Note dell’autore: La terza stagione ci ha regalato delle chicche sui primi
passi dei Captain Swan, questa piccoletta mi è venuta
in mente subito dopo aver finito la puntata, ho sempre pensato che tra i due in
quelle notti sull’isola possono esserci stati dei momenti di intimità emotiva, soprattutto
considerando che Uncino sapeva del passato tra Emma e Neal già nella 3x10.
Spero vi
piaccia, aspetto le vostre recensioni.
Beta: veronica85
Disclaimer: OUAT e tutti
i suoi personaggi non sono di mia proprietà (altrimenti sarebbe stato un
prodotto HBO), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un
divertimento.
When Lost Girl meets Lost Boy
KillerQueen86
“Quando tutto
sarà finito, non ti sentirai più un’orfana, perché lo sarai davvero”
Cercò di cacciare via la voce di quel piccolo demone
dalla sua testa, cosa che non le stava riuscendo molto bene: detestava quell’isola,
detestava Pan e i suoi giochetti mentali e detestava l’idea che Henry fosse nelle
sue mani.
Si era voluta allontanare dal campo dopo aver mangiato,
aveva bisogno di rimanere sola, riordinarei suoi pensieri, ma la voce di Pan le
tornava sempre alla mente, non la lasciava mai. Dover affrontare la sua
infanzia solitaria era stata un prova davvero dura, e doverlo fare davanti a
MaryMargaret era stato peggio; in fondo al suo cuore sapeva che i suoi genitori
non avevano avuto altra scelta, ma sapeva anche che non li aveva ancora perdonati
per tutti gli anni che era stata costretta a trascorrere da sola ed era
terrorizzata all’idea che,forse,neanche Henry l’avesse perdonata. Decise di
tornare al campo: stare in mezzo alla giungla non aiutava e sicuramente non
avrebbe mai smesso di tormentarsi, doveva riposare, avevano davanti a loro
giorni intensi e stancanti.
Al limite del campo si fermò, i suoi genitori e Regina
stavano già dormendo, l’unico sveglio era Uncino, seduto appoggiato ad un
tronco davanti al fuoco, le dava le spalle quindi non l’aveva vista.
Aveva evitato di stare ancora sola con lui, stava
diventando sempre più difficile stargli vicino.
Ti
piacerebbe saperlo?
Forse si
Scosse la testa, ignorando i brividi che le erano saliti
lungo la schiena, la sua sincerità e serietà in quel momento l’avevano fatta
tremare, era corsa via solo perché stava diventando davvero troppo.
Sapeva come gestire la versione di Uncino piena di
rabbia, senza scrupoli ed egoista, ma quest’uomo davanti a lei? Questo era
diverso, lui era diverso: da quando era tornato indietro con il fagiolo,
qualcosa era cambiato in lui, sembrava troppo simile all’uomo che aveva
lasciato sulla pianta di fagioli.
Fece un respiro e decise di avvicinarsi: poteva ignorarlo
e fingere di andare a dormire, ma stavano per affrontare Dio solo sapeva cosa e
lui a quanto sembrava era il suo miglior alleato, l’unico che conosceva bene le
insidie di quella dannata giungla, quindi doveva cercare di imparare a gestirlo.
Ed era comunque un modo migliore di impiegare il suo tempo, visto che dormire
le risultava impossibile. Anzi, si stupiva di essere l’unica insonne: come
avevano potuto gli altri rilassarsi al punto da cedere al sonno? Lei non ci
riusciva proprio: i singhiozzi di tutti quei bambini in lontananza non le
stavano dando tregua.
Si mise seduta accanto a Killian, cercando di mantenere
una certa distanza. Il pirata aveva quella sua dannata fiaschetta in mano, il
braccio sinistro appoggiato sul suo ginocchio.
“Puoi riposare Swan, mi occuperò del primo turno di
guardia” disse senza guardarla, prendendo un sorso dalla fiaschetta. Emma alzò
le spalle.
“Va bene, non sono ancora così stanca” mentì, senza
alzare lo sguardo dal fuoco davanti a loro.
“Il loro pianto ti terrà compagnia per tutto il tempo in
cui saremo qui, meglio abituarsi” disse lui guardando a terra. Lo guardò sorpresa:
lo sentiva anche lui?Aveva chiesto a David e MaryMargaret, ma loro avevano solo
sentito i rumori degli animali e delle foglie, perché solo loro due riuscivano
a sentirli?
“Anche tu li senti?” chiese sorpresa, non rispose le
porse la fiaschetta, che lei prese con una smorfia, si stava lentamente
abituando al sapore del suo rum.
“Sul Jolly non si sentono, ma qui è tutta un'altra cosa”
spiegò.
“Perché gli altri non li sentono?” chiese guardando verso
David e MaryMargaret,riconsegnandogli la fiaschetta.
“Per quanto tragiche siano state le loro vite,commentò Uncino
indicando i suoi genitori
“Nessuno di loro è mai stato abbandonato” concluse
guardandola per la prima volta da quando si era seduta.
Emma sentì mancarle un battito. Si guardarono negli occhi
e finalmente lo vide: lo stesso sguardo di quel ragazzino che aveva affrontato,
lo sguardo di chi era stato lasciato indietro, sapientemente celato sotto tutta
quella pelle, le continue insinuazioni e la malizia, voleva chiedergli cosa fosse
successo alla sua famiglia, ma non pensava che le avrebbe risposto, e in quel
momento non era sicura di volerlo sapere.
Stava diventando davvero troppo reale: la spaventava a
morte l’idea che loro potessero essere così simili e in quel momento non poteva
proprio permettersi di pensare a se stessa: c’erano cose molto più importanti
di cui occuparsi ma una parte di lei sembrava graffiare e urlare al pensiero di
rinunciare a questa vicinanza, questo contatto tra loro: perché avrebbe dovuto
farne a meno? Perché per una volta non avrebbe potuto avere tutto?
La voce di Killian, più leggera di prima, la distolse da
quei pensieri: “Il rum aiuta” la informò sorridendole e mostrandole orgoglioso
la sua fiaschetta. Ad Emma scappò un piccolo sorriso.
Rimasero un po’ in silenzio sorseggiando il rum dalla fiaschetta,
in sottofondo solo il rumore delle foglie che si muovevano attorno a loro e lo
scoppiettio del fuoco. Era piacevole, doveva ammetterlo, stare seduta così con
lui accanto era un qualcosa di rilassante e confortante, forse questo viaggio le
avrebbe fatto trovare qualcun’ altro di cui fidarsi. Dopotutto Uncino era
tornato indietro e le aveva offerto la sua nave prima ancora di sapere dove
dovevano andare, il che le ricordò della sua espressione quando scoprì che la
loro destinazione sarebbe stata l’Isola che non c’è.
“Come sei arrivato all’Isola che non c’è?” chiese lei voltandosi
nella sua direzione. Lui ricambiò lo sguardo sorpreso di quella domanda. Emma vedeva
il conflitto nei suoi occhi, c’era qualcosa che non voleva condividere con lei,
lo vide voltarsi verso il fuoco e prendere un lungo sorso dalla sua fiaschetta.
“Io e Milah ci eravamo procurati un fagiolo magico” disse
con voce bassa senza alzare lo sguardo e il cuore di Emma si strinse nel vedere
il dolore ancora così presente nel suo sguardo alla menzione della donna.
“Volevamo prendere Bae e
portarlo con noi” continuò il suo racconto, decise di non interromperlo perché
sapeva quanto a lui sarebbe costato fermarsi.
“Il coccodrillo voleva quel fagiolo, abbiamo stretto un
patto: Il fagiolo in cambio della nostra vita” continuò e il suo sguardo cadde
sul suo uncino.
“Immagino che non sia andata bene” intervenne lei con il
tono basso, lui le fece un piccolo sorriso triste senza mai alzare lo sguardo.
“Avevo il fagiolo nella mia mano sinistra, ha ucciso
Milah e poi mi ha tagliato la mano portandola con sé” continuò ancora, Emma lo
guardò confusa, sapeva che Gold aveva lanciato la maledizione per raggiungere
suo figlio, quindi non aveva usato quel fagiolo.
“Aspetta un attimo, se ha preso il fagiolo perché ha
lanciato la maledizione?” chiese confusa, lo guardò notando che sul suo viso
aveva un piccolo sorriso triste e si rese conto che aveva ingannato il Signore
Oscuro.
“Ho usato quel fagiolo per raggiungere l’Isola che non
c’è, sapevo che qui avrei avuto tutto il tempo per scoprire come uccidere il
mio coccodrillo” continuò a spiegare senza mai rispondere alla sua domanda.
“Quindi sapevi già di questo posto, come?” chiese ancora,
lo vide scuotere la testa.
“Questa, Swan, è la storia per un'altra volta” le sorrise
sinceramente e sapeva che non avrebbe risposto a quella domanda, non quella sera,
capiva che sarebbe stata un'altra storia difficile da raccontare per lui.
“Dovresti riposare, Swan” disse semplicemente. La
Salvatrice lo guardò ancora cercando di capire chi era davvero l’uomo davanti a
lei: non vedeva il pirata egoista e assettato di sangue che aveva conosciuto a
New York, ma un uomo che aveva molte cicatrici, il cuore pesante e spezzato
chissà quante volte, ma poteva anche leggere una certa speranza che le faceva
davvero paura.
Decise di alzarsi e allontanarsi: non aveva sonno, ma
stare così con lui stava davvero diventando troppo facile, troppo familiare e
non poteva permetterselo, non ora con Henry in pericolo, non dopo tutto quel
casino con Neal.
Fine