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Autore: 7vite    20/09/2023    0 recensioni
La linea di sangue dei Mishima è maledetta, qualcosa li ha posseduti, qualcosa di inspiegabile e forse di indistruttibile: il gene del diavolo.
Nessuno sa con certezza quando e come sia cominciata la maledizione, ma una cosa è certa: ne può sopravvivere uno soltanto.
Quando Jin Kazama scopre di essere un discendete dei Mishima comincerà a fare i conti col suo destino e si prefisserà un solo scopo: uccidere suo padre e suo nonno.
Ma Kazuya e Heihachi hanno esattamente lo stesso obiettivo.
Chi avrà la meglio?
PS- La mia storia si discosta un poco da quella originale, quindi troverete diverse incongruenze ai fini narrativi.
PPS- La storia é un repost che avevo asciato incompiuto e che adesso voglio terminare.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
- Un nuovo inizio -

Quando Baek apprese tramite il notiziario che il tempio Honmaru era stato raso al suolo e che al suo interno era stato rinvenuto il cadavere di Heihachi Mishima capì immediatamente cosa fosse successo e, in compagnia di Julia, tornò alla Zaibatsu. L'ingresso era pieno zeppo di giornalisti, accorsi da ogni lato di Tokyo per assicurarsi un'intervista del nuovo legittimo presidente, Jin Kazama, che però per il momento aveva dichiarato il silenzio stampa.
La giovane segretaria li fece scortare all'ultimo piano e quando la porta si aprì, Baek fu investito da un uragano rosso. Hwoarang vi si era gettato tra le braccia come un bambino e l'aveva stretto in un abbraccio, il primo che si scambiassero. Baek faticò per reprimere le lacrime e si congedò dal giovane dandogli delle affettuose pacche sulle spalle. Hwoarang ritrovò un po' di dignità alla vista della ragazza che accompagnava il maestro, non appena la scorse cercò di darsi un tono, ma il danno era fatto.
«Perdonalo Julia, ha la tendenza a mettersi sempre in imbarazzo, ma in fondo è un bravo ragazzo.»
Le disse in modo amichevole, e lei sorrise di cuore di fronte a quella scena commovente. Allungò una mano verso il coreano presentandosi, e per tutta risposta Hwoarang arrossì violentemente balbettando il proprio nome.
Baek scosse la testa, quel tipo era irrecuperabile! Sperò che Julia non si fosse lasciata ingannare dalla prima apparenza, le aveva parlato molto di lui e gli era sembrata sinceramente interessata a conoscerlo. Ormai lui stava invecchiando e prima di andarsene avrebbe voluto vedere il proprio eletto sistemato con una brava moglie e quella ragazza era deliziosa, non poteva ambire a un'aspirante migliore.
Sperò solo che il suo allievo non avesse rovinato tutto ancor prima del tempo.
«Beh, alla fine ce l'avete fatta, mi congratulo con tutti voi, fate proprio una bella squadra.»
«Ho creduto per tutto il tempo che saremmo morti.»
Commentò Hwoarang con un risolino, era bello poter tornare a sorridere con spensieratezza.
«Io ci ho creduto sino alla fine... Alla morte, intendo.»
Gli fece eco Jin, che vedevano ridere per la prima volta.
«Cos'hai intenzione di fare con la tua eredità?»
Gli chiese Baek tornando serio.
«Non ho alcun interesse a divenire il nuovo presidente dell'azienda, venderò la proprietà al miglior offerente.»
Dichiarò Jin, che voleva liberarsi della Zaibatsu quanto prima, quel luogo custodiva i peggiori segreti della propria famiglia e non voleva preservarli.
Non lo disse ad alta voce, ma aveva già stabilito che parte dei ricavi andasse ai suoi compagni di viaggio, come ringraziamento.
«Avrei una richiesta da farti.»
Cominciò a dire Julia, sentendosi un po' in imbarazzo, dal momento che non conosceva bene il giovane e le sembrava quasi maleducato avanzare proposte.
«Qui dentro sono intrappolati molti animali che appartengono alla natura selvatica: Panda, Kuma, Roger...»
Nina roteò gli occhi, intuendo dove volesse andare a parare.
«E vorrei chiederti di liberarli, di restituirli all'ambiente a cui appartengono.»
«Ma... Non sarebbe pericoloso per degli animali cresciuti in cattività trovarsi in libertà? Rischierebbero di essere una minaccia per loro stessi e per gli altri.»
Fece notare Asuka.
«Ho fatto delle ricerche e scoperto qui a Tokyo una cooperativa che si occupa della reintegrazione degli animali cresciuti in cattività nel loro habitat naturale, scommetto che sarebbero in grado di occuparsene,e sarei ben lieta di unirmi al loro team.»
«Certo, non vedo perché no.»
Decise Jin con una scrollata di spalle.
«A proposito di Panda, voglio assolutamente rivederla.»
Dichiarò Xiaoyu con entusiasmo.
«Dopotutto è anche grazie a lei se abbiamo ritrovato Jin.»
«E mi ha anche salvato la vita.»
Continuò Baek, col cuore colmo di gratitudine per quella dolce bestiola e, trovandosi di fronte i loro sguardi interrogativi raccontò della sua prigionia e del provvidenziale aiuto di Panda e Julia.
«Heihachi era un uomo disgustoso.»
Sentenziò infine Asuka, con sguardo colmo di disgusto.
«Allora suggerirei di festeggiare le nostre chiappe ancora integre brindando al nostro eroe.»
Propose Nina infine, parlando per la prima volta. Si diresse verso l'armadio dei liquori ed estrasse un Glenfiddich d'annata che Heihachi dichiarava di detestare ma che in realtà sospettava amasse bere di nascosto.
Versò il liquido in sette bicchieri e sollevò in alto il proprio.
«A Kazuya.»
Disse a gran voce, gli altri la imitarono.
«A Kazuya.»
Bisbigliò Jin ripensando al padre con cui aveva passato così poco tempo e senza il quale adesso non sarebbe lì, provando un grande moto di gratitudine. Fantasticò su un immaginario paradiso dove i suoi genitori si trovavano, liberi finalmente di amarsi eternamente, senza alcuna minaccia pronta a rovinare il loro equilibrio e seppe che un giorno li avrebbe raggiunti.
Al termine del brindisi il silenzio venne rotto da un suono acuto proveniente da Xiaoyu.
«Santo cielo, questa roba fa davvero schifo.»
Nina si rabbuiò.
«Ma cosa diavolo vuoi capirne tu?»

***

Poteva fingere indifferenza, ma l'incontro tra Kazuya e Kazumi e tra Jin e Jun aveva fatto scattare qualcosa in lei. Nina aveva perso il padre molto tempo prima e avrebbe dato qualsiasi cosa al mondo per rivederlo anche solo un'ultima volta, e con questa nuova consapevolezza decise che fosse finalmente arrivato il momento di presentarsi a Steve Fox.
Organizzò un appuntamento con l'agente del ragazzo e si preparò per incontrarlo al ristorante.
Non aveva ancora deciso cosa gli avrebbe detto, né tanto meno era capace di spiegarli le cause che avevano contribuito alla sua nascita, ma non gli avrebbe mentito, e se lui avesse posto qualche domanda, avrebbe risposto onestamente. Sentiva che fosse giusto che quel ragazzo, che aveva l'età di Jin, sapesse la verità sul proprio conto una volta e per tutte.
Come Jin, per molto tempo Steve doveva essersi arrovellato il cervello chiedendosi chi fossero i suoi antenati, perché l'avessero abbandonato e come mai non vi fosse alcuna notizia reperibile sul loro conto.
Era tempo di sciogliere quei nodi e portare la verità a galla – ma ciò non significava che gli avrebbe fatto da madre, quello poteva scordarselo!

 

***
 

Xiaoyu tornò da suo nonno e, insieme a Julia, si candidò per lavorare presso l'associazione in cui erano stati trasferiti tutti gli esperimenti della Mishima Zaibatsu. Kuma e Roger erano molto aggressivi e spesso i dipendenti avevano difficoltà a gestirli, ma Panda li rimetteva in riga sgridandoli ogni qualvolta sbagliassero, divenendo un'aiutante preziosa.
Qualche mese dopo lo scontro finale al tempio Honmaru ricevette una lettera proveniente da Jin, le tremarono le mani mentre l'apriva, domandandosi cosa mai potesse celare e l'urlo che cacciò quando scoprì il contenuto fece accorrere suo nonno.
«Che cosa è successo?»
Chiese in tono preoccupato presagendo il peggio. La nipote lo fissò con occhi sgranati e la bocca spalancata facendo sventolare la busta, incapace di proferir parola.
«Che cos'hai lì? Fa' vedere.»
L'anziano le strappò via dalle mani la lettera e lesse la somma che Jin aveva scritto sull'assegno, urlando a sua volta. Nella sua intera vita non aveva mai visto così tanti zeri.
Xiaoyu lesse le brevi parole che Jin aveva scarabocchiato sul foglio d'accompagnamento e sorrise.
«Santo cielo nonno, con questa somma posso comprarmi un luna park!»
Affermò allegramente con una fragorosa risata, riprendendosi la busta e correndo in camera propria. Quando fu sola al buio non si vergognò di piangere, rileggendo ancora e ancora quelle brevi parole, sino ad impararle a memoria.
“Cara Xiaoyu, ti ringrazio dal profondo del cuore per essere stata al mio fianco e per aver rischiato la tua vita per salvare la mia. Ti prego di accettare questo dono come segno della mia riconoscenza. A fine mese lascerò il Giappone, ho deciso di utilizzare la mia parte per esplorare il mondo.
Ti porterò per sempre nel cuore. Con affetto, Jin.”

 

***
 

Hwoarang e Baek avevano utilizzato una parte del denaro di Jin per ristrutturare la casa di Seoul e una parte venne donata al consorzio per cui lavorava Julia. Hwoarang si era invaghito immediatamente di lei, e la ragazza sembrava ricambiare il suo interesse.
Per questa ragione Hwoarang decise di restare a Tokyo, per stare il più vicino possibile alla sua nuova fiamma e di tanto in tanto l'aiutava col suo nuovo lavoro, anche se gli animali parevano non gradire la sua presenza, spesso gli facevano dei dispetti che portavano Julia a sbellicarsi dalle risate.
Stare vicino a lei e a Xiaoyu lo riempiva di gioia, grazie a quell'esperienza aveva conosciuto delle persone meravigliose che sperava continuassero a far parte della sua vita anche in futuro.
Lo addolorava l'idea che Jin sarebbe partito, ormai si era affezionato a lui, anche se non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma comprendeva le ragioni che lo spingevano a spostarsi. Ormai non era rimasto più nulla che lo ancorasse alla sua isola natia.
Sperò solo di poterlo rincontrare, prima o poi, magari quando si fosse stancato di viaggiare per il globo sarebbe tornato. Lui sarebbe stato lì.

 

***


Asuka aveva convinto il clan Kazama a ritrasferirsi ad Osaka nel loro vecchio villaggio, dopotutto ormai non vi era più alcun pericolo da cui doversi nascondere e aveva aiutato il padre a ricostruire il dojo di famiglia.
Sua madre aveva ascoltato i suoi racconti con le lacrime agli occhi, era fiera di lei perché aveva dimostrato un grande coraggio e non si era lasciata intimidire da nulla, e soprattutto, perché aveva lottato per qualcosa in cui credeva profondamente, l'innocenza di Jin.
Aveva espresso più volte il desiderio di incontrarlo, per poter avere l'occasione di porgergli le sue scuse personalmente, ma Jin aveva risposto di essere molto impegnato coi preparativi del suo nuovo viaggio e si era limitato ad accettare le scuse, che però non riteneva necessarie.
Sebbene Asuka fosse tornata dalla sua famiglia, si sentiva infelice, incompleta. Dopo aver vissuto un'avventura come quella, era difficile tornare alla monotonia del villaggio. Ma adesso le cose sarebbero cambiate, ora che la pace si era ripristinata avrebbe potuto condurre un'esistenza più sfrenata a Osaka stessa. Ormai nulla glielo vietava.

 

***

Jin era finalmente pronto a partire, era riuscito a spuntare ogni voce della sua lista delle cose da fare.
Tanto per cominciare, aveva concesso a suo padre, sua nonna e al suo bisnonno una degna sepoltura, tutti e tre giacevano insieme, lontano da Heihachi.
Aveva venduto la Zaibatsu al suo nuovo proprietario e aveva sciolto l'esercito della Tekken Force, elargendo ai singoli membri una cospicua buona uscita.
Grazie all'aiuto del dottor Bosconovitch era riuscito a sospendere tutti gli esperimenti compiuti sino ad allora, eliminando le prove affinché nessuno potesse servirsi di quelle spaventose scoperte e si era fatto spergiurare dallo scienziato che non si sarebbe mai più fatto coinvolgere in simili follie. Geppetto aveva sorriso garantendogli la sua parola, ma Jin non sapeva quando potesse fidarsi di un uomo così affascinato dalle mutazioni genetiche.
Aveva fatto recapitare ai suoi amici il denaro per ringraziarli del loro aiuto e li aveva informati della sua imminente partenza.
I bagagli erano pronti già da qualche giorno, non era rimasto più nulla da fare.
Scese in strada e caricò le valigie sul taxi e un attimo prima di entrare sulla vettura trovò Asuka.
«Che ci fai tu qui?»
Gli chiese in tono sorpreso. Si guardò intorno cercando la presenza degli altri, ma a parte lei non c'era nessuno.
«Sono venuta a salutarti.»
Rispose col fiatone, evidentemente aveva corso.
«Non dovevi, ma ti ringr...»
S'interruppe non appena notò che portava un pesante zaino sulle spalle, lei arrossì abbassando lo sguardo.
«Mi... Mi chiedevo... Forse non ti dispiacerebbe un po' di compagnia. Il mondo è grande e girarlo da soli può diventare noioso.»
Jin sorrise, non se l'era proprio aspettato.
«E i tuoi genitori che ne pensano?»
Asuka divenne seria.
«Magari non ne sono entusiasti, ma hanno capito che Osaka è troppo stretta per me. Per anni ho sopportato la piattezza del villaggio Kazama, le mie fughe le ho vissute sui libri, ma dopo aver viaggiato insieme a voi, temo di non riuscire ad accontentarmi dei racconti.»
Jin le rivolse un'occhiata intensa e Asuka dubitò che volesse chiederle di andarsene ma non sapeva come fare.
«Però, forse è stato sciocco da parte mia credere che tu potessi desiderare compagnia, magari dovrei...»
«Vuoi venire con me?»
«Come?»
Chiese arrossendo, aveva capito bene? Jin le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle.
«Averti al mio fianco sarebbe un onore. Ti andrebbe di scoprire il mondo insieme a me?»
Gli occhi di lei si inumidirono, non aveva sperato altro. Annuì vigorosamente e il ragazzo l'aiutò a togliersi lo zaino per caricarlo insieme agli altri bagagli, poi fece accomodare Asuka sul taxi e infine salì anche lui. Rivolse un'ultima occhiata alla Zaibatsu, prima di dare il via all'autista e allontanarsi inesorabilmente verso l'aeroporto.
Quello era solo l'inizio di una nuova avventura, ma non temeva nulla perché non era più solo, adesso c'era Asuka al suo fianco.

  
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