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Autore: Scribbling_aloud    13/09/2023    0 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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È grazie a lei se mi sono fatto forza fino ad adesso. Quando zia Hermione ha deciso di rimandarla ad Hogwarts, ho sentito tutta la pesantezza di quello che stava accadendo schiacciarmi. Ma non potevo oppormi. Nessuno sa che siamo una coppia a parte James. Abbiamo deciso di non dirlo per il momento. Non sono sicuro di come la famiglia reagirebbe, e questo non è il momento di scoprirlo.
L’unica persona che sono abbastanza sicuro non avrebbe da obiettare è papà ma ora come ora non mi vede neanche. La nonna dice che è shock. Può essere. Non sono sicuro.
Si è svegliato dalla pozione nel bel mezzo della notte.
Ero l’unico lì. La nonna era alla Tana, James nella camera di Sunrise. Mi sono svegliato di scatto, non so perché, forse stavo facendo un brutto sogno. Non lo so. Quello che so è che papà era sveglio. Me ne sono accorto solo perché ne ho intravisti gli occhi aperti.
L’ho chiamato ma non ha reagito in nessun modo. Ho chiamato la guaritrice allora, ho pensato che dovesse sapere che era sveglio.
Quando è arrivata, l’ha fatto sedere. Lui ha ubbidito ma senza guardarla. Lei gli ha parlato gentilmente facendogli tante domande differenti, domande facili: il suo nome e cognome, la sua età, il suo lavoro… Meccanicamente ha risposto a tutte abbastanza correttamente. Lei ha fatto degli incantesimi mirati alla sua testa, immagino per controllare che tutto fosse ok, ne ha controllato il polso, l’ha fatto alzare e camminare cosa che ha fatto con un po’ di rigidità inizialmente e molte altre cose. Ha eseguito tutti gli ordini e si è lasciato manipolare senza una parola o protesta.
Un’infermiera è venuta in camera senza apparente motivo. Non è la prima. Possiamo impedire alle persone di venire in questa corsia ma sfortunatamente non possiamo fare lo stesso con le infermiere che vengono e vanno solo a ficcanasare.
Ha fatto finta di fare cose finché la guaritrice l’ha scacciata via.
Adoro questa guaritrice, sembra che sia sinceramente preoccupata per papà, ed è sempre stata super gentile con me.
Mi ha permesso di salutare la mamma prima che la portassero via e so che si è presa un po’ cura di lei prima di farmi entrare perché era molto carina, in ordine, come se stesse solo dormendo.
‘Vorrei che cominciassi a fare un po’ di riabilitazione e che mangiassi qualcosa ora’ gli ha detto gentilmente facendolo nuovamente accomodare sul letto.
‘Non ho fame’ ha risposto vacuamente.
‘Lo so. Ma è importante. Devi riprendere un po’ di forze’
‘Non ho fame. Voglio solo una pozione per dormire’
La guaritrice ne ha cercato gli occhi ‘Perché la vuoi? Ne hai appena avuta una. Ti sei appena svegliato’
‘Voglio dormire di nuovo’
La guaritrice non ha risposto subito, ha guardato negli occhi di mio papà per un lungo momento e poi ha sospirato.
‘Facciamo un patto’ ha detto stancamente ma sorridendo ‘Vorrei che facessi alcune cose per me. Ti mando qualcuno per aiutarti con degli esercizi che vorrei facessi ogni giorno, devi mangiare qualcosa e farti una doccia. Quando hai fatto te ne darò metà. Va bene?’
‘Faccio i miei soliti esercizi da solo. Non voglio vedere nessuno’
‘Va bene ma se vedi che non ce la fai mi fai sapere, ok?’ sorrise dandogli una pacca sulla spalla ‘Mando qualcuno con del cibo tra un’oretta’
Appena la guaritrice se né andata papà ha cominciato con i suoi esercizi, pensavo che non lo avrebbe fatto, ed ero pronto a spronarlo se necessario ma ha fatto come gli era stato detto. Io lo osservavo solamente dalla mia poltrona ancora attonito, strabiliato nel vederlo camminare per la stanza quando pensavo che non si sarebbe mai svegliato. Non mi ha guardato neanche una volta, come se fossi invisibile. Qualche volta si fermava, guardando di fronte a sé, ma solo per un momento, realizzandolo si scrollava e cominciava con rinnovata energia.
Dopo un’ora era visibilmente stanco, non sorprendentemente. Per una settimana non si è mosso per niente. La guaritrice mi ha insegnato come fare tutti gli incantesimi per tenerne i muscoli attivi e lo facevo ogni giorno. Non ho permesso alle infermiere di fare nulla, non le volevo vicino a lui.
Sudato e ansimante, ha appoggiato la schiena al muro, scivolando sul pavimento e volevo dire qualcosa, volevo che si rendesse conto che ero lì ma ovviamente la cavolo di infermiera ha fatto la sua comparsa in tutta frivolezza, portando un vassoio.
Quando l’ha visto in un angolo così abbattuto, ha esclamato ‘Povero caro…’
Ma io sapevo che era tutta una farsa, era solo contenta di potersi occupare di Harry Potter e questo è quanto, e io lo sapevo! E l’ho odiata per l’egoismo, per la stupidità dimostrata in questa falsa preoccupazione. Un po’ come se papà non fosse neanche una persona.
L’ho aiutato a sedersi sul letto per consumare il suo pasto, lui l’ha fatto, grazie al cielo rifiutando di essere imboccato dalla cavolo di infermiera.
‘Posso avere la pozione?’ ha chiesto dopo aver vuotato il piatto.
‘La guaritrice ha detto che deve farsi una doccia prima’ lei ha detto frivolamente e giuro che ero aldilà dell’irritazione nell’averla tra i piedi. Papà non le ha prestato più considerazione che a una mosca ma si è alzato e si è diretto al bagno. Lei si è alzata di scatto per seguirlo ma mi sono intromesso. Col cazzo che le permetto di seguirlo in bagno!
Le ho subito barrato la strada ‘Lo aiuto io’ ho affermato secco.
‘Non essere stupido, tesorino’ lei ha tubato condiscendente, come se stesse parlando a un bambino di dieci anni, cercando di superarmi.
‘Non sono un tesorino e ho detto che lo aiuto io. Non abbiamo più bisogno di te’
Lei ha sbuffato offesa ‘Ok, ma se scivola o succede qualcosa, è colpa tua!’
Ho annuito truculento, chiudendo la porta dietro a papà vedendola che cercava di sbirciare all’interno.
Lei ha girato i tacchi altezzosamente e, lasciando la pozione nell’armadio, se n’è andata.
Papà non ha avuto bisogno di nessun aiuto ovviamente.
Quando ha finito si è diretto al letto. Sedendovisi mi ha guardato per la prima volta ‘Albus, chiederesti la pozione alla guaritrice?’
Il mio cuore ha fatto un balzo sentendolo nominare il mio nome. Pensavo che non si fosse neanche reso conto che fossi lì.
‘Non ce n’è bisogno. L’infermiera l’ha lasciata qui’ ho balbettato andando a recuperarla.
Mi sono seduto vicino a lui e gli ho dato la fiala.
‘Come state tu e James?’ ha chiesto prima di berla.
‘Stiamo bene, papà. Non ti preoccupare’
Si è sdraiato allora, osservando pensosamente il liquido nella fiala. Tutto era immobile e le nostre voci echeggiavano lievemente nella stanza. Ho abbassato la luce della lampada.
‘Quante ore pensi che mi farà dormire?’
‘Non lo so. Ne hai dormite otto con quella piena. Penso almeno quattro.’
‘Non molto a lungo’ ha detto solamente ‘Ne avrei preferita una intera’
‘Non penso sia molto salutare’ ho mormorato ‘Hai già dormito molto’
Non ha detto niente per un po’ osservando solo il liquido che brillava leggermente riflettendo la luce della lampada.
‘Mi spiace, Albus’ ha mormorato alla fine.
‘Per che cosa?’ ho chiesto in un doloroso sollievo, contento di potergli parlare ma sentendo il mio cuore stretto in una tenaglia.
‘Sarei dovuto morire io.’
Per un’istante sono rimasto senza parole non capendo il significato di quella frase. Era ancora sicuramente confuso. Ho guardato fuori dalla finestra, nel giardino, insicuro sulla risposta che avrei dovuto dare. Un’ombra scura e veloce ha tagliato il cielo in due.
‘Sono contento che non sia successo.’
Papà ha appoggiato la testa al muro e si è portato la fiala alle labbra. Ho seguito il pomo d’adamo andare su e giù mentre beveva.
‘Non avrei dovuto sposarla’ ha detto una volta che la fiala è stata vuotata ‘Avrei dovuto lasciarla libera di farsi una vita al sicuro con qualcun altro’ ha biascicato, la sua voce che diventava più debole per via del sonno che calava su di lui ‘Avrei dovuto lasciarla in pace’
E l‘ultima frase non mi è arrivata che come un sussurro mentre la sua testa si stava già reclinando su un lato e la fiala gli rotolava dalla mano sulle lenzuola.
L’ho acchiappata prima che potesse cadere sul pavimento e l’ho sistemata sul comodino. L’ho fatto scivolare in basso in modo che la sua testa si poggiasse sul cuscino.
Dentro stavo sanguinando. So che non è in sé o non l’avrebbe mai detto.
Perché se avesse lasciato la mamma in pace, se non l’avesse mai sposata, io non sarei mai nato.
 
Questa mattina c’è il sole, lo riesco a percepire attraverso le palpebre. Sembra miracoloso. Non uscendo mai dall’ospedale spesso mi domando se questo è il vero tempo o giusto uno scelto dall’amministrazione.
Sia come sia, è bello. Mi godo questo momento in cui la coscienza non mi ha ancora raggiunto e posso immaginarmi quello che voglio.
La mamma è viva e sta bene, in vacanza in Australia, papà è lì con lei. Ci hanno inviato una bella cartolina con un colorato uccello esotico. Anche Sunrise sta bene, alla Tana. Ha fatto uno dei suoi incomprensibili disegni e la nonna ce l’ha inviato. È un fiore apparentemente. È sempre un fiore. Sto facendo una passeggiata in cortile con Rose, e James si sta scopando una delle sue ragazze da qualche parte nel castello. Tutto è perfetto.
Non dura a lungo, non lo fa mai. Comincia con uno spiffero che mi raggiunge il piede scoperto, segue una voce soffusa, finisce con la mia mente che si sveglia.
È andato. Siamo di ritorno alla realtà.
Sbatto gli occhi contro il sole, il mio corpo irrigidito per la posizione scomoda sulla poltrona. Stiro una gamba e poi l’altra.
Recepisco nuovamente la voce soffusa, quindi apro gli occhi una volta per tutte. È la cavolo di infermiera, piegata su mio padre. Gli sta bisbigliando qualcosa e lui, occhi sbarrati, sta bevendo le sue parole attentamente.
‘Cosa stai facendo?!’ chiedo bruscamente già sul piede di guerra.
Lei trasalisce ma, vedendomi, il sorriso più falso del mondo le appare in viso ‘Niente, stupidotto. Non c’è bisogno di usare quel tono’ dice tutta stucchevole ‘Controllavo solo come sta tua padre’
‘Sta bene’ sibilo gettando via la coperta e alzandomi.
‘Non sei tu a decidere come sta’ risponde arrogante ‘Quello è il compito della guaritrice’
‘Perfetto’ replico accondiscendente ‘Vai a cercarla allora, così possiamo scoprirlo’
I suoi occhi si riducono a due fessure, ma lascia la stanza. Ci scommetto qualsiasi cosa che era una Serpeverde. Riconosco quello sguardo tra mille.
Mi avvicino a papà ma lui è tornato di nuovo nella sua apatia, occhi velati. Gli chiedo come sta ma non risponde.
Appare la guaritrice ma papà non risponde né alle sue domande né alle sue richieste.
‘Posso avere una pozione per dormire?’
È l’unica frase che passa le sue labbra dopo un po’.
‘No, Potter. Ti sei appena svegliato’ lei dice controllandogli le pupille e i riflessi.
‘Per favore, ne ho bisogno!’ lui implora fissandola dritto negli occhi.
Lei sussulta evitandone lo sguardo ‘Mi spiace ma non puoi. Hai dormito abbastanza. Potrebbe essere pericoloso.’
A queste parole lui si gira, dandole le spalle, piegandosi su stesso ‘Mi dai qualcos’altro allora?’ implora disperatamente ‘Per favore! Qualsiasi cosa!’
E c’è così tanta angoscia in quella frase che non reggo più.
‘Non gliela può dare?’ mi intrometto bruscamente ‘Vuole solo dormire’
‘No, Albus. Non sto facendo la cattiva. Le pozioni per dormire non si usano alla leggera. La mente può esserne danneggiata, anche il corpo se vengono usate troppo spesso. Creano dipendenza. È una droga’ dice severa controllando il polso di papà.
‘Ma lo vede come sta!’ sbotto ‘Una non gli può far male!’
‘Non è solo una. Sarebbe la terza in meno di 24 ore. Non posso permetterlo.’
Vedendo la mia espressione tutt’altro che convinta, lascia il polso di mio padre e viene da me mettendomi le mani sulle spalle mentre il mio sguardo è ancora su papà raggomitolato su se stesso.
‘Albus, sei un bravo ragazzo, e capisco che sei solo preoccupato per tuo padre. Ma se vuoi che stia meglio, dobbiamo essere severi. Deve stare lontano da tutte le sostanze che alterano la mente e le pozioni per dormire fanno parte di quelle, ok?’
Annuisco ancora non troppo convinto. È veramente meglio lasciarlo in queste condizioni? Cos’è più pericoloso, una pozione o una schiacciante consapevolezza? Io opterei per la pozione senza indugio ma non sono un guaritore. È andata via poco dopo visto che papà non coopera in nessun modo, chiedendomi di persuaderlo a uscire dal letto.
Non ci ho neanche provato. Mi sembra inutile. È meglio lasciarlo in pace.
La nonna è arrivata, piange un po’ vedendolo in quello stato, ma si asciuga gli occhi velocemente.
Lui non risponde neanche alle sue di domande, fissa solamente il muro. La nonna gli accarezza i capelli e gli tiene la mano per un po’, ma non penso che l’abbia neanche notato.
Visto che è qui, decido di andare da James per fargli sapere che papà è sveglio nel caso decidesse di essere meno stronzo del solito.
Lo trovo preso a buttare del cibo nella spazzatura, lo sguardo preoccupato.
‘Non vuole mangiare’ dice come saluto appena entro ‘Si è svegliata un’ora fa e non ha fatto altro che piagnucolare. Continua a chiedere della mamma’ mormora sottovoce, cupo.
Sunrise è ancora a letto che si stringe il suo orsacchiotto, i suoi occhi verdi pieni di lacrime.
‘Ciao Sunny’ dico scompigliandole i ricci.
‘Alby. Vojo la mamma’ lei mugola estendendo le braccia per essere presa in braccio.
‘Non può venire, gioia’ rispondo meccanicamente mentre le sue mani si intrecciano attorno al mio collo.
‘Perché?’
‘Perché è ancora al mare’
‘Quando torna?’
Mi fermo, guardando James ancora occupato con gli avanzi, ma riesco a scorgere il suo sguardo che si indurisce e il suo corpo irrigidirsi. Penso che siamo d’accordo sul fatto che le abbiamo mentito per fin troppo tempo.
‘Non tornerà’ rispondo baciando la sua guancia bagnata.
   
 
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