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Autore: Alexander33    05/09/2023    1 recensioni
Una trappola intessuta dalla regina più spietata che mai, decisa ad usare un’arma insolita per battere il suo acerrimo nemico. L’odio si mescolerà all’amore con la complicità di un personaggio inedito.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Raflesia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Limüe camminava vicino al lettino di Mordred, pensierosa, mentre lui l’osservava con le ditine in bocca, sbavando copiosamente.

Stava già mettendo i dentini.

 

Si fermó, piantó i pugni sui fianchi e si rivolse al neonato

«Mi spieghi come posso contattare tuo padre? Non ho la più pallida idea di come fare! Senza considerare che se lo venisse a scoprire la regina, mi farebbe fare una pessima fine!»

 

Mordred la guardó gorgogliando e tendendo verso di lei la manina bagnata di saliva che Limüe s’affrettó a pulire.

 

“Mi verrà a prendere lui. Tu dovrai solo rendergli il compito facile.”

 

«Sei proprio un diavoletto! Come sai che verrà a prenderti?» chiese, sorpresa.

 

“Comunico con la Yuretana, esattamente come sto facendo con te…”

 

La donna rimase a bocca aperta per lo stupore

«Riesci a comunicare telepaticamente anche a diversi parsec di distanza? Perché scommetto che la nave del pirata non è proprio dietro l’angolo, o i nostri radar l’avrebbero certamente rilevata, mi sbaglio?»

 

“Non ti sbagli balia. È proprio così.”

 

Si sporse di più, sorreggendosi alle sbarre del lettino

 

“Adesso vorrei essere preso in braccio… mi piace stare con te: sei buona. Mi ricordi mamma…”

 

Limüe si affrettò ad esaudire il suo desiderio, e il piccolo appoggió la testa alla sua spalla mentre la balia lo teneva dolcemente in braccio.

 

«Ti ricordo la principessa Alcyone?» chiese stupita.

 

“Hai il suo profumo, e sei dolce quanto lei… “

 

«È morta mentre tu venivi alla luce… come hai fatto a conoscerla?»

 

“Io so molte cose balia, come so che la mia mamma mi amava dal momento in cui ho iniziato ad esistere dentro di lei.”

 

«Chi sei, principe Mordred?» Limüe non riuscì a trattenersi dal porre quella domanda, era evidente che il piccolo non era semplicemente un bambino più dotato di altri.

 

“Nessuno di cui tu ti debba preoccupare… non tu, per lo meno.”

 

Giró il visetto verso il collo di Limüe e chiuse gli occhi. Dopo poco dormiva cullato dalla donna.




 

Mordred, suo figlio, comunicava con Meeme.

Ancora stava cercando di accettare di avere un figlio, e lei se ne era uscita così…

Giró pigramente il liquido ambrato nel bicchiere prima di bere l’ultimo sorso.

 

Meeme gli si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lui.

 

«Harlock, caro… lo percepisco… non riesci ad accettare la situazione e lo capisco. Ma non c’è tempo… dobbiamo andare a salvare il bambino…»

 

Alzó lo sguardo per cercare il suo e infilarsi in quegli occhi sempre colmi d’amore e infinita comprensione.

 

«Lo so.»

Cercó di pronunciare le parole col tono più gentile che potè. Non era facile: quello non era un bambino ma un essere che sentiva estraneo. Quando l'aveva visto in braccio a Raflesia l’istinto l’aveva portato a sentire che l’avrebbe protetto e salvato ad ogni costo, ma queste peculiarità, questi “poteri”… avevano instillato in lui i dubbi più subdoli. 

Era veramente il suo bambino quello? O un crudele esperimento di Raflesia? Cosa avrebbe potuto fare la regina ad Alcyone e al suo bambino mentre erano sulla Dorcas? Quali manipolazioni avrebbe potuto attuare sulla loro pelle? Fintanto trasformare un bambino innocente in un mostro?

 

«Li sento, sai? I tuoi pensieri?» gli occhi di Meeme si riempirono di lacrime. «Lui è innocente, indifeso e… tuo!»

 

Harlock sorrise amaramente «E tu lo ami solo per questo, vero? Dolce Meeme… non hai detto nemmeno una parola mentre io mi portavo a letto Alcyone. Non mi hai rimproverato nulla nemmeno quando hai saputo della gravidanza…»

 

Lei abbassó lo sguardo e s’illuminó appena di una luce dorata, posandogli poi una mano sulla sua.

«Ti amo da sempre. Il mio compito è occuparmi del tuo benessere, non farti scenate di gelosia.»

 

Harlock la bació teneramente sulle labbra.

«Perdonami. Non riesco a darti sempre ció che meriteresti…»

 

Meeme alzó la testa di scatto

«L’unica cosa che puoi fare per me, se veramente mi vuoi bene, è andare a prendere il piccolo!»

 

Harlock strinse gli occhi «la tua non è semplice apprensione per lui, vero?»

 

«Non ti sbagli. Ho subìto una sorta di imprinting. Succede, a volte. È molto raro, ma puó capitare. Ho un legame con lui, che va oltre il nostro legame psichico…»

 

«Lo vedi che ho ragione di preoccuparmi? Non è un semplice bambino…»

 

«No infatti! Non lo è! Lui è unico e speciale, un’anima eletta…»

 

«Non un mostro? Ne sei sicura?»

 

«Non lo chiamare “mostro”… lui è tuo» le lacrime scesero silenziose lungo le guance dell’aliena.

Era la prima volta che la faceva piangere.

 

«Perdonami Meeme…» con un gesto molto tenero e inusuale per la sua indole, le asciugó una lacrima.

«andiamo a prendere questo piccolo fenomeno.»



 

Raflesia aveva allontanato Limüe con una scusa ed ora fissava Mordred con insistenza.

Percepiva qualcosa sotto la superficie e sapeva che in quel medesimo istante si stavano fronteggiando.

Doveva temerlo?

Sorrise.

“É un lattante incapace di reggersi sulle gambe. Come potrebbe mai minacciarmi?”

 

Mordred sapeva di doversi nascondere.

Aveva addormentato la sua parte spirituale: quella che gli avrebbe permesso di neutralizzare la cosa che si nascondeva dentro la regina. Se l’avesse scoperto ora, non avrebbe avuto scampo. 

La sua salvezza dipendeva dalla convinzione di Raflesia che Mordred fosse il suo strumento, l’arma per la futura vendetta e finché l’avesse creduto, Mordred era al sicuro.

 

Lo spirito di Mordred dormiva profondamente, mentre lui sosteneva lo sguardo di Raflesia, con occhi placidi e innocenti come lo sono quelli dei neonati.

 

“Un semplice lattante, per ora, pur se estremamente promettente e futuro carnefice dell’odiato Harlock.”

 

Accarezzó il viso del piccolo.

“… Ma serve comunque una prova…”

 

Fece ricomparire lo stiletto celato nella lunga manica del vestito e graffió la pianta del piedino destro del bimbo, che immediatamente si mise a strillare dal dolore.

 

“Bene! Proprio come immaginavo. Per ora è un innocuo bimbetto…”

 

Le strilla avevano richiamato Limüe, che irruppe nella stanza e si fermó, allarmata, appena vide Raflesia ancora con la lama in mano.

 

«Stai tranquilla. Non ho atteso così a lungo solo per ucciderlo…» fece scomparire l’arma così velocemente che Limüe quasi giuró di non averla mai vista.

 

Raflesia posó un bacio sulla testa del lattante rimettendolo nella sua culla.

 

«Cresci e prospera, tesoro mio…» poi si rivolse a Limüe «fai che non abbia mai a mancare di nulla. Questo bambino è un tesoro inestimabile, unico figlio della mia sfortunata cugina…» detto questo si allontanó incurante dei lamenti di Mordred.


Nel frattempo l’Arcadia divorava anni luce per trovare suo figlio.

   
 
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