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Autore: lolloshima    16/09/2023    2 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge #halloweenVault5 #VHV5 indetta dal Profilo #wattpadFanfictionIT, #wattopadBrividiIT, #wattpadFantasyIT
Parole misteriose: SACRALITA’ - ALTARE - DENDROFOBIA
La storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetta dal Forum Ferisce la Penna.
*
Lascio una piccola introduzione, che ho preferito non inserire nella storia.
“Papà, ma tu soffri di dendrofobia?”
“Tuo padre gode di ottima salute, figlio mio. E poi, cosa sarebbe questa… dendroche?”
“E’ la paura degli alberi. Da quando sei Sindaco, non è rimasto più neanche un albero in città, e neanche un parco. Ho pensato che sia per il fatto che forse odi le piante, o perché ne hai paura. Così ho fatto una ricerca in internet”
“Invece di perdere tempo con queste sciocchezze, dovresti studiare, se vuoi diventare qualcuno, se vuoi diventare ricco. Le piante e i parchi non servono per diventare ricchi.”
Genere: Dark, Fantasy, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore della potente sega circolare era assordante. L’enorme pianta si abbattè al suolo con uno schianto. Anche l’ultimo albero del boschetto alla porte del borgo di Eden, di cui Demon era Sindaco, era stato eliminato. Un Olmo secolare, venerato dagli abitanti del paese.

L’ultimo ostacolo alla realizzazione del parcheggio per il Centro Commerciale, che avrebbe preso il posto di quegli inutili campi coltivati a grano.

La sacralità di uno stupido albero, sacrificata sull’altare del progresso.

Proteste, picchetti, petizioni, tutto era stato ignorato. Anche qualche esaltato che si era legato agli alberi nel vano tentativo di impedire la strage.

Demon era andato dritto per la sua strada, per il bene della città. E il suo, ovviamente.

Finalmente era pronto a godersi la villeggiatura, nel faraonico appartamento messo a sua disposizione dalla ditta costruttrice.

Che i cittadini pensassero pure che lui fosse affetto da dendrofobia, visto che aveva eliminato tutti gli alberi del paese! Si sarebbero presto convinti che quella era l’unica via per lo sviluppo.

Si avviò verso casa.

Notò appena che la siepe che cingeva il giardino appariva più alta e più folta rispetto alla mattina.

Faticò ad aprire la porta di ingresso, perché alcune grosse radici erano affiorate dal cemento, giungendo fino all’uscio.

“Maledette piante, fortunatamente domani arriveranno le ruspe, e al vostro posto sorgerà la mia magnifica piscina” imprecò rabbioso riuscendo ad entrare in casa.

Tutt’intorno la vegetazione sembrò animarsi e crescere, rami e radici si allungavano inesorabilmente verso la casa, mentre i muri esterni iniziarono a coprirsi di tralci rampicanti, fino ad esserne del tutto ricoperti.

Qualche ramo sfondò le finestre e le radici si insinuarono all’interno della casa squartando il pavimento.

Le grida dell’uomo furono presto soffocate, quando fu totalmente avvolto dalle spire della vegetazione che continuava a crescere a dismisura, stritolando le sue membra e invadendo la bocca, le orecchie, l’incavo degli occhi.

Rimase un unico, informe ammasso di foglie e rami, abbandonato sul pavimento.

 

Demon si risvegliò sul divano, all’alba.

“Dovevo essere stanco morto ieri, sono crollato…” pensò tra sé. “Ho fatto un sogno stranissimo...”

Quando si specchiò in bagno, rimase incuriosito dalle strane macchioline che notò sulle guance. Guardò meglio e si toccò… sembravano foglie… e le sue mani… avevano assunto uno strano colore marroncino.

Si tolse le calze e si guardò i piedi. Al posto delle unghie, piccole radici stavano facendo capolino e crescevano a vista d’occhio.

Con un grido disperato Demon corse fuori fino al giardino. I suoi movimenti erano difficoltosi e rallentati, a causa delle protuberanze che si allungavano dal suo busto, dalla testa, dagli arti. Le dita sempre più lunghe e legnose, i capelli più folti e protesi verso l’alto.

Quando toccarono la terra, i piedi attecchirono subito al suolo, impedendogli di proseguire. Il volto fu avvolto da una spessa corteccia. Non poteva più muoversi, né gridare.

Poteva solo vedere, attraverso la piccola fessura dei suoi occhi nello spesso strato di legno che era il suo viso, che lungo il suo vialetto avanzavano, inesorabili, le ruspe.

 

   
 
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