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Autore: HikariRin    07/09/2023    0 recensioni
*Seguito diretto di ~ Freed0M, ma può essere letta anche autonomamente.*
“C’è un nuovo messaggio!” avvertì Rotom, al che Friede chiese al telefono di leggerlo ad alta voce.
“Da parte di: Murdock.”
Quando Rotom ebbe finito di leggere il breve messaggio, i due si guardarono senza riuscire a contenere la loro sorpresa. Sullo schermo acceso ancora figurava il testo del messaggio:
“Ti dispiacerebbe se chiedessi a Mollie di uscire con me?”

Ambientazione: Pokémon Horizons (Pocket Monsters 2023)
Personaggi: I Locomonauti
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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VeNTuRE ~ 2

 

Quando Friede e Oria giunsero in sala riunioni trovarono che Murdock e Mollie non erano lì, ma la colazione era comunque in tavola e con loro stupore fu Liko a uscire dalla cucina, augurando loro il buongiorno, mentre Roy già sveglio e attivo versava ai Pokémon il loro cibo. I due si sedettero al tavolo, e dopo che la ragazzina gli ebbe versato il tè il comandante ebbe la lieta idea di chiedere se sapesse dove fossero andati.

“Sono andati a fare compere in città.” spiegò Roy, che li aveva visti scendere dalla nave insieme quella mattina, e proseguì dicendo che Murdock non voleva che fosse Liko a preparare la colazione, ma che aveva ceduto quando aveva realizzato che se non fossero tornati per tempo chiunque si fosse alzato più tardi si sarebbe trovato senza.

Friede rivolse a Oria uno sguardo piuttosto confuso, al che lei suggerì a bassa voce, cercando di non farsi sentire dai ragazzi, che forse Murdock avesse già provveduto a chiedere a Mollie di accompagnarlo non avendo ricevuto risposta. In ogni caso, si sentiva sollevata dal fatto che questo risolvesse in parte il problema che si era venuto a creare.

Friede, comunque, non pareva troppo sollevato a sua volta, quindi Oria concluse che forse davvero non aveva intenzione d’impegnarsi, per non sconvolgere gli equilibri interni alla nave. Non che le cambiasse qualcosa, probabilmente la situazione sarebbe rimasta immutata, ma questo le avrebbe dato meno da raccontare a Mollie quando le avrebbe parlato e una motivazione in più per chiederle scusa.

Il comandante si diresse in timoneria, e quando lesse tra gli altri un messaggio di Dot che gli notificava che alcuni sistemi interni alla nave avevano cominciato a non funzionare correttamente, e che quindi fino al completo check-up la nave non avrebbe potuto salpare, ebbe la brillante idea di organizzare un picnic all’aperto per i ragazzi, e scrisse a Murdock di approfittare della sua uscita per comperare qualcosa in più per preparare dei sandwich, aggiungendo l’intimazione di tornare indietro il prima possibile; Oria invece, non appena giunta in sala macchine, lesse il medesimo messaggio di Dot, si lasciò andare ad un lungo sospiro e, non essendoci niente che avrebbe potuto fare, tornò verso il ponte. Dopo averli salutati Liko e Roy, convinti che la nave avrebbe salpato di lì a poco, rimasero soli. Roy era seduto con la testa poggiata sul tavolo, mentre Liko portava via i tavoli e riordinava la cucina; Dot e Landon avevano già mangiato molto presto quella mattina, come al solito d’altronde, e Murdock si era assicurato di lasciare qualcosa per loro, quindi non c’era per lei molto da fare.

“Friede e Oria arrivano sempre insieme.” disse con aria pensierosa mentre ritirava le ciotole vuote.

“Proprio come aveva detto Murdock.”

Liko annuì, sospirando lievemente.

“Che anche Murdock e Mollie abbiano deciso di fare lo stesso?”

“Forse, ma a noi non cambia nulla.”

“Non mi piace vederli così tesi; e non mi piace che scelgano di non farsi notare.”

“In fondo noi non c’entriamo nulla, sono questioni loro. L’unica cosa che possiamo fare è fingere di non aver notato niente.”

Roy si alzò dal tavolo e fece per uscire dalla stanza, mentre Liko rimaneva a guardarlo immobile con gli ultimi piatti in mano, con l’amara consapevolezza nel volto che lui aveva ragione.

“È che siamo proprio un bel gruppo, e…”

Roy si lasciò sfuggire una lieve risata, al che Liko sollevò nuovamente il volto.

“Secondo te quei due si piacciono?”

“In che senso?”

“Non saprei. Sono così diversi!”

Sul volto di Liko comparve un leggero rossore, mentre stringeva i piatti al petto.

“Non sempre essere diversi significa qualcosa. Credo si possa uscire insieme anche per conoscersi meglio. In fondo abbiamo tutti delle cose in comune.”

La sua voce tremava a causa dell’imbarazzo, e un po’ a causa del fatto di doverne parlare proprio con lui; dopo qualche secondo in cui pareva che Roy non volesse proprio lasciar andare la sua espressione sorpresa, le sue labbra si dischiusero finalmente in un sorriso.

“Hai ragione.”

Liko sorrise a sua volta con una punta di mestizia, al che lui tornò indietro e le pizzicò la punta del naso con le dita.

“Se è così, puoi smettere di preoccuparti.”

Gli occhi di Liko s’erano riempiti di lacrime a causa del dolore causato dal gesto improvviso di lui, ma il suo cuore alle sue parole s’era fatto immediatamente più leggero. Sorrise.

“Sì.”

 

*Quella mattina Mollie aveva approcciato Murdock in cucina, chiedendogli se potesse accompagnarla a ritirare dei medicinali. Murdock aveva accettato, avendo intenzione di andare in città a sua volta a fare compere. Lungo la strada verso il borgo erano stati rallentati da un incontro inaspettato.

Mentre disquisivano del più e del meno, una ragazzina che aveva in braccio un Pokémon ferito li aveva superati in corsa, dirigendosi verso il vicino Centro Pokémon, ma nella foga era inciampata su un masso ed era caduta, facendo rotolare via il suo piccolo Pokémon e disperandosi perché per colpa sua s’era fatto male due volte. Mollie aveva guardato l’uomo quasi come a dire che si sarebbe sentita responsabile se non l’avesse aiutata, quindi lui era andato a confortare e aiutare la ragazzina, mentre Mollie sì prendeva cura del Pawmi ferito. Una Pozione e una Baccarancia, e con qualche carezza il Pokémon era tornato come nuovo. La ragazzina, invece, se l’era cavata con un ginocchio sbucciato, prontamente fasciato da Murdock.

La ragazzina aveva salutato entrambi con un esteso inchino, per poi tornare sulla strada per la quale era venuta, insieme al suo piccolo amico che saltellava contento. I due erano rimasti immobili a guardarla andare via, e prima di proseguire s’erano scambiati un sorriso d’intesa, come per complimentarsi l’un l’altro per il buon lavoro svolto. Avevano quindi proseguito verso la cittadina, per adempiere alle rispettive commissioni.

“Ti sei fatta improvvisamente silenziosa.”

“Non sono mai troppo loquace.”

Aveva risposto lei senza minimamente scomporsi, mentre sorseggiava la bibita che aveva ordinato al tavolo del café nel quale avevano deciso di rifocillarsi. Lui aveva annuito, come per dire a se stesso che effettivamente non aveva detto niente di nuovo, e lei aveva emesso una leggera risata; aveva poi lasciato la cannuccia ad adagiarsi sul bordo del bicchiere, portando le mani ad incrociarsi sotto il tavolo con fare remissivo.

“È che… Ogni tanto penso che quello che faccio possa effettivamente valere qualcosa, ma devo combattere me stessa e il pensiero di star facendo preoccupare qualcuno che non se lo merita per convincermi di avere diritto di scelta.”

“Quello che fai è ammirevole.”

La ragazza s’era irrigidita un poco alle sue parole, mentre lui aveva preso un altro sorso del suo caffè amaro.

“Bisogna avere coraggio. Non tutti lo farebbero. Ed è importante per noi.”

“C’è chi mi considera una fallita per questo.” aveva ammesso lei con voce sommessa, mentre volgeva lo sguardo sulla strada, popolata di persone e Pokémon che vivevano serenamente la propria giornata.

“Giudicano senza conoscere.” Aveva continuato lui, posando rumorosamente la tazzina sul piatto. “Se vedessero l’impegno e la passione che metti nel tuo lavoro, capirebbero che non stai rinnegando la tua natura, ma che al contrario hai preso il tuo ruolo ancora più seriamente. E spero non sia tu stessa, quella persona che ti giudica.”

La ragazza era tornata repentinamente con lo sguardo su di lui, e aveva poggiato la testa sui gomiti, interessata.

“Lo dici perché lo pensi veramente o soltanto per impressionarmi?”

“Non sono uno che impressiona.”

La sua risposta fulminea l’aveva colpita, e mentre lui prendeva in mano il telefono per scrivere un messaggio, era rimasta a fissarlo con gli occhi socchiusi, cercando di farsi scivolare addosso la sua sincerità.

No, non lo aveva mai pensato di se stessa, e sapeva che nessuno di loro la pensava in quel modo. Tuttavia, il fatto che qualcuno potesse pensare il contrario con cotanta convinzione non l’aveva mai minimamente sfiorata.

Murdock era tornato con gli occhi su di lei, ed erano rimasti in silenzio per lungo tempo fin quando lei, notando che lui guardava continuamente il telefono attendendo impazientemente una risposta, non lo aveva rotto di nuovo.

“Dimmi la verità, tu lo sapevi?”

La ragazza aveva spostato gli occhi senza muovere la testa, e a lui era parsa come un’accusa; l’uomo aveva incrociato le braccia, rabbuiandosi in volto.

“Dobbiamo proprio parlarne?”

“M’interesserebbe conoscere il tuo parere sull’argomento, e se io sia stata l’unica ad essere tenuta all’oscuro.”

Murdock aveva sbuffato con fare irritato.

“No, non me lo aveva detto nessuno, ma penso che anche Friede e Oria abbiano necessità e diritto di svagarsi, e penso anche che tu avresti dovuto farti avanti.”

“Come lo avevi capito?” aveva chiesto lei serafica, mantenendo la testa poggiata sui gomiti, mostrandosi ancora più interessata a ciò che lui aveva da dire.

“Sono un bravo osservatore.”

La ragazza allora aveva sorriso, portando una mano tra i capelli e solo dopo tornando su di lui con aria di sfida.

“Se fossi stato così bravo, avresti capito anche che è da molto tempo che non m’importa più. È storia passata.”

“Allora smetti di pensarci, e torniamo a parlare del meteo o di come entrambi amiamo la quiete e la riservatezza.”

“Anch’io penso la stessa cosa di te.” aveva rivelato lei, facendolo trasalire. Murdock era rimasto completamente spiazzato, un po’ non capendo e un po’ non volendo erroneamente pensare di aver capito a cosa lei si riferisse. “Quello che hai detto prima sul mio lavoro.”

Lui aveva sorriso e passato una mano tra i capelli, colto in un lieve imbarazzo.

“Avere l’ultima parola in una discussione è ciò che più ti lascia soddisfatta, vedo.”

Mollie aveva preso il suo bicchiere per prendere l’ultimo sorso, mentre attraverso il vetro lo guardava intrigata.

“Alquanto.”

*

 

 

Note dell’autrice:

Eccoci nel secondo capitolo!

Continuo a pensare quanto sia bello trattare di adulti in una storia di Pokémon, ma anche quanto sia interessante vedere in una serie adulti fragili e imperfetti, passibili di crescita e cambiamento. Scrivere di loro ti lascia una libertà immensa, ed è davvero piacevole e appagante.

Non ho davvero molto da dire a questo punto della storia, se non che spero di potervi portare presto il terzo capitolo e che spero anche stavolta di riuscire a dare spazio a tutti, anche se penso che a questo giro la cosa sarà più ridotta ai personaggi che effettivamente ci interessano. Sto anche pensando che questa potrebbe diventare una trilogia.

Con quest’idea malsana, che potrebbe farmi perdere altre serate dietro alla scrittura, vi saluto di nuovo. Grazie per essere arrivati fin qui, spero leggerete anche la conclusione della storia! :3

   
 
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