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Autore: Wilson Walcott    04/09/2023    1 recensioni
Tra il serio e il faceto
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo da poco compiuto 32 anni. Bel traguardo direte voi.
Per me, invece, era un dramma.
Come ad ogni compleanno che si rispetti, dovevo tirare le somme della mia vita e questa cosa non mi piaceva tanto.
Quella stessa vita a me sconosciuta.
Non facciamo altro che scappare da noi stessi, rifuggire da qualcosa che ci tormenta, per non focalizzarci troppo su quello che potrebbe spaventarci nel profondo.
Una malattia che non conosce cura, quella che infetta i pensatori seriali.
Era un giorno di  inizio autunno, nemmeno troppo freddo per il periodo, ad essere onesto.
Mi guardavo allo specchio e quasi non mi riconoscvo. Facevo fatica a dare una connotazione così personale ed intima a quel volto riflesso.
Prima di allora non mi ero mai soffermato così tanto nel cercare di conoscermi realmente.
Eppure ero io.
Due occhi marroni, capelli neri mossi, una barba incolta che nascondeva parte del viso, dello stesso colore della mia anima in quel momento.
Ero veramente io? Gli altri dal di fuori come mi vedevano, cosa percepivano di me, cosa pensavano? Cosa sono io per loro e cosa sono per me stesso?
Tutte queste considerazioni e punti di domanda erano nate con il tempo, dopo aver vissuto alcune esperienze. Tre anni fa ero una persona totalmente diversa.
Del resto cambiamo tutti i giorni, tutto il giorno. Siamo sempre persone differenti rispetto al giorno precedente. Andiamo a domrire in un modo e rinasciamo in un altro.
Tre anni fa ero poco consapevole della mia vita; mi svegliavo la mattina, come tutte le persone incatenate ad un lavoro, prendevo la bicicletta e mi recavo nel luogo della morte presente.
Abitavo in un buco angusto, chiamato dagli altri "piccolo appartamento".
La proprietaria di casa lo aveva ricavato dividendone uno in tre parti. In pratica era una stanza che fungeva da cucina, stanza da pranzo e stanza da letto poiché il divano, sporco e logoro, si apriva e diventava appunto un letto dove dormire, su un materasso scomodissimo.
Lo spazio minimo comporta il dover tollerarsi più difficilmente. Vivevo la vita inconsapevolmente, ma quasi felice nella sua assenza di preoccupazioni superiori.
Con il tempo, però, ho dovuto fare i conti con ciò che sono e questo mi ha portato a pensare che la vita vada oltre le semplici gabbia che ci costruiamo attorno o nelle quali ci indirizzano per il nostro bene.
Per vivere la vita in modo migliore, all'ottimo delle potenzialità esprimibili.
   
 
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