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Autore: Scribbling_aloud    17/09/2023    0 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Merda! Ha sentito tutto.
Non siamo stati esattamente pacati e la stanza di papà è giusto di fianco, porte aperte e tutto.
È seduto sul letto, gomiti appoggiati sulle ginocchia, testa reclinata.
E improvvisamente mi sento così esausto, così stanco di tutta questa tristezza. Ho solo quattordici anni. Dovrei essere a divertirmi ora, non dovrei avere un pensiero al mondo. Dovrei essere nella sala comune a discutere di scope con gli amici, a pomiciare da qualche parte di nascosto con Rose, o in classe a far passare il tempo fino alla pausa. Non dovrei essere qui, a soffrire per mia madre e combattere per mio padre.
James è sempre stato quello che combatte, non io. Non so come si fa e non sono abituato. Non ho quella forza.
Non so cosa dire a papà, non so cosa fare. Mi sento così solo in tutto questo. Così sopraffatto.
Mi appoggio al bordo della porta prendendo un grosso sospiro, i miei occhi si chiudono lentamente intanto che cerco di accumulare le energie e i pensieri per gestire in qualche modo la situazione.
Vorrei così tanto che qualcuno fosse qui per fare tutto al mio posto.
E come a leggere i miei desideri, sento una presenza al mio fianco che gentilmente mi appoggia una mano rassicurante sulla spalla.
Esattamente quello che speravo. Una mano che mi dice “Non ti preoccupare, ci penso io”.
Apro gli occhi per vedere chi è il mio salvatore e ci trovo zia Hermione. Non mi sta guardando nonostante la mano, sta guardando di fronte a sé, dove c’è papà
E giusto come i miei occhi si posano su di lei, vedo i suoi spalancati che si riempiono di lacrime.
‘Harry…’ mormora, la voce quasi spezzata, piena di emozione.
La testa di papà scatta su sentendo quella voce.
‘Hermione’ sussurra sorpreso. Rimangono entrambi in silenzio, guardandosi e poi è papà che rompe il ghiaccio. ‘Ciao’, dice facendo un gesto stanco con la mano.
Penso che quel semplice gesto di saluto scateni qualcosa in lei che si getta in avanti, investendolo con un abbraccio talmente impetuoso che quasi lo ribalta.
‘Oh Harry’ biascica tra i singhiozzi.
Papà l’abbraccia di rimando appoggiando la fronte sulla sua spalla.
‘Hermione, Ginny…’ lui dice solamente.
‘Lo so…’
Rimangono nelle braccia l’una dell’altro, intanto, che lei cerca di controllare il pianto.
Quando ci riesce, lui la tira sul letto con lui, sedendosi con la schiena contro il muro, la zia rannicchiandosi al suo fianco, la testa nascosta tra il collo e la spalla di papà.
‘Sono così contenta che ti sei svegliato’
La voce della zia esce fuori ovattata. Papà non risponde, le accarezza solo la testa. Non penso che sia per niente felice di essersi svegliato ma riesco a percepire dalla sua espressione che questo abbraccio lo sta aiutando di più di quanto le mie parole avrebbero potuto fare.
Scivolo silenziosamente sulla mia poltrona sollevato dalla sua presenza.
Li guardo uno tra le braccia dell’altro e nonostante non sono solo come temevo, mi sento più solo che mai. Un acuto desiderio per Rose mi pervade così intensamente che mi duole il petto. Ho bisogno dello stesso tenero scambio.
Non so per quanto tempo rimaniamo lì ognuno perso nelle sue elucubrazioni e pensieri.
La zia ha smesso di piangere e papà la sta coccolando, tenendosela stretta contro e solo occasionalmente baciandole la testa.
C’è una serenità velata di tristezza in questa scena, ma piacevole in confronto a tutto il marasma che stiamo vivendo e mi trovo a sperare di poter congelare il momento perché so che questo è il meglio a cui possiamo aspirare.
Ma, sfortunatamente, non si può.
Lo zio Ron appare sulla porta, e percepisco dai suoi occhi che lui non sembra considerare la scena piacevole come me, piuttosto l’opposto.
Per un momento ho l’impressione che stia per dire qualcosa di brutto a papà ma non lo fa.
‘Hermione, dobbiamo andare’ dice solo.
Sussultano entrambi, non l’avevano sentito avvicinarsi.
‘Pensò che starò ancora un po’’ la zia dice senza lasciare papà.
‘No, Non puoi. Ho appena ricevuto un gufo dal ministro rumeno, vogliono che torni il prima possibile per un report e io devo lavorare nel pomeriggio’
‘Possono aspettare’
‘C’era anche un messaggio da quello inglese con una chiamata a rapporto urgente’
La zia si morde le labbra a disagio. Si gira verso papà baciandogli la guancia.
‘Scrivimi, ok?’ dice ‘Se hai bisogno di compagnia, ma lo fai sapere e io farò del mio meglio per venire da te. Non stare da solo. Chiama Ted o George. Non stare da solo’ ripete fissandolo negli occhi.
Papà annuisce impercettibilmente e riesco a distinguere da qui l’angoscia che si impossessa di lui non appena le braccia della zia lo lasciano andare.
Lasciando il letto lei viene da me, abbracciandomi forte ‘Scrivimi anche tu se hai bisogno.’ Mi sussurra nell’orecchio ‘Ricordati che ci siamo sempre per te, capito?’
Annuisco e non so perché ma sento che vorrei piangere un po’, forse perché il momento rassicurante è finito o forse perché l’unica persona che sembra far bene a papà se ne sta andando lasciandomi da solo in questa situazione che non so come gestire. Lacrime mi bruciano dietro gli occhi ma coraggiosamente le spingo indietro. James non avrebbe mai pianto nella stessa situazione. James avrebbe saputo cosa fare.
‘Possiamo andare’ lei dice allo zio Ron.
‘Tu comincia ad andare, ti raggiungo’
La zia sembra presa un po’ alla sprovvista da questa frase e non si muove. Sappiamo tutti che lo zio e papà non si parlano quindi non sorprende che la zia sia perplessa.
Io, dall’altro lato, sento una fitta di ansia alla bocca dello stomaco, immaginando che il saluto dello zio non sarà così piacevole e ho questo impulso di supplicare la zia non lasciarci, ma ovviamente non posso farlo.
‘Vorrei sistemare la situazione prima di partire’ lo zio dice non vedendola muoversi.
Non penso che lei sappia nulla di quello che è successo nell’altra stanza, quindi, non c’è da sorprendersi se queste parole assumono tutto un altro significato per lei che, lanciando un ultimo sguardo preoccupato a papà, che seduto con la schiena contro il muro e di ritorno in pieno nella sua apatia, approccia il letto ‘Non ti dimenticare di scrivermi. Quando vuoi. Anche più di una volta al giorno se ne hai bisogno. Cerco di tornare in Inghilterra appena posso. Siamo tutti qui per aiutarti’ e stringendolo forte un’ultima volta lascia la stanza.
Per un momento rimaniamo tutti in silenzio, io che guardo preoccupato lo zio, papà che fissa il nulla mezzo piegato su se stesso e lo zio che lo sta guardando malissimo, uno sguardo così pieno d’odio che è spaventoso.
‘Non le scriverai’ dice con una voce atona ‘Se lei lo farà tu non risponderai. Non cercherai di contattarla in nessun modo, e ti rifiuterai di vederla se viene a trovarti. Lo stesso per George, per Ted e tutti gli altri’
Papà non risponde, ma so che ha sentito ogni parola, lo leggo nel suo sguardo.
Dopo aver detto ciò, lo zio sembra rendersi conto che sono lì e la sua espressione si ammorbidisce considerevolmente mentre mi viene incontro.
Quasi sobbalzo quando si pone di fronte a me nonostante l’espressione benevola.
‘Albus, non voglio che pensi che ce l’ho con te. Io e Hermione ci teniamo a te. Sarai il benvenuto se cambi idea e vuoi trasferirti da noi. Ti renderai velocemente conto che è l’opzione migliore. Tuo padre non può prendersi cura di te come faremmo noi.’
Tutto quello che dice è dichiarato senza esitazione davanti a papà, come se non fosse neanche lì! Lo guardo con la coda dell’occhio ma non ha reagito in nessun modo.
‘Se però decidi di rimanere, va bene uguale’
Sento le interiora che mi si rilassano un po’, ero preoccupato che se la prendesse in caso di un mio rifiuto. Non voglio essere la causa di una frattura tra le nostre famiglie.
‘Ma’ lui continua catturando nuovamente la mia attenzione ‘Certamente comprenderai che in quel caso non ti permetterò più di frequentare Rose. È pericoloso. Devo proteggere la mia famiglia. Lo capisci, vero?’
Deglutisco; l’orrore mi impedisce di proferir parola.
‘Se decidi di rimanere un Potter, non c’è altra soluzione. Non posso controllarvi ovviamente quando siete a Hogwarts ma sono sicuro che comprendendo la situazione sarai il primo a distanziarla per il suo bene. Non vogliamo che corra pericoli, non è vero?’
La mia gola è così secca che non riesco a fare altro che fissarlo a bocca aperta.
‘È tuo dovere tenere lontano le persone che ami se le vuoi sapere al sicuro’
Dopo questo discorso un silenzio innaturale ci avviluppa, tossico. Sono così orripilato che il mio intero corpo e mente sono paralizzati. Non può essere vero. Deve essere un incubo di qualche sorta.
Praticamente mi sta dicendo che devo scegliere tra papà e Rose.
‘Ciao, Albus. Stammi bene’ dice dandomi una pacca sulla spalla ‘Sono sicuro che agirai per il meglio’ e senza neanche salutare papà, esce dalla stanza. Lasciandomi lì, incollato sul posto.
   
 
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