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Autore: Dani85    23/09/2023    1 recensioni
Dal prologo:
«Ancora nessuna notizia di Luca?»
Barbara scuote la testa perché no, non ha nessuna notizia di Luca. Niente, zero, non una telefonata né un messaggio. Alla faccia del "mi tengo in contatto io" con cui l'aveva salutata quel pomeriggio. E non è servito a nulla nemmeno tempestarlo di telefonate, visto che sono andate tutte a vuoto, squillo dopo squillo perso nei meandri di una segreteria telefonica. Barbara non sa spiegarsi il perché, ma quel silenzio la inquieta, è come un formicolare dietro il collo, il presentimento fisico di qualcosa che sta per andare molto molto male.
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What If? a partire da DdP11x02. Luca non muore ma, per tantissimo tempo, non vive nemmeno.
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Storia completa, capitoli postati il sabato e il mercoledì.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Gori, Elena Argenti, Luca Benvenuto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NdA: In questo capitolo abbiamo ancora cambiamenti e ritorni e un primo necessario confronto XD Tanti cuoricini per Katia che commenta sia qui che sul forum <3 Consueto reminder, la storia è completamente scritta, i capitoli saranno pubblicati il sabato e il mercoledì. Buona lettura!
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Taodue srl; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Gli elementi di mia invenzione, non esistenti in DdP, appartengono solo a me

Cap 6 - I will help you out

But don't you ever doubt
Don't you ever question my love for you
I will help you out

If you let me
[Got You - Noah Reid]

 

Elena ha attraversato una complicata sequenza di emozioni nelle ultime ore. Contentezza, euforia, sgomento e frustrazione si sono date il cambio con disinvolta velocità e lei si sente un po' sottosopra, come quando scendi dalle montagne russe e non sai se vuoi vomitare anche gli organi interni oppure rifare tutto da capo. Lei è costretta a rifare tutto da capo perché la sua vita è una barzelletta e lei si è scelta amici che sono emotivamente costipati ed assolutamente incapaci di prendere le decisioni giuste al momento giusto. Lei ormai ci ha preso la mano a gestirli, solo che stavolta è stata presa in contropiede. È arrivata a Roma conscia di dover battagliare con Luca ma non aveva messo in conto di doverlo fare anche con Anna e, soprattutto, che tra i due sarebbe stata lei a darle più filo da torcere. È talmente una testona.

Elena scuote la testa, inzuppa un biscotto nel caffè con un pizzico di cattiveria di troppo e lo mastica come se gli avesse fatto un torto personale. «Che capocciona…» borbotta con la bocca piena. Giuseppe si affretta a finire la colazione e se la svigna. Ufficialmente deve accompagnare Nina a scuola, in realtà se la dà a gambe prima che lei lo possa reclutare in qualcuna delle sue follie. E chi può biasimarlo? Tra l'altro, ha già dato quando ha fatto il terzo incomodo durante il suo incontro con Anna, prima al telefono e poi di persona nella piccola graziosa casetta che l'amica occupa. Vittoria gliene ha cantato di tutti i colori per essersi fatto coinvolgere ma che doveva fare? Che poi, non sono già tutti troppo coinvolti l'uno nei fatti degli altri? I limiti e i paletti della comune decenza hanno smesso di esistere più o meno da una ventina di anni ormai, da quando il Decimo si è trasformato da un comune distretto di polizia ad una famiglia in perenne cambiamento. Vittoria poi, si illude di poterne restare fuori, e può provarci quanto vuole, ma non funziona. Vedi stamattina, per esempio: Giuseppe è riuscito a fuggire ma lei è stata precettata per una mattinata di impegni. Abbiamo mille cose da fare, le ha detto Elena. Giuseppe ha mimato un esagerato non farti coinvolgere e lei gli ha tirato uno strofinaccio in faccia. Ha ragione, okay, mica deve farglielo notare però.

«Allora, mi dici di preciso che cosa hai in mente per oggi?» Vittoria non ha intenzione di andare in giro a vuoto o di seguire la ragazza a scatola chiusa.

«Beh, prima di tutto andiamo a recuperare Barbara e poi andiamo a fare shopping.»

«Shopping,» Vittoria le fa eco trascinando ciascuna singola lettera della parola. «Ma seriamente?»

«Sì, ma mica per me. Andiamo a rifare il guardaroba a Luca.»

«Ti sembra una buona idea?» Vittoria ha mille dubbi, come sempre in questi ultimi mesi con Luca. Pensa e ripensa ad ogni gesto che fa con lui, a come lo fa, a come lui prenderà quella decisione o questa parola. Ecco perché non sa se rivestirlo da capo a piedi è una buona idea, se gli possa far piacere o meno, se vedrà il gesto affettuoso di un'amica o il trattarlo come un bambino che non sa decidere da sé. Vittoria si odia per questi pensieri, ma negli ultimi tempi ha imparato a contemplare anche la peggiore delle ipotesi. Perché quello che c'era prima - la facilità dei modi, la conoscenza, la comprensione - è un qualcosa che va ricostruito giorno dopo giorno e non dato per scontato. Vittoria si tiene stretti i suoi dubbi e, intanto, guarda Elena negli occhi, la determinazione evidente sul suo viso. È chiaro che anche lei si è già chiesta se sia la scelta giusta, ed è altrettanto chiaro che ha deciso di sì. Appare così sicura di sé che Vittoria si ritrova a condividere il suo entusiasmo senza nemmeno volerlo. «Vitto', lo so benissimo che all'inizio farà storie e che attaccherà con tutti i suoi "ma non ce n'è bisogno, non dovevi, non me lo merito e bla bla bla". È pur sempre Luca, mica pretendo che accetti un gesto carino senza fare storie.» Elena dà una scrollata di spalle, agita una mano e sparge briciole di biscotti tutto intorno a sé. «Alla fine se ne farà una ragione e apprezzerà, stai tranquilla. Anche perché lo sa già che in questi giorni si fa quello che dico io.»

Vittoria ride, per un attimo le sembra di essere tornata indietro a prima che tutto succedesse, quando erano tutti insieme al Decimo e chiacchierare davanti ad un caffè era la normalità.

«Va bene, facciamo come dici tu!»

«Perfetto! Allora shopping e dopo ce ne andiamo a vedere case. Ne ho selezionate tre, belle, comode e luminose come voleva Luca. Una andrà bene, no? Cioè, deve, per forza. Dobbiamo assolutamente trovargli una casa, deve uscire da quella clinica. C'è stato fin troppo, ora ha bisogno di un posto suo con i suoi spazi.»

Vittoria annuisce perché Elena ha ragione. Pensano un po' tutti la stessa cosa.

«Okay, andiamo!» Vittoria si alza dal tavolo, prende la borsa e il cappotto e si avvia alla porta. Elena è un po' meno aggraziata. Afferra il pacco dei biscotti con una mano e raccatta le sue cose con l'altra, poi corre dietro all'amica fuori dalla porta e lungo le scale.

Luca ha provato ad opporsi. No, seriamente, ci ha provato davvero ad allontanare da sé le buste piene di vestiti, camicie e maglioni che non finivano più. Il punto è che la sua resistenza si è arenata contro tre dittatrici. Sì, tre dittatrici, e non solo l'ha pensato ma l'ha anche detto ad alta voce. Vittoria ha ridacchiato, Barbara ha alzato gli occhi al cielo esasperata, ed Elena semplicemente l'ha girato a forza e - attenta a dove gli faceva mettere i piedi - l'ha spinto in bagno. Praticamente l'ha obbligato a mettere su una sfilata di moda. Luca ha provato a rifiutarsi ancora, armato di ogni briciolo d'orgoglio possibile ma è stato tutto futile. Si è ritrovato a fare dentro e fuori dal bagno per mezz'ora, con i vestiti che venivano approvati o bocciati senza che nessuna delle tre chiedesse a lui cosa ne pensava. Anche adesso, Elena e Barbara stanno litigando - proprio così, litigando - per un maglione che ad una piace e all'altra no e Luca è come se non fosse nemmeno lì. Un manichino riceverebbe più considerazione di lui. È un po' offeso ma anche segretamente divertito, perché non sa se aver fatto incontrare quelle due sia un bene oppure un male per l'umanità. Fatto sta che battibeccano neanche fossero due vecchie zie che devono decidere come vestire il nipotino. E lui, non lo ammetterà mai, ma sotto sotto si sta divertendo.

«A me piace.» È la prima volta che Luca apre la bocca quella mattina, lamentele a parte, e ha il potere di zittire tutti.

«Ma veramente?» Elena è dubbiosa perché, per quanto lei stessa volesse aggiungere un tocco di stravaganza ai loro acquisti, alla fine ha scelto per Luca tutte cose blu e azzurre e bianche. Colori familiari, quelli che lui indossava di più. Barbara invece se n'è uscita con un maglione bordeaux e un "Secondo me gli sta bene". E in effetti…

«Okay, allora prendiamo anche questo. Anzi, tienilo su.» Barbara festeggia il successo staccando l'etichetta e concedendo a Luca un gran sorriso.

«Toh!» Elena gli allunga un giubbotto di pelle, come quelli che Luca indossava prima che il suo guardaroba diventasse esageratamente formale. È qualcosa che sarebbe stato bene all'agente e poi Ispettore Benvenuto. Luca guarda Vittoria e sa che l'ha scelto lei, l'unica delle tre che può ricordare quel ragazzo. «Grazie!» le dice con sorriso piccolo e grato.

Elena sbuffa. «Cioè, con Vittoria sei tutto dolce e carino, con noi invece fai il polemico su ogni cosa. E che palle, Lu'.»

Luca la guarda male ma poi scoppiano tutti a ridere. È strano ritrovarsi in una situazione come questa, sentirsi così leggero da poter semplicemente ridere. È come se qualcosa stesse cambiando nell'aria. Luca non sa se è davvero merito di Elena e della ventata d'aria nuova che ha portato, ma ci spera abbastanza da andarle dietro. Anche se si lamenta, anche se ha mille dubbi. Alla fine si è lasciato rivestire da capo a piedi e deve ammettere che non vedersi più in tuta e magliette informi aiuta. Evidentemente serve anche questo per ricostruire un pezzettino alla volta l'immagine che ha di sé. Guardarsi allo specchio è ancora un esercizio complicato ma la direzione è quella giusta.

«Perfetto!» esclama Elena, che ha uno sguardo fin troppo soddisfatto mentre gli aggiusta il colletto del giubbotto. Intanto, Barbara ha messo a posto il caos che regnava in camera, con i vestiti nuovi in ordine sul letto e quelli da restituire di nuovo nelle buste. Vittoria controlla che sia tutto a posto e poi guida il gruppetto fuori dalla stanza e dalla clinica. Direzione, tour immobiliare.

Luca sa dall'inizio che il vero clou della giornata di oggi è trovargli casa. Quello che non sa è come si sente davvero in merito. Sa che non può vivere all'infinito in clinica e sa che ha bisogno di un posto suo. Solo non ha idea di cosa cercare perché non sa cosa gli serve e cosa vuole. È come se, insieme a questi dieci anni che gli mancano, lui avesse smarrito anche solo il ricordo di come fare a vivere. Luca osserva il mondo fuori dal finestrino e sospira. Forse è un bene che sia arrivata Elena a prendere in mano le cose. Ovviamente non ha la minima intenzione di dirglielo, il suo ego non ha bisogno di incentivi, ma ammette che è più semplice avanzare in un mondo che non si riconosce quando è qualcun'altro ad indicare la via.

Quando l'auto si ferma,però, Luca è tentato di rivalutare le sue considerazioni su Elena. Davvero crede che quella casa abbia una possibilità? È al quinto piano di un condominio che sembra aver visto giorni migliori e l'ascensore sembra una specie di trappola mortale. Ne sono usciti vivi e la sensazione è stata quella di aver fatto un terno al Lotto. L'agente immobiliare si spertica in lodi ma Luca dubita che la casa abbia mai avuto tutte quelle qualità. In più, non se la sente di rischiare la vita ogni volta che entra ed esce di casa e le scale non sono ancora il suo migliore amico... È un no ancora prima che il giro finisca. La discesa in ascensore è uno sferragliare inquietante da cuore in gola. Quando sono di nuovo in strada, si abbandonano tutti ad un collettivo sospiro di sollievo.

«Ma come le hai scelte le case, Elena? Cioè, non è che basta che stiano in piedi…» Barbara dà voce al pensiero comune.

«E io che ne so? Cioè, dall'annuncio sembrava perfetta, come facevo a sape' che è pronta per la demolizione… Mica so' Nostradamus col dono della preveggenza. E su, abbiate pazienza.» Elena borbotta, personalmente offesa e profondamente indignata. La prima casa viene depennata violentemente dall'agendina. Un inizio col botto, senza dubbio.

Un quarto d'ora e un'infinità di borbottii dopo, il gruppetto si ritrova davanti ad un altro edificio. Ed è un salto di categoria da brividi. Il condominio è evidentemente nuovo e l'ascensore è un piccolo gioiellino, la perfezione fatta ingranaggi e cromature. L'appartamento, al secondo piano, è spazioso e pieno di luce è ha il vantaggio non indifferente di essere arredato. Certo, c'è giusto l'essenziale e forse in generale è un po' scarno, ma è pronto per essere abitato ed è quello che serve a loro. D'altronde, il tempo non è dalla loro parte e l'uscita dalla clinica è questione di giorni. Luca si affaccia ad ogni balcone e finestra e si riempie gli occhi con lo spettacolo della sua Roma che brulica di vita. Un bel cambiamento se pensa all'insipido panorama su cui si affaccia la sua camera alla clinica: un pezzetto di giardino, la facciata di un edificio e niente più.

«Questa?» chiede Elena, le mani incrociate dietro la schiena.

«Questa!» conferma Luca ed è la prima vera decisione che prende per sé da un sacco di tempo. È un po' spaventato ma è felice. Elena lo abbraccia, Barbara ride e Vittoria ha le lacrime agli occhi. Le cose cominciano a girare nel verso giusto.

Elena ha rintronato di chiacchiere l'agente immobiliare, è riuscita a farsi dare il numero del proprietario di casa ed ha stordito anche lui di parole, tanto efficacemente che ha ottenuto che la casa fosse subito disponibile. Così, da oggi stesso, Luca ha un nuovo appartamento e può praticamente andarci quando vuole. Elena si è meritata un premio ed è quello che ha sostenuto quando ha mandato Barbara e Vittoria a recuperare qualcosa da bere per tutti. Intanto, lei e Luca le aspettano al parco dietro il nuovo appartamento, seduti vicini su una panchina di pietra. È uno spazio piccolo ma ordinato e lui pensa che un domani potrebbe venirci a passeggiare, magari portarci un cagnolino. A Luca piace la fantasia e gli piace anche l'aria fredda di novembre, lì seduto con le guance arrossate e le mani in tasca per tenerle al caldo. Elena gli sta accoccolata vicino, la testa appoggiata sulla sua spalla. Ci sarebbero mille cose di cui parlare ma per adesso va bene così, va bene godersi il momento e lo scricchiolio delle foglie sotto i piedi e le nuvole grigie in cielo.

«Elena?» Luca rompe il silenzio e l'amica alza la testa a guardarlo. «Grazie di tutto.» E dentro quel grazie ci sono mille cose diverse. È un grazie soprattutto per essere piombata di nuovo nella sua vita, impulsiva e casinara come sempre.

«Non devi ringraziarmi, Lu',» Elena scuote la testa, «nulla di tutto questo funzionerebbe se tu non volessi. Sei tu che stai facendo tutto il lavoro e lo so che non è facile, che a volte niente di tutto questo ha il minimo senso… non riesco nemmeno a immaginare come sia davvero risvegliarsi in un mondo che non riconosci, bloccato in un corpo che non è più il tuo… Sei stato così bravo, Luca, e così coraggioso… noi siamo solo un piccolo aiuto lungo la strada, tutto qua.»

«Ma che piccolo aiuto… senza di voi non credo proprio che ce l'avrei fatta, avrei ceduto al primo attacco di panico.» È non è un modo di dire. Davvero, se Vittoria non fosse stata vicino a lui a tenergli la mano, con il resto del gruppo appena un passo indietro ad aspettare il momento giusto, lui è sicuro che quel primo violento attacco di panico sarebbe stata la fine dei giochi. Invece, il suo personalissimo gruppo di supporto era lì per restare e non era scontato.

«Cerco di non pensarci ma lo so che sono passati dieci anni, non era mica scontato ritrovarvi tutti qui. Voglio dire, niente e nessuno vi obbligava a restare nella mia vita e a prendervi tutte queste responsabilità. Quindi, grazie anche per questo.»

Elena lo lascia parlare ma lo guarda con gli occhi che luccicano di lacrime… e una mezza smorfia che è la cosa più ridicola del mondo.

«Per carità, non farti sentire da Vittoria dire una cosa simile, le spezzeresti il cuore. Il Decimo è una famiglia, no?» Sì, lo è ed è difficile non essere sopraffatti da tutti i sentimenti e le complicazioni di una consapevolezza del genere.

«Luca, proprio per il fatto che siamo una famiglia e, soprattutto, perché tu mi vuoi bene, ti prego, non ti arrabbiare con me.» Quando Elena se ne esce con frasi così poi, essere emotivamente sopraffatti smette di essere possibilità e diventa certezza. E Luca lo sa. Guarda prima Elena e poi il parco che li circonda e la vede subito.

Anna è a venti metri da loro, tutta la sua figura un'unica linea di tensione. È come se fosse già pronta al peggio. E cosa può aspettarsi di diverso quando si ritrova addosso gli occhi agitati di Luca? Elena intercetta il suo sguardo e gli afferra le spalle, la presa ferrea perché lui si concentri su quello che sta per dirgli, perché si accorga che quello che sta provando adesso non è solo rabbia e frustrazione e disagio.

«Lo so, okay?» gli dice. «Lo so che non volevi succedesse così e che molto probabilmente mi odi per essermi messa in mezzo in questa cosa, ma era necessario, credimi. È il discorso di prima, no? Un piccolo aiutino da parte nostra lungo la strada.» Elena ha le migliori intenzioni del mondo e ha ragione ma, su certe cose, Luca può essere la persona più complicata che esista. Quindi continua a guardarla male. Se fossero in un cartone animato, ci sarebbero le fiamme a spuntargli dagli occhi.

«Andiamo Lu', ragiona. Lo sai anche tu che se aspettavo che vi decideste voi due, qua ci facevo la muffa. A 'na certa, bisogna darsi 'na mossa.»

Luca riderebbe se non si sentisse vagamente offeso.

«E tu potresti dirmi "e che vordì Elenu', ognuno c'ha i suoi tempi" e okay, sì, ma se 'sti tempi so' biblici qualcuno che vi dà 'na svegliata ci deve pur stare, no?»

«Elena, stai a fa' tutto tu.»

«Dici?»

«Eh, più o meno.»

Surreale, Luca non pensa ci sia termine migliore per descrivere la situazione. Anna è sempre immobile lì davanti a loro, Elena sciorina il suo repertorio di giustificazioni e lui si chiede perché deve sempre essere tutto così difficile e assurdo e imbarazzante. Tutto così surreale, vedi?

«Quello che intendo dire è che è arrivato il momento di risolvere le cose lasciate in sospeso. E se è vero che non possiamo riparare a certe assenze e che certi dolori sono per sempre e nessuno di noi può farci nulla, è altrettanto vero che ci sono delle cose che si possono sistemare. Siamo tutti grandi e vaccinati, Luca, possiamo dirci le cose come stanno, no? Che ce ne facciamo delle cose non dette? Non servono a niente.»

«Quanta saggezza...»

«È la vecchiaia, lascia sta'.»

Luca sorride. È tutto un po' incerto ma in tempo di necessità non si butta via niente. È appena uno spiraglio di disponibilità ma Elena ci si fa largo a forza.

«Dammi retta, Lu', davvero. Basta con le cose non dette. Tu per primo. Smetti di tenerti tutto dentro, parla di quello che provi e di come ti senti. Non importa con chi lo fai, ma parla.» C'è un sottotesto in quelle parole e Luca non ha problemi a coglierlo. A seguire il consiglio ne ha tantissimi ma questo sarà qualcosa a cui pensare in futuro. Per ora annuisce piano, giusto perché Elena sappia che la sta ascoltando, non solo sentendo.

«Va bene, un'ultima cosa e poi ti lascio in pace, giuro. Dai una possibilità ad Anna. Ascoltala, lascia che si spieghi.»

Elena rimane in attesa e si azzarda a sperare. Luca rimane incollato alla panchina invece, un po' controvoglia, alla faccia di qualunque istinto di preservazione che gli urla di andarsene, perché non è pronto, perché sarà anche passato un sacco di tempo ma certe cose per lui è come se fossero successe ieri. Però… Vale davvero la pena di continuare a vivere nel passato? Come può abituarsi a questo presente se nemmeno ci prova? All'improvviso la richiesta di Elena non gli sembra così folle. Può ascoltare, no? Può fare lo sforzo di stare a sentire. Anche - soprattutto - se si tratta di Anna. E se dovesse andar male potrà sempre dire che è colpa di Elena.

«Va bene.» concede ed Elena salta su come fosse un pupazzetto a molla. Intercetta Barbara e Vittoria di ritorno dalla loro spedizione al bar, afferra due tazze da asporto e le caccia in mano ad Anna, svegliandola di fatto dalla paralisi terrificante in cui sembrava essere caduta. «Forza!» le sussurra e Anna si arma di tutto il coraggio che riesce a trovare e avanza, un passo dopo l'altro, verso l'ignoto che ha gli occhi agitati di Luca e la sua faccia seria.

«Ciao!»

Il silenzio si allunga scomodo tra di loro e Luca riflette che ha già fatto tanti di quei salti nel vuoto da quando si è svegliato che, uno in più uno in meno, non è davvero la fine del mondo darsi un'altra possibilità. Anche se si tratta di calpestare un po' il proprio orgoglio, tanto per lui quanto per lei. Cos'hanno da perdere che non hanno già perso?

«Ciao!» le risponde e qualcosa si smuove. È come togliere il freno a mano e buttarsi giù a capofitto lungo una discesa. Anna non sa in che condizioni arriverà alla fine ma, intanto, si lancia.

«Io… mmm io non so se vuoi davvero vedermi oppure no, ecco, ma è davvero meraviglioso rivederti Luca, e sono così arrabbiata con me stessa per aver aspettato così tanto e…»

«Guarda che non sei obbligata a dire nulla. Se sei qui perché te l'ha chiesto Elena, non c'è bisogno di…»

«Non sono qui perché mi ha obbligato qualcuno.»

Luca interrompe Anna e lei interrompe lui, per togliere di mezzo il dubbio più ingombrante.

«Sono qui perché volevo vederti. Elena non mi ha obbligato, mi ha solo fatto gentilmente capire perché stavo rimandando.»

Luca sbuffa una risata che è una mezza pernacchia, il "gentilmente" di Elena di solito è ruvido come carta vetrata.

«E perché stavi rimandando?»

«Mi mancava il coraggio.»

«Di vedere me?»

Lui suona ferito e lei si fa piccola piccola, la testa che fa no.

«Mi mancava il coraggio di rivangare il passato.»

«E ora?»

«Sono qui, no?»

Luca la guarda negli occhi e quello che vede deve piacergli. Indicare il posto vuoto sulla panchina sembra la cosa più normale da fare, tanto quanto accettare la tazza che lei gli passa. Le loro mani che si sfiorano, invece, hanno la consistenza dei nuovi inizi.
 

  
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