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Autore: Hisae Nihil    13/09/2023    0 recensioni
[Dal testo]: Il suono della sabbia della sua clessidra era pura musica, granello dopo granello tesseva parole inesistenti su uno spartito di nulla esistenza.
Ma lui udiva ciò che ai mortali non era dato conoscere.
Lui era crudele, così l'avevano dipinto, colui che divora l'esistenze che la vita non riesce a scalfire.
Ogni attimo gli apparteneva, tiranno crudele di un'eternità sbagliata.
Ma non era di colui che aveva divorato i propri figli che narrerà questa storia, lui sarà solo un esterno tessitore di fili dorati che cuciranno assieme la poesia di chi la realtà non è mai riuscito a sopportarla.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il suono della sabbia della sua clessidra era pura musica, granello dopo granello tesseva parole inesistenti su uno spartito di nulla esistenza.
Ma lui udiva ciò che ai mortali non era dato conoscere.
Lui era crudele, così l'avevano dipinto, colui che divora l'esistenze che la vita non riesce a scalfire.
Ogni attimo gli apparteneva, tiranno crudele di un'eternità sbagliata.
Ma non era di colui che aveva divorato i propri figli che narrerà questa storia, lui sarà solo un esterno tessitore di fili dorati che cuciranno assieme la poesia di chi la realtà non è mai riuscito a sopportarla.
Qualcosa aveva spinto quell'anima sino al cospetto di quell'essere dannato che un tempo dominio degli eoni passati, era stato dipinto come un dio. Lo aveva cercato, richiamandolo senza saperlo, ed ora eccola lì, debole umana al cospetto dell'eterno.
Non si trovavano in un palazzo placcato d'oro, né in una sala colma di gioielli e ricchezze delle più disparate.
Due occhi gialli brillarono nell'ombra nel puntarsi su quella figura incerta, i resti di un tempio in decadenza facevano da contorno ad una scena che pareva dominio del sogno
«Quale storia sognata e non vissuta raccontano le tue lacrime?» Ma la ragazza a qualche metro da lui non stava piangendo
«I-io...»
«Le tue labbra sono incerte, ma i tuoi occhi no, la tua anima non s'è smarrita nel volerti portare qui» Si alzò dalla sua seduta, un trono di pietra che aveva visto tempi migliori, avanzando senza fretta verso la figura mortale incapace di far alcunché, giacché vi era un misto di timore e meraviglia nell'assistere ad una leggenda che si muoveva.
Ed era alto colui che uscì dalle fioche ombre, lunghi capelli ondulati del colore della neve erano raccolti in una coda alta, due corna nere sul capo curvavano all'indietro e poi verso l'alto senza peccare di grandezza per non rovinare l'armonia dei suoi tratti, la sua pelle era tendente al grigio cenere, tradendo l'idea che un tempo il colore di cui si vestiva fosse paragonabile all'ambra, il torso nudo pareva scolpito a pietra, deturpato da una lunga cicatrice dallo stomaco sino al ventre, un rivolo di sangue era rimasto impresso al lato destro della sua bocca, eppure pareva ancora fresco. Dire ch'era bello era dir poco, ma perché soffermarsi sull'aspetto di colui che la ragazza aveva “risvegliato”?
«Sei... Reale?» Una domanda che stupì e stranì colui che aveva dinnanzi, portandolo a guardarsi ed aprire le braccia con fare d'ovvietà
«Respiro, ti sto parlando e sono davanti a te, quindi direi proprio di sì» Gli umani avevano perso molte cose con l'avanzare del tempo, come il semplice credere in qualcosa che oramai si spaccia per leggenda. La ragazza lo guardò con del genuino stupore, portandosi le mani alle labbra
«Quindi è tutto vero tu-»
«Mortale, non è della mia storia che quest'istante necessita» L'aveva interrotta per non star lì a dover sentire parole già sprecate in passato «È il suono della tua clessidra che sta scorrendo nella mia testa, è abbastanza melodico, ma mi piacerebbe tornare al silenzio dei miei pensieri» Detto ciò le alzò il mento con due dita, accarezzandole le labbra col pollice mentre i suoi occhi rimanevano incollati a quelli di lei «Dunque, che ne dici di rispondere al mio quesito?» Delle zanne affilate s'intravedevano ad ogni sua parola.
La ragazza si ritrasse, sfuggendo alla nulla presa dell'altro, più lo guardava negli occhi e più sentiva le lacrime iniziare a pizzicare sui propri, ma non si era ritratta per quello; andiamo se l'era ritrovato a nulla distanza intento ad accarezzarle le labbra! Non era una cosa normale
«Certe cose non si fanno! Qualsiasi cosa tu sia, Leggenda o meno, certe libertà... No» Era avvampata, ora agitata a causa di quanto fatto da colui che la sua anima a quanto pareva era andata a cercare.
Al che l'uomo si guardò la mano ferma a mezz'aria, prima di gesticolare con essa
«Ah giusto... Altra epoca, altri modi e tutto il resto» Detto ciò le diede le spalle, avanzando verso la sua seduta che, tutto sommato, di trono non aveva ancora molto
«E-ehy! Dove vai?»
«A sedermi, visto che a quanto sembra dovrò attendere per avere una risposta» Un gradino, poi un altro ed infine prese posto «In questo luogo il tempo non scorre, quindi posso attendere anche tutta l'eternità» Dinnanzi all'assurdità di quanto detto, la ragazza batté incredula gli occhi, guardandosi attorno come a cercare un segno che quanto detto dall'altro fosse vero «Non troverai niente che dia più valore alle mie parole» Detto ciò, gli attimi si susseguirono senza passare realmente; niente s'andava ad accumulare per poi esplodere laddove le lancette dell'orologio erano immobili.
Lei doveva riflettere e lui gliel'avrebbe lasciato fare, in fin dei conti, i mortali erano sempre così incerti nelle loro parole, come se il solo pronunciarle fosse una possibile sentenza di morte. Strane e buffe creature che forse un tempo lo veneravano. Pensieri fugaci di antichi giorni di gloria che vennero spazzati via nell'istante in cui quella fragile creatura aprì bocca
«Tu puoi riscrivere la mia storia, giusto?»
«Cosa?» Ma la ragazza non badò alla sua stranezza, giacché ora aveva acquisito abbastanza sicurezza per poter esternare quelle parole che aveva tanto temuto
«Riplasmarla come la desidero, o cambiarla in quei punti dov'è stata sbagliata, perché io-»
«Frena un momento» Era speranza quella che vedeva nei suoi occhi? Di che storie l'avevano vestito i mortali? «Non sono un cazzo di genio, non esaudisco desideri di futile capriccio»
«Quindi... Per l'esattezza cosa faresti?» Un tempo gli portavano più rispetto, ma probabilmente non se l'era mai meritato... Fu un attimo e se lo ritrovò alle spalle
«Posso divorare il tuo passato o frammentare il tuo futuro, esserina» Sillabe sussurrate ad un filo d'aria dal suo orecchio
«Quindi potresti anche farmi smettere d'esistere?»
«Ciò non è di mia competenza»
«Ed i ricordi? Quelli li perderei-» Un sospiro la mise a tacere
«Quelli continuerebbero ad esistere nella tua mente, solo cambieranno per chiunque altro vi faccia parte» Vi furono dei tentennamenti da parte della ragazza
«Quindi... Sarà come se per chiunque faccia parte del mio passato, io non sia mai esistita»
«E sarebbe una grave perdita?» C'era un gioco dietro a quegli scambi di battute, antico come colui che abitava quel luogo, troppo contorto per esser capito dalla mortale «Voglio tornare indietro, voglio tornare indietro, voglio cancellare il mio passato, perché non sono riuscita ad ottenere la vita che desideravo? Non lo voglio il futuro che mi si sta prospettando davanti. Voglio cancellare, voglio... Non sono forse i tuoi pensieri?» Sorrise nel vederla stupita, probabilmente confusa e quasi certamente spaventata, tant'è che arretrò, portando l'altro a piegare appena il capo da un lato «Ho esagerato?» Aveva unicamente detto a voce i pensieri dell'altra, ma probabilmente il sentirli divenire parole concrete l'aveva scossa, povera fragile creatura rintanata nel suo angolo d'illusione.
Probabilmente però aveva sbagliato lui, era da tempo oramai che non aveva più a che fare coi mortali, in pochi credevano ancora nella sua esistenza ed erano ancora meno quelli che giungevano al suo cospetto; quindi per il momento non gli restava che attendere, a lungo andare anche la noia non l'aveva più accompagnato, quindi aspettare non era un peso. I suoi occhi erano puntati su di lei: le sue esili mani tremavano, il respiro pareva sconnesso, le reazioni umane lo incuriosivano
«Anche se...» Iniziò flebile «Anche se mi permettessi di ottenere ciò che desidero, od anche solo cancellare ciò ch'è stato fatto... Non mi basterebbe il tempo per-» Fu a quel punto che la risata dell'altro la interruppe, facendole gonfiare le guance e corrugare le sopracciglia «Lo trovi così divertente?!»
«“Divertente”?» Ripeté l'uomo, avvicinando pericolosamente il viso a quello di lei, sorridendole con gli occhi «Io direi più “esilarante”, esserina» La giovane si sentì presa in giro, già non sapeva come ci fosse finita lì, poi il comportamento di quell'essere, i suoi pensieri che venivano messi a nudo e derisi... Fu più forte di lei, rapida gli rifilò uno schiaffo, poco importava se se lo sarebbe inimicato... Ma lui incassò il colpo e basta, conscio d'aver tirato troppo la corda, però fu il suo non proferir parola a render l'atmosfera più fredda... Era così che arrivava la fine?
La sollevò da terra, tenendola tra le sue braccia mentre avanzava verso la sua seduta, certo, quell'umana iniziò ad agitarsi, la paura le stava abbracciando l'animo ed il suo esser l'equivalente di una piuma che andava a schiantarsi contro una montagna non aiutava
«M-mi dispiace»
«Per cosa?» La ragazza lo guardò esterrefatta
«Per la sberla...» Il suo cuore stava ancora scalpitando con così tanta velocità che quasi le faceva male, al che l'altro alzò le spalle
«Me lo meritavo»
«Quindi... Non hai intenzione di dissanguarmi come sacrificio per chissà che cosa?» L'altro rise appena dinnanzi alla sua ingenuità
«Esserina mi hanno squartato dallo stomaco in giù e non ho mandato il mondo in rovina, non vedo come uno schiaffo possa farmi adirare a tal punto» Si sedette su quel trono di pietra, facendo accomodare la ragazza su una sua gamba, ignorando le sue gote rosse per l'imbarazzo dato dalla loro vicinanza «Ora, lascia che ti spieghi una cosa...» Pareva un padre che stava per raccontare una storia alla propria figliola «Il tempo non esiste esserina, è qualcosa che avete creato voi mortali per quantificare gli anni e suddividere le giornate, ma di per sé, il tempo non è qualcosa d'esistente» Quelle parole per l'umana non avevano senso
«Ma tu hai detto che avresti potuto divorare il mio passato»
«“Passato” e “futuro” sono qualcosa che appartengono alla tua vita, non al tempo» Lesse altra confusione negli occhi della ragazza «Vedila così: Non puoi leggere il tuo passato su un orologio, le sue lancette non potranno essere mai in grado di raccontare quant'è accaduto, giacché ogni singolo avvenimento non è un numero; quelli sono stati creati per cercar di controllare qualcosa, per conteggiare quanti capi di bestiame può avere un contadino e via discorrendo.
La vita è qualcosa di contato, quest'è vero, prima o poi avrà una fine, ma se io frammentassi il tuo futuro o divorassi il tuo passato, poi dovrai esser in grado di rimetterti in piedi con le tue sole forze, sarebbero abbastanza per poter provare ad avere la vita che sognavi? “Sì”? “No”? Questo dovrai chiederlo a te stessa e poi riferirmelo» Delle lacrime iniziarono a rigare il viso dell'umana, erano lente e non portavano con loro tristezza «Il tempo è tiranno, dopotutto in antichità aveva divorato i suoi figli, così narra la leggenda, quindi come ci si può aspettare che qualcosa del genere possa esistere?» Gli parve quasi di sentire gl'ingranaggi nella testa della ragazza mentre cercavano di macinare quelle informazioni
«Ma tu esisti»
«Corretto» Confusione priva di forma
«Quindi hai...»
«Solo il maggiore»
«Ma il mito...»
«Ciò che gli umani raccontano non sempre rispecchia il vero, non ero un pazzo, avevo divorato solo colui che sapevo per certo che un giorno mi avrebbe ucciso...» Si sfiorò la cicatrice con le dita «E questo è il “regalo” che la sua spada mi ha lasciato» Forse era stato il primo a rompere il tempo, oppure esso non era mai davvero esistito, proprio come diceva colui con cui stava conversando «La tua scelta?» Giusto, era lì per un motivo... No?
«Posso rifletterci ancora un po'?» L'uomo aprì le braccia con fare teatrale
«Qui il vostro “tempo” non può arrivare, è fermo immobile come gli echi di una clessidra rotta, quindi puoi riflettere quanto vuoi» Il fatto che lei rimase seduta su di lui era ben poco rilevante. Quindi chiuse gli occhi ed attese senza alcun pensiero, apparendo come la statua che non era. Gli attimi che passarono non erano in alcun modo quantificabili
«Questo era il tuo tempio?» L'uomo aprì un occhio a quel quesito
«Porre domande non attinenti a ciò che vai cercando non t'aiuterà» Ma la ragazza lo stava guardando curiosa, perché quell'improvviso interesse?
«Non puoi esserne certo» Borbottò, strappandogli un sospiro
«Quel che ne rimane» Ben poco, ma ciò non pareva impensierirlo o dispiacerlo
«È caduto in disgrazia? Eroso dal-» Si morse la lingua per zittirsi
«Eroso, solo quello, poi secoli d'incuria e menti troppo semplici per ricordare» Lo sguardo dell'umana si volse a quei resti d'antica magnificenza
«Se io...» Iniziò priva del coraggio necessario, deglutendo a secco un paio di volte
«Stai cercando di fuggire da qualcosa?» La sua vita ad esempio, ma la ragazza negò fortemente col capo
«Se io iniziassi a non credere più nel tempo... Se non volessi più farlo...» Un concetto troppo complesso per esser elaborato da qualcuno di mortale, ma lei ci stava ugualmente provando.
Fu a quel punto che l'altro le posò una mano sul capo
«È così che nasce l'eternità, esserina».





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Angolino indiscreto: Sì, è un altro racconto che non ce l'ha fatta e, sì, nel caso aveste dubbi il tizio è [Allerta Spoiler]

Krono.

   
 
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