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Autore: TatianaCovino    27/09/2023    0 recensioni
Come nasce una storia d'amore? Come si può mai scegliere tra il sogno della propria vita e la persona che si ama? Come possono, le nostre decisioni sbagliate, riportarci da chi amiamo?
Tratto dal testo: . “Ah, non dire a George che ti ho mostrato questo posto, mi ucciderebbe.”
“Perché lo hai fatto allora?”
“Perché è un posto speciale e volevo che tu fossi la prima a vederlo.”
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cormac McLaggen, Famiglia Weasley, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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“Bene cara, metti una mascherina e prendi questo”, disse la signora Weasley dando a Hermione una bomboletta in mano.
“Cos’è?”, chiese lei.
“Doxicita. Il salotto è invaso dai Doxie, dobbiamo farli fuori tutti!”
Hermione seguì le istruzioni della signora Weasley senza dire nulla e si mise a lavoro con gli altri.
La porta dell’appartamento di Grimmuld Place si aprì e la signora Weasley abbandonò il salotto per andare a vedere chi fosse il nuovo arrivato. Subito dopo la sentirono urlano contro qualcuno.
“Sarà Mundung”, disse Fred. “La mamma era molto arrabbiata quando ha abbandonato Harry per andare a concludere qualche losco affare.”
“Gliele sta cantanto, eh?”, rispose George ridendo.
In quel momento la porta del salotto si aprì e apparì Kreacher che, ignaro dei ragazzi, stava ingiuriando contro gli abitanti della casa. “Oh, se la mia povera padrona sapesse la feccia che abita la sua casa. Ma cosa può fare Kreacher, non può fare niente…”
“Hei Kreacher!”, esclamò Fred.
L’elfo domestico sobbalzò, rendendosi conto soltanto in quel momento della presenza dei ragazzi.
“Oh, padroncino. Kreacher non l’aveva visto”, disse l’elfo. “Traditore del suo sangue, ecco cos’è…”
“Cos’hai detto Kreacher?”, gli chiese Fred ridendo.
“Kreacher non ha detto niente.”
“Ne sei sicuro…?”
“Fred smettila. Non credo si renda conto che possiamo ascoltarlo…”, disse Hermione intromettendosi. “Non preoccuparti Kreacher, qui puliamo noi.”
“La sanguemarcio sta parlando a Kreacher!”
“Come l’hai chiamata?”, sbottò Fred. Nella sua voce non c’era più nessun segno di risata.
“Fred, lascia stare…”
“No Hermione, non lascio stare! Come l’hai chiamata Kreacher?! Dillo di nuovo, se ne hai il coraggio!”
“Kreacher non ha detto niente!”, rispose l’elfo. Poi sussurrando, continuò: “Una sangue marcio nella casa della mia padrona!”
“Adesso basta!”, urlò Fred. Afferrò l’elfo domestico con una mano e lo scaraventò contro il muro. “Non chiamarla mai più cosi, o te ne pentirai! Sono stato chiaro?”
“Smettila Fred!”, urlò Hermione.
“Smettila tu, Hermione! Non posso permettergli di chiamarti cosi!”
“Lascialo. Subito!”
Fred lasciò andare l’elfo domestico che, con un crac, si smaterializzò all’istante.
“Ma che ti prende? Non ti rendi conto che potevi farli male?”
“Era proprio quello che volevo Hermione! Fargli male per quello che ha detto!”
“Non devi! Lui non si rende davvero conto… E tu non devi proteggermi, Fred. So farlo benissimo da sola!”, esclamò Hermione lasciando infuriata la stanza.
 
 
“Buongiorno a tutti!”, esclamò Fred entrando in cucina.
“Giorno”, disse Ron con la bocca piena di pane e marmellata.
“Buongiorno Kreacher”, disse Fred rivolgendosi all’elfo.
Tutti lo guardarono sbigottiti. Dopo quello che era accaduto il giorno prima quella era l’ultima cosa che si aspettavano. Tutti, tranne Hermione, che lo guardò e gli sorrise.
“Buongiorno, padroncino…”, rispose Kreacher facendogli un inchino profondo.
“Allora, cosa c’è per colazione?”
“Del pane imburrato, se Ron te ne ha lasciato un po’”, disse Ginny.
La signora Weasley fece irruzione nella stanza. “Ragazzi! State ancora facendo colazione? Avanti, il salotto non si libera da solo dei Doxie!”
George iniziò a brontolare ma, insieme a tutti gli altri, si avviò verso il salotto.
“Hei, Hermione! Ti va di venire con me a Diagon Alley?”
“Cosa?”
“Devo andare a Diagon Alley a comprare delle cose per i nostri esperimenti e mi chiedevo se volessi accompagnarmi.”
“Fred, non credo che tua madre…”
“Se dico a mamma che mi accompagni tu ci lascerà andare. Sai, ha una buona opinione di te e non penserà certo che mi accompagnerai a comprare gli ingredienti per gli esperimenti. Sei la scusa perfetta!”
“E perché mai dovrei accettare di accompagnarti?”
“Primo, perché potrai passare il pomeriggio fuori anziché uccidere Doxie. Secondo, perché potrai passare un intero pomeriggio con me!”, rispose Fred sorridendole.
“Passerei comunque il pomeriggio con te.”
“Si, ma stando qui ci saranno gli altri tra i piedi.”
“No Fred, niente da fare.”
“Dai Hermione…”, sospirò. “E va bene, ultima proposta. Se mi accompagni ti prometto che passeremo anche al Ghirigoro.”
“In effetti, ci sono dei libri che devo comprare...”
“Non avevo dubbi.”
La ragazza ci pensò su un attimo, poi disse: “E va bene Fred, ti accompagno!”
“Perfetto! Vado a dirlo alla mamma!”
“Mi devi un favore Weasley!”
“Non credo proprio, Granger. Al massimo, sei tu che devi un favore a me!”, rispose lui facendole l’occhiolino.
 
 
“Vieni, andiamo”, disse Fred porgendo il braccio a Hermione.
“Come ci arriviamo a Diagon Alley?”
“Smaterializzazione congiunta, non è ovvio?”
“Io non so se…”
“Non ti fidi di me? Dai Hermione, sta’ tranquilla!”
La ragazza, poco convinta, si aggrappò al suo braccio. Poi secondi dopo si trovarono nella strada principale di Diagon Alley.
“Vieni, andiamo”, disse Fred trascinandola verso il negozio di Zonko.
“Ma io volevo…”
“Ci andremo dopo al Ghirigoro, vieni.”
Hermione era già stata altre volte nel negozio di scherzi, ma andare con Fred le faceva vedere le cose in modo diverso. Vederlo osservare ogni oggetto, prendere appunti, le fece capire che quegli scherzi non erano soltanto “giocattoli”, ma potevano diventare molto di più.
Dopo dieci minuti Fred la raggiunse vicino ad un espositore di filtri d’amore. “Vuoi rifilarne uno a mio fratello?”
“Eh?”
“Dai Hermione, scherzavo! Sono sicura che Ron non abbia bisogno di un filtro d’amore. E poi, tu ne sapresti creare uno migliore.”
“Non voglio rifilare un bel niente a Ron!”, esclamò lei, rossa in viso.
“Beh, meglio così! Io qui ho finito, possiamo andare.”
“Bene, perché mi servono proprio due braccia in più per portare i libri che devo comprare!”
Fred la guardò esasperato, ma comunque la seguì. Una promessa è una promessa.
 
Se da Zonko non ci erano voluti più di dieci minuti, al Ghirigoro Hermione ci aveva passato più di mezz’ora, uscendone con tre buste piene di libri.
“Non so davvero dove trovi il tempo di leggere tutti questi libri…”, disse Fred.
“Perché non spreco il mio tempo ad inventare…”
“Attenzione a quello che dici, Granger! Potrei decidere di lasciarti qui e tornarmene a casa da solo.”
Hermione allungò la mano. “Andiamo, riportami a casa.”
“Aspetta, c’è un’altra cosa prima. Seguimi.”
Fred la portò davanti ad un edificio a due piani abbandonato. Poi, con sorpresa di Hermione, tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi, aprì e la porta e vi entrò, invitando anche lei a fare lo stesso.
Hermione si guardò intorno: era uno spazio davvero molto grande, anche se completamente vuoto.
“Fred, questo è…”
“E’ il locale che abbiamo affittato con George per il nostro negozio di scherzi.”
“E’ enorme…”
“Si, beh, adesso è vuoto quindi non è un granché. Ma prova ad immaginarlo. Qui ci saranno gli scaffali per i filtri d’amore, qui i marchi neri commestibili, qui metteremo altri prodotti, e qui ci sarà il bancone con la cassa. Sarà tutto pieno di colori, per mettere allegria a chi entra.”
“E il piano di sopra?”
“Lì ci sarà l’appartamento in cui io e George andremo a vivere.”
“Volete lasciare la Tana?”
“Beh, si. Non fraintendermi, la Tana sarà sempre casa, però avevamo bisogno di un posto solo nostro.”
Hermione sorrise. “Fred, è davvero bellissimo.”
“Lo credi davvero?”
“Si.”
In quel momento la finestra si spalancò e una folata di vento fece arrivare ad Hermione il profumo di erba tagliata tipico di Fred. Arrossì, senza sapere bene il perché.
“Adesso chiudi gli occhi”, le disse il ragazzo.
“Perché?”
“Tu fai un sacco di domande Granger, te l’hanno mai detto?”
“Effettivamente si…”
“Chiudi gli occhi e basta. Fidati di me.”
“Va bene”, sospirò lei chiudendoli. “Ma ti giuro che se è uno stupido scherzo ti…”
Ma non riuscì a finire la frase perché le labbra di Fred erano premute sulle sue. Per un secondo restò immobile, senza sapere cosa fare. Poi, timidamente, ricambiò il bacio.
Quando aprì gli occhi vide davanti a sé il viso del ragazzo che gli sorrideva.
“E’ ora di tornare a casa Granger. Prima che mia mamma mandi qualcuno a cercarci”, le disse porgendole il braccio. “Ah, non dire a George che ti ho mostrato questo posto, mi ucciderebbe.”
“Perché lo hai fatto allora?”
“Perché è un posto speciale e volevo che tu fossi la prima a vederlo.”
  
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