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Autore: OmegaHolmes    03/09/2023    2 recensioni
"Salve e benvenuti nel “Second Coming 2.0”. Non abbiate paura, il vostro messia è pronto a donarvi la migliore delle esperienze per la vostra vita ultraterrena.
Se lo meriterete.
Altrimenti, ci dispiace, ma sarete dannati per l’eternità. Buona fortuna!"
Aziraphale è il nuovo arcangelo supremo e si sta impegnando duramente per apportare i cambiamenti che ha progettato dopo tanti anni sulla Terra. La concezione della Seconda Venuta, però non lo entusiasma, scoprendo ben presto che nemmeno l’eclettico Gesù ne ha davvero voglia e che il Paradiso è molto più freddo di quanto ricordasse.
O
Crowley decide di mollare tutto e darsi all’allevamento di capre, ritrovandosi per l’ennesima volta immischiato in eventi divini del quale non voleva davvero più fare parte.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Crowley, Metatron, Michele, Uriel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Nota dell'autrice: Preparate i fazzolettini!

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Quando i loro sguardi si incrociarono entrambi ringraziarono di non aver bisogno di respirare.

Crowley sentì la terra mancargli da sotto i piedi, cedendo con un lieve passo all’indietro prima di stabilizzarsi e restare immobile a fissare i due angeli di fronte a lui.

L’arcangelo percepì le lacrime formarsi nello sguardo, offuscandogli la vista, ma le tenne saldamente al loro posto.

Muriel li fissava, preoccupata e travolta dalla moltitudine di sentimenti che stava percependo nell’aria.

Fu Aziraphale il primo a farsi avanti, cauto: “Crowley-”

“No.” fu la prima risposta del fulvo che abbassò lo sguardo, prima di scendere dalla veranda e dirigersi con passo spedito verso la sua serra.

“Crowley, aspetta io-”

“No, vattene. Prendilo e torna da dove sei venuto, grazie.” disse passandogli accanto senza degnarlo di uno sguardo, lacerando del tutto il cuore del biondo.

Gesù si avvinò ai due angeli: “Va, seguilo. Muriel, che ne dici di una tazza di the insieme a me?” sorrise dolcemente alla ragazza, prendendola sotto braccio e conducendola all’interno del cottage.

Con aria sconvolta e il cuore in frantumi, Aziraphale seguì il demone nella serra, trovandolo di spalle, intento a bagnare alcune piante.

“Crowley, per favore ascoltami… i-io ho molte cose da dirti, credo che entrambi-” deglutì, iniziando a torturarsi con forza le mani.

“Io no, non ho nulla da dirti. Credo che tu abbia del lavoro da fare… in paradiso. Vai.”

“Oh, ora smettila!” sbottò l’angelo: “Sono stato sciocco, hai ragione. Ho reagito male e quando… quando tu mi hai-”

“Non ha più alcuna importanza, Aziraphale.” continuò freddamente il demone, restando di spalle.

“Invece ce l’ha per me!” urlò di nuovo l’angelo, sentendosi così sconvolto da aver bisogno di poggiarsi contro una fioriera: “Hai idea… quanto io abbia aspettato per… per ricevere quello che mi hai dato? Secoli! Secoli interi a cercare di convincermi che fosse sbagliato, che non fosse possibile e poi… tu me l’hai dato nel momento in cui mi hai abbandonato.”

Crowley si voltò di scatto, mostrando i feroci denti bianchi in contrasto agli occhiali scuri: “Io ti ho abbandonato?! Io?! Non sono stato forse io a esprimerti i miei sentimenti… a metterti il mio cuore su un piatto d’argento… e tu… tu… lascia stare.” sospirò: “Vattene.”

“No, non me ne vado!” fece un passo nervoso in avanti il biondo: “Non me ne vado fino a quando non abbiamo chiarito, fino a quando tu non avrai capito che… che…” le parole gli mancarono, insieme al coraggio.

Crowley attese, guardandolo impassibile: “Che cosa?”

Aziraphale si contrasse in un espressione di dolore, muovendo le mani in cerca della forza per riuscire a dirlo.

“Che cosa, angelo?” ripetè ora con un tono più caldo il demone.

“Che… che io…. io ti amo!” ansimò, iniziando a non riuscire più a controllare le proprie lacrime: “Ti ho sempre amato, da quando eri un angelo… e quando sei caduto… ho fatto di tutto per ritrovarti… Ho bisogno di te, Crowley… ti prego.” la voce gli si spense in gola in un sussurro flebile.

Con calma il demone rispose: “Io non sono più un angelo e non lo sarò mai. E tu non hai mai voluto me, non è così? Solo l’idea che avevi di me… mi dispiace. Ma io non so cosa farmene di tutto questo.”

“M-ma Crowley…” quasi gli corse incontro: “Stupido demone, io non ho mai detto di amare solo il te angelo. Io amo te! Tu così cupo, lunatico, scorbutico e simpatico, buono e gentile… “ i suoi occhi celesti cercarono lo sguardo dorato da dietro gli occhiali scuri, diventati però impenetrabili.

“Se non mi ami più lo capisco…” disse con scherno Aziraphale, arricciando il naso: “Ma se solo potessi vederti con i miei occhi, capiresti quanto di meraviglioso c’è in te.”

Un lieve rantolo fuoriuscì dalle labbra di Crowley che soffocò in un colpo di tosse: “Allora perché. Perchè hai scelto il paradiso?”

“Perchè l’avevo scelto prima che tu mi dicessi di no!” gemette disperato il biondo.

“Allora perché hai detto di sì, prima di parlare con me?”

“P-perchè… perché io credevo…” rispose confuso.

“Ecco, questo è il punto. Tu credevi. Tu credi sempre di avere ragione, perché sei un angelo, perché sei buono, perché io sono un maledetto demone e ho sempre torto. Vero?”

“Non è così-”

“Sì che è così invece… lo hai sempre detto per tutti i secoli da quando siamo sulla Terra. Ho passato la mia vita a cercare di convincerti del contrario, anche se sì, sono un bastardo e il mio lavoro era combinare guai. Ma io ti ho sempre amato, angelo e tu mi hai buttato via… come se non valessi nulla. Ora però non so cosa farmene delle tue lacrime, delle tue belle parole… non è una cosa che puoi cancellare così. Hai scelto loro e non me… spero che almeno ne sia valsa la pena.”

Aziraphale incapace di ribattere, iniziò a piangere in silenzio, senza riuscire a smettere, sentendosi improvvisamente perso. In tutta la sua vita non avrebbe mai pensato che ciò potesse accadere.

La quiete li avvolse interrotta solo dai singhiozzi dell’arcangelo, mentre Crowley si era nuovamente voltato di spalle.

Il biondo infine mormorò: “Ho fatto mettere… u-una scatola dei consigli in paradiso.”

Crowley si gelò sul posto, percependo una stretta al cuore; Aziraphale continuò: “Così nessun angelo...con idee originali… dovrà più passare quello che hai passato tu. C-comunque avevi ragione… e io avevo torto…” deglutì, tirando su dal naso: “T-ti farei la danza, ma temo che tu non la voglia vedere… e avevi ragione anche sul paradiso… v-volevo solo cambiare le cose, Crowley. Renderlo un posto migliore… volevo solo… non importa.” tirò fuori dalla tasca le due lettere che aveva scritto e gliele posò su un tavolo lì vicino: “Vorrei che tu le leggessi… o se preferisci b-bruciale, non ha importanza.”

Infine si voltò per uscire dalla serra, ma trovò la porta bloccata. Iniziò a spingere, provò con un miracolo, ma quella maledetta porta rimaneva serrata. Dalla rabbia le lacrime uscirono più dense, facendolo tossire in cerca d’aria.

D’un tratto sobbalzò nel sentire due mani ruotarlo e spingerlo contro quella ingresso, prima che due lunghe braccia lo stringessero in un forte abbraccio.

Ci mise alcuni istanti prima di capire che Crowley lo stava cingendo, tremante, con il viso affondato nell’incavo della spalla dell’angelo.

Questa volta Aziraphale ricambiò subito la stretta, piangendo contro quella spalla ossuta colma dell’odore del suo unico amico.

Restarono così a lungo, ognuno spaventato nelle braccia dell’altro, incapaci di lasciarsi per paura di svanire.

 

“Mi sei mancato…” mormorò Crowley contro il tessuto del capotto: “Mi sei mancato così tanto, angelo...”

“Oh, Crowley…” gemette Aziraphale, cercando il volto dell’altro per riuscire finalmente a vederne lo sguardo dorato. Con un tocco gentile gli sfilò gli occhiali, sentendosi trafitto dal senso di colpa quando vide gli occhi dal suo colore preferito devastati dalle lacrime, dall’alcool e dalla depressione.

“Oh, Crowley… amore mio, perdonami… ti prego.” sussurrò, cingendogli il volto con entrambe le mani: “Sono stato così vile… potrai mai perdonarmi?”

Il demone chiuse gli occhi per alcuni istanti a quel contatto, chiedendosi se fosse solo l’ennesimo sogno.

“Baciami.” mormorò in un soffio l’angelo: “Baciami, per favore.”

Gli occhi gialli si riaprirono ad osservare il volto paffuto dell’altro, distrutto dalla suo stesso avvilimento.

Questa volta non si tuffò disperato su quelle labbra, bensì di avvicinò lentamente, osservando come le ciglia dorate dell’angelo si chiudevano desiderose di quel contato. Le sfumature di rosso sulle sue guance gli fecero sobbalzare lo stomaco, prima di chiudere gli occhi e semplicemente posare le proprie labbra su quelle di Aziraphale che questa volta rispose dolcemente, senza paura, stringendolo con dolcezza a sé, in cerca del calore del corpo dell’altro.

Crowley fece scivolare le proprie mani lungo la schiena, fino ad andare a posarle sui fianchi morbidi dell’angelo, che strinse appena, ricevendo di tutta risposta un lieve gemito che fuoriscì dalle labbra soffici di Aziraphale.

Movimenti lenti, dolci, insicuri, ancora pieni di domande su questo nuovo modo di starsi accanto.

Fu Aziraphale a socchiudere per primo le labbra, permettendo a Crowley di assaggiare il sapore della sua bocca, facendolo quasi scorporare per la troppa emozione.

Quando si divisero, Crowley continuò a ricoprire di baci il volto morbido dell’altro, che restava ad occhi chiusi, aggrappato alle spalle larghe del fulvo.

“Oh Crowley…” mormorò ancora.

“Sssh, angelo… va tutto bene, va tutto bene, sono qui.”

 

Improvvisamente la porta della serra di aprì dietro di loro, facendo arrossire entrambi per la consapevolezza di chi li avesse chiusi là dentro.

 

 

  
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