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Autore: 18Ginny18    19/09/2023    0 recensioni
[Sequel di 'Secrets']
La vita di Ginevra Andromeda Black era stata sconvolta da quella strana Creatura Oscura di cui ignorava il nome. Viveva dentro di lei, come un parassita, e pian piano cercava di prendere il controllo al suo posto.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~The Black Chronicles~'
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Capitolo 39 – I buoni e i cattivi


Era come nel suo incubo: una grande stanza di pietra, fredda e poco illuminata.
Non appena vi entrò, Ginevra si sentì attanagliare la gola dalla paura.
C’era persino l’enorme arco di pietra… Era tutto uguale.
Regulus e Emily arrivarono poco dopo. Le bastò scambiare una breve occhiata con lui per intuire che stavano pensando alla stessa cosa: Stava per succedere.
Gli altri membri dell’Ordine li raggiunsero, lanciandosi nella battaglia che i Mangiamorte avevano scatenato con i membri dell’ES. Ginevra non si aspettava di trovarli lì: Hermione, Ron, Neville, Luna Lovegood, Ginny Weasley, Draco, Blaise, Theodore, Daphne… facevano tutti da scudo a Harry.
Era steso a terra, sembrava svenuto; o almeno era quello che sperava Ginevra.
Si guardò intorno, tenendo d’occhio suo padre: abbatteva Mangiamorte come un forsennato e dal sorriso che sfoggiava sembrava divertirsi un mondo.
Regulus, Emily e Nymphadora proteggevano i ragazzi, combattendo a suon di Schiantesimi contro tutti i Mangiamorte che osavano farsi avanti; Draco e gli altri Serpeverde, però, sembravano impegnati in una lotta verbale con altri quattro Mangiamorte dai volti nascosti sotto i cappucci neri e le maschere.
Continuando a combattere al fianco di Moody, Ginevra riuscì a captare la loro conversazione.
- Come hai potuto schierarti dalla loro parte? - gridava uno dei Mangiamorte a Daphne. Le puntava contro la bacchetta, ma non era certo se le avrebbe lanciato contro un incantesimo.
- Come hai potuto tu – ribatté la ragazza, senza nascondere il disgusto. - Dove credi che ti porterà tutto questo? Dove porterà tutti voi?
- Che ragazza sciocca – disse un altro Mangiamorte. - Non capisci che tutto questo ci porterà alla vittoria? Avremo finalmente tutto ciò che abbiamo sempre sognato!
- Davvero, padre? - sbottò Theodore, spalleggiando la sua amica. Chiamare il Mangiamorte in quel modo gli dava il voltastomaco. - Credete davvero a tutte quelle assurdità? Mi fate quasi pena – mormorò infine, come se ammetterlo gli costasse un certo sforzo.
- Abbiamo sopportato a sufficienza le vostre continue pretese, le vostre torture – disse Blaise, fronteggiando i quattro Mangiamorte che stavano di fronte a loro. - Non non vogliamo essere come voi.
Un uomo dai lunghi capelli biondi, sghignazzò. Ginevra lo riconobbe subito: era Lucius Malfoy.
A quel punto capì che davanti ai suoi amici Serpeverde c’erano i loro padri, ma era troppo impegnata a fronteggiare uno spietato Mangiamorte per reagire a quella scoperta. Non osava nemmeno immaginare quello che stavano provando i suoi amici in quel momento.
- Presto vi renderete conto che non potete scegliere – disse Lucius Malfoy. Il suo tono era glaciale, così come i suoi occhi.
- Ti sbagli! – gridò Draco al padre. - Finalmente ho trovato il mio posto! Tutti noi lo abbiamo trovato – e nel dirlo indicò anche i suoi amici.
- Quegli schifosi Mezzosangue gli hanno fatto il lavaggio del cervello – disse uno dei Mangiamorte.
- Daphne – chiamò un altro con tono imperativo. - Ti ordino di…
- Tu non mi ordini proprio niente! Nono sono una tua proprietà! Non più.
Blaise levò la bacchetta contro il proprio padre. Il suo volto esprimeva tutta la rabbia che provava. - Noi. Non. Vogliamo. Essere. Come. Voi.
- Allora morirete. Tutti voi - sibilò il padre di Theodore, scoppiando in una grassa risata. - Avada...
Con somma sorpresa dei ragazzi, e in particolare di Draco, Lucius Malfoy gridò: - No!
Per loro fortuna Alastor Moody pietrificò il padre di Theodore Nott prima che potesse lanciare l’incantesimo contro il suo stesso figlio.
Gli altri Mangiamorte iniziarono a lottare contro l’auror, ignorando Lucius Malfoy che lanciava una supplica al figlio. - Draco… vieni da me.
Allungò la mano, ma il ragazzo non la prese.
Alzò la bacchetta. - Non ti seguirò, padre. Non lo farò mai! - disse, per poi gridare: - STUPEFICIUM!
Lucius Malfoy lo schivò appena in tempo. Nei suoi occhi era apparsa la furia, il disgusto. Aveva perso il suo unico figlio, ed era tutta colpa di Potter.
Gridò, lanciando un incantesimo dopo l’altro contro il proprio figlio, in preda alla furia.
Come aveva potuto schierarsi dalla parte di Potter? Come?!
- Protego! - esclamò qualcuno poco lontano, schermando il giovane Malfoy.
Lucius si voltò, furioso. Doveva scoprire chi gli aveva impedito di punire suo figlio.
Quando vide Ted Tonks sorridere con aria di scherno, capì che era stato lui.
- Cognato – lo salutò Ted con un cenno. - È da tempo che non ci vediamo… Quanti saranno? Quindici anni?
- Sempre troppo poco – ringhiò Malfoy. - Crucio!
Ted fu abbastanza lesto da evitarlo.
- Devo essere sincero, caro cognato – disse, senza abbandonare il sorriso che infastidiva tanto il Mangiamorte. - Mi aspettavo più affetto da parte tua.
- Smettila! - gridò l’altro, lanciandogli la Maledizione senza perdono, che venne prontamente evitata per la seconda volta.
Ted fece spallucce. - Se è quello che vuoi… - disse, lanciandogli uno Schiantesimo dopo l’altro.
Intrapresero un duello serio, senza scherzi e senza battutine. C’erano solo il bene e il male. Rabbia contro rabbia.
Un Mangiamorte stava per colpire Ted alle spalle, ma Nymphadora gli aveva già spedito contro uno Schiantesimo, colpendolo in pieno. Ted la ringraziò con un sorriso e riprese a duellare.
Ogni Mangiamorte era concentrato su uno o più membri dell’Ordine, che scendevano in fretta i gradini di pietra facendo piovere su di loro un incantesimo dopo l’altro. Attraverso i corpi in corsa e i lampi di luce di incantesimi, Ginevra raggiunse i membri dell’ES e Harry. Stavano tutti bene. Proprio come aveva pensato, il fratellastro era semplicemente svenuto.
Cominciò a schiaffeggiargli le guance, per fargli riprendere i sensi. Poi Harry aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre. - Che è successo? - biascicò.
- Sei svenuto.
Harry mise a fuoco ciò che aveva intorno, poi guardò la sorella. - E tu che ci fai qui? - domandò sorpreso.
- E c’è da chiederlo? - ribatté la ragazza, inarcando un sopracciglio. - Sono venuta a salvarti le chiappe, Potter!
Lo aiutò a rimettersi in piedi. E alla fine, senza riuscire a trattenersi, cominciò ad urlargli contro.
- Come diavolo ti è venuto in mente di venire qui? Volevi farti ammazzare?
Lui abbassò lo sguardo, colpevole. - Credevo che tu e Sirius foste in pericolo…
- Be’, potevi accertartene prima di trarre conclusioni affrettate, no? - lo accusò lei, in preda al nervoso.
I suoi occhi vagarono per tutta la stanza fino ad incrociare Sirius.
Stava bene.
Lottava contro tre Mangiamorte alla volta, ma stava bene.
Ginevra sospirò, buttando fuori la rabbia accumulata, e abbracciò il fratello. - Non fare più cazzate, ok?
Anche se non poteva guardare il suo volto, Ginevra sentì Harry sorridere. - Ci proverò.
Quando sciolsero quel breve abbraccio lei notò la strana sfera blu tra le mani di Harry. - È quello che penso che sia?
Harry annuì.
Era la profezia.
- Dobbiamo andare! - urlò Kingsley da qualche parte della stanza.
Il pavimento sotto di loro esplose, colpito da un incantesimo, e un cratere si aprì là dove pochi secondi prima c’erano Blaise e Theodore; i Mangiamorte erano spietati persino contro i loro stessi figli.
Per fortuna i ragazzi si erano spostati, in modo tale da non essere un bersaglio facile.
Harry ripose la sfera nella tasca della felpa e agguantò la bacchetta, pronto a tornare nella mischia. - Dov’è la tua? - domandò alla sorella notando che lei non l’aveva con sé.
Per la prima volta da quando era entrata in quella stanza, Ginevra sorrise. - Non ne ho bisogno.
Senza aspettare di scoprire come avesse reagito alle sue parole, Ginevra saltò giù dalla piattaforma ed evocò il fuoco, colpendo uno dei Mangiamorte che avevano messo in difficoltà Neville e Luna.
I due si guardarono intorno, sorpresi, fino ad incrociare il suo sguardo. Poi si aprirono in un sorriso di gratitudine.
Dentro di sé, avvertì che Entity era a dir poco elettrizzata. “È così divertente!”, esclamò. “Possiamo uccidere qualcuno?”.
“No”, rispose come se quella fosse l’ennesima volta che sentiva la stessa domanda.
Neanche uno?”, protestò la voce. “Ma sono tutti cattivi!”.
“Ho detto no!”, ripeté Ginevra, perentoria. “Vivi nel mio corpo, vivi secondo le mie regole.
Allora Entity sbuffò, contrariata. Ma allora dov’è il divertimento?”.
Intrappolando un Mangiamorte in una sfera d’acqua, Ginevra scosse la testa. “Al momento il divertimento non è opinabile, Entity”.
Cattiva”, borbottò l’entità Oscura. “Non ci parlo più con te”.
Ma Ginevra sapeva benissimo che non diceva sul serio. Avevano già avuto mille conversazioni che si concludevano in quel modo e alla fine Entity cedeva sempre.
Lanciò l’ennesima occhiata a Sirius: era poco distante da lei, stava duellando contro un Mangiamorte con tale accanimento che non si vedevano quasi le loro bacchette. Harry era al suo fianco, spalleggiandolo senza problemi.
Come ha fatto a raggiungerlo così in fretta?”, domandò Entity, confusa.
Ginevra non rispose.
Era pronta a raggiungerli, ma qualcuno la attaccò alle spalle. - Crucio! - e lei cadde in ginocchio, senza riuscire a impedire le scosse di dolore lungo tutto il suo corpo. Provava un immenso dolore bruciante lungo tutto il corpo, tanto forte da impedirle di stare in piedi. Si contorceva sul pavimento, ululando per il dolore, ma solo per poco.
Le veniva da vomitare.
- Bene, bene, bene… Chi abbiamo qui? - mormorò tra sé e sé il Mangiamorte, piazzandosi davanti a lei. La guardava con un sorriso sadico dipinto sulle labbra. - Oh, ma che tenero uccellino. Peccato che abbia un’ala spezzata – ringhiò tra i denti prima di tirarle un calcio al braccio destro.
Incapace di nascondere la sofferenza, Ginevra urlò. Il suo dolore echeggiò per tutta la sala.
Aveva sentito il suono di un osso che si rompeva.
Lanciò una serie di imprecazioni contro l’uomo incappucciato, ansimando.
Entity era spaventata. Lo sentiva.
In quel momento mormorava frasi come: “Posso farcela. Lo posso aggiustare”, ma forse era solo l’immaginazione di Ginevra.
Il Mangiamorte si stava preparando a colpire di nuovo, ma Ginevra lo aveva previsto: allungò il braccio sinistro verso l’uomo, evocando una forte folata di vento che lo fece volare lontano da lei.
Ansante, e ancora un po’ stordita per la Maledizione che le era stata lanciata, Ginevra si tirò in piedi. Il braccio faceva un male indescrivibile, ma doveva farsi forza. Non poteva soccombere per così poco.
Con suo grande orrore, vide il Mangiamorte rimettersi in piedi e avanzare verso di lei. Fissava i suoi occhi freddi con il fiato sospeso.
Prima non se n’era accorta, ma in quel momento capì di conoscere già quell’uomo. Era il Mangiamorte del suo incubo.
Proprio come nei suoi ricordi, il Mangiamorte ricambiò il suo sguardo con un sorriso sadico. Fece un passo lento e sfrontato verso di lei, pronto a puntare la bacchetta.
- Ci dai dentro, eh? - Sembrava colpito. Una luce folle gli illuminò gli occhi famelici. - Mi piace…
Aveva tutta l’aria di voler giocare.
Ginevra voleva attaccarlo, difendersi, ma non riusciva proprio a muoversi. La paura le attanagliava lo stomaco: la sua premonizione era vera. Non era solo un sogno. Ora ne aveva la conferma.
I suoi occhi si muovevano frenetici, dal Mangiamorte all’enorme arco di pietra al centro della stanza, sperando di trovare una soluzione o un aiuto, ma non trovò nulla. Non riusciva a vedere nemmeno Regulus, Sirius o Harry in quel viavai di lampi di luce che andavano da un lato all’altro della stanza.
Provò a mutare forma, ma il dolore al braccio glielo impedì.
Era finita.
Harry sbucò dal nulla, urlando: - Petrificus Totalus! - mandandolo al tappeto.
Ginevra si voltò a guardarlo. - Harry – ansimò. Aveva le lacrime agli occhi. - Dov’è papà? Ti prego, dimmi che è al sicuro.
Gli attanagliava la maglietta, pregando con tutta sé stessa che non stava per accadere quello che più temeva. Pregava che Harry le dicesse che Sirius era lontano, insieme agli altri membri dell’Ordine e dell’ES. Che erano rimasti gli ultimi a lasciare la sala. Desiderava che lui le dicesse che tutto andava bene e che stavano per tornare a casa… ma non fu così.
- È lì – rispose lui, guardando in un punto ben preciso alle spalle della ragazza.
E fu allora che la sentì.
Quella risata... Quell’orribile risata che aveva popolato i suoi incubi per mesi interi. Echeggiava nella stanza come un presagio orribile.
Ginevra si voltò e fu allora che la vide: una donna dai folti capelli neri e dal viso smagrito come un teschio: Bellatrix Lestrange.
Era proprio lì, a pochi metri di distanza, più terrificante di quanto credesse. Lottava a suon di incantesimi contro Sirius, sfoggiando un sorriso malvagio. Era quasi come se anche lei sapesse cosa stava per accadere.
Il panico si impossessò della ragazza. - Sta per succedere…
- Cosa? Cosa sta per… - Harry si fermò. La domanda gli morì sulle labbra.
La sua mente stava collegando tutte le informazioni, tutto quello che sua sorella gli aveva rivelato, tutti i segreti… o almeno credeva fossero tutti. Ricordò quando lei gli aveva parlato di aver sognato più volte la morte di James e Lily quando era bambina… e che poi era successo ancora una volta con Cedric…
Fu allora che Harry ricordò lo strano comportamento che la sorella aveva avuto negli ultimi tempi. Il motivo che lo aveva spinto a distanziarsi da lei… sapeva che gli stava nascondendo qualcosa, lo aveva sempre saputo, ma fino a quel momento credeva che il problema fossero Entity, la Profezia e tutto il resto. Credeva che gli avesse detto tutto quando si erano riappacificati.
Evidentemente si sbagliava.
Guardò Sirius ed era come se nella sua testa fosse appena scattato un campanello d’allarme. Fu allora che capì ogni cosa.
Harry iniziò a correre verso Sirius, che lottava contro la sua folle cugina, senza prestare ascolto alle proteste di Ginevra.
La sentiva correre dietro di sé, ma non voleva fermarsi a guardare. Non si accorse nemmeno che uno dei Mangiamorte alle loro spalle l’aveva pietrificata.
Per lui c’era un solo obbiettivo: doveva impedire che Bellatrix facesse del male a Sirius. Doveva fare qualcosa. Non poteva stare con le mani in mano.
Quando vide un bagliore febbrile negli occhi scuri di Bellatrix puntare Sirius, Harry agì d’istinto, lanciandole uno Schiantesimo talmente potente da destabilizzarla.
- Bel colpo! - gridò Sirius quando incrociò il suo sguardo.
Un getto di luce verde vagò verso di loro, ma riuscirono a chinarsi in tempo per evitarlo.
Ginevra, ancora pietrificata, vedendo la scena da lontano perse un battito.
C’era mancato poco. Molto poco.
Non le importava se attorno a sé c’era ancora chi si dava battaglia, i suoi occhi erano puntati su Harry, Sirius e Bellatrix.
Dal modo in cui la donna batté il piede per terra, si poteva ben notare quanto fosse furiosa per aver mancato il bersaglio.
Ginevra si sentiva impotente, come nei suoi incubi. Non riusciva a reagire, non poteva avvicinarsi. Nessuno la sentiva urlare… era tutto dannatamente uguale. Entity provò ad aiutarla in tutti i modi possibili, proponendole persino di attingere al suo potere per liberarsi, ma Ginevra non ci riusciva. Era troppo debole per fare qualunque cosa e il braccio sul quale poggiava il suo corpo pietrificato era lo stesso braccio che il Mangiamorte le aveva rotto con un calcio e provava un dolore immane.
La sua unica speranza era che qualcuno si accorgesse di lei e che la liberasse da quello stupido incantesimo, ma sembrava che tutto le remasse contro.
La fine era inevitabile.
Osservava inerme Sirius e Bellatrix che continuavano a duellare, le scintille che sprizzavano dalle bacchette guizzanti come spade… Harry interveniva in modo da poter proteggere il padrino dai colpi.
Poi, qualcuno gridò; chi spaventato e chi entusiasta: era arrivato Albus Silente.
Harry si voltò e vide: il suo volto pallido e furente. Si sentì attraversare da una sorta di scarica elettrica... erano salvi.
Senza smettere di camminare, Silente stordì un numero indefinito di Mangiamorte in un solo colpo. Ormai erano rimasti davvero in pochi.
Scese i gradini in fretta, passando accanto al ragazzo come se niente fosse. Puntava dritto verso un corridoio ben preciso.
Bellatrix lo notò e gli urlò contro, adirata. - Non ci provare nemmeno, vecchio!
Provò a fermarlo con le Maledizioni Senza Perdono, ma Silente sembrava evitare i tre incantesimi senza il minimo sforzo, quasi come se se fossero delle zanzare fastidiose.
Bellatrix si lanciò in un grido isterico, senza smettere di attaccarlo. Non doveva permettere che Silente raggiungesse quella stanza. Il Signore Oscuro era stato chiaro: doveva essere Potter a varcare quella soglia.
Sirius e Harry approfittarono della distrazione della Mangiamorte per attaccarla. Le lanciarono contro tutti gli incantesimi che conoscevano, ma Bellatrix si riprese in fretta.
Attaccò come una furia, disarmando Harry in meno di un secondo, dopodiché lo colpì con un incantesimo stordente.
Harry cadde a terra, sconfitto, ma almeno era ancora vivo. Quella era l’unica consolazione che Ginevra riuscì a trarre in quel momento. La sua visione non era completa… forse c’era ancora una speranza. Forse anche Sirius poteva ancora salvarsi…
In quel momento Ginevra sentì qualcuno chinarsi al suo fianco pronunciare: - Finite Incantem! - e lei riuscì finalmente a muoversi. Con le lacrime agli occhi, guardò il suo salvatore.
Ted Tonks l’aiutò ad alzarsi, facendo attenzione al braccio rotto. - Stai bene? - le domandò, ma Ginevra non lo ascoltò nemmeno. Scattò in fretta verso il padre, intenzionata a ingannare il destino.
Sirius aveva appena schivato il fiotto di luce rossa di Bellatrix, deridendola.
- Avanti, puoi fare di meglio! – le gridò.
Quella frase… Ginevra l’aveva già sentita.
- Papà! NO! - urlò, senza arrestare la sua corsa contro il tempo.
Il secondo getto luminoso partì dalla bacchetta di Bellatrix, puntando dritta su Sirius. Ginevra si lanciò contro di lui, spingendolo di lato fino a farlo cadere.
Prima di chiudere istintivamente gli occhi, come per proteggersi dall’urto, vide la sorpresa sul volto di Sirius. Poi il buio.
Caddero entrambi, atterrando sul pavimento lastricato di pietra, rotolando l’uno lontano dall’altra.
Ginevra riaprì gli occhi a fatica, provando un gran dolore al braccio rotto. Probabilmente il suo gesto eroico non aveva migliorato la situazione. Aveva sentito un altro crack, il che poteva significare che le sue ossa si erano rotte ulteriormente.
Aiutandosi con il braccio buono, si tirò su.
Nonostante all’inizio la sua vista fosse annebbiata, riuscì a distinguere una figura alta e imponente che le dava le spalle: Regulus stava proteggendo lei e Sirius.
Il cuore della ragazza ebbe un attimo di leggerezza.
La visione non si era avverata. Aveva salvato Sirius.
- Togliti di mezzo, idiota – ringhiò Bellatrix a Regulus. - È una questione che non ti riguarda.
- Oh, mi riguarda, eccome... cugina! – ribatté Regulus. Il suo tono era pacato, ma dentro di sé vi era la tempesta.
Bellatrix lo studiò con attenzione, ondeggiando la testa da un lato all’altro come un cucciolo curioso.
Assottigliò lo sguardo e lo puntò su di lui.
I suoi occhi si illuminarono di una luce divertita. Poi, d’un tratto, si fece di nuovo seria, come colta da una rivelazione improvvisa. - Non può essere… - sussurrò. Sul suo volto apparve un sorriso indecifrabile. - Tu sei morto!
Senza smettere un solo istante di puntarle contro la bacchetta, Regulus rispose con un sorrisetto più simile a una smorfia: - Strano… non credevo di esserlo. Io mi sento molto vivo. Te lo dimostro? - la incalzò, iniziando uno scontro senza esclusione di colpi.
- Ci hai traditi, allora – lo accusò Bellatrix. - Come hai potuto lasciare il Signore Oscuro?
Una luce rossa per poco non colpì Regulus, che rilanciò subito dopo.
- Ti sei unito al nemico! - gli sputò contro la donna, scoppiando a ridere come una pazza. - Avevi un grande futuro davanti a te, Regulus. Ma a quanto pare sei solo un piccolo, stupido, traditore. Dovevi rimanere morto!
Schermandosi dall’ennesimo attacco, Regulus le rivolse un sorriso obliquo, provocatorio. - E tu parli troppo, Trixy – disse, per poi colpirla in pieno petto con un getto verde luminoso.
Sorpresa di essere stata colpita, Bellatrix sgranò gli occhi e il sorriso maligno le si congelò sulle labbra: per una frazione di secondo sembrò capire cos’era successo, poi si lasciò cadere all’indietro.
Un suono sordo del suo corpo senza vita rimbombò sul terreno, seguito dai mormorii sorpresi dei Mangiamorte rimasti che si smaterializzarono subito dopo.
Fu allora che, finalmente, Ginevra sentì il cuore farsi più leggero. Come se un peso enorme fosse stato sollevato dal suo petto.
Bellatrix Lestrange, colei che aveva tormentato i suoi giorni fino a quel momento, era morta.
Quello che stava provando in quel momento era una sensazione strana, che non aveva mai provato prima e che le metteva un po’ paura. Temeva che quello fosse tutto un sogno… come se tutto quello che era appena successo in realtà fosse tutta una visione.
Entity la rassicurò, provando la sua stessa leggerezza. “Non è un sogno”, disse. “È morta davvero”.
Un sorriso spontaneo spuntò sulle sue labbra e sospirò, sollevata. Incrociò lo sguardo di Regulus che sorrideva a sua volta.
Erano liberi. Avevano evitato che la visione si avverasse.
Stavano tutti bene.
Si voltò verso suo padre, per condividere la gioia di quella conquista… ma quando abbassò lo sguardo su di lui, il sorriso le morì sulle labbra.
- Papà?
Sirius era disteso a terra, in una pozza di sangue che gli circondava la testa. Aveva gli occhi chiusi e non muoveva un muscolo.
Ginevra si avvicinò a lui, esitante. Il cuore sembrava incespicare ad ogni passo che faceva verso di lui. - Papà…?
  
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