre ovviamente a togliergli il sonno.
Avere avuto quella figlia gli aveva cambiato la prospettiva sul mondo e sulle cose. Restava in lui ancora quell'aura di irrequietezza, e quel
mostriciattolo che spesso aveva governato la sua mente aveva lasciato degli echi fastidiosi, ma quella creatura era una cura benefica. Si sentiva responsabile per lei e rappresentava uno scopo significativo, questo gli dava una grande forza anche per affrontare i lati più spigolosi e scuri del suo carattere. E poi c'era Krista che sapeva come prenderlo, gli dava sicurezza e lo faceva sentire importante e utile. Era sempre presente, ma mai asfissiante. Ora era davvero certo di amarla e si era scoperto molto protettivo nei suoi confronti, forse anche troppo. Mentre stava dando il biberon alla piccola si rese conto che per certi versi era diventato come Mikasa era stata con lui ai tempi della loro relazione, e pensare che l'aveva tanto criticata per questo. Sorrise di quel buffo pensiero ma fu distratto da un click; Krista lo aveva appena immortalato con il cellulare.
«Ma basta, mi avrai fatto mille foto di questo genere» finse di brontolarla.
«Siete adorabili insieme e poi stavi sorridendo ho dovuto cogliere l'attimo».
«Non dire sciocchezze da quando stiamo assieme sorrido spesso e poi lei sì che è bella, non io. Non credi che abbiamo fatto un capolavoro?» disse guardandola orgoglioso e ancora incredulo.
«Certo lei è una meraviglia e taci, anche tu sei bellissimo!» gli rispose adorandolo con lo sguardo.
Quelle sue uscite così spontanee gli arrivavano dritte al cuore e lo scombussolavano, non era abituato a certe manifestazioni così dirette, ma forse era proprio questo che amava di lei, riusciva a rendendolo inerme e forte allo stesso tempo.
Sorrise appena imbarazzato, lei sì che era bella con quella pelle candida e i capelli che le danzavano sulle spalle. Il suo sguardo profondamente blu era così luminoso e si aggrappava ai suoi occhi incatenandoli. Riusciva a farlo sentire l'uomo più amato del mondo e questo gli piaceva.
Si riprese però subito da quei rosei pensieri, perché la realtà tra le sue braccia gli imponeva di essere concreto e avevano una bella gatta da pelare per le mani.
«Spero solo di essere un padre decente. Non sono del tutto certo delle nostre scelte, forse dovremmo ribellarci, ti confesso che ho molta paura» esordì serio tirando in ballo l'argomento scottante.
«A chi lo dici. Anche io non faccio che pensarci e vivo nel terrore e nell'angoscia di non essere all'altezza come madre, di essere superficiale, egoista e avventata, di avere fatto una scelta sbagliata, ma la nostra priorità è lei e la sua sicurezza, il nostro compito è cercare di darle un mondo migliore e una vita degna per quanto possiamo».
«Hai ragione e poi credo che non avessimo altre alternative. Purtroppo quello che hanno fatto i nostri padri ha portato con sé delle conseguenze indelebili e gravi che hanno seminato molto dolore, non ne siamo responsabili ovviamente, ma forse è nostro dovere cercare di riparare con i mezzi che abbiamo a disposizione. Esattamente come ci ha detto tuo zio».
«Per questo alla fine mi sono convita, perché per il suo futuro sono disposta a tutto» annuì Krista.
«È anche per questo hai dovuto a chiudere il tuo profilo Instagram vero?» era da tempo che glielo voleva chiedere. Poco dopo partorito era stata repentina nello sparire dai social.
«In parte sì ma non è il motivo principale. Era stato aperto più per fare dispetto a mio padre, come per digli:
guardami! Io ci sono. Certo poi mi è esploso tra le mani ed è andato oltre le mie aspettative fino a diventare un lavoro ma ora le mie priorità sono cambiate. Inoltre la visibilità per noi è troppo pericolosa. Dobbiamo tenere un profilo basso. Dobbiamo essere invisibili ricordi?».
Improvvisamente furono interrotti dallo squillare del cellulare di Eren che subito rispose cambiando espressione e rabbuiandosi. La telefonata fu lapidaria e terminò con un suo laconico:
va bene.
«Perché sei diventato così serio? È accaduto qualcosa?» gli chiese Krista allarmata. Conosceva i suoi cambi improvvisi d'umore e cercava sempre di sviscerarne i motivi. Nonostante l'inibitore e la cura era comunque soggetto ad
up and dawn abbastanza frequenti e non ci si poteva fare nulla, quei danni subiti da piccolo erano permanenti, per questo era necessario distrarlo e sviarlo subito, per cercare di arginare il problema qualunque esso fosse.
«Ci hanno convocati. In pratica tutti quelli che hanno partecipato alla missione di Paradise devono essere presenti. È l'ora di affrontare le cose e speriamo che non accada nulla di grave e che fili tutto liscio, non sarà facile mandare giù questo boccone amaro».
«Ora non ti fasciare subito la testa. Sii ottimista una volta tanto» gli disse incoraggiandolo.
Lui la guardò in quel suo modo particolare e intenso, poi espirò forte «Inoltre non ho mai affrontato l'argomento, ma c'è in ballo anche la questione di mio fratello ormai ridotto ad un essere ibrido non senziente, non sappiamo se è sopravvissuto qualcosa di Zeke in quella bestia» commentò amaro.
Lei capendo il suo conflitto interiore gli si avvicinò e posò la testa sulla sua spalla. Suo fratello era anche lui una vittima di suo padre, sebbene poi avesse preso certe decisioni da solo e consapevole del male che stesse facendo.
«È terribile, me ne rendo conto, ma temo che tu debba prendere atto che sarà una di quelle cose che dovrai accettare così come sono, a meno che con il tempo e le nuove scoperte, in cui confidiamo, non riescano a ripotarlo indietro, nel qual caso andrà comunque dritto in prigione, quindi chissà, magari questa nuova vita per lui è meglio della galera» non ci credeva neppure lei a ciò che stava dicendo ma detestava vederlo soffrire e cercava a suo modo di confortarlo.
Lui scosse la testa «Nessuno meriterebbe una fine così infame, ma hai ragione, lui se l'è cercata. Il suo piano era folle e terribile, ora sta pagando le conseguenze delle sue scelte».
La bambina aveva finito il biberon e Krista gliela prese dalle braccia, la tirò su e le fece fare il
ruttino, la baciò dolcemente sulla fronte e la rimise nella culla, poi raggiunse Eren sul divano e si accucciò accanto a lui. Intrecciarono le mani e lui la guardò serio.
«Sono molto preoccupato per te e la bambina».
«E perché mai? Mica andiamo alla guerra».
«Sì, ma c'è sempre di mezzo la CIA, per me sarebbe meglio se...».
«Non ho alcuna intenzione di privare mia figlia della presenza di suo padre se non quando sarà strettamente necessario. Tanto saremo dovuti tornare ad una
vita normale prima o poi, la nostra casa non è qui. Mio zio è stato carino e adorabile nel prendersi cura di me, ma lo conosco appena, fino a qualche mese fa neppure sapevo esistesse, per tanto direi che andarsene è anche giusto. Preferisco affrontare la cosa insieme agli altri che restare con lui».
Eren la guardò indagandola «Cosa ti preoccupa Krista?».
«Niente di che, ma resta il fatto che è comunque il fratello di mio padre e come dicevamo poco fa sappiamo bene che cosa ha fatto insieme al tuo, non sono così certa che non abbia un suo personale interesse in tutta questa storia».
«Potrebbe solo volerti bene non credi? E poi anche noi siamo figli dei nostri padri, ma mica siamo come loro. Non è una maledizione che dobbiamo portarci addosso per il fatto di essere consanguinei».
«Sì forse hai ragione, almeno lo spero».
«Non mi dirai che sei diventata paranoica?» le chiese lui quasi divertito anche per stemperare i toni.
Krista rimase pensierosa.
Eren allora le mise l'indice sotto il mento e la obbligò a guardarlo negli occhi: «Non starai facendo sul serio vero?».
«Solo un po' di paturnie saltuarie, da quando sono diventata mamma sono ipersensibile e noto anche quello che forse non c'è, anche perché la nostra situazione è molto particolare e delicata non lo si può negare» ammise.
Eren si chinò a baciarla. «Guarda che il
matto di casa sono io che basto e avanzo, tu sei la mia fatina buona non scordarlo» le disse amorevolmente. Era ancora un po' goffo nell'esprimerle la sua vicinanza ed il suo amore, ma era anche tanto cambiato e lei lo apprezzava molto e lo strinse a sé grata.
«Magari fossi una fata! Con un colpo di bacchetta magica potrei risolvere tutto, pulire la casa in un batter d'occhio e fare le valige in un nano secondo».
«Ti aiuto io, approfittiamo del fatto che la cucciola dorme» si offrì lui.
«Sì, ma prima dammi un altro bacio! Ho bisogno di coccole».
Eren sorrise e non se lo fece ripetere due volte.



*


La novità che aveva colto tutti alla sprovvista era che la famosa riunione si sarebbe tenuta niente di meno che alla Casa Bianca, alla presenza del segretario di stato in persona.
Erano stati riuniti in un salone molto ampio dopo essere stati fatti passare da un'entrata secondaria, molto nascosta, al riparo da occhi indiscreti. Di fatto c'erano tutti quelli che erano stati a Paradise, tra gli altri anche Marlo, Hitch e i medici, ovvero Onyankpon, la dottoressa Ral e il dottor Schultz. A ciascuno dei presenti sembrò molto strano che ci fossero anche loro.
Come se le novità non bastassero era di fatto anche la prima volta, dopo un un po' di tempo dall'accaduto, che gli agenti più giovani rivedevano i loro superiori potenziati dall'adamantio e dagli occhi bionici. Una vera rivelazione che aveva basito tutti, ma non avevano potuto dare sfogo alla loro curiosità, perché Pixit liquidò l'argomento in quattro e quattr'otto, c'erano ben altre priorità da affrontare.
A parlare cominciò Zacklay. Per il momento il segretario di stato sembrava solo un auditore di un certo peso.
«Dunque ci sono due grosse novità una buona e una decisamente non buona».
«E te pareva!» bofonchiò Connie ravandosi i gioielli di famiglia.
«Ma che fai?» lo redarguì Galliard.
«Mi tocco contro il malocchio di questi due gufi della malora!».
«Ma sei serio?».
«Non hai notato che facce? Sembrano in procinto di andare ad un funerale. Ti ricordo che l'ultima volta che questi mi hanno mandato a chiamare poi mi hanno spedito in un isola infernale a caccia di mostri!».
«Silenzio per favore, la faccenda è grave» intimò loro Pixit.
«Vorrei far notare a lor signori che non siamo ad una scampagnata, né ad una rimpatriata tra vecchi colleghi. Siete alla Casa Bianca e siete il top gamma dei nostri agenti, quindi mi aspetto da voi un comportamento irreprensibile» gelò tutti il segretario prendendo la parola con tono autorevole e tagliente: «Prego» concluse con un gesto della mano invitando Pixit a continuare.
«Cominceremo dalla buona notizia. Dunque quando è nata la figlia di Eren sua madre ci ha donato il sangue cordonale, in gergo detto: "cordone ombelicale" per avviare una ricerca molto importante che è stata affidata al nostro staff medico di fiducia capitanato da Onyankopon».
Si alzò un brusio di commenti sorpresi.
«Credo di capire le ipotesi alla base della ricerca, del resto sono molto plausibili dal punto di vista genetico» commentò pensosa Hanji.
Levi era scuro e non rispose, altrettanto fece Erwin che pareva con la testa altrove.
«Lascio quindi la parola direttamente a lui che vi spiegherà che cosa è emerso da vari esami» concluse Pixit.
Oniankopon illustrò loro che avevano fortuitamente intuito che la bambina, in quanto frutto dell'unione tra un mutaforma e una normodotata, poteva avere delle caratteristiche genetiche interessanti e utili. Tramite qualche esame primario era emerso che queste capacità erano davvero straordinarie e particolari, per cui avrebbe potuto donare il suo DNA che avrebbe debellato, come se fosse una sorta di antidoto, la mutazione genetica, o quanto meno quella di suo padre ma quasi sicuramente c'erano ottime probabilità che la cosa, con i dovuti accorgimenti, potesse funzionare anche per tutti gli altri. Dovevano ovviamente essere fatti ancora molti test e prove di vario genere, ma era sicuramente una scoperta importantissima.
Furono tutti molto colpiti e anche piacevolmente sorpresi, soprattutto i mutaforma, mentre Eren e Krista sembravano impassibili.
Jean notò con sorpresa che Jeager non aveva fatto una piega e Mikasa doveva essere giunta alla sua stessa conclusione dato che si scambiarono un'occhiata d'intesa. Era davvero poco credibile che uno fumino come lui accettasse passivamente una notizia di tale portata.
«Ora si potrebbe sapere anche la cattiva notizia?» chiese Armin molto preoccupato.
Prese la parola Zacklay «Non esiste un modo per indorare la pillola, quindi andrò dritto al punto. Purtroppo abbiamo ancora degli ibridi, chiamiamoli dormienti, perché erano sfuggiti al nostro controllo».
Sconcerto e sgomento si impadronirono un po' di tutti.
«Ma com'è possibile? Ci avete ingannati vero?» inveii Galliard.
«Siete dei fottuti bastardi!» gli fece eco Sasha fuori di sé.
«Calmati!» le disse Nicolò fermandola prima che si scagliasse contro di loro.
«Che cosa ci avete nascosto eh?» li incalzò Armin.
«Non sappiamo come sia potuto accadere è la verità! Ma è accaduto e dobbiamo subito porci rimedio» spiego Pixit «L'unica spiegazione plausibile è che questi ibridi dormienti siano stati creati a loro insaputa. La loro natura è stata scoperta quando abbiamo fatto evacuare Paradise. Per cautela abbiamo sottoposto tutti gli sfollati ad esami specifici ed è così che abbiamo aperto il vaso di Pandora».
«Ma se noi abbiamo dovuto fare una miriade di test, prove ed esami prima di essere presi in considerazione per la mutazione, come hanno fatto a farlo a loro insaputa, me lo spiegate?» chiese Pieck affrontando Oniankopon.
«Bella domanda. Io non lo so. Posso solo supporlo dal momento che Grisha conservava il DNA di tutti mutanti è possibile che abbia sperimentato qualcosa di nuovo, qualcosa di cui ha ritenuto opportuno non mettermi a conoscenza all'epoca dei fatti» le spiegò il medico.
«Qualcuno sa sicuramente qualcosa» commentò pensosa Annie.
«Sicuramente Grisha» rincarò Reiner e puntò Eren, che però sostenne il suo sguardo senza reagire.
«Lo abbiamo interrogato ovviamente, ma si ostina a non parlare quindi per ora la nostra priorità è contenere questo pericoloso e inatteso fenomeno» spiegò Pixit «perciò i soggetti ibridati sono tutti internati come se fossero stati infettati da un pericoloso virus. Neanche loro sanno la verità».
«Bene e come intendete fare?» gli chiese secco Erwin che già era stato messo a conoscenza di questo problema, ma non della probabile soluzione il che lo impensieriva e non poco.
«Non abbiamo molta scelta e abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti voi. Siete i soli che siete a conoscenza di questa enorme piaga e l'avete già affrontata, i soli che possono contenerla, i soli di cui ci fidiamo. Vi rispediremo tutti a Paradise e lì voi sarete i guardiani degli ibridi finché non sarà messo a punto l'antidoto».
Il brusio divenne protesta indignata. Tutti si guardarono tra di loro increduli e sconcertati da questo fulmine a ciel sereno.
«Che cosa significa guardiani?» chiese preoccupata Hanji.
«Semplice dovete contenerli nell'isola senza farli trasformare e nel qual caso dovesse accadere dovrete terminarli».
«Lo sapevo che questa storia del cazzo era finita troppo bene e troppo in fretta!» masticò Levi imprecando tra i denti.
«Quanto dovrebbe durare questa missione?» chiese Erwin molto serio.
Zacklay fece spallucce: «Un mese? Un anno? Di più? Chi può saperlo? Non abbiamo nessun tipo di certezza al momento se non che il mondo è nuovamente sotto grave pericolo».
Si scatenò il finimondo tutti cominciarono a risentirsi finché intervenne il segretario di stato alzandosi e battendo un poderoso pugno sulla scrivania «Ora basta esigo rispetto per questo luogo e per voi stessi! Smettete di fare i bambini, lo sapevate benissimo quando avete accettato di entrare come agenti speciali della CIA e dell'FBI che la vostra vita non sarebbe più stata vostra, ma che avrebbe servito il paese ad ogni costo e in ogni modo possibile e sapete bene che cosa accade a quelli come voi che si rifiutano di adempiere al loro dovere! Poche chiacchiere, i problemi sono questi e voi siete i soli che potete garantirne la soluzione e la protezione della sicurezza mondiale. Questa minaccia che purtroppo ancora incombe funesta su di noi va arginata che vi piaccia o no, altrimenti rischiate di finire davanti agli affari interni e poi in galera, se non peggio, quindi smettete di fare tutta questa caciara, chiaro?».
Si rimisero, loro malgrado, tutti in riga. Nel frattempo gli fu spiegato, anche per rabbonirli, nella famosa logica: bastone e carota, che se volevano potevano includere nel progetto i loro familiari o persone a loro care, altrimenti sarebbero stati dati per dispersi in missione e probabilmente creduti morti per molto tempo. Questa ultima sconcertante scoperta basì e non poco tutti coloro che avevano legami non inclusi all'interno dell'agenzia.
Così si andavano a rompere quegli equilibri e quella serenità tanto agognata che era fiorita per molti di loro dopo la fine della missione.
Questo stava rompendo molti equilibri faticosamente costruiti.



*


Erwin rimase davanti alla porta di Marie qualche minuto perché il suo senso del dovere stava ingaggiando una lotta all'ultimo sangue con i suoi sentimenti.
Quando la donna aprì notò subito che le si illuminò il viso. Era da qualche giorno che non le aveva fatto avere sue notizie, ma i patti tra loro erano chiari per via del suo lavoro e in caso di sparizione senza spiegazioni non poteva essere cercato, si sarebbe fatto vivo lui al momento opportuno.
«Ciao posso entrare?» le chiese abbozzando una specie di sorriso anche se Marie si rese conto che era tirato come una corda di violino.
«Certo accomodati».
Gli preparò un caffè. Stavano seduti entrambi silenziosi, quasi imbarazzati ma rispettando ognuno i tempi dell'altro.
Erwin non sapeva come fare a iniziare a parlarle di quell'enorme problema che gli era capitato tra capo e collo. Lei di contro si era subito resa conto che ci doveva essere qualcosa di abbastanza grave che non andava, ma non voleva minimamente forzargli la mano.
Dopo aver bevuto il caffè ed essersi scambiati mezzi sorrisi di circostanza Erwin finalmente parlò.
«Non dovrei essere qui, ma non potevo fare a meno di venire» sparò lapidario.
«Che sta succedendo? Qualcosa che riguarda il tuo lavoro?».
«Sì» ammise grave.
«Non devi metterti in situazioni pericolose per colpa mia. Conosco più o meno la natura di ciò che fai. Se sparisci so che poi al momento opportuno tornerai. È una cosa dura da accettare, ma dal momento che ho deciso di stare con te ne ho piena consapevolezza e mi sta bene» cercò di rassicuralo.
«Non è così semplice Marie, non questa volta» le disse con lo sguardo angosciato e non era cosa da lui farsi sopraffare dalle emozioni.
«Mi spieghi che succede o vuoi farmi preoccupare sul serio?» ribatté la donna in preda all'ansia.
«Ho passato gli ultimi giorni con la testa persa in mille pensieri. Corroso dall'angoscia e anche dalla rabbia. Ci siamo appena ritrovati e dobbiamo separarci di nuovo. Lo trovo crudele e beffardo» riuscì infine a dire.
«Ma che... dici?» chiese lei con il cuore in gola. Le sembrava di essere infilata in sabbie mobili che la stavano inghiottendo sempre più.
Lui la guardò sanguinante «Marie io ti amo, questo non devi dubitarlo, sto rischiando la carriera per essere qui da te».
Sentirlo ammettere il suo amore la fece come risorgere, come se tornasse alla vita «E allora non ci sono problemi. Io sono qui e ti aspetterò tutto il tempo necessario. Ti ho aspettato una vita, che vuoi che sia qualche mese in più?».
Lui la fissò in un modo così intenso che a Marie mancò l'aria. Era davvero disperato e non riusciva a trovare le parole adatte per non ferirla più di quanto quella notizia avrebbe effettivamente fatto. In principio aveva pensato anche di dirle che non l'amava più, ma gli sembrava una cosa molto immatura e codarda che l'avrebbe distrutta. La verità, o almeno una parte di essa era la strada più giusta da percorrere.
«Purtroppo non si tratterà di qualche mese soltanto, potrebbe volerci molto più tempo» riuscì finalmente a dirle.
Quelle parole la strozzarono e la rigettarono negli abissi dell'angoscia.
«Ma come sarebbe a dire? Io non capisco...»
«Non posso dirti niente in proposito, già rischio la carriera e se sono qui è solo per rispetto nei tuoi confronti. Ti avrebbero detto, no anzi, ti diranno che sono disperso o forse morto e non avrei mai potuto sopportare di darti un simile dolore».
«Me lo stai comunque dando» sospirò lei sconfitta.
«Mi dispiace Marie se solo avessi immaginato io... »
«Io non ci posso e non ci voglio credere! Non c'è alcun modo di risolverla diversamente? Non pretendo che tu lasci la CIA ovviamente, ma ci sarà pure un'alternativa, no?» lo interruppe seria.
«Io non... » fece lui autocensurandosi.
Lei capì che stava facendo forza su se stesso.
«Erwin ti prego non farlo di nuovo, altrimenti tutti questi anni persi non saranno serviti a niente» lo implorò.
«Non posso chiedertelo».
«Cosa non puoi chiedermi?».
«Non posso, ti prego».
«Non puoi o non vuoi?» lo incalzò severa.
«Non è tutto bianco o nero Marie, non posso rovinare la tua vita, capisci?».



*


Quando Eren e Krista li avevano invitati a casa loro, Jean e Mikasa erano rimasti molto sorpresi.
Non si erano più visti da quando Jeager si era risvegliato in ospedale e a dirla tutta non erano di certo "migliori amici". Avevano titubato un po' ma poi avevano accettato l'invito. Era un momento molto particolare per tutti loro ed era il caso di mettere da parte remore, o dispute passate. E poi volevano capire che potessero mai volere da loro.

Eren aprì la porta e li accolse con sua figlia in braccio.
Mikasa avrebbe creduto di provare disagio e un tuffo al cuore, ma non fu così. Non provò niente di particolare se non un grande piacere nel vedere una persona a cui voleva bene essere serena, almeno in apparenza.
Per Jean era stata dura accettare quell'invito, ma si era detto che se non avessero superato quella prova allora il loro rapporto non avrebbe avuto senso. Stranamente quando il suo storico rivale aveva aperto l'uscio con quel fagottino tra le braccia si era sentito più leggero, come se si fosse tolto un peso.
Krista li fece accomodare, sembrava agitata forse anche lei aveva le sue paturnie riguardo questo incontro, o forse i suoi problemi erano di altra natura.
«Siamo felici e grati che abbiate accettato il nostro invito» cominciò a dire la ragazza offrendo loro del tè.
«Lei è la nostra piccola Milae» aggiunse prendendola dalle braccia di Eren.
«È bellissima» commentò Mikasa carezzandole una guancia.
«Siamo felici per voi» tagliò corto Jean.
«Vi starete chiedendo perché siete qui immagino» esordì Eren andando al nocciolo della questione.
«Infatti» gli rispose laconico Jean.
«Il vostro invito ci ha stupito molto» aggiunse Mikasa.
«Lo capisco, ma io ed Eren ne abbiamo parlato a lungo e abbiamo convenuto che voi due eravate le uniche persone a cui potevamo chiedere una cosa così importante».
«Che cosa?» chiese Mikasa sorpresa.
«Prima dobbiamo spiegarvi un bel po' di cose e fare chiarezza su ciò che sta accadendo a tutti noi. Dopo la riunione immagino che sarete scossi anche voi» aveva precisato Eren.
«Scossi è dire poco! Pensavano di esserci lasciati tutto alle spalle e ora invece sembra che siamo tutti punto e a capo» disse Mikasa.
«Qualcosa mi dice che tu ne sai più di noi» intervenne Jean scrutandolo.
«Prima di risponderti vorrei che entrambi sapeste che vi vogliamo bene, vi consideriamo famiglia».
Jean lo fissò come si farebbe con un pazzo.
«Non guardarmi così Kirschstein! Stai rendendo felice una persona che per me è come e più di una sorella è normale che provi affetto anche per te. Non sei mai stato il mio migliore amico, ma ti stimo come uomo e come compagno di lavoro, spero che un giorno sarà lo stesso anche per te».
Jean alzò solo un sopracciglio e non proferì parola.
«Possiamo andare oltre?» chiese Mikasa in apprensione. Non voleva si mettessero certo a discutere in quel delicato frangente, cosa che visto i soggetti e i trascorsi tra loro non era del tutto da escludere.
«Quello che sta cercando di dirvi Eren è che noi saremmo e felici e molto rassicurati se voi voleste accettaste di diventare il padrino e la madrina di Milae» intervenne Krista lanciando a sorpresa la bomba e spiazzando alla grande sia Jean che Mikasa, che rimasero attoniti e in silenzio.




I monologhi dell’autrice
AVE! Un saluto a chi legge!
Come va?
Spero tutto bene ;)

Nota: In questo capitolo, è chiaro, si parla non solo di fantascienza, ma anche di fanta genetica/biologia, quindi affidatevi alla sospensione dell'incredulità e prendete per buona la mia tesi. Daltronde è un AU in universo AU non solo per SNK, ma anche riguardo al nostro mondo reale, ragion per cui le regole sono malleabili e adattabili alle mie esigenze di trama.

E come promesso in tempi abbastanza brevi eccovi il penultimo capitolo.
Vi aspettavate questa svolta, più "seria" dopo il cazzeggio e lo slice of life degli ultimi tempi?
Comunque non aggiungo altro perché oggi ve la faccio molto breve, ma preparatevi, ve la farò più lunga nel prossimo ed ultimo capitolo, che se tutto va bene posterò la prossima settimana o giù di lì, sancendo così la fine di questa avventura durata un anno!
Un caro e saluto colmo di gratitudine e affetto a chi continua ad apprezzare questa fic in tutti i modi in cui si può farlo.
See ya!

  
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