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Autore: C_Totoro    23/09/2023    2 recensioni
La missione al Ministero è stata un disastro. Sirius Black è morto ma la Profezia è andata distrutta, il Signore Oscuro è stato visto dagli Auror e da Caramell e il suo ritorno è quindi su tutti i giornali. Bellatrix sa che il Signore Oscuro è adirato e quando si smaterializza con lei, portandola via dal Ministero e salvandola da Azkaban, Bella si aspetta una punizione con i fiocchi. Invece, quello che l'aspetterà sarà ben peggiore di qualsisi sua più perversa fantasia...
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“No!” Bellatrix non poteva credere a quello che Potter stava dicendo.
Non poteva essere vero.
Non doveva essere vero.
Mesi di preparazione e la Profezia era andata distrutta? Sapeva che non gliel’avrebbe mai perdonato, nonostante avesse combattuto contro Tonks, Kingsley, nonostante avesse ucciso il suo stesso cugino, Sirius Black… mai le avrebbe perdonato di non aver portato a termine quella missione. Nonostante non ne fosse lei a capo ma Lucius e quindi la sua responsabilità non poteva essere piena… ma sapeva anche come con lei il Signore Oscuro fosse particolarmente pretenzioso… particolarmente spietato…
“Non è vero, stai mentendo!” urlò ancora Bella in preda al panico che non poté che aumentare quando una nera figura comparve al centro dell’atrio. Sentì lo stomaco contrarsi, attorcigliarsi. Mesi di preparativi per non farlo andare al Ministero della Magia e ora, a causa della loro inadempienza, lui era lì.
“PADRONE, HO PROVATO, HO TENTATO – NON PUNITEMI – ” Bella cadde in ginocchio abbassando la testa con fare sottomesso. Sapeva di averlo deluso e sapeva che il Signore Oscuro non era uomo dal facile perdono. Sarebbe riuscita a recuperare? Avrebbe sopportato tutto se solo ci fosse stata certezza di un suo perdono. Qualsiasi punizione avendo però la garanzia che il loro rapporto rimanesse intanto, inalterato.
“Non sprecare il fiato!” urlò Potter “Non può sentirti da qui!”
“Non posso, Potter?”
Bella deglutì nel sentire la fredda voce sibilante del suo Padrone. Lo conosceva bene, conosceva ogni sua inflessione.
No, non era arrabbiato.
Era fuori di sé.
“Quindi hai distrutto la mia Profezia? No, Bella” aggiunse Voldemort scuotendo il capo e spostando per qualche secondo l’attenzione su di lei.
Bellatrix lo osservò implorante, sperava che lui, con un solo sguardo, potesse capire quanto stesse soffrendo per averlo deluso. Per aver fallito. Non le piaceva fallire, lui lo sapeva bene… la conosceva meglio di chiunque altro…
“Non sta mentendo…. Vedo la verità fare capolino dalla sua insulsa mente… mesi di preparativi, mesi di sforzi… e i miei Mangiamorte hanno lasciato che Harry Potter mi gabbasse di nuovo…”
“Padrone, mi dispiace, non lo sapevo, stavo combattendo con l’Animagus Black!” singhiozzò Bellatrix buttandosi ai piedi del Signore Oscuro mentre lui avanzava nell’atrio deserto. Sapeva non avrebbe accettato nessuna scusa ma doveva provare e poi… poi c’era Silente…
“Padrone, dovete sapere-”
“Fai silenzio, Bella” la interruppe Voldemort con fare minaccioso “Mi occuperò di te tra qualche secondo. Pensi che sia venuto al Ministero della Magia per sentire le tue piagnucolose giustificazioni?”
Bella si morse le labbra e lo guardò implorante, non importava cosa avesse in serbo per lei dopo doveva sapere, sapere che… “Ma Padrone” lo chiamò ancora consapevole che insistere quando intimava di fare silenzio era pericoloso “Lui è qui… è sotto…”
Voldemort la ignorò e Bella pensò che forse già ne era consapevole… come era consapevole del fatto che la profezia era andata distrutta. Ma allora perché? Non era lì per sentire le sue piagnucolose giustificazioni – e su quello Bella non aveva dubbi – sapeva che la profezia era andata distrutta, probabilmente sapeva che Silente era lì. Perché, quindi, si era presentato al Ministero della Magia? Qual era il suo scopo? Perché rischiare così?
“Non ho più nulla da dirti, Potter” la voce fredda di Voldemort la riscosse. Forse era lì per cogliere l’occasione e farlo fuori… ma era decisamente un long shot… “Mi hai infastidito troppo spesso, troppo a lungo. AVADA KEDAVRA!
Bella osservò con occhi sgranati e il cuore colmo di speranza il lampo di luce verde lasciare la bacchetta del Signore Oscuro, si leccò le labbra pregustando la morte del ragazzo e gioendo perché, se Potter moriva, forse il Signore Oscuro sarebbe stato abbastanza di buon umore per garantirle il perdono…
Fu con un sussulto che Bella vide la statua prendere vita: il mago piombò di fronte a Potter prendendosi la Maledizione al suo posto e impedendo, di fatto, al ragazzo di morire.
“Cosa – ?” urlò Voldemort, i suoi occhi rossi perlustrarono l’atrio fino a quando non incontrarono un alta figura e le sue pupille si dilatarono “Silente!” sibilò con una smorfia di disappunto.
Bellatrix vide le altre statue prendere vita e quella della strega andare verso di lei. Bella gridò, colta alla sprovvista, e prese a lanciarle un incantesimo dietro l’altro, una maledizione dietro l’altra, ma nulla sembrava scalfire la statua che, infine, la raggiunse e la immobilizzò a terra.
Bella si sentì subito impotente, inutile, non all’altezza.
Il Signore Oscuro era lì e avrebbe dovuto affrontare Silente senza il suo aiuto solo perché lei non era abbastanza…
Non che l’Oscuro Signore avesse bisogno di lei… ma…
“È stato sciocco da parte tua venire qui stasera, Tom” disse con calma Silente.
Bella si mosse a disagio sotto la statua. Era la prima volta che sentiva il suo Padrone essere chiamato Tom. Sapeva fosse il suo nome, eppure le faceva strano comunque… come se quel nome banale non potesse affatto rappresentare tutto ciò che il suo Padrone era. Tutto quello che rappresentava.
“Gli Auror stanno per arrivare-”
“Per allora io me ne sarò già andato e tu sarai morto”
Bella osservò con occhi sgranati il Signore Oscuro affrontare Albus Silente. Aveva sempre saputo che, in qualche modo, il suo Padrone riteneva Silente una minaccia. Bella non se ne capacitava perché sapeva che nessuno – nessuno – poteva anche solo lontanamente essere all’altezza del suo Padrone. No, neanche Albus Silente che sì, certo, era un mago potente… ma al livello di Lord Voldemort?
No.
Nessuno era al livello del suo Signore e Padrone.
L’apprensione attanagliava le budella di Bellatrix mentre il Signore Oscuro si scontrava con quel Babbanofilo di Albus Silente. Sapeva che il suo Signore era in grado di tenergli testa eppure, il suo cuore non ne voleva sapere di smettere di battere ansioso, senza sosta, con dolore. L’idea di perderlo era qualcosa di intollerabile, pur sapendo che non poteva essere sconfitto, la sua ansia non voleva saperne di lasciare il suo corpo. Era qualcosa che non desiderava, eppure era lì, e lei non ne aveva il controllo.
Ha ragione Silente, si ritrovò a pensare Bellatrix. Esistono cose ben peggiori della morte, come perdere la persona amata… perdere il mio Padrone…
Bella scosse la testa e cercò subito di bloccare quei pensieri. Non dovevano neanche formarsi nella sua testa. Non poteva permettersi di farli, non poteva permettere che il suo Padrone li vedesse, li trovasse… sapeva che lo avrebbe interpretato come un tradimento, sebbene per lei non esistesse cosa peggiore del perdere lui… del deludere lui… di non essere con lui…
“PADRONE!” urlò Bellatrix con tutto il fiato che aveva in gola quando vide l’acqua avvolgere il Signore Oscuro, coprirlo, soffocarlo… Ma Lord Voldemort non poteva perdere contro Albus Silente… non poteva… l’acqua ricadde nella vasca, strabordando fuori.
Del Signore Oscuro non c’era traccia.
Se n’è andato, pensò Bella provando a smettere di singhiozzare e a soffocare i suoi gemiti sofferenti. Se n’è andato e mi ha lasciata qui… qui… mi ha lasciata qui… tra i nemici… di nuovo ad Azkaban… non gli importa di me…
“Uccidimi ora, Silente…”
Bellatrix spalancò gli occhi e vide Potter contorcersi al suolo mentre parlava con la voce del suo Signore.
“Se la morte non è nulla, Silente, uccidi il ragazzo…”
Bellatrix deglutì mentre un ghigno si formava sul suo viso. Il suo Padrone sapeva tutto, aveva mille assi nella manica e quel cialtrone di Silente non poteva nulla se paragonato a Lord Voldemort… Fu con apprensione che vide Caramell e un altro ragazzo arrivare e osservare la scena atterriti ma non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo, come poteva uscire da quella situazione, che si sentì stringere con forza. Venne colta dalla famigliare sensazione della smaterializzazione congiunta e si ritrovò ad avvinghiarsi a Lord Voldemort senza pudore.
Il cuore le salì in gola, non sapeva neanche lei cosa provare, se gioia per essere stata portata via da lì – non l’aveva abbandonata, dunque! – o se paura per la punizione che senz’altro sarebbe arrivata. Quel senso di incertezza era il peggio che potesse provare.
Il non sapere…
Bellatrix rimase con gli occhi chiusi anche quando sentì i suoi piedi toccare il pavimento. Non voleva guardarlo in faccia, non si sentiva degna di guardarlo in faccia. Aspettò che la voce sibilante parlasse, si aspettava parole dure e piene di veleno come solo lui sapeva spargere quando era ferito, deluso e adirato.
Non arrivò nulla e la cosa fece impanicare ancora di più Bella.
La stretta di lui era ancora forte sulle sue braccia, il Signore Oscuro aveva il fiato corto, forse a causa del duello con Silente che doveva avergli richiesto una discreta quantità di energia.
Bellatrix sentì il disagio crescere insieme alla paura perché quel silenzio prolungato era inaspettato e una cosa nuova... forse mai lo aveva deluso a tal punto e quella nuova delusione meritava un nuovo livello di tortura, dolore, punizione. Bella non aveva paura delle Cruciatus, aveva paura di sentirsi dire quanto fosse inutile e incompetente. Aveva paura di vedere la sua delusione. Aveva paura di averlo perso, di nuovo, in modo più permanente. In modo definitivo, perché sapeva che il Signore Oscuro non perdonava… lui non perdonava mai… non lei…
La presa di lui divenne ancora più forte e salda, quasi le fermò la circolazione e Bella inarcò la schiena mordendosi le labbra per cercare di non gemere di dolore. Lo sentì ringhiare e poi spingerla con stizza contro la parete. Bella aprì la bocca sorpresa, confusa dal dolore, e si ritrovò a baciare il Signore Oscuro senza neanche sapere come, cosa stesse succedendo o perché stesse succedendo. Era un bacio violento e privo di passione, un bacio che sapeva di dolore e di voglia di ferire, di fare male. Sapeva di lui e, contemporaneamente, era qualcosa di estraneo. Le voleva sempre fare male ma, per qualche folle motivo, Bella percepì che quel dolore e quella furia non erano diretti a lei… era come se fosse furioso, sì, ma non con lei… non con lei…
Le entrò dentro senza grazia alcuna e Bella si sentì come andare a fuoco. Non era pronta – come avrebbe potuto esserlo? Gli ultimi avvenimenti erano stati tutto tranne che eccitante – non se lo aspettava, non… non era sicura di volere, perché lui era così diverso, così… Bella aprì gli occhi voleva almeno guardarlo, forse la sua espressione sarebbe stata indice di qualcosa. Ma il viso del suo Padrone era una maschera di furia, dolore e sgomento.
Fuori di sé.
“Padrone” provò a chiamarlo, a guardarlo, perché avrebbe voluto tanto capire che cosa gli stesse passando per la mente ma la bocca di lui tornò a coprire la sua. Non in un bacio, non la stava baciando, stavano solo respirando l’uno nella bocca dell’altro e Bella capì che voleva farla smettere di parlare. Sentì le mani di lui sorreggerla mentre si staccavano dal muro e la faceva stendere sul pavimento per poterla penetrare meglio, con più vigore, più in profondità. La stava prendendo con rabbia e foga e, nonostante tutto, Bella si ritrovò eccitata. Si lasciò andare a un nuovo gemito che venne attutito ancora dalla bocca di lui. Lo sentiva respirare in lei, con lei. Era sconvolto, Bella lo percepiva con chiarezza, sapeva quanto quella profezia era importante… e lei lo aveva deluso… Eppure, tutto quello, sapeva ben poco di punizione.
Voldemort aumentò il ritmo e Bella inarcò la schiena. Era così vicina… così vicina… lo sentì lasciarsi andare e proprio in quel momento l’orgasmo montò anche in lei ma non ci furono più spinte, non più la sua bocca e neanche le sue mani. Bella spalancò gli occhi e abbasso le gambe.
Era svanito nel nulla.
Rimase supina a fissare il soffitto mentre copiose lacrime andavano a solcarle le guance. Il respiro si fece subito pesante, tremolante. Abbassò la veste per coprire la propria intimità e si passò una mano sulle labbra screpolate.
Era sola e subito la prese la consapevolezza che ci sarebbe rimasta a lungo.
 
*
 
I giorni si susseguirono con indolenza.
Bellatrix non capiva cosa fosse successo. Non riusciva a trovare una spiegazione per quel sesso freddo e rabbioso… per quell’assenza senza spiegazioni. Si era aspettata umiliazioni, si era aspettata di essere derisa, sminuita, fatta a pezzi ma così… si sentiva annullata.
Sapeva come affrontare le umiliazioni del Signore Oscuro e sapeva come affrontare il dolore: lo aveva provato per anni. Anche il silenzio – se con la sua presenza – sarebbe stato auspicabile a lei comprensibile ma quello… quel nulla, quell’assenza prolungata… quella non era gestibile.
Il Signore Oscuro era scomparso.
Nel nulla.
Dopo quel sesso strano, Bella si era rimessa in piedi tremante e aveva perlustrato la casa chiamando il Signore Oscuro. Preferiva affrontarlo subito, sapere che cosa le avrebbe fatto, farla finita e invece aveva scoperto che quella casa era vuota salvo che per Nagini.
“È arrabbiato anche con te?” le aveva chiesto Bellatrix con una smorfia “Perché ti ha lasciata qua, indietro, con me?”
Il serpente l’aveva osservata fisso con i suoi occhi gialli per qualche istante, poi aveva ripreso a sonnecchiare come se il malessere di Bellatrix fosse qualcosa di estraneo e privo di importanza.
Bella non ricordava di essere mai stata più sola di così.
Non c’era nessuno con lei, non Rabastan, non Antonin, non Rodolphus. E neanche sua sorella Narcissa che non poteva incontrare dato che Malfoy Manor era tenuto sotto assedio dai giornalisti e dagli Auror.
Non aveva nessuno, Bella, e la consapevolezza di essere nulla per il Signore Oscuro la prese con forza. Non si riusciva a spiegare quel comportamento, se voleva punirla a quel modo, avrebbe potuto lasciarla al Ministero e spedirla ad Azkaban.
Meglio Azkaban, pensò Bella mordendosi l’interno guancia. Meglio Azkaban che non questo strazio in cui non sono nessuno… in cui lui non… non esiste… io non esisto…
Prese La Gazzetta del Profeta e scorse velocemente gli articoli. Si parlava solo del Signore Oscuro, si facevano congetture sul perché si fosse infiltrato al Ministero della Magia.
“L’ho visto, signor Caramell, le giuro che era Lei-Sa-Chi, ha afferrato una donna e si è smaterializzato!”
Bella stiracchiò le labbra in un sorriso triste mentre leggeva quelle frasi riportate.
Ha afferrato me e si è smaterializzato, pensò continuando a sfogliare il giornale. Eppure, quel pensiero, invece di renderla felice la faceva cadere ancora di più nello sconforto consapevole del fatto che se lei non si fosse fatta intrappolare forse i giornali in quel momento starebbero parlando di altro.
Il Prescelto.
Non esistevano prescelti per sconfiggere il Signore Oscuro. Lei non lo avrebbe mai permesso. Avrebbe dato la sua vita per lui… per lui che, invece, non si faceva problemi ad abbandonarla, lasciarla sola… come se non esistessi, si ritrovò a pensare Bella e quel pensiero, il pensiero che se lei fosse all’improvviso scomparsa lui avrebbe potuto continuare a vivere la sua vita come nulla fosse, la fece sprofondare in uno stato di malinconia che mai aveva sperimentato prima. Neanche ad Azkaban. Ad Azkaban aveva la consapevolezza che lui fosse stato costretto ad andare via e separarsi da lei, in quel momento, lui non era lì con lei di sua spontanea volontà.
Non era nulla.
Non era mai stata nulla.
E mai lo sarebbe stata.
Io invece lo amo così tanto. E questo è peggiore della morte, si ritrovò a pensare, questo stato di scoramento in cui ho la consapevolezza di essere nulla per l’uomo che amo è peggio di qualsiasi cosa.
Si domandò se quella fosse la sua punizione ma Bella sapeva che il Signore Oscuro non era in grado di comprendere determinati sentimenti e che quindi mai avrebbe pensato a quella come a una punizione abbastanza crudele. Perché, dunque? E perché quel sesso dopo il Ministero? Perché l’aveva presa a quel modo? Perché le aveva impedito di parlare? Di venire?
Perché siete sparito così, mio Signore?
Non c’erano risposte e non c’era nessuno con cui parlare. Era sola in una casa babbana che detestava perché le ricordava quanto lei e il suo Padrone fossero diversi e senza nessuna cosa in comune che non fossero le Arti Oscure.
Diversa estrazione sociale, diverso status di sangue, diversa età. Non li univa nulla che non fosse la Causa, nulla che non fossero le Arti Oscure… e lei era nulla, nulla se confrontata a lui… forse se n’era reso conto… per questo l’aveva abbandonata lì, senza parole, senza consolazioni.
Non mi merito le parole, si ritrovò a pensare Bellatrix, non mi merito delle spiegazioni. Altrimenti me le avrebbe date… non mi merito neanche una punizione. Valgo così poco? Sono così poco? Perché nessuno si preoccupa per me?
Pianse ancora come mai aveva smesso di fare in quei giorni. Ormai le riusciva più facile che respirare, neanche capiva più per quale motivo stesse piangendo, cosa si celasse dietro quel dolore.
Era sola e forse mai come allora se ne era resa conto. Il suo amore non solo non era ricambiato era anche inutile perché per lui non aveva valore. E a nessuno importava di lei… del dolore che sentiva…
Socchiuse gli occhi mentre si lasciava scivolare sul pavimento del salotto singhiozzando in modo sommesso nonostante ben sapesse che l’unica che poteva sentirla era Nagini; perché nessun altro era presente e a nessuno sembrava importare.
È questo, dunque, il dolore di un cuore spezzato?
Era stato un sesso di addio? Non si meritava nemmeno una parola, dopo tutti quegli anni? Avrebbe preferito mille torture, mille pugnali infuocati, piuttosto che quel nulla, quel vuoto pieno di dolore, quel silenzio assordante che la perseguitava giorno e notte… si sentì come inghiottire dentro di sé, si guardò intorno spaesata, provando a pensare a qualcuno che potesse sostenerla… ma non c’era nessuno e quella desolazione l’avvolse senza lasciarle spazio per respirare.
Se non importa a nessuno, perché dovrebbe importare a me?
Il silenzio fu la risposta.
 
*
 
Bella si svegliò di soprassalto, il braccio sinistro pulsava in modo doloroso. Si mise a sedere sul pavimento – si trascinava da una stanza all’altra come se fosse un fantasma in pena e di solito si addormentava stremata dal pianto, dove capitava – e si fissò il Marchio Nero. Era scuro, bruciava… la stava chiamando… o meglio, aveva indetto una riunione con tutti i Mangiamorte. Poco importava, era lì e lo avrebbe visto. Si alzò in piedi e si lisciò la veste provando a darsi un aspetto presentabile, sapeva di essere in ritardo perché il Marchio continuava a pulsare ma non come quando veniva appena schiacciato. Rivolse un’occhiata veloce allo specchio: era pallida e smunta, profonde occhiaie le abbruttivano il viso scarno. Si morse le labbra, consapevole che quella visione mai avrebbe potuto essere attraente per qualcuno ma non aveva tempo per scoraggiarsi e compatirsi: si smaterializzò subito al piano di sotto, dove sapeva si tenevano le riunioni.
“Oh, Madame Lestrange ci fa l’onore di unirsi a noi?”
Quelle erano le parole che si sarebbe aspettata. Si divertiva sempre a chiamarla col cognome quando voleva ferirla perché sapeva quanto lei lo detestasse invece, ancora una volta, tutto ciò che l’accolse fu il nulla. La stava ignorando, come se non esistesse, come se non fosse in ritardo e per questo andasse punita…
Esisto ancora? O forse nemmeno esisto più… se lui non mi considera, come posso esistere? Come posso esistere quando lui è il mio tutto e il mio tutto non mi accoglie e cerca?
“… Yaxley è vitale più che mai che tu mantenga la tua posizione al Ministero della Magia…”
Bella camminò lungo il tavolo, lo sguardo basso fino ad arrivare al posto che sapeva era il suo: alla destra del suo Signore. Era vuoto, le era stato lasciato libero e il suo cuore fece una capriola di gioia a quel pensiero che forse non tutto era perso. Vi si sedette, sempre tenendo la testa bassa, non riusciva a trovare il coraggio di guardare in faccia il suo Padrone. Non voleva ritrovare quel nulla che aveva invaso i giorni precedenti… non riusciva… non ci riusciva a vivere così…
“Continua a frequentare quella Sanguesporco: non ha importanza se ti disgusta, devono pensare tu sia un Purosangue Filobabbano…”
“Certo, Padrone, tutto per la Causa, lo sapete” rispose Yaxley.
“Ora che Lucius è fuori dai giochi al Ministero dobbiamo essere accorti” Bella notò come la voce di Voldemort non fosse irritata come si sarebbe aspettata, sembrava anzi calmo e pacato… “Il nostro primo e cruciale obiettivo è sbarazzarci di Albus Silente. Tolto di mezzo lui, far cadere il Ministero della Magia sarà un gioco da ragazzi”
“Avete un piano, mio Signore?” domandò Travers “Per la questione Albus Silente, intendo”
“Forse” rispose Voldemort gli angoli della bocca si sollevarono all’insù “Sto valutando. Siamo diminuiti di numero e abbiamo perso il vantaggio che avevamo: ormai il Ministero non dubita del mio ritorno…” Voldemort fece una pausa “Ma è inutile piangere sulla pozione versata. Quel che è fatto è fatto. Non ci resta che prepararci a questa nuova battaglia, a questa nuova partita di scacchi. Silente è più debole che mai: è il momento di attaccarlo”
“Come, mio Signore? Se ne sta rintanato a Hogwarts…” Alecto Carrow si sporse un po’ di più sul tavolo per provare ad avere una visione migliore del Signore Oscuro. Bellatrix emise un sospiro e si morse le labbra. Per qualche motivo, tutta quella conversazione le stava facendo venire voglia di piangere.
Ancora.
Di nuovo.
Senza sosta.
“È proprio quello che sto valutando, Alecto… infiltrare uno di noi a Hogwarts…
“Tecnicamente, uno di noi è a Hogwarts” si lasciò sfuggire Bellatrix, incapace di trattenersi “Uno che non è qui ora ma non era nemmeno al Ministero; quindi, suppongo non sia ad Azkaban”
Cadde il silenzio. Sapevano tutti a chi si stava riferendo: Severus Piton.
Bella alzò lo sguardo verso il Signore Oscuro, aspettandosi di trovare i suoi occhi infuocati di ira fissi su di lei. Invece stava guardando un punto imprecisato del soffitto.
“Dicevo, Alecto, che è quello che sto valutando. Continuiamo così: lavoriamo per sovvertire il Ministero e, contemporaneamente, levare di mezzo Albus Silente. È tutto”.
Bellatrix fece per aprire bocca ma non ebbe il tempo di formulare una frase che il Signore Oscuro era già scomparso.
Bellatrix sentì il suo respiro accelerare, il suo cuore sprofondare mentre il groppo in gola le si stringeva in modo doloroso.
Non esisto.
Solo quello poteva giustificare un comportamento di quel tipo da parte del Signore Oscuro.
Bella si coprì il viso con le mani e prese a singhiozzare sommessamente, indifferente al fatto che gli altri Mangiamorte fossero lì e con nessuno di loro fosse abbastanza intima da farsi vedere debole a quel modo. Avrebbe voluto alzare il viso con fare arrogante e far vedere come lei fosse forte nonostante tutto e invece era distrutta. Distrutta da quel modo di fare del suo Padrone – il suo Padrone che era il centro del suo universo – distrutta per come la stava ignorando.
Non esisto.
Perché mi ha salvata, perché mi ha portata via dal Ministero se tanto poi quello che mi riserva è solo questo ostinato silenzio? Non riesco a sopportarlo, non ce la faccio…
Prese a singhiozzare in modo disperato, affondando sempre di più il viso tra le mani. Avrebbe voluto essere ad Azkaban con Tony e Rab, almeno avrebbe avuto qualcuno con lei, avrebbe avuto la sensazione di essere viva, importante e non di essere nulla.
Travers si scambiò un’occhiata con Yaxley che alzò un sopracciglio. I due fratelli Carrow si strinsero nelle spalle, Gibbon e Selwyn scossero la testa. Erano a disagio, consapevoli di dover fare qualcosa ma allo stesso tempo impauriti dal fare qualcosa.
“Ehm, Bellatrix…” fece Yaxley spronato da Travers. Nessuno di loro aveva un rapporto particolarmente buono con Bellatrix Lestrange “Se, ecco, hai bisogno di ehm… aiuto…” ma senza Dolohov e i due fratelli Lestrange, qualcuno doveva pure provare a consolare quella che era, senza dubbio, la luogotenente preferita del Signore Oscuro. Certo, l’atteggiamento del Signore Oscuro era stato quantomeno singolare ma se loro le stavano vicino, e lei in seguito se ne fosse ricordata, avrebbero forse potuto approfittarne per avvicinarsi di conseguenza a Lord Voldemort? C’era solo una certezza: presto o tardi, Bella sarebbe tornata tra le grazie di Lord Voldemort.
Aiuto?” berciò Bellatrix levando le mani tremanti dal viso e fissando Yaxley come se fosse pazzo “Perché pensi io abbia bisogno del tuo aiuto, inutile parassita?”
Yaxley alzò le mani “No, scusa, è solo che…”
“Che sembri sconvolta” intervenne Travers “Non che ci sia nulla di male, insomma, la battaglia al Ministero dev’essere stata… impegnativa… e… insomma… la punizione del Signore Oscuro per il fallimento…”
Bella scosse la testa “Non mi ha punita” la sua voce era piatta “Non mi ha fatto nulla” deglutì ripensando al modo in cui avevano fatto sesso, a quanto era stato distaccato, a come si fosse volatilizzato subito dopo, lasciandole solo quella sensazione di nulla e vuoto… nulla e vuoto…
“Io non esisto più per lui” e nel dirlo, quelle parole la ferirono ancora più in profondità. Era come se dirlo ad alta voce lo rendesse reale, ancora più reale, perché altri avrebbero potuto giudicare la veridicità di quell’affermazione e, quando nessuno dei presenti provò a negare, a dire che no, non era vero, era ovvio che lei esistesse per lui… lei era la sua più leale e fedele Mangiamorte… si sentì come privata della vita. Annaspò in cerca di aria.
Non esisto più per lui…
Bellatrix si morse le labbra e si smaterializzò senza aggiungere una parola.
Nessuno doveva vederla debole e vulnerabile.
 
*
 
“Darò il Marchio Nero a Draco”
Bellatrix si sollevò dal pavimento di scatto. Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato dalla Battaglia dell’Ufficio Misteri, forse un paio di settimane, forse di più.
“A Draco?” ripeté Bellatrix.
Il Signore Oscuro era sull’ingresso della sua stanza, non la stava guardando ma almeno era e le stava parlando.
Esisto ancora, dunque, si disse e il suo cuore prese a pulsare pervaso da speranzosa gioia.
“Sì, sarà lui a guidare una spedizione che possa uccidere Albus Silente. Senza Silente, il Castello sarà in mano nostra”
“A Narcissa non piacerà”
Voldemort alzò un sopracciglio, continuava a non guardarla e Bellatrix si sentiva impazzire.
“Faglielo piacere tu… e voglio anche che sia tu ad addestrare il giovane Malfoy. Dubito sappia lanciare le Maledizioni Senza Perdono, così come dubito sappia come si pratichi l’Occlumanzia. Insegnaglielo”
“Ma certo, Padrone, qualsiasi cosa, lo sapete che vivo per servirvi”
“Andrai a stare a Malfoy Manor”
Bellatrix inspirò bruscamente. Batté le palpebre cercando di non piangere ma non ci riusciva, non sapeva trattenersi “Padrone… mi state mandando via?”
Ma non c’era nessuno a risponderle.
Bellatrix si abbracciò le gambe affondando il viso sulle ginocchia. Dagli occhi non le uscivano neanche più le lacrime, non aveva più nulla da dare e non c’era nulla che potesse consolarla, se non capire che cosa passasse per la testa del suo Signore… ma lui non sembrava intenzionato a spiegarsi e lei sapeva quanto fosse inutile provare a pretendere qualcosa da lui.
Si alzò in piedi tremando e si smaterializzò a Malfoy Manor.
 
*
 
“Così non va, Draco” lo riprese stancamente Bellatrix massaggiandosi una tempia “Non mi stai ascoltando”
“Ti sto ascoltando” ribatté Draco caparbio “Ma non è mica facile, non capisco cosa vuole dire, come faccio a svuotare la mente… come faccio a…” si mosse a disagio spostando il peso da un piede all’altro “Mio padre è ad Azkaban”
“Questo non è rilevante”
Come previsto, Narcissa non era stata affatto entusiasta all’idea che Draco diventasse un Mangiamorte. Non che ci fosse scelta a ben vedere, quando il Signore Oscuro prendeva una decisione, bisognava solo sottomettersi al suo volere. Bellatrix osservò da sotto le sue palpebre pesanti il nipote: era la fotocopia di Lucius Malfoy sebbene forse di carattere assomigliasse di più a Narcissa, il che non era di alcun aiuto se si pensava alla missione che lo aspettava. Era giovane e incredibilmente inesperto, come solo le persone cresciute in tempo di pace potevano essere. La sua anima non era nera e malvagia come la sua ma, comunque, non si stava tirando indietro davanti al compito. Anzi, sembrava voglioso di dimostrare che era degno del Marchio che aveva sul braccio sinistro, dimostrare a suo padre che poteva essere fiero di lui. A Bella tutto quello non importava: l’unica cosa che era rilevante era che Draco fosse la sua passaporta verso il Signore Oscuro: se solo fosse riuscita ad addestrarlo a dovere, forse, la riuscita di quella missione, sarebbe stata anche un po’ merito suo e forse… forse… forse allora sarebbe tornata a esistere.
“Come fa a non essere rilevante?” chiese Draco, incerto.
“Non è rilevante perché il pensiero ti crea emozioni, la tua mente non è calma, e mi rende facile entrarci… è facile per me, che non sono un’abile Legilimens… figurati quanto potrebbe essere facile per Silente… o per Piton che, sebbene anche per lui il punto di forza sia l’Occlumanzia e non la Legilimanzia, non è da sottovalutare”
“Pensavo che Piton fosse dalla nostra parte” commentò Draco. Aveva difficoltò ad approcciarsi a sua zia Bellatrix. Era una donna strana, una strega strana. La guardava e, sebbene per alcuni aspetti assomigliasse tanto a sua madre, per altri, era il completo opposto. Più selvaggia e indisciplinata. Poi, c’era quell’aura oscura che la circondava che gli faceva scendere i brividi lungo la schiena. Eppure, sapeva di poter imparare molto da lei, lui che era inesperto di qualsiasi cosa fosse davvero oscuro.
Non fidarti di Severus Piton!” lo riprese Bella aspramente “Mi hai sentito, Draco? Non importa quanto tu possa essere disperato, non dirgli niente!”
“Perché dovrei essere disperato?”
“Credi che il Signore Oscuro ti abbia affidato una missione facile?”
Draco esitò “No… ma ho… ho un piano…” si morse le labbra “Credo sia… esista un passaggio tra Magie Sinister e Hogwarts, si tratta solo di aggiustarlo, diciamo, ecco. Sono due armadi connessi…”
“Sei un esperto in aggiustare artefatti magici?”
“No”
Bellatrix sogghignò “Allora, fidati, ci sarà il momento in cui sarai disperato” Bellatrix inspirò bruscamente “E deludere il Signore Oscuro non è mai una bella esperienza”
“A te è mai successo?”
Quella domanda a bruciapelo la fece arrossire. Da quando si era trasferita da Narcissa – dopo che Auror e giornalisti avevano smesso di assediare la villa – stava provando a non pensarci. A non pensare a tutto quello che era successo a giugno, a tutta quella… quell’assenza e vuoto che sentiva. Neanche a sua sorella importava che cosa lei provasse, era troppo concentrata su di sé per potersi rendere conto di quanto Bellatrix stesse soffrendo, quanto si sentisse annullata.
Non esisto più.
E che importanza aveva che le avesse affidato il compito di addestrare Draco quando il Signore Oscuro aveva parlato di quel piano con Severus Piton? Dopo che lei gli aveva detto e ripetuto di non fidarsi! Anche Narcissa pensava che Piton fosse il consigliere più fidato… che quel pipistrello troppo cresciuto potesse avere più influenza su Lord Voldemort di lei… lei che aveva votato la sua vita a lui e ora che lui la ignorava la sua vita aveva smesso di avere senso.
Sono nulla.
“È impossibile vivere senza indisporlo” rispose Bellatrix cercando di ritornare presente in quella stanza, di mantenere sotto controllo la sua voce e non scoppiare a piangere davanti a suo nipote “E questo ci riporta all’Occulmanzia” Bellatrix sospirò “Chiudi gli occhi, Draco” gli ordinò perentoria.
Draco le scoccò un’occhiata allarmata. Non si fidava appieno di zia Bellatrix, lo metteva a disagio, il modo in cui parlava delle cose, della magia… del Signore Oscuro… sospirò e chiuse gli occhi: era la sua insegnante e sapeva che se non avesse imparato almeno l’Occlumanzia e le Maledizioni Senza Perdono le sue possibilità di successo sarebbero state praticamente nulle.
“Regolarizza il tuo respiro”
Draco fece un profondo sospiro, poi provò a concentrarsi su una respirazione più calma e corretta.
“Senti il tuo corpo, senti l’aria che entra ed esce dalle narici… senti il pavimento sotto i tuoi piedi…”
Draco cercò di rilassare le spalle e sentire il proprio corpo come Bellatrix gli stava ordinando di fare.
“Ora, libera la tua mente. Non devono esserci emozioni in te, Draco. Se ti risulta difficile il nulla… prova a concentrarti su qualcosa, una filastrocca, una parola, una poesia e continua a ripetere quella”
Draco annuì per farle capire che stava provando a eseguire i suoi ordini.
“Sei pronto a riprovarci?”
Draco aprì gli occhi e si ritrovò a fissare quella di sua zia. Li trovava particolarmente inquietanti, scuri e pieni di rancore, dolore, sembravano due pozzi pieni di cattiveria repressa. Tirò su col naso cercando di eliminare quelle cose dalla sua mente, di smettere di provare quelle sensazioni negative, di pensare
Legilimens!
Draco sussultò, sentiva la presenza di Bellatrix nella sua testa ma, contrariamente al solito, non ne era invaso. Sentì un moto di gioia nascere in lui e, contestualmente, la presenza di Bellatrix infiltrarsi… cercò di ritornare calmo, concentrato, prese a recitare la lista di ingredienti per fare Distillato della Morte Vivente.
“Niente male, Draco” si complimentò Bellatrix con un mezzo sorriso “Hai afferrato il concetto, non c’è dubbio” esitò “Ricordati che Legilimens più esperti di me potrebbero essere in grado di scalfire la tua difesa… il Signore Oscuro, ad esempio, non si farebbe fermare da una trovata del genere”
“Capita spesso che legga la mente dei suoi Mangiamorte?”
Leggeva spesso la mia, si ritrovò a pensare Bellatrix ma ormai neanche più ricordava cosa significasse sentire la sua presenza nella testa.
Non esisto.
“Dipende. Sicuramente, si assicura che gli si stia dicendo la verità”
“E come può Piton mentirgli?”
Bellatrix alzò un sopracciglio “Non gli sta mentendo, Draco” rispose dopo attimi di silenzio “Severus Piton è un uomo molto furbo, dice la verità al Signore Oscuro… e nasconde il resto”
“È possibile farlo?”
“Un’abile Occlumante sconfiggerà sempre il più abile dei Legilimens” Bellatrix si morse le labbra “Lo sbaglio del Signore Oscuro è questo: fare affidamento solo sulla sua capacità di Legilimanzia e non… non osservare il resto”.
Aveva sempre fatto lo stesso con lei e lei poteva mentire sui suoi sentimenti perché lui non guardava il tutto, non guardava il complesso. Era per quello che lei era sicura che anche Piton potesse riuscire nell’impresa: lei era la prima a giocare con la Legilimanzia del suo Padrone. Piton era tante cose ma non era un inetto.
“Possiamo passare alle Maledizioni Senza Perdono”
Lo sguardo che sua zia Bellatrix gli rivolse lo fece indietreggiare terrorizzato.
Non era così sicuro di essere pronto.
 
*
 
“Non c’è male, Draco. Non c’è male davvero” sibilò Lord Voldemort uscendo dalla mente di Draco e sorridendogli, era un sorriso freddo, privo di compassione e che non raggiungeva gli occhi. Era tutto ciò che un sorriso non avrebbe dovuto essere.
“Nel giro di poche settimane sei diventato discretamente bravo con l’Occlumanzia e le Maledizioni Senza Perdono le padroneggi quel che basta per la missione. Un buon lavoro”
Per qualche motivo, quei complimenti, invece di far sentire meglio Draco lo stavano mettendo a disagio. Abbassò il capo in segno di ossequio e provò a liberare la mente: non voleva che il Signore Oscuro fiutasse il suo malessere, non voleva lo vedesse debole, doveva essere forte per i suoi genitori: il loro benessere dipendeva da lui.
“Ho avuto un’ottima insegnante” rispose Draco, tentando di spostare l’attenzione di Voldemort verso Bellatrix per poter svicolare, per poter uscire da quel cono di luce sotto al quale si sentiva. Che desse le sue attenzioni a zia Bella che, invece, non vedeva l’ora di riceverle.
Voldemort alzò un angolo della bocca in quello che, probabilmente, avrebbe voluto essere un sorriso e invece sembrava un ghigno di morte. Draco si risedette al tavolo con gli altri Mangiamorte, proprio accanto a sua zia Bellatrix che lo accolse con un rigido segno della testa. Sembrava soddisfatta.
“Bene, a questo punto, non ci resta che attendere che tu abbia successo Draco” proseguì Voldemort risedendosi anche lui al tavolo “Ricorda: dal tuo successo, dipende il perdono di Lucius, la vita di tua madre…”
Bellatrix socchiuse gli occhi: anche Lucius poteva essere degno di ricevere il perdono, un’attenzione. Ma lei no… non lei… si sentiva come annegare, ormai erano settimane che la ignorava, settimane che non esisteva, ore, giorni di nulla… nulla e lei non capiva.
Cosa aveva fatto di tanto innominabile?
Che cosa?
Perché tutto quello?
Come erano passati dallo stare insieme tutti i giorni a parlare di magia, a condividere il letto, pensieri, azioni a… a quello?
A ignorarsi? A non esistere più? Era così… sostituibile?
La sua presenza, per lui, era così vuota e priva di senso da potersene privare da un momento all’altro senza ripercussioni?
Perché lei invece era ancora lì, lì a pensarci, lì a pregare e sperare che lui tornasse a guardarla, a rivolgerle la parola, a… voleva riprendere a esistere, voleva tornare a non essere vuota…
“Che cosa vi ho fatto, mio Signore?” chiese Bellatrix senza riuscire più a trattenersi, senza poter più resistere perché ormai non aveva più nulla da perdere. Ormai, non esisteva più e non si può ferire qualcosa che non esiste.
“Perché siete disposto a perdonare tutti tranne me? Lucius, che era a capo della missione, può essere perdonato se Draco avrà successo… Yaxley che non ci ha pensato due volte a rinnegarvi e a vivere come se voi non foste mai esistito per quattordici anni può essere perdonato… Severus Piton che vive tra le sottane di Silente e non si è presentato al cimitero al vostro ritorno può essere perdonato! Tutti, tutti, sono meritevoli del vostro perdono, della vostra considerazione… tutti, tranne me!” la sua voce era pericolosamente aumentata durante il discorso e Bellatrix si ritrovò a urlare senza rendersene conto “Tutti abbiamo fallito la missione” proseguì implacabile “Tutti, eppure l’unica che non avete intenzione di perdonare, sono io”
“Sei l’unica che non è ad Azkaban” rispose Voldemort, senza guardarla. Ancora una volta, Bellatrix si sentì morire. Era lì con lui, eppure non esisteva, continuava a non esistere, non era nulla, qualcosa di dimenticabile, qualcosa che poteva essere lasciato indietro e ignorato.
Non esisteva.
“Quando i tuoi compagni usciranno, avranno espiato la loro punizione”
Bellatrix corrugò le sopracciglia “Punitemi, allora, mio Signore… fatemi espiare” un singhiozzò lasciò le sue labbra “Non vi ho chiesto io di salvarmi, non vi ho chiesto io di non farmi tornare ad Azkaban” aggiunse “Se questo… questa è l’alternativa… oh mille, mille Azkaban piuttosto di questo
“Sei proprio ottusa, Bellatrix” Voldemort si volse infine verso di lei e la guardò dritta negli occhi. Bellatrix si sentì rinascere, come se all’improvviso avesse ripreso a respirare, come se le fosse stata infusa di nuovo della vita.
Esisteva di nuovo.
La stava guardando.
Non c’era più solo il vuoto, c’era la sua presenza e che importava se la sua presenza era fatta di dolore e sofferenza…? Era qualcosa, qualcosa era meglio di niente.
“Per colpa tua gli Auror sanno del mio ritorno… se non mi fossi fermato a salvarti…”
“Non ve l’ho chiesto io, mio Signore! Non ve l’ho chiesto!” si difese Bellatrix sporgendosi implorante verso di lui. Era dunque quello il problema? Il fatto che per salvarla si fosse esposto? Ma non lo aveva chiesto lei, era stata una sua decisione perché doveva essere punita per una sua decisione sulla quale lei non aveva avuto il minimo controllo?
Che la punisse.
Che la cruciasse.
Che la insultasse, umiliasse, degradasse.
Qualsiasi cosa era meglio di quel vuoto, di quel nulla, di quella non esistenza.
“Non lo hai chiesto ma io l’ho fatto” la voce di Voldemort era meno fredda di quanto Bella si aspettasse. Percepiva altro, sotto quella indifferenza forzata, altro che non avrebbe saputo identificare ma che pure era lì “Non lo capisci? Non lo capisci che…” s’interruppe, scosse la testa, sembrava in difficoltà “Che quando si tratta di te io perdo il controllo?
Lui non perdeva mai il controllo. Il Signore Oscuro era misurato, sempre presente a sé stesso. L’idea che l’avesse salvata senza avere la reale intenzione di farlo mai le era passato per la testa, perché lui non era istintivo, lui… lui ponderava… e lei… lei lo aveva reso debole.
“Non ci ho pensato, capisci? Mi è venuto istintivo fermarmi e portarti via” la sua voce a quel punto era scocciata, sibilava incredulo, svogliato come se avesse voluto fare tutto tranne che dire ad alta voce quelle cose.
“Ho mandato all’aria mesi di piani, tutta una strategia studiata con solerzia, solo per evitarti Azkaban” Voldemort rise. Una risata fredda e priva di gioia.
“È appena successo di nuovo” scosse il capo con un ghigno, quasi come se fosse divertito dalla sua debolezza ma Bella sapeva che nascondeva altro, nascondeva un odio bruciante, in primis verso sé stesso, e poi ancora, verso di lei.
Di nuovo, Bellatrix” ripeté Voldemort “C’è qualcosa in te che non riesco a controllare, non mi fa agire lucidamente e questa cosa non è possibile” si alzò in piedi “È inaccettabile, ed è per questo che non desidero più la tua presenza: devo dimostrare a me stesso che tu non vali nulla e che io ho il controllo su tutto, compreso me stesso” fece una pausa “Siete congedati”.
I Mangiamorte si mossero all’unisono facendo grattare le sedie sul pavimento, desiderosi di lasciare quella stanza il prima possibile. Bellatrix rimase seduta, immobile.
“Anche tu sei congedata, Bella”
“Oh Padrone… no
Bellatrix si alzò in piedi ma non mosse un passo verso l’uscita.
“Vi prego, non posso… non riesco… non riesco a non esistere. Non ne posso più di questo vuoto. Non lo capite che… che…”
La verità era che si sentiva sola. Era forse quello il sentimento che anche lui aveva sempre provato? Nessuno mai c’era stato per lui… solo da quando conosceva lei… solo con lei aveva un punto di riferimento… ma come aveva potuto sopravvivere lui tutti quegli anni senza nessuno? Come aveva potuto crescere sapendo di essere nulla, vuoto?
“È così facile, per voi, vivere senza di me?” glielo domandò senza guardarlo in faccia, glielo domandò pur temendo la risposta più di quanto avesse temuto Azkaban. L’idea di non essere nulla per lui era agghiacciante.
“No” le rispose seccamente Voldemort “Ma non importa cosa è facile, importa solo cosa è giusto: vai eliminata dalla mia anima, Bellatrix” le diede le spalle “Anche se un pezzo sarà sempre tuo” si smaterializzò, lasciandola di nuovo sola.
Vuota.
Non esisteva più.
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Questa storia è molto personale.
So che probabilmente aspettavate l’aggiornamento di una delle due long. Convivenza Forzata verrà aggiornata sicuramente questa settimana ma prima di rimettermi a lavorare a quella avevo bisogno di lasciare andare queste emozioni. Non è un periodo facile, non capisco per quale motivo qualsiasi persona con la quale io instauri un rapporto alla fine se ne vada via (e non mi riferisco solo a relazioni “romantiche” anzi, penso più ai rapporti di “amicizia” e lo metto tra virgolette perché, evidentemente, l’amicizia era solo da parte mia).
I messaggi rimangono visualizzati, alle volte neanche quello, passo giornate da sola (vivo all’estero e vivo da sola, passano anche intere giornate senza che io parli con nessuno, nessuno mi vede) e alla fine si finisce per domandarsi se esistiamo davvero e se la nostra presenza vale qualcosa, per qualcuno, per qualcun altro che non siamo noi stessi.
Passerà, passa sempre.

Questa non era la storia che volevo scrivere ma quella che avevo bisogno di scrivere. Forse non dovrei pubblicarla ma spero che possa piacere a qualcuno e che magari possa fare sentire meno soli, nel caso qualcuno si sentisse come me.
Un abbraccio e ci vediamo presto con il mio amato trash 😉
Clo

 
 
  
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