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Autore: _Atlas_    24/09/2023    1 recensioni
1997.
Axel, Jake e Jenna vivono i loro vent’anni nella periferia di Mismar, ubriacandosi di concerti, risate e notti al sapore di Lucky Strikes. Ma la loro felicità è destinata a sgretolarsi il giorno in cui Jake viene trovato morto, spingendo gli altri nell’abisso di un’età adulta che non avrebbero mai voluto vivere.
Diciotto anni dopo, Axel è un affermato scrittore di graphic novel che fa ancora i conti col passato e con una storia di cui non riesce a scrivere la fine.
Ma come Dark Sirio ha bisogno del suo epilogo, così anche il passato richiede di essere risolto.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XXIII

 
 
 
 
 
Mismar, maggio 1997

 
C’era qualcosa che non gli tornava con i prezzi esposti lungo la corsia dei generi alimentari. Earl aveva deciso di cambiare la disposizione della merce sugli scaffali e quasi sicuramente aveva fatto confusione coi codici a barre, dimenticandosi di spostarli. Axel appuntò una serie di cifre sull’agenda che condividevano, sperando che Earl ci desse un’occhiata a orario di chiusura. In quel momento gli passò davanti con il suo cespuglio di capelli riccioli per metà incastrato sotto uno stretto cappellino verde con visiera. Come al solito aveva le cuffie e, come al solito, ascoltava un pezzo reggaeton.
Axel sbuffò.
Si sentiva irrequieto ultimamente, molto di più rispetto al solito.
Diede un’occhiata all’orologio, che ormai segnava le sei di sera, e fece a Earl un rapido cenno con la mano.
«Sì sì, vai pure! E stammi bene!» urlò quello, scrutando nel frattempo uno scaffale e realizzando finalmente di aver fatto qualche pasticcio con la merce esposta.
Axel decise di svignarsela prima che potesse chiedergli delucidazioni, svoltando l’angolo dietro al negozio alla velocità della luce.
 
C’erano almeno un paio di questioni che lo rendevano irrequieto, ammise a sé stesso mentre tornava a casa a passo un po’ più lento.
La prima riguardava Jenna e la costante sensazione di non sentirsi abbastanza ogni volta che passavano del tempo insieme. Non che lei lo avesse mai fatto sentire inadeguato – questo era in grado di riconoscerlo e apprezzarlo – piuttosto era una questione tra sé e ciò che di quel rapporto sentiva di meritare.
Malgrado Jenna sembrasse a suo agio con lui, temeva segretamente che prima o poi avrebbe smesso di tollerare i suoi silenzi prolungati, la sua poca spavalderia e tutti quei piccoli dettagli che odiava di sé stesso. Per questo la sua amicizia con Jake continuava a metterlo in allarme, come se la sua sola presenza riuscisse a mettere in ombra quelle due o tre cose positive che credeva di avere.
In ogni caso e contro ogni logica, Jake era comunque il secondo motivo per cui si sentiva nervoso. In quanto suo amico sentiva di avere delle responsabilità nei suoi confronti e dopo i racconti sul suo passato e i sospetti su Cody Harris non riusciva a vivere la cosa con distacco. I suoi continui sbalzi d’umore lo preoccupavano, così come lo preoccupava l’indifferenza che percepiva al Lenox Blues e in particolare da parte di Darryl. Aveva sperato di scorgere un po’ di apprensione nel suo atteggiamento e in quello di Margaret, e non capiva se la leggerezza con cui invece vivevano fosse solo apparenza o se, silenziosamente, cercavano in realtà di aiutarlo senza spezzare gli equilibri della loro amicizia.
Si disse che forse era il caso di approfondire la questione, così si impose di lasciarsi alle spalle l’agitazione che provava e cambiò strada, imboccando la via che portava al Lenox Blues.
 
Odiava quei vicoli secondari, puzzavano di fogna e in genere erano il covo di soggetti che lo intimidivano. Eppure era spesso in quei posti che riusciva a trovare ispirazione per Dark Sirio, quasi fossero lì a offrirgli spaccati di vita che la sua mente registrava come istantanee e che lui ricopiava poi su carta con matite e carboncino.
«Ciao Axel!»
Margaret lo salutò con dolcezza mentre risaliva le scale dello scantinato. Dal chiasso che ne usciva probabilmente c’era qualche band che stava provando e sperò con tutto il cuore che non fosse quella di Jake.
«Ciao Maggie, Jake è di sotto?» indagò.
«No, credevo fosse con te veramente. Sei solo?» gli chiese con curiosità.
«Sì. Pensavo di bere qualcosa. C’è Darryl?»
«È dentro. Cercate di non bere troppo, voi due» lo raccomandò la donna, dando nel frattempo una sistemata alle piante davanti all’entrata del locale.
Axel non disse nulla ed entrò.
Darryl aveva appena servito un paio di clienti e trovandoselo davanti aggrottò appena un po’ le sopracciglia. «Oh, chi si vede.»
«Ciao Darryl» lo salutò sedendosi al bancone.
L’uomo lo raggiunse e si prese qualche secondo per scrutarlo con attenzione.
«Non dirmi che ti ha già chiesto di sposarla» lo prese in giro.
«Non mi ha chiesto un bel niente.»
«Uhm, e ne sei dispiaciuto?»
«No che non sono disp- Non voglio parlare di Jenna. Sono cose mie, me la vedo io» disse spazientito e iniziando ad agitarsi sulla sedia. Si pentì del tono che aveva usato, ma non era in vena di scherzare, né di raccontare a Darryl le sue crisi interiori.
L’uomo fece un passo indietro e annuì «Sì signore, come preferisci. Vuoi bere qualcosa? Coca-Cola? Birra? Assenzio?»
Axel sospirò con pesantezza rimanendo in silenzio.
«D’accordo, birra» decise per lui Darryl «Io passo, altrimenti Maggie mi fa dormire nello scantinato, stanotte.»
«So di Jake» disse di getto Axel, non riuscendo più a trattenersi.
Stavolta fu Darryl a rimanere in silenzio, prendendosi il tuo tempo prima di rispondere e continuando a muoversi dietro al bancone con estrema calma. Gli passò infine la birra, dopodiché si sedette di fronte a lui.
«Cosa sai di Jake?» gli chiese. Il velo di tenerezza che gli lesse in viso riuscì ad innervosirlo ancora di più.
«Tutto!» rispose con foga «Della droga, dei tuoi tentativi di aiutarlo, di Maggie, del legame con Jenna…»
«E la cosa ti turba?»
«No! Io…io non immaginavo che avesse questi problemi. Avrei voluto saperlo prima,
perché non me lo hai mai detto? Jake lavorava qui, eppure non…»
«Non vi siete mai incontrati» lo anticipò Darryl.
«No, mai. Non mi hai mai detto niente neanche dopo, neanche Jenna voleva dirmelo. Pensavate che non fossi in grado di capirlo?! Non sono un idiota, Darryl…credevo che di me ti fidassi e che mi ritenessi all’altezza di questo, ma evidentemente non è così.
E anch’io vorrei aiutare Jake, lo vedo che non sta bene. È arrabbiato, si arrabbia sempre…poi si calma, poi è arrabbiato di nuovo. Mi dice che sono suo amico, ci divertiamo, fumiamo insieme…e poi all’improvviso mi odia. Non vuole dirmi cosa succede con Cody Harris...so che è uno stronzo e con lui fa il bullo. Ma gli deve dei soldi, Darryl, ne sono sicuro. Li ho visti, lui è davvero uno stronzo…Non lo conosco bene ma so che è uno stronzo» ripeté con ira «E io vorrei aiutarlo, ma…»
Le parole gli morirono in gola, soffocate da un singulto che riuscì a stento a trattenere. Si sentì svuotato e quasi senza energie, ma allo stesso tempo invaso da uno strano senso di colpa per aver detto tutte quelle cose.
Darryl non aveva abbassato lo sguardo nemmeno per un secondo, ascoltando il suo sfogo senza interromperlo neanche per obiettare le accuse che gli aveva fatto.
«C’è altro?» gli domandò non appena si riprese.
Axel scosse la testa, giocando con la bottiglia di birra ancora piena.
«D’accordo» mormorò Darryl schiarendosi appena un po’ la voce.
«Hai ragione, non ti ho mai raccontato nulla. L’ho fatto per due motivi e nessuno dei due prevede che tu sia un idiota. Jake ha avuto alti e bassi, quando vi siete conosciuti era in una fase tutto sommato buona. Non aveva crisi depressive, suonava con la band, si era messo in testa di partecipare a quel concorso di fumetti…Ho pensato che la tua amicizia potesse fargli bene e che lo allontanasse da quegli stronzi che anche tu hai avuto modo di incontrare. Doveva avvenire nel modo più naturale possibile, altrimenti non avrebbe funzionato.»
Axel strinse i denti, ignorando la fitta di rabbia che gli colpì lo stomaco.
«E l’altro motivo?» chiese invece.
Darryl sospirò appena e riprese a parlare.
«Anche tu hai passato momenti difficili. Temevo che in qualche modo potesse condizionarti e trascinarti troppo nella sua vita. All’inizio ho cercato di limitare i contatti tra di voi, ma poi ho dovuto fare un passo indietro e sperare per il meglio. Del resto non aveva senso impedirvi di frequentarvi, non sarebbe stato corretto.»
Axel non disse niente, ripercorrendo velocemente gli anni passati e in particolare quelli dopo la morte di suo zio. Momenti di solitudine in cui aveva creduto di sentirsi a proprio agio e che invece avevano rischiato di trascinarlo più volte verso un abisso sconosciuto. Ma Darryl si sbagliava, Jake non era mai stato per lui una presenza negativa, anzi, era stata la sua amicizia a frenare quella caduta.
«Detto questo,» riprese Darryl «capisco la tua preoccupazione per Jake. Anch’io sono preoccupato, lo siamo tutti. Purtr-»
«E allora facciamo qualcosa!» si animò Axel, interrompendolo e battendo il pugno sul bancone. «Mi sembra che nessuno faccia niente, qui. Dite di volerlo proteggere, di volerlo aiutare, ma nessuno fa qualcosa! Ha un debito con quel Cody, possiamo aiutarlo, possiamo raccogliere dei soldi e…»
«NON devi dargli soldi, Axel» lo fermò bruscamente Darryl. Questa volta non c’era tenerezza sul suo viso, solo un’espressione ferma e autoritaria che lo ammutolì.  «Per nessuna ragione, mi hai sentito?»
«Ma…»
«Per nessuna ragione» ribadì.
«Lui sta male, Darryl.»
«I soldi lo faranno stare peggio, te lo assicuro.»
«Io non capisco…» mormorò con un filo di voce, ma colmo di rabbia «Davvero non…»
«Non puoi capirlo, Axel.»
«Allora avevo ragione» disse risentito. «Pensi che io non ne sia in grado! E Jenna? Perché lei puoi capirlo, Darryl?»
«Lei lo ha capito a sue spese molto tempo fa. Devi fidarti di quello che ti dico, Axel.»
«Come faccio a fidarmi se non mi dai spiegazioni?! Voglio fare la mia parte per aiutarlo e tu me lo stai impedendo!»
«Tu lo stai già aiutando, lo hai già fatto per tutto questo tempo! Tutti lo stiamo facendo!»
Axel rimase in silenzio, con la rabbia che gli ribolliva nel sangue.
«Si vede che non è abbastanza, mi dispiace» disse guardando Darryl negli occhi, senza aggiungere altro. Poi si alzò e uscì dal locale sbattendo la porta.
 

*

 

Rischiò diverse volte di bruciarsi le dita con l’accendino, e alla fine ci riuscì, accendendo quella che era la terza sigaretta nel giro di un quarto d’ora.
«Guarda che ti vengono i denti gialli» lo punzecchiò Margaret, scovandolo nel retro del locale e avvicinandosi a lui a passo lento.
Axel fece spallucce e non si scompose più di tanto nel vederla, anche se sperava di rimanere da solo ancora per un po’.
«E se continui con questo ritmo finirai per puzzare di marcio prima dei trent’anni» disse ancora Margaret.
«Sono nervoso, va bene?» rispose scocciato.
La donna non rispose e si sedette insieme a lui su una pila di scatoloni accatastati al muro. Si tolse i guanti ancora sporchi di terriccio e si sistemò con cura i capelli argentati dietro le orecchie.
«È bello che tu stia aiutando Jake» disse infine.
«A me non sembra di aiutarlo» le rispose lapidario.
Margaret si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito. «A me sembra il contrario, siete sempre insieme.»
«Non c’entra.»
«Invece c’entra. Uscite, passate del tempo insieme, fate ammattire Jenna…vi divertite e fate quello che dovrebbero fare tutti alla vostra età. Quando non siete insieme nessuno sa dov’è e cosa fa.»
«Tipo adesso.»
«Già, tipo adesso.»
Axel spense per terra quel che rimaneva della sigaretta, ringraziando di non averne altre con sé. Le parole di Margaret lo avevano fatto sentire meglio, ma comunque non alleggerivano quel peso che ormai da settimane sentiva su di sé.
«Axel, non devi sentirti responsabile della situazione di Jake» disse ancora la donna, scatenando in lui qualcosa di intenso e a cui non riuscì a dare un nome. «Tu stai facendo molto, e non sei chiamato a fare di più.»
«Ma io voglio fare di più, è questo che non capite.»
«Per fare di più devi fidarti di Darryl, anche se è difficile…»
«Ma…»
«…anche se non ti sembra abbastanza.»
Axel ammutolì e continuò a rimanere in silenzio anche quando Margaret si azzardò a fargli una carezza sulla guancia e a scompigliargli un po’ i capelli.
«Devo andare adesso» disse infine alzandosi «Uh, credo che Darryl abbia sfornato le ciambelle. Portatene qualcuna a casa.»
Axel annuì, osservandola mentre rientrava nel locale.
In effetti nell’aria c’era un profumo di dolci molto invitante, ma tornare dentro significava affrontare di nuovo Darryl e fargli credere forse che aveva fatto un passo indietro, che aveva capito e che aveva ragione lui. Margaret gli aveva addolcito la pillola, ma la sostanza di certo non cambiava e lui continuava a sentirsi in difetto in una situazione che a tutti gli effetti era più grande di lui.
Senza fretta si lasciò le spalle al locale; era ormai ora di cena e iniziava ad avere una certa fame, eppure decise di tardare ancora il rientro a casa passando prima da quella di Jake.
Non era sicuro di quello che gli avrebbe detto, al momento era solo interessato a sapere come se la passava, cosa aveva fatto quel pomeriggio e se nei prossimi giorni avesse avuto voglia di dedicarsi a qualche pagina di fumetto. Dopotutto non mancava molto alla chiusura del concorso.
Quando il campanello suonò a vuoto per oltre dieci minuti Axel si arrese, incupendosi ma sperando che fosse solo uscito a bere qualcosa o magari a fare le prove con la sua band. Non volle immaginare altre possibili alternative.
Si incamminò quindi verso casa, questa volta a passo svelto mosso dalla fame e anche dalla fresca brezza primaverile. Avrebbe voluto passare del tempo con Jenna, ma la giornata non lo aveva permesso e poi si sarebbero visti il giorno dopo al cinema. Tanto valeva aspettare, si disse. E invece per poco non gli venne un infarto quando se la ritrovò davanti non appena salì l’ultimo gradino che portava al sottotetto.
Sul tavolino del terrazzo c’erano due cartoni di pizza e un paio di birre, Jenna era seduta sulla sedia con aria annoiata e non appena lo vide incrociò le braccia sul petto guardandolo scocciata. Doveva essere lì da molto tempo, realizzò Axel sentendosi le gambe un po’ molli.
«Le pizze sono fredde. Così come le mie mani, le mie guance e la punta del mio naso» gli disse lapidaria, continuando a rimanere seduta. «Le birre invece stanno bene.»
Axel accartocciò il viso in un’espressione dispiaciuta, ma qualcosa nel broncio di Jenna lo fece sorridere, spazzando via all’istante i pensieri che aveva avuto fino a pochi istanti prima. Le si avvicinò a la costrinse ad alzarsi dalla sedia, stringendola in un abbraccio a cui inizialmente si oppose, ma in cui poi si adagiò lasciandosi avvolgere.
«Vieni dentro, ho un forno» disse poi Axel girando la chiave nella porta d’ingresso.
«Non ho così freddo, a meno che la tua intenzione non sia quella di bruciarmi viva.»
«Non prima di aver mangiato le pizze. Non compierei mai un omicidio a stomaco vuoto.»
«Uhm, io avrei detto il contrario.»
Axel le rubò un bacio fugace sulle labbra e iniziò a trafficare in cucina prima che le pizze diventassero del tutto immangiabili.
A poco a poco la preoccupazione per Jake risalì di nuovo a galla, ma non gli impedì di passare serenamente quel tempo con Jenna. Si costrinse ad allontanare la sensazione di non meritarla, anche se l’averla lasciata al freddo con due pizze non lo faceva stare di certo meglio. Sembrava felice quella sera, così decise che anche della sua chiacchierata con Darryl non doveva sapere nulla, almeno per il momento.
Non immaginava che di quella sera avrebbe ricordato ogni singolo istante, da quando si erano accovacciati sul divano, parlando del più e del meno, a quando le loro mani avevano improvvisamente iniziato a cercarsi, in una richiesta di contatto più intima e complice, che avrebbe cambiato le loro rispettive esistenze per sempre.
Non sapeva in quel momento che negli anni avrebbe continuato a cercare quelle sensazioni senza mai ritrovarle; il tocco delicato e allo stesso tempo esigente di Jenna, le sue mani tremanti che percorrevano ogni centimetro del suo corpo, il leggero profumo alla pesca che stordiva i suoi sensi e che lo costringeva a cercarla ancora e ancora.
Di quella notte Axel avrebbe ricordato tutto, anche il silenzio leggero interrotto dai loro respiri affannati che poco a poco riprendevano un ritmo regolare.
«Stai bene?» le chiese Axel dopo un tempo che gli sembrò infinito.
«Sì. E tu?» chiese Jenna a sua volta.
Lui annuì e poco dopo seguì i suoi movimenti mentre cercava di avviare lo stereo accanto al letto.
«Che fai?»
«Non lo so, mettevo un po’ di musica. Ti va?»
Axel annuì ancora, poi gli venne un’idea e si sporse appena per avviare il walkman che era riuscito a collegare allo stereo.
«I Daft Punk? Sul serio?» chiese Jenna senza nascondere la sua perplessità non appena riconobbe le note di Around the World.
«Che c’è? Non ti piacciono?»
«Ho appena vissuto uno dei momenti più importanti della mia vita e tu mi fai ascoltare i Daft Punk?» chiese ancora Jenna, sforzandosi evidentemente di non sembrare troppo delusa.
Axel si gustò la sua espressione, e continuò a farlo fin quando le note della canzone si interruppero bruscamente lasciando il posto a quelle di Dust In The Wind dei Kansas.
Jenna riconobbe la canzone e fu costretta a ricredersi, guardando Axel con aria un po’ colpevole.
«Questa può andare» disse smorfiosa, tornando a sdraiarsi vicino a lui.
«Tu parli davvero troppo» le borbottò all’orecchio Axel, prima di stringerla di nuovo a sé.
Quella notte, nel buio del sottotetto, rimasero abbracciati a lungo, strettamente, come se qualcosa avesse potuto impedire loro di non ritrovarsi mai più. Di perdersi per sempre in una raffica di vento violenta e improvvisa, spazzandoli lontani anni luce l’uno dall’altra.
 

 

 _________

 

 
NdA
Buonassssera!
Capitolo fresco fresco di giornata, che come sempre spero vi sia piaciuto. Il prossimo arriverà verso novembre, impegni permettendo.
Non posso dire con esattezza quanto ancora ci vorrà per il finale, ma sicuramente la storia è a buon punto e spero tanto che entro giugno del prossimo anno possa essere conclusa.
 
Ne approfitto per ringraziare TANTISSIMO la mia dolce Benni, che si è recuperata di corsa gli ultimi capitoli lasciandomi due cuoricini al posto degli occhi con le sue recensioni. Grazie, grazie e ancora grazie <3
 
E un grazie ovviamente a chi anche solo leggendo continua a sostenere questa storia.
 
_Atlas_

   
 
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