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Autore: beate    17/09/2023    2 recensioni
Si chiese come Dio o la legge considerassero due persone che non sapevano nulla l'una dell'altra e che entravano in quella farsa di matrimonio." La storia di due persone che affrontano la vita insieme dopo la crisi globale (del 2008) con parecchio scotch e qualche inganno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2 e tradotta in italiano da Beate. Questo è il link all’originale:

https://www.fanfiction.net/s/13053224/3/The-Whisky-Distiller-s-Wife









3 - Violazione di domicilio





«Papà?»

«Mmh?» fu la risposta distratta da dietro il volante.

«Papààà», questa volta lo disse con agitazione insoddisfatta.

«Cosa? Che c'è, bambina?» chiese alzando gli occhi per vedere la ragazzina sul sedile posteriore che lo stava guardando con occhi ancora troppo grandi per la sua faccia paffuta.

«Stiamo tornando dal nonno e la nonna?» chiese.

«Sì, bambina, te l'ho già detto quando siamo saliti in macchina, ricordi?» C'era impazienza nella sua voce.

Lei tacque per un momento.

Lui tornò con l'attenzione sull'autostrada di fronte a lui. La corsia di sinistra si stava muovendo troppo lentamente per i suoi gusti e gli prudeva il piede per affondare di più sul gas. Guardò il tachimetro. Dannazione.

«Papà?»

«Sì?» sospirò alzando il piede dal pedale, infastidito.

«Perché?»

«Perché cosa?»

«Perché stiamo tornando dal nonno e la nonna?» chiese accigliata. «Ci sono appena stata.»

«Non vuoi vederli?» chiese sorpassando una macchina sulla corsia di sinistra che era troppo lenta per stare lì.

Questo la confuse ed emise un sospiro frustrato. «Sì,» replicò, «ma perché di nuovo?»

«Papà deve lavorare parecchio le prossime due settimane», le disse senza spostare lo sguardo dalla strada.

«A wall sheet?»

«Wall Street, bambina.»

«È quello che ho detto.»

Lui sospirò e tamburellò le dita contro il volante.

«Ricordi quella città con la torre dell'orologio? E il castello? Proprio in mezzo alla città?»

«No», disse con un broncio scontroso.

«Sì che te la ricordi. Londra.»

Non era sicuro, ma distinse un vago «Io odio Londra» brontolato dal sedile posteriore. Tenne gli occhi sulla strada, decidendo di ignorare il commento.

I suoi nonni potevano dirle qualcosa a proposito di quel tipo di linguaggio.

«Ti porterò qualcosa», le promise vedendola accigliarsi.

«Il nonno dice che le cose non fanno la felicità», recitò lei provocatoria.

«Ma certo che lo dice, cazzo...» borbottò sotto voce. Suo padre era sempre stato il tipo virtuoso. «Che altro dice il nonno?» chiese guardando sua figlia nello specchietto retrovisore.

«Che i soldi non fanno la felicità», aggiunse lei.

«E ti ha detto cos'è che fa la felicità?» chiese, con un tono indecifrabile per un bambino.

Quell'espressione particolarmente affettata le tornò sul viso.

«L'amore.»

«Ah sì?»

«Ha detto che anche il whisky aiuta.» Poi, come ripensandoci, «ma ha detto che io non posso berlo ancora per un sacco di tempo.»

*



La strada verso l'isola di Skye era scenografica come il resto della parte nord del paese. Se non fosse stata così concentrata a non fare un frontale con un camion che veniva nella direzione opposta su quella strada stretta, si sarebbe davvero goduta il viaggio.

Stando così le cose, tirò un sospiro di sollievo quando finalmente accostò nel parcheggio della distilleria. Parcheggiò accanto a una bella Mercedes nera e spense il motore.

Distilleria Sleat.

Alla fine, era il motivo per cui era qui.

Qui in Scozia.

Ma adesso, guardandola, per qualche motivo si sentiva nervosa, esitante ad entrare.

Con la coda dell'occhio vide il van di Rabbie's accostare vicino a lei. Con una rapida occhiata si accertò che era lo stesso gruppo che aveva visto un'ora prima. Fu una motivazione sufficiente a farla scendere dall'auto, prima che in otto si mettessero in fila davanti a lei. Mentre quelli scendevano e si raggruppavano, lei entrò nella distilleria.

Una campanella tintinnò quando entrò nell'edificio e un uomo dai capelli castani alzò gli occhi dal banco di accoglienza a cui era seduto. Le fece un sorriso educato che non raggiunse gli occhi.

«Salve», la salutò con calore. «Qui per il tour, vero?»

Le venne in mente che in realtà non sapeva perché fosse lì.

Nell'ultima settimana era semplicemente andata in automatico.

«Certo», rispose lentamente. «Quando comincia?»

«Tra venti minuti, più o meno», la informò con un pesante accento scozzese. Era leggermente più facile da capire di alcune persone con cui aveva parlato a Glasgow; non era neanche convinta che parlassero davvero inglese.

«Va bene», disse lei tirando fuori il suo portafogli Louis Vuitton che aveva di recente riempito di sterline inglesi.

«Stati Uniti?» chiese lui.

«Stati Uniti», confermò lei.

«Di dove?» chiese lui.

Lei fece un sorriso timido che non raggiunse i suoi occhi. «Quelli freddi.»

L'altro gruppo di turisti era entrato nella distilleria, la guida col kilt verde brillante che faceva strada.

«Ecco qua», disse lui con un sorriso dandole qualche sterlina di resto prima di salutare il nuovo gruppo.

Isabella si guardò intorno nel negozio di souvenir della distilleria. C'era ogni tipo di memorabilia. C'erano dei graziosi bicchieri incisi di tutte le misure, di tutte le diverse miscele di whisky, anche in forme e misure diverse, vari capi di abbigliamento con la scritta Sleat Distillery in vari caratteri, e libri sulle storie dei diversi clan, ossia il clan MacDonald.

Guardare le familiari bottiglie sugli scaffali la fece sorridere. Negli anni il marchio non era cambiato. Era amichevole e accogliente come sempre. Come lo ricordava mentre cresceva.

«Okay, allora», disse l'uomo dai capelli castani. «Andiamo!»

Oltrepassò il gruppo Rabbie's e cominciò la sua storia. Cominciò a camminare all'indietro e tutti lo seguirono.

«Salve a tutti», salutò. «Il mio nome è Jasper e vi mostrerò tutto, oggi pomeriggio. Il più grande e caloroso benvenuto a tutti voi.»

Isabella sorrise mentre lui si lanciava a raccontare la storia della distilleria. «Questa distilleria è stata fondata nel 1809 da Hugh e Kenneth MacDonald, bis-bis-bis-bisnonni dell'attuale proprietario, Edward MacDonald. È passata attraverso la famiglia per generazioni e lo stesso processo di distillazione è usato ancora oggi come allora. Sfortunatamente, un incendio nel 1948 ha distrutto la metà dell'edificio e la distilleria che, come vedremo tra breve, è stata ricostruita. Ovviamente ci sono diverse teorie sull'incendio, che sia stato doloso o per affari extraconiugali, ma di questo potremo parlare dopo. Seguitemi, prego.»

Il gruppo seguì obbediente mentre Jasper indicava le diverse caratteristiche della distilleria. Passarono parecchio tempo nella distilleria mentre Jasper spiegava ogni aspetto del processo di distillazione che portava al loro scotch famoso nel mondo.

«Il malto d'orzo usato nella nostra produzione viene da Muir o Ord. La maggior parte degli alambicchi usa tubi di rame a spirale invece dei moderni condensatori che usano oggi alcune distillerie… noi crediamo che i tubi diano un aroma più pieno per via del contenuto più alto di zuccheri.»

Isabella seguiva con interesse, anche se ogni tanto si perdeva nei dettagli del processo di distillazione.

«E noterete i tubi a collo di cigno. È una caratteristica unica di Sleat. La spira dei tubi prende il vapore della distillazione nei tubi di rame a spirale così che parte dell'alcool si condensi prima di raggiungere il refrigeratore.»

A un certo punto verso la fine del tour, la vescica ebbe la meglio su di lei e chiese di un bagno. Jasper la spedì di nuovo verso l'atrio, le disse di girare a sinistra sul corridoio. Le disse anche “di sbrigarsi, così non avrebbe mancato la parte del tour degli assaggi.”

Avendo avuto già la giusta parte, e di più, di whisky nella sua vita, sorrise educatamente e annuì.

Il corridoio non fu difficile da trovare. C'erano non solo molte porte, ma anche tante foto. Foto dei primi del 900 che mostravano la distilleria in diversi stadi di vita, sempre annidata nelle verdi colline. Le foto erano sempre più vecchie mentre si avvicinava alla fine del corridoio, dove era attaccato un disegno fatto a mano dell'edificio, datato metà Ottocento. Affascinata, osservò il disegno.

Mentre guardava i dettagli, sentì delle voci e si rese conto che probabilmente aveva oltrepassato i limiti entro cui la distilleria intendeva tenere i suoi ospiti. Alla fine del corridoio sentiva delle voci piuttosto accalorate che sembravano parlare di un contratto di qualche sorta. Dopo aver passato anni ad essere parte di queste conversazioni, le fu quasi impossibile non capire subito di cosa si trattava.

La porta era appena aperta, e lasciava i rumori uscire liberamente nel corridoio.

Sentendo come se stesse violando un domicilio, diede un'ultima occhiata al disegno e poi girò sui tacchi e si diresse verso il Water Closet.

«Questa distilleria chiuderà, che vi piaccia o no!»

A questo, si bloccò.

Non respirava.

Non Sleat.

Ci fu un silenzio nella stanza dopo questa affermazione, seguita poi da una quieta risposta femminile che non riuscì a distinguere.

«Ora ne abbiamo abbastanza! A meno che non abbiate i soldi, la banca prenderà possesso di questa proprietà e tutto quello che vi è contenuto entro lunedì!»

Era venerdì.

No, non possono.

«Non potete farlo!»

«Oh, Mr. MacDonald, scoprirà che possiamo farlo. E lo faremo.»

«MacLeod», cominciò la voce femminile, il tono tagliente. «Come pensa che possiamo trovare 150000 sterline in un fine settimana?»

«Questo non mi riguarda», disse l'altra voce. «E francamente, non mi aspetto che lo facciate. A questo punto, questa visita è semplicemente una cortesia. Mi aspetto che questa terra e tutto quello che c'è sopra diventi mio entro lunedì.»

A questa affermazione seguì un silenzio.

Chiudendo gli occhi e borbottando una serie di contumelie e una preghiera, Isabella piombò nella stanza.

«E se trovassero un business partner che provveda ai fondi necessari entro lunedì?»







  
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