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Autore: May Jeevas    05/10/2023    1 recensioni
Paesi Baltici, XIII secolo.
Dopo la sconfitta contro un ordine che ha invaso le loro terre e che ha preso la vita dei suoi genitori, il giovane Toris Laurinaitis ha un solo obiettivo: difendere la sua gente da qualunque invasore, che siano i Cavalieri Portaspada o che siano i Vichinghi. E' proprio da una delle tribù scanidinave che un giorno salva Feliks, un giovane un po' stravagante con cui Toris si ritroverà a stabire un rapporto forte e solido. Insieme lotteranno per la libertà dei Curi. La storia darà loro ragione, o dovranno piegarsi agli invasori? [LietPol]
[Questa storia partecipa al Writober di FanWriter.it, lista pumpSea]
Genere: Guerra, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Estonia/Eduard von Bock, Lituania/Toris Lorinaitis, Nordici, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Gilbert

Diocesi di Riga, 1217
Gilbert affondò l’attacco contro il manichino fatto di paglia, andando a centrare il punto preciso che voleva colpire. Ritrasse l’arma, ansimante, passandosi il braccio sulla fronte per impedire al sudore di cadere sugli occhi. Alzò lo sguardo, fissando i riflessi dell’alba sul fiume. Un attimo id pace prima che cominciasse un’altra giornata.
C’era così calma piatta nell’ultimo periodo che quasi sperava in un altro tentato assedio giusto per combattere la noia. Si sentiva sprecato lì, dove il suo talento non veniva sfruttato appieno e dove gli sembrava di stare marcendo e buttando gli anni migliori della sua vita.
Con passo deciso andò a cercare la persona con cui lamentarsi. La trovò nelle sue stanze, intento a scrivere di sicuro qualche pergamena di poco conto. Entrò senza bussare. L’altro lo degnò di un solo sguardo prima di tornare a scrivere.
“Ohi, Roderich!” esclamò il cavaliere, avvicinandosi di gran passo allo scrittoio.
“Gilbert. La risposta è no.” rispose calmo l’interpellato, con una compostezza e un distacco che fecero andare sulle tutte le furie il templare.
“Cosa vuol dire, no?! Non sai nemmeno perché sono qui! E guardami quando ti parlo!”
Roderich non alzò lo sguardo, continuando le sue mansioni.
“Immagino sia qui perché vorresti che io scrivessi a Sua Santità riguardo al fatto che qui non si combatte abbastanza e che vorresti andartene in un posto dove potresti tranciare pezzi di essere umani più frequentemente.” rispose, sempre con una compostezza degna di un nobile d’alto rango. “E ti dico già che non lo farò, Gilbert. Ne ho parlato con il tuo capitano, e come ti ho già spiegato, voi Cavalieri Portaspada siete stati creati per convertire questa zona dagli infedeli, ergo, a nessuno di voi è concesso muovervi.”
Gilbert digrignò i denti, deluso e arrabbiato.
“Ma io mi annoio, Roderich! Voglio combattere seriamente, voglio sentire l’ebrezza della battaglia, voglio vedere il sangue del nemico sulla mia spada e su i miei vestiti!” si lamentò quasi come un bambino il Fratello della Spada, urtando un oggetto con il braccio. Roderich, fulmineo, si alzò e prese lo strumento prima che toccasse terra, il volto preoccupato.
“Ti chiederei la cortesia di stare attento con le proprietà altrui!” sibilò, mettendo l’oggetto a posto con cura e prendendo le pergamene a cui stava lavorando. “Devo andare a parlare con l’Arcivescovo. Ti pregherei di chiudere la porta quando esci. Buona giornata, Gilbert.” annunciò il ragazzo, uscendo dalla stanza.
Gilbert rimase solo con la sua frustrazione. Maledetto damerino! Manco un favore a un amico riesce a fare! Buono a nulla! Fu tentato dal tirare un calcio a qualcosa per romperla, ma il suo sguardo ricadde sullo strumento che Roderich aveva salvato con tanta passione. Ghignò, prendendolo prima di uscire, ricordandosi naturalmente di chiudere la porta.

Gilbert fu quasi contento nel sentire il bussare coincitato contro la porta della sua stanza, quella sera. Evidentemente Roderich ci aveva messo un po’ ad accorgersi del furto. Aprì la porta ghignante, pregustandosi la faccia incavolata dell’amico. “Bene, bene, immagino che sia qui per… e tu cosa ci fai qui?!”urlò le ultime parole con una tonalità ben al di sopra di quella che avrebbe voluto.
Capelli marroni lunghi scarmigliati, occhi verdi che lanciavano lampi che promettevano morte, una pentola arrugginita stretta in una mano tenuta come un’arma e un’espressione che avrebbe voluto avere lui in battaglia per spaventare i nemici.
“Elizaveta.” sibilò a denti stretti.
La ragazza continuò a incenerirlo con lo sguardo e senza dargli il tempo di reagire entrò a grandi passi nella stanza. “Dov’è?” urlò, guardandosi intorno.
Gilbert cercò di rimporsi. “Tipico del damerino mandare te invece di affrontarmi. Scusa, Liz, ma questa è una questione tra me e lui.”
Elizaveta scosse la testa convinta, e si avvicinò a lui fino a fissarlo dritto negli occhi. “Restituisci subito la viella al signorino Roderich!”
Gilbert non potè trattenersi dal riderle in faccia a quelle parole.
Dio Santo, quella ragazza era la persona meno elegante e raffinata che conosceva, e il modo in cui dirigeva la cucina lo dimostrava, eppure poi cadeva in certe formalità come venerare ancora quello che alla fine era un damerino che conosceva fin da quando era bambina.
Il cavaliere si pentì di quel momento di distrazione quando sentì un oggetto di ferro cozzare in maniera molto forte e dolorosa con la sua testa, facendolo piegare. Si portò le mani al punto colpito, volgendo gli occhi rossi e rabbiosi verso la ragazza, che aveva ancora la pentola in mano dopo averlo colpito.
“Il signorino Roderich mi ha detto di darti questo.” Elizaveta gli porse una piccola pergamena “ma se non ti convincerà non mi farò remore a colpirti di nuovo e a riprendermi la viella a modo mio!” concluse, guardandolo ancora arrabbiata. Gilbert lesse controvoglia. Dimenticò il dolore e la rabbia. Saltò sull’attenti e corse verso il posto dove aveva nascosto lo strumento, porgendolo alla ragazza.
Lei lo prese, annuendo.
“Quando mi insegni a combattere con la spada?” chiese a bruciapelo dirigendosi verso la porta.
Gilbert la guardò torvo. “Quando mi passa il bernoccolo che mi hai appena fatto.”
Elizaveta lo salutò con una linguaccia prima di uscire.
Il ragazzo prese la spada e tirò due fendenti contro l’aria, un nuovo vigore ad animarlo. Guardò ancora sul biglietto sul tavolo.
Gilbert. L’arcivescovo mi ha informato che ci sono stati scontri tra Vichinghi e Curi non lontano da qui. Settimana prossima parte una pattuglia di ricognizione. Ho fatto il tuo nome per guidarla e per farti avere campo libero in caso di incontro con i nemici.
Roderich.
Ps ti sarei profondamente grato se avessi la cortesia di restituirmi la mia cara viella di cui ti sei appropriato senza il mio permesso.

 


Angolino di May
Il prompt di oggi era Violino. Ho chiesto a Sissi se esistessero già i violini nel 1200, e la risposta è stata negativa, ma è stata così gentile da dirmi che la viella è un suo antenato. Quindi non potevo non usare Roderich, e mi sono anche divertita a inserire Ungheria per farle maltrattare un po’ Gilbert (ammettiamolo, se lo merita).
Bene, la scacchiera è pronta, i pezzi si stanno per muovere.
James, non sono più ammessi scioperi!
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti.
Mata ne!

   
 
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