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Autore: DavideWolfstar    03/10/2023    0 recensioni
Dalla storia: "Come si può guarire da un male che non esiste? Un male che non ha nulla di fisico, di organico? Come si può ammettere che quel male che non vedi, che non ascolti, che non odori, esiste e che è qualcosa di cui devi curarti? Di cui devi preoccuparti?
Fino a poco fa il pericolo era reale, tangibile, c’era una guerra e tu eri in ricerca di quei cimeli che avrebbero dovuto aiutarti a sconfiggere Lui, il nemico, colui che era reale, palpabile. Dopo Voldemort, dopo averlo sconfitto non sarebbe dovuto andare tutto bene?"
Harry Potter deve fare i conti con le conseguenze dei suoi traumi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: Cura

 

Avvertimento prima di iniziare a leggere.

 

In questa storia si parla di attacchi d’ansia, di panico, si accenna al born out. Avviso ai naviganti perché potrebbe, ognuno valuti per sé, la storia qui proposta essere fonte di disagio.

 

 

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Il Male invisibile

 

Come si può guarire da un male che non esiste? Un male che non ha nulla di fisico, di organico? Come si può ammettere che quel male che non vedi, che non ascolti, che non odori, esiste e che è qualcosa di cui devi curarti? Di cui devi preoccuparti?

Fino a poco fa il pericolo era reale, tangibile, c’era una guerra e tu eri in ricerca di quei cimeli che avrebbero dovuto aiutarti a sconfiggere Lui, il nemico, colui che era reale, palpabile. Dopo Voldemort, dopo averlo sconfitto non sarebbe dovuto andare tutto bene?

Ed ora c’è questo nemico che ti paralizza, che ti fa dormire male la notte, che ti fa venire voglia di piangere istericamente. Tu sei forte, sei Harry Potter, per Merlino!

Ti costringi ad andare avanti a procedere come se nulla di tutto questo ti toccasse, come se quegli incubi, come se quegli attacchi di panico non esistessero. Del resto, non è una cosa di cui si è mai parlato a scuola, con gli amici, in famiglia. Immaginati se i Dursley, che disapprovano tutto ciò che è fuori dalla loro cosiddetta normalità potessero mai parlarti di attacchi d’ansia o di panico, poi con l’affetto inesistente che avevano per te anche avessero saputo cosa fossero t’avrebbero lasciato a soffrire, ne avrebbero goduto, Vernon sicuramente.

C’è una cura? Ti chiedi con ostinazione mentre continui ad andare avanti a mostrarti forte, a fare quello che tutti si aspettano da te. Sei tu che volevi diventare Auror, vero? Puoi ora che sei il loro eroe, sottrarti? Cambiare idea? Cambiare carriera? No, che non puoi.

All’Accademia Auror non hai vita facile, tutti che si aspettano grandi cose da te, là fuori, ma qua dentro? Tu sei una recluta come le altre, anzi sei una recluta diversa dalle altre, una che non ha completato la scuola, una che secondo alcuni insegnanti è sopravvalutata. E forse è così. Tutta fortuna. Ti convinci che devi dare cento volte quello che danno gli altri, che devi dimostrare che puoi farcela. Non puoi permetterti di cedere, di cadere, di perdere. E dai sempre più il massimo, sei sul procinto di bruciarti dall’interno, di esplodere, ma lo ignori.

Da quando vai in Accademia sei più forte, hai tonificato i muscoli, sei più prestante e da quando hai scoperto le lenti magiche che sostituiscono gli occhiali, vedi meglio. Dovrebbe andare tutto bene, no? Eppure, l’invisibile, l’intangibile che ti porti dietro, che ti riempie i sogni, che ti fa piangere quando sei da solo, quello non lo hai sconfitto.

Non saper dare un nome a quello che provi non lo rende meno reale, tu continui, ti ostini ad ignorare la realtà. Fingi che va tutto bene. A Natale arrivi a casa Weasley e sorridi, fingi di essere uno che non sei, ma il fantasma, l’invisibile come lo chiami tu quando ti costringi a dare un nome a quel malessere sconosciuto, c’è e si vede in quei sorrisi che si incrinano di tanto in tanto, si vede quando eviti di incontrare lo sguardo di Ginny, si vede quando eviti di incrociare lo sguardo di Ron perché tu lo sai che lui ha capito, del resto siete amici e vivete insieme, e c’è anche Neville come compagno di dormitorio in Accademia, anche lui invitato e anche lui ha capito qualcosa e anche lui eviti. Ineluttabilmente non puoi evitare tutto, e quindi ad un certo punto resti solo con Ginny, mentre gli altri riposano dopo il pranzo. Lei non ti fa pressioni, non ti chiede di tornare insieme, però c’è. Tu vorresti abbracciarla, baciarla, ma poi ripensi all’assenza di Fred, alla sua morte, torni a sentire l’invisibile. Crolli, lì davanti a Ginny, per la prima volta crolli davanti a qualcuno. Sei come paralizzato, steso a terra, e senti di non poter muovere un arto, di non riuscire a respirare. Dura poco, ma ti sembra infinito. Ovviamente Ginny si è spaventata, ha però la premura o forse è mancanza di prontezza, di non chiamare tutti. Appena ti riprendi ti è accanto, ti sussurra parole, non riesci neppure a definirle. Finché non senti una frase. “Succede anche a me, poi passa, ad Hogwarts ho parlato con una MediMaga, mi ha aiutato.” Non sei solo. Non è una cosa strana. Eri arrivato a credere che fosse una conseguenza del fatto di aver ospitato dentro di te l’anima di Voldemort per quasi 17 anni.

Sono due mesi, due mesi che sei in terapia. Quel pomeriggio Ginny ti ha spiegato che esistono persone, MediMagi della mente, che aiutano per queste cose. Non è una cura. Non c’è una cura. Ormai, ne sei consapevole, ma sai come gestirlo, come affrontarlo. Può essere che un giorno sarà un lontano ricordo. Per ora, però, ci sei, stai riprendendo fiducia in te stesso, non ignori più il problema e lo tieni sotto controllo, non sarà il massimo, ma sei vivo e finalmente l’invisibile è diventato visibile, l’intangibile è diventato reale, ciò che non aveva un nome ora ha un nome. Non va tutto bene, ma potrebbe andare peggio.

   
 
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