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Autore: Minako_86    15/09/2009    6 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Si vergogna*

Oook, sono inqualificabile. E' passata una vita dall'ultimo aggiornamento e non contenta vi avevo anche lasciato ad un punto particolarmente "spinoso della faccenda... *fa segno di stare zitti*

 

Vi imploro di perdonarmi e questa volta, torno con i ringraziamenti ad personam!x3 Magari aiuta a perdonarmi.*occhi sbrilluccicosi* Ma non prima di aver ringraziato tutte le 42 persone che tengono questa storia nelle preferite, le 11 che la seguono e le 27 persone che tengono me negli autori preferiti.**

Giuro che non mi sarei mai, mai aspettata tanto. Non sapete quanto mi rendete felice!<3

 

E ora via:

 

2: nonostante tutto, sperando che comunque tu Gabrielle continui a seguirla, grazie del bellissimo commento. Sai che li amo.

 

4: aww. *abbraccia* Beh, cos'altro posso dirti più di quello che ti ho detto in tutto questo tempo di chiaccherate su msn? Ti adoro, tanto. E aspetto di sapere che ne pensi del capitolo (tu e gli altri 31!=P). Sei già lì in pole position!<3 (E mi uccidi via msn, se non pubblico in fretta!xD) La mia peste preferita!*lovva*

 

jeeeeee: fedelissima. Ti ringrazio per la costanza con cui leggi e commenti le mie fic. La fic qui è ben lungi dal concludersi, maaa... Leggi da te se è andata bene o male!*ridacchia*

 

coco2: qui già siamo in vena di addii, maaa... Prima leggi e poi vedrai se è davvero il caso di salutare!x3

 

Skipper: oooh. Io amo questo tipo di commenti.*___* Ne voglio moooolti altri. Ti ringrazio tantissimo. Sapere di emozionarvi per me è la gratificazione migliore.<3 Spero questo capitolo sia ancora all'altezza.

 

Maybe: *saltaalcollo* Ma bentornata!*O* Giuro che volevo contattarti su msn da tipo una vita, che non mi faccio sentire da un tempo vergognoso. Solo che ho avuto casini con l'iscrizione all'uni e... Comunque, lo faccio appena posso, spergiuro!x3 Intanto grazie del commento, mi mancava il tuo nome tra le lettrici!x3

 

-Prncess-: ok, direi che la mia mail è stata abbastanza esplicativa rispetto a quanto mi ha fatto piacere la tua recensione!x3 Non crederai ai tuoi occhi, probabilmente, quando vedrai l'aggiornamento. Aspetto ansiosamente un commento!*O* Spero di non deluderti!x3

 

Simba: una new entry!*O* *ama* Ok, non ho aggiornato in frettissima, maaa... sappi che il tuo commento mi è piaciuto e che ti volgio nelle commentatrici fisse!*arruola* Spero che il capitolo valga la pena dell'attesa.

 

3: Ok, il commento non c'è... ancora!x3 Però ti ringrazio in anticipo perchè so già che arriverà e che sara perfetto, come sempre.<3 Ti adoro, lo sai.x3

 

Beeeene, è tutto sul serio. Vi lascio al capitolo!x3 Al prossimo aggiornamento (GiuroH, mi velocizzerò!x3).

 

Baciattutte!x3

 

 

 

 

- Capitolo 24°-

 

 

 

{ Turn right, into my arms.
Turn right.
You won't be alone,
you might fall off this track, sometimes...
Hope to see you on the finish line.
}

Turn Right - The Jonas Brothers

 

 

 

 

Rivolse uno sguardo malinconico al cielo, plumbeo sopra il parcheggio silenzioso.

Il terminal dei voli di linea sembrava quasi incombere, alle sue spalle. Massiccio e soffocante, nonostante le lucidissime pareti vetrate...

Iniziò a piovere quasi immediatamente. Tempo che il taxi fu sparito, oltre la prima fila di auto, un velo di sottili gocce ghiacciate prese ad inumidire il marciapiede su cui Coco si era fatta lasciare. Lei si caricò il borsone blu in spalla, ma rimase immobile dov'era.

 

Guardò le punte tonde delle sue scarpe, prima di tornare a fissare i grossi nuvoloni grigi. Incurante della pioggia che le picchiettava sulla pelle arrossata.

Poche volte, in tutta la sua vita, era arrivata a dubitare di avere abbastanza forza per prendere una decisione. L'ultima, nemmeno a farlo apposta, era stata in una circostanza del tutto simile... Un aereoporto, un volo da prendere. Solo... dalla parte opposta del mondo.

Solo, allora, non stava lasciando indietro Joe, Kevin e Nick. Non stava rinunciando alla cosa più bella che le fosse mai capitata. Dettagli.

 

- Non lo so, se ce la faccio. - Mormorò, prendendo a camminare, mentre cercava di non pensare a loro.

 

Attraversò l'ingresso, freddo e asettico nonostante la folla che lo gremiva, tenendo lo sguardo saldamente puntato a terra. Non prestò particolare attenzione a dove stava andando, ai grossi schermi luminosi su cui andavano susseguendosi infinite liste di voli in partenza.

Non si era presa il disturbo di capire dove Annabelle volesse portarla. Per quello che contava, aveva messo via il biglietto aereo, senza neppure guardarlo.

 

Si sentì mancare il respiro, mentre l'ennesima morsa di panico le strizzava lo stomaco. Cercò con lo sguardo un angolo più tranquillo dove sedersi, ma non fece tempo ad allontanarsi.

 

- Gabrielle. -  Si voltò, lentamente, al suono inconfondibile del suo nome pronunciato da lei. - Très punctuel. -

 

Senza nemmeno darle il tempo di rispondere, Annabelle le posò una mano sulla spalla e la spinse con decisione verso i banchi del check-in.

 

Fino in fondo all'ampio salone, chiuse in un silenzio tanto rigido, che Coco poteva sentire distintamente le ruote dei trolley scivolare sul pavimento lucido, attorno a loro. Strinse la tracolla del proprio borsone, ignorando la fastidiosa sensazione della stoffa ruvida contro le dita, sforzandosi di non pensare a niente di più complicato del come si potesse mettere un piede davanti all'altro senza inciampare.

 

Di piangere era decisamente stufa, ammesso e non concesso che le fosse rimasta ancora qualche lacrima, dopo gli ultimi giorni... E arrabbiarsi, urlare e dire "no" non sarebbe servito a null'altro che mettersi in ridicolo.

 

Si fermò, osservando il display agganciato all'ultimo pilastro. Seattle. Nemmeno a farlo apposta, sua madre voleva riportarla esattamente dove tutto si era interrotto.

Sarebbe stato il "ritorno" del volo Seattle-Parigi - solo andata - su cui Michael l'aveva caricata, sei anni prima.  

 

E, ancora una volta, sarebbe partita senza una sola lamentela. Avrebbe fatto quello che doveva, senza appoggiarsi a niente e a nessuno.

 

 

***

 

 

Joe si rotolò sul materasso, allungando un braccio sulla mezza piazza rimasta vuota.

 

- Coco..? - Mugolò, sbattendo appena le ciglia per cercare di abituarsi alla luce.

 

Si stropicciò gli occhi ed osservò distrattamente l'armadio riprendere forma e consistenza, oltre il nebuloso velo di sonno. La cercò, subito, per avere la rassicurante certezza di non sprecare nemmeno un secondo del tempo che rimaneva per loro.

Non guardò la sveglia e non si accorse delle nuvole grigie che spingevano contro la finestra socchiusa, troppo occupato a domandarsi perchè le coperte accanto a lui fossero ancora in totale, gelido ordine per realizzare. Le sfiorò, tastandole appena con la mano.

Non c'erano pieghe morbide sul cuscino appoggiato contro la testata e non c'era il tepore della sua Gabrielle a scaldare le lenzuola. Nemmeno il suo profumo.

 

- Amore... Dove sei? - Scese dal letto, improvvisamente e del tutto sveglio.

 

Il silenzio della casa ancora addormentata premeva sulle sue orecchie in maniera assurdamente seccante, facendogli correre un violento brivido d'ansia lungo la schiena. Attraversò il corridoio di corsa, ignorando la fastidiosa sensazione del pavimento freddo sotto i piedi nudi e quasi slittò sulle piastrelle chiare del salotto.

 

- Gabrielle...! - Chiamò, di nuovo. Una vena di panico si stava facendo strada nella sua voce squillante, spezzandone il suono limpido.

 

Si voltò, fulmineo, nel sentire il familiare scatto della porta di ingresso.

Stava già per lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo quando si accorse, con malcelato sgomento, che non era Coco la figura in piedi sulla soglia. Monique si fermò, riprendendo pesantemente fiato dopo la folle corsa fatta. Una mano poggiata allo stipite, l'altra ancora serrata attorno alla maniglia.

 

Quando alzò lo sguardo, fondendolo a quello di Joe, lo stomaco di quest'ultimo si chiuse con uno spasmo violento, quasi doloroso. No, non erano azzurri quegli occhi.

 

Non come avrebbero dovuto essere.

 

- Dov'è mia sorella? - Domandò Monmon, senza troppe cerimonie.

 

Joe la guardò senza rispondere, serrando le labbra in una smorfia stizzita.

 

- Non lo so... - Mormorò, mentre in lui si faceva rapidamente strada l'orribile consapevolezza che, molto probabilmente, non avrebbe trovato la sua Coco nemmeno al di là dell'ampia porta a vetri, ancora chiusa.

 

Si voltò di scatto, spalancandola ed entrando nella cucina desolatamente vuota. Ci volle meno di un secondo, perchè i suoi occhi color caramello si posassero sulla busta. Piccola ed incredibilmente fuori posto, sul ripiano sgombro del tavolo.

 

- Joe..? -

 

La carta era già strappata e la foto stretta fra le sue dita tremanti, quando Monmon lo raggiunse. Gli posò una mano sulla spalla, incerta nel tentativo di attirare la sua attenzione. Lo chiamò, scrollandolo appena, ma lui nemmeno la sentiva più. Respirava a fatica, gli occhi fissi sulle uniche due parole scritte a penna, sulla superficie liscia.

 

"Vi amo."

 

Aveva leggermente sbavato l'ultima lettera, poggiandoci sopra le dita.

Voltò la foto e represse a fatica un moto di stizza, quando vide le loro quattro espressioni sorridenti. Ormai aveva capito, ci era arrivato e la sola conclusione possibile non gli piaceva, affatto. Gli bruciava, come le parole in gola ed il bordo tagliente contro la pelle.

 

{Che cosa cazzo avevamo da ridere così?!?}

 

Non poteva nemmeno immaginare di essere stato tanto tranquillo e contento. Non ora che la sola cosa che riusciva a percepire era l'incolmabile assenza di Coco. Non riusciva a pensare o a sentire nient'altro, sapeva solo che lei non era lì. Che se ne era andata. E basta.

 

Era una assurda, soffocante sensazione di vuoto. Come essere rimasto improvvisamente senz'aria.

 

Quella consapevolezza lo feriva, colpendolo con silenziosa, atroce precisione. Dritto al suo punto debole... Si detestò per tanta immaturità, ma fino all'ultimo aveva silenziosamente sperato che lei non se ne andasse. Non aveva mai voluto, veramente, accettare di separarsi da Gabrielle.

Non lo accettava tuttora, per quello.

 

Perchè non potevano portargliela via. Non così. Non era concepibile...!

 

Cercò di non fermarsi a guardare il sorriso di lei. Inutilmente, da che era impresso molto più a fondo nel suo cuore che su quel ritaglio di carta. Chiuse gli occhi di scatto e spinse via una delle sedie, spostandola con tanta violenza da farla rovesciare sul pavimento di cotto.

 

Monique arretrò, spaventata.

 

- Che...? - Abbozzò, trattenendo il fiato.

 

- Se ne è andata...! - Ringhiò Joe, lasciandosi sfuggire una risata amara. - Gabrielle... - Mormorò, sentendosi addosso tutto il peso di quella certezza.

 

Poggiò la foto sul tavolo, stizzosamente, urtando la busta strappata con la mano.

Quando l'anello - il suo anello - scivolò oltre il bordo e rotolò tintinnando sul pavimento, per poco non crollò. Lo raccolse, in silenzio e se lo rigirò fra le mani, prima di alzare gli occhi lucidi su Monmon. Stringendolo fino a graffiarsi il palmo.

 

- Se ne è andata sul serio. - Soffiò.

 

- No...! - Sibilò lei, passandosi una mano fra i capelli scuri.

 

- Dovevamo accompagnarla noi, volevamo stare con lei... - Continuò lui, mordicchiandosi il labbro. - 'Fanculo...!- Sbottò, poi, passandosi una mano sulle ciglia umide.

 

Monique alzò lo sguardo di scatto, come fosse stata colta da un'improvvisa rivelazione.

 

- E pensavate davvero che Coco avrebbe accettato di vedervi piangere per lei? Che sarebbe stata capace di lasciarvi, così? - Ribattè, momentaneamente dimentica di quello che aveva da dire, inarcando un sopracciglio. - Possibile che non capiate quanto e come la mia sorellina si è innamorata di voi? -

 

- Noi conosciamo Gabrielle... - Joe si voltò, sussultando impercettibilmente quando vide i suoi fratelli in piedi sulla porta, poco dietro di lui. Nick, che aveva parlato, si fece avanti, fronteggiando Monmon con aria decisa. - Abbastanza da capire che avrebbe avuto bisogno di noi, fino all'ultimo. -

 

- E allora avreste dovuto immaginare che, nonostante tutto, avrebbe scelto di non coinvolgervi. - Sospirò lei. - Che non vi avrebbe mai chiesto di dirle addio. L'avrebbe fatto lei e vi avrebbe, in un certo senso, lasciati liberi. - Concluse, indicando con un cenno del capo il contenuto della busta, sparso sul tavolo vuoto.

 

Il piccolo sussultò, sgranando gli occhi scuri quando vide il sssuo plettro e gli orecchini, poco distanti. Non raccoglievano nemmeno una goccia di luce, lontano da Coco.

Si avvicinò, raccogliendo entrambi nel palmo della mano. Stringendoli delicatamente, così come suo fratello Joseph aveva fatto con l'anello...

 

E come Kev, con il foglio piegato in quattro su cui spiccava il suo nome, tracciato nella calligrafia sottile e tondeggiante di Gabrielle.

 

- E' per te. - Mormorò, allungandolo al fratello. Poi distolse lo sguardo, ficcando il pugno chiuso in tasca, rabbiosamente. Fissò con disperata ostinazione le tende bianche, tese davanti ai vetri rigati di pioggia. Le osservò appannarsi, deformarsi leggermente sotto un velo di lacrime furiosamente trattenute.

 

Kevin lo afferrò, senza proferire parola e lesse rapidamente le poche righe in esso contenute.

 

"A te lascio il "nostro segreto".

Sei libero, Kevin. Libero di agire come credi e di dire tutto a Joe.

Ma non addossarti tutta la colpa - ti conosco, so che lo faresti - e spiegagli che è anche colpa mia, ma che, giuro, non ho mai avuto intenzione di ferirlo. di ferire te. Perchè, a modo mio, vi amo entrambi.

E vi amo al punto che non posso nemmeno pensare, di farvi del male."

 

Sollevò lo sguardo, fissandolo sul maggiore dei suoi fratelli per una frazione di secondo, prima di chiudere il biglietto ed infilarselo in tasca.

 

- Non... Non possiamo fare niente. - Esalò, tornando accanto a Nick che, silenziosamente, gli si accostò un pochino di più. Premette il braccio teso su quello del fratello, nascondendo il viso contro la sua spalla per una frazione di secondo.

 

- NO...! In realtà qualcosa c'era. - Soffiò Monmon, torcendosi nervosamente le mani. Spostò lo sguardo dall'uno all'altro, ansiosa. - Credo di avere una soluzione. -

 

- Che- - Nick si bloccò, lasciando correre lo sguardo al salotto, oltre la porta.

 

Joe era scattato, come fosse stato caricato a molla. Si era già infilato un paio di scarpe e una felpa, quando i fratelli lo raggiunsero. Kevin gli strappò di mano la sua kefiah, impedendogli di gettarla sul pavimento insieme a tutto il rimanente contenuto dell'armadio.

 

- Che diavolo ti è preso, si può sapere? - Abbaiò, indicando con un cenno del capo i vestiti impietosamente accartocciati ai loro piedi. Joe nemmeno lo guardò in faccia, mentre recuperava la sua giacca a vento.

 

- Io vado da lei! - Esclamò, infilando l'anello di Coco in una delle tasche interne. - Non la lascerò partire, con la soluzione qui, sottomano...! -

 

- Non sappiamo nemmeno quale sia, questa "soluzione"...! - Obbiettò Nick, agguantandolo per un braccio. - Coco non tornerà, senza la certezza che Lulù sia fuori rischio. Io... Non voglio correrle dietro e costringerla a dirmi addio un'altra volta. - Abbassò lo sguardo, riprendendo silenziosamente fiato.

 

- Nick ha ragione, Joe. Non possiamo farle questo... - Soffiò Kevin, strizzando la sciarpa tra le dita affusolate.

 

- Ma... STATE SCHERZANDO?! - Ringhiò lui, scrollandosi di dosso il fratello minore con un gesto secco. - Volete lasciarla andare? -

 

- Farei qualunque cosa, per riaverla qui. - Sibilò Nick, piantando furiosamente gli occhi nei suoi. - Qualunque. Non osare metterlo in dubbio, Joe. -     

 

- E allora avresti potuto informarla che il tribunale ha acconsentito a lasciarmi la custodia di mia figlia, dopo che Geràrd mi ha assunto con regolare contratto... E ha rintracciato il vero padre di Luciàne, costringendolo a riconoscerla. - Intervenne Monique, che li aveva appena raggiunti. - Questa è la soluzione. Ero venuta per dirglielo, ma Gabrielle deve sempre fare di testa sua, maledizione...! -

 

Si appoggiò allo stipite, incrociando stancamente le braccia mentre l'ombra di una lacrima correva nei suoi occhi scuri.

 

- Visto? VISTO? - Abbaiò Joe. - Io la riporto indietro...! Sei venuta in macchina? - Continuò, rivolgendosi a Monmon.

 

- Sì, ma...! - Abbozzò lei, presa decisamente in contropiede. - E' tardi, non arriverai mai in tempo. Ammesso che tu non voglia violare l'intero codice stradale francese. - Aggiunse, inarcando un sopracciglio.

 

- Al massimo offriremo all'autorità il privilegio di confiscare due patenti americane, in una volta sola. - Ribattè Kevin risoluto, girandosi la kefiah attorno al collo, mentre con lo sguardo cercava le proprie scarpe in mezzo al caos scatenato dal fratello.

 

Joe lo guardò con improvvisa, profonda gratitudine. E guardò Monique che sembrò improvvisamente più sollevata. Smise di torturarsi le mani, prendendo profondamente fiato.

 

- Sì, certo. - Sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo. - Poi lo spiegate voi a quel mastino vestito da confetto..! Muovetevi, vi voglio vestiti, pronti e in strada fra due minuti. Io scendo a prendere Lulù. Non posso lasciarla a Dominique per altre dodici ore, senza dire niente...! - Esalò, estraendo le chiavi della twingo dalla sua tracolla.

 

 

***

 

 

Monique Lemoin arrivò all'aereoporto dopo aver, per la prima volta in vita sua, bruciato almeno quattro semafori rossi consecutivi e infranto i tre quarti delle norme stradali, in appena una manciata di chilometri. Lasciò l'automobile malamente accostata ad uno degli spartitraffico davanti al terminal dei voli di linea, schiaffando la portiera al suo posto con un po' troppa enfasi.

 

- Mi sequestreranno la patente, lo sento...! - Soffiò, mentre sollevava la piccola Luciane dal marciapiede bagnato e la stringeva fra le braccia.

Era talmente agitata e in panico che riusciva solamente a pensare a cose stupide come quella.

 

La sua mente si rifiutava a livello categorico di fissarsi su Coco o sul fatto che stava per andarsene definitivamente dall'altra parte del mondo... Su come la sua sorellina sarebbe stata costretta ad obbedire alla volontà di Annabelle. O su qualunque altra cosa la riguardasse.

Si concentrò esclusivamente su come potesse filare il più velocemente possibile con la bambina in braccio e senza perdere di vista Joe e Kevin che erano schizzati fuori dalla twingo, senza quasi aspettare che si fosse definitivamente fermata.

 

Correvano con una forza disperata, quei due ragazzi.

Come se non sentissero la fatica o non vedessero la marea di persone che si dipanava fra loro e i banchi del check-in. Con il solo pensiero di fermare Gabrielle, prima che fosse troppo tardi... Per quanto non sapessero per dove, a che ora lei sarebbe partita.

E, per quanto lei, invece, sapesse benissimo che esisteva un legame profondo fra loro e sua sorella, non sarebbe mai arrivata ad immaginare che fosse... così. Incredibile.

Tipico di sua madre non averlo visto. Non essere arrivata a capirlo ed essersi limitata a distruggerlo. Per Annabelle contava solo quello che, per una serie di stupide coincidenze, Kevin, Joe e Nick avevano in comune con Michael... non l'amore che, tutti e tre, provavano per Coco. Non quello che erano stati in grado e avrebbero continuato a fare per lei.

 

Trattenne il respiro, stringendo rabbiosamente i pugni.

 

- Non ce la faccio...! - Esalò, piegandosi leggermente sulle ginocchia per riprendere fiato.

 

- Tutto bene..? - Sobbalzò leggermente, quando si accorse di Nick fermo accanto a lei. - Lascia che la porti io. - Continuò, indicando Lulù con un piccolo cenno del capo. - Sempre... Sempre se ti fidi! - Arretrò, leggermente frenato dalla sua espressione stranita.

 

- Io... Sì, certo. Grazie. - Mormorò, lasciando che Nicholas le prendesse la bambina. - Non ti pesa? - Soffiò, cercando di sembrare più gentile che esterrefatta.

 

- Non preoccuparti. - Accennò un sorriso, timidamente. - Andiamo...! -

 

- Sì. - Coco. Improvvisamente Coco divenne il suo unico pensiero. Martellante come la paura sorda che fosse già salita sull'aereo. In volo.

 

Seguì Nick che, incredibilmente, scivolava veloce fra la folla anche con la sua piccola stretta fra le braccia e cominciò a cercare, affannosamente, fra migliaia di figure apparentemente tute uguali, due occhi azzurri e lunghi capelli scuri.

 

Joe scavalcò l'ennesimo gruppo di turisti, senza nemmeno vederli, con il cuore che gli martellava nel petto ad una velocità vertiginosa. Sentiva Kevin correre al suo fianco, ma nemmeno di lui riusciva a rendersi del tutto conto. La sola cosa che importava, in quel momento, era Gabrielle.

Il solo sapere che poteva essere lì a due passi e che avrebbe potuto fermarla e trattenerla, gliela faceva vedere ovunque. Ogni volta che incrociava una ragazza bassa o una col cappotto rosso...

 

E il suo cuore ogni volta aveva un sussulto.

Non voleva nemmeno immaginare che fosse troppo tardi. Superarono l'ultimo banco del check-in, mentre il panico cresceva: se fosse arrivata alla zona di imbarco, non avrebbero più potuto raggiungerla.

 

- Kev..! Non c'è! Qui NON C'E'! - Sbottò, guardandosi febbrilmente attorno.

 

- Lo vedo anche da solo, maledizione...! - Ribattè, sbuffando rabbiosamente. - Dobbiamo andare agli imbarchi. Se c'è ancora una possibilità, è bloccarla prima che passi i bagagli a mano per il controllo. - Concluse, risoluto.

 

- Cazzo! Ci sono più di venti uscite diverse...! - Imprecò Joe, pestando un piede a terra. - Non ce la faremo ma-Seattle! -

 

- Seattle!? - Kevin lo fissò, piuttosto confuso. - Cosa significa "Seattle"? - Joe lo arpionò per le spalle, voltandolo bruscamente verso una colonna alla loro destra. Un gigantesco poster patinato faceva bella mostra di , con il logo dell'Operà in cima e una nutrita lista di date, più in basso.

 

- Significa che quella e la prossima tappa del tour! - Esclamò, strattonando il braccio del fratello. - L'orchestra sta andando lì, quindi...! - Senza nemmeno rispondere, Kevin cercò con lo sguardo uno dei display luminosi. Scorse rapidamente i voli, fino a trovare quello che cercava.

 

- Eccolo! Gate 7...! - Mormorò, prima di voltarsi e schizzare verso le scale mobili con Joe alle calcagna.

 

Fu questione di attimi, appena arrivati nell'ampia sala dei metal detector, il loro sguardo si posò sulla colonna disordinata di persone che si affrettava a passare i bagagli sul nastro ronzante. E La videro, entrambi nello stesso istante, in piedi accanto alla figura rigida della madre, mentre si sfilava la sacca di stoffa colorata e faceva per appoggiarla in uno dei cestelli di plastica.

 

- COCO...! NO! -

 

Kevin scattò fulmineo, superando il fratello di misura e nel giro di qualche secondo, le sue braccia furono saldamente strette attorno alla vita di Gabrielle, mentre Joe agguantava la borsetta appena prima che sparisse.

 

- Kevin...! - Soffiò lei, senza quasi rendersi conto di cosa fosse successo.

 

Alzò lo sguardo, fissando apprensivamente Annabelle che li guardava in cagnesco, attraverso l'arco di metallo che aveva appena attraversato. Allontanò bruscamente la poliziotta che stava esaminando le tasche del suo trench, facendo in tempo a muovere un unico passo in avanti, prima che quella la riagguantasse, impedendole di ripassare sotto il detector.

 

- Non devi partire... Non sei più costretta a farlo! - Esclamò Kevin, aumentando la stretta sul suo corpo minuto mentre i suoi occhi saettavano sulla smorfia furibonda della donna. Annabelle strizzò la molletta di brillanti che aveva recuperato dal cesto, graffiandosi le pallide dita affusolate.

 

- Cosa...? Kev, sei impazzito!? - Balbettò, prendendo a tremare impercettibilmente. Nel panico, arpionò i polsi di lui, cercando inutilmente di allontanarlo.

 

- Monique ha sistemato tutto. Lulù non corre più alcun rischio...! - Spalancò gli occhi, fissando Joe come se avesse appena annunciato un'invasione aliena. - Puoi rimanere... - Le sorrise, trattenendosi a stento dal correre a strapparla dalle braccia del fratello.

 

- Giurami che non ti stai inventando tutto...! - Mormorò, mentre il cuore le si bloccava nel petto.

 

- Giuro. - Sobbalzò, nel sentire la voce di Kevin contro il suo orecchio. Si voltò, muovendosi lentamente nel suo abbraccio. Tuffando gli occhi chiari in quelli di lui.

 

Si portò entrambe le mani alla bocca, mentre lo guardava sorridere e annuire impercettibilmente.

 

- NON IMMISCHIATEVI...! Vo- - Abbaiò Annabelle, ancora piantonata dalla poliziotta che non ne voleva sapere di farla tornare indietro. Bloccandosi, quando vide la figlia, totalmente incurante delle sue urla, gettare le braccia al collo del ragazzo più grande e stringersi contro di lui fin quasi a sparire.

 

A completare il quadro, Monique arrivò di corsa, qualche attimo dopo, accompagnata da un terzo giovane. Luciàne era aggrappata alla sua spalla, tranquilla.

Era decisamente, orribilmente in minoranza numerica.

 

- Loro si immischiano quanto vogliono, mamma. E Coco Lulù vanno da nessuna parte. - Replicò la maggiore delle sue figlie, gelida. - Se vuoi partire, lo dovrai fare da sola. -

 

- Hai sentito? - Mormorò Joe, raggiungendo Gabrielle e Kevin. Sorrise, sfiorandole la mano, ancora serrata alla spalla del fratello. - Rimani qui. -

 

Lei non rispose, sussultò appena, stringendosi un po' di più contro Kevin che le accarezzò la schiena con rassicurante dolcezza.

 

Annabelle arriciò le labbra in una smorfia furibonda e, trattenendo a stento una risatina isterica, scagliò la molletta oltre l'arco del detector con tanta foga, che quella rimbalzò sul pavimento levigato e rotolò fino ai piedi di Joe.

Se ne andò, stringendo rabbiosamente la sua borsetta, mentre lui raccoglieva il fermaglio e nessuno, ormai, le badava più. Monique sospirò profondamente, ripetendosi che, se fosse stata una buona figlia, avrebbe almeno provato a correrle dietro.

 

- Se ne è andata. - Nel frattempo, Joe era di nuovo accanto a Coco. Le accarezzò i lunghi capelli scuri, indugiando con le dita contro la sua guancia arrossata.

 

Dopo un attimo che parve infinito, lei si staccò da Kevin, voltandosi a guardare la colonna di persone scorrere al di là del metal detector, ormai sgombro. Senza quasi crederci.

 

- Per una volta ti è concesso tornare indietro e scegliere di fare quello che vuoi, non quello che devi. - Mormorò Joe, prendendole il viso fra le mani. Si chinò a posarle un bacio leggero sulle labbra socchiuse e la sentì sorridere, lievemente, contro la sua bocca.

 

- E' andata, sì, ma vorrà delle spiegazioni. - Replicò aspra Monmon. - Proverà comunque a prendersi Luciàne, lo sai. - Gabrielle la guardò, annuendo appena oltre la spalla di Joe.

 

- Non mi avete raccontato una balla, vero? - Soffiò, arpionando il braccio di lui. - C'è sul serio un modo per far restare Lulù...? -

 

- Un documento firmato e timbrato dal tribunale ti può bastare? - Rispose Monique, tornando a sorridere.

 

Per Coco fu come se la avessero liberata improvvisamente di tutto il peso, la tensione e la paura accumulata negli ultimi giorni. Scivolarono via con tanta forza che sentì quasi cedere le gambe.

Lasciando spazio ad un infinito, soffocante sollievo.

Spostò lo sguardo dalla sorella a Nick, che le stava accanto con Lulù ormai sveglia fra le braccia. Gli sorrise, arrossendo appena mentre lui appoggiava a terra la bambina e le correva incontro.

 

- Posso dirti "bentornata? - Soffiò, mentre l'abbracciava. - Anche se non sei mai veramente partita, grazie a dio. Ultimo capriccio, giuro...! - Aggiunse, ridendo.

 

- Tutto quello che vuoi. - Replicò lei. Lo sguardo di Nicholas si illuminò, nel vederla così felice. - Anche perchè, che mi sei mancato... mi siete mancati, tutti, io devo dirvelo. - Arrossì, mentre Joe e Kevin si avvicinavano. - Sono stata poco più di un'ora, senza di voi, ma, vi assicuro, è stato abbastanza per un'esistenza intera...! -

 

- Sono pienamente, decisamente d'accordo! - Esclamò Joseph, stringendosela contro mentre tutti e quattro scoppiavano in una lunga risata liberatoria.

 

 

***

 

 

Monique prese l'ennesima curva con calcolata delicatezza, canticchiando sommessamente.

Perfino il ticchettio cadenzato della pioggia contro il cruscotto sembrava essersi accordato con la musica soffusa che usciva dalla vecchia autoradio.

Lanciò uno sguardo veloce nello specchietto retrovisore, captando con la coda dell'occhio la figura di sua sorella fusa a quella di Nick. Dormivano profondamente, abbracciati nella penombra dell'abitacolo e nemmeno Joe, per una volta, sembrava aver trovato qualcosa da ridire su come Coco si era lasciata andar fra le braccia del fratello. Indugiò per un momento su di lui, che, dal sedile accanto al suo, analizzava con curiosa attenzione il display del navigatore satellitare.

 

- Dovremo spiegarle davvero tutto su Lulù e quel documento. - Mormorò, prendendola alla sprovvista. - Quando si sveglierà... E' stravolta. Lo siamo tutti... -

 

- Sì... certo. - Annuì lei, studiando il sorriso tranquillo che le rivolse.

 

- E comunque, adesso, abbiamo tutto il tempo. - Continuò lui, fissando gli occhi color caramello sulla strada umida, oltre il vetro rigato di pioggia.

 

- Tutto il tempo del mondo. - Gli fece eco Kevin, da dietro.

 

Monmon osservò con cura i volti dei ragazzi, squadrò sua figlia Lulù che, ormai, sembrava fuori posto fra loro quasi meno della stessa Gabrielle... Fissò Coco, addormentata serenamente come poche volte in vita sua le era capitato di vederla. E sorrise.

 

Tornò a guardare la strada, alzando un po' il volume.

  
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