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Autore: Vale__91    08/10/2023    3 recensioni
"The one" é una raccolta di one shot (con aggiunta di flashfish e drabbles all'occorrenza) in cui verranno racchiusi la miriade di missing moments presenti nella serie di DBZ interpretati dalla sottoscritta. Ogni capitolo avrá lo scopo ben preciso di dare vita e voce a tutto ció che non ci é stato permesso di viverci in formato manga e anime. Suggerisco di leggere bene la *premessa* del primo capitolo per capirne modalitá e altre informazioni utili. I hope you'll enjoy it!
1. The one... where you were born (part 1)
2. The one... where you were born (part 2)
3. The one... with the tears of a young proud Saiyan
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: 18/Crilin, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa - Questa raccolta nasce dopo aver fantasticato a lungo tra un missing moment e un altro. Quale miglior modo di combinare tutte le idee in un unico posto? Non faró grandi premesse iniziali tra un capitolo e l'altro per non togliervi il piacere della lettura (a meno che non sia strettamente necessario), ma indicheró di certo il rating della storia (per ora é giallo di base, ma potrebbe cambiare in seguito), i personaggi presenti ed eventuali pairing/avvertimenti e così via. Le varie one shot (ecc) non seguiranno necessariamente un ordine cronologico, ma é molto possibile che le prime lo siano in quanto ho giá pronta una bella lista :) .
So bene che lo scopo delle one shot é di raccontare una storia in un unico capitolo, ma per questioni stilistiche per alcuni casi é possibile che preferisca dividere il lavoro in massimo due parti.
L'idea del titolo della raccolta e dei vari capitoli é gentilmente ispirata alla sit-com Friends, la cui versione originale prevede che il titolo di ogni episodio inizi con la frase "The one with/where..." ecc.
Credo non ci sia altro da aggiungere, se non che chiaramente i personaggi di DB delle mie storie sono e rimangono di proprietá del criptico Sensei Toriyama e della Toei Animation.
Buona lettura e chiaramente ogni recensione é ben accetta :) 






1. The one... where you were born (part 1) 
Characters: Goku, Chichi (+ altri)
Pairing: GokuxChichi
Time period: salto temporale in seguito al 23º Torneo Tenkaichi
Rating: Verde




Lavare, cucinare, stendere, cucinare, stirare, cucinare ancora.
Ma quanto mangia Goku?!
Di quel passo l’ereditá del padre sarebbe finita nel giro di pochi anni solo per i viveri. Doveva darsi una regolata, mandarlo a caccia piú spesso.
E cosí fece un giorno di Luglio, per la veritá chiedendogli di andare a pesca, attivitá che Goku apprezzava particolarmente, pur non avendo piú la coda ad aiutarlo nell’impresa. Tanto meglio! Si sarebbe allenato in acqua per testare la sua velocitá in un ambiente diverso. Ogni scusa era buona pur di non lasciar intorpidire i muscoli, senza contare l’assenza di certezze che Piccolo sarebbe rimasto nell’ombra in maniera definitiva. Non poteva di certo farsi trovare impreparato.
Chichi rimase sulla soglia di casa ad osservare il marito spiccare il volo a pochi metri dall’uscio, con uno strano fiatone in corpo e la fronte imperlata di sudore. Non era da lei sentirsi cosí esausta di prima mattina, ma occuparsi della casa in piena estate avrebbe potuto svilire anche le energie di un’eccellente donna di casa. Si autoconvinse che quello fosse il motivo dell’inaspettata stanchezza e una volta richiusa la porta alle sue spalle, fece mente locale alla lista di faccende che avrebbe dovuto terminare quel giorno.

L’ancora ignaro Saiyan, accolta di buon grado la richiesta della sua dolce metá, tornó un paio d’ore piú tardi, trascinando con sé un enorme pesce di fiume ed altri piú piccoli, raccolti in una grande rete portata sulle spalle.
«Chichi! Sono tornato!»
Attese un minuto buono, ma non udendo la solita voce squillante della moglie andarlo ad accogliere alla porta, ora che era diventata una loro abitudine, lasció cadere le povere bestie ai suoi piedi e si avvicinó all’ingresso spingendo piano la porta. I fornelli spenti, quando mancava ormai poco a mezzogiorno, furono il primo segnale che qualcosa fosse diverso dal solito.
«G-goku.»
La vide apparire dal salone, vacillando con gli occhi spenti, i capelli disordinati e decisamente non un’ottima cera.
«C-che ore sono?! Mi sono seduta un attimo sul divano per riposare e...»
«Ti senti bene?»
«Oh mio Dio, ma é tardissimo!» disse notando l’orologio a muro sopra di loro.
«Non ho ancora niente di pronto. Che disatro, Goku mi dispiace, sono imperdonabile!» aggiunse cercando di arrancare verso la cucina, tendando di mostrare piú forze di quante ne sentisse in corpo.
«Chichi, non c’é problema, pranzeremo un po’ piú tardi.» tentó di rincuorarla lui che a fatica domava la sua testardaggine.
Tra tutti e due in fondo, era una bella gara a chi fosse il piú cocciuto.
«Vieni a vedere cos’ho pescato.»
La prese per mano trascinandola all’ingresso, ma una volta aperta la porta il volto di Chichi cambió di mille sfumature in pochi secondi.
«Allora? Che ne pensi?» chiese lui orgoglioso portandosi le nocche delle mani sui fianchi per gonfiarsi il petto.
L’odore dei pesci sul prato e, ora che se ne rendeva conto, dallo stesso Goku al suo fianco, fecero venire un immediato conato di vomito alla povera Chichi, che si portó entrambe le mani alla bocca e corse svelta verso il piccolo bagno che avevano al piano terra.
Stranito da quell’insolita reazione, Goku la seguí dapprima con lo sguardo e poi a passi veloci fin dentro casa.
«Tesoro, sei sicura di stare bene?» chiese ben consapevole della domanda retorica, trovandola accasciata e con il viso affacciatto alla lucidissima toilette di ceramica bianca.
La sentí rimettere un paio di volte e poi finalmente riprendere fiato.
«C-credo... C-credo di essermi presa qualche malanno, un virus forse.» disse concludendo con un nuovo conato.
«Aspetta, ti dó una mano con i capelli.»
Chichi lo fermó prontamente con la mano.
«G-goku, per favore non avvicinarti.... Ho b-bisogno che sposti quei pesci che hai pescato altrove, e che ti faccia una doccia.»
«Non capisco.»
«L’odore del fiume... N-non riesco a sopportarlo in queste condizioni.»
«Va bene, va bene, faró in un attimo.» disse senza chiedere ulteriori spiegazioni «Riesci ad alzarti?»
Chichi annuí lievemente con la nuca e l’osservó sparire ad una velocitá tale da farla sorridere per quanto serio ed impacciato fosse diventato all’improvviso. Passata una buona mezz’ora e lavatosi per bene dalla testa ai piedi, Goku si sedette sul divano di fianco alla moglie, che seduta con un panno bagnato poggiato sugli occhi, cercava di riprendersi dalla nausea.
«Ho cercato ovunque, ma non ho trovato le medicine che mi hai elencato.»
«Devo averle lasciate da mio padre.» disse con un filo di voce.
«Perché non provi un Senzu? Ne tengo uno di scorta, per le emergenze.»
«E vorresti sprecare un Senzu per un banale virus?»
«Beh sí, se ti fa stare cosí male, e poi posso sempre prenderne altri da Karin all’Obelisco nei prossimi giorni.»
Forse Goku non era un campione di romanticismo o frasi dolci, ma sapeva certo come farla sentire protetta e amata a modo suo. Quei gesti valevano piú di un milione di parole che chiunque altro le potesse pronunciare.
Chichi sorrise cercando a tastoni la mano del marito, che trovó calda e pronta ad accoglierla.
«Ti ringrazio tesoro, ma solo l’idea di m-mangiare qualcosa...» rispose concentrandosi il piú possibile per non cedere nuovamente all’impellente bisogno di correre in bagno.
«Ma sono praticamente insapori, devi sol-»
«G-goku... C-chiama mio padre, ci porterá le medicine e anche un termometro. F-fatti anche preparare qualcosa, si sente il tuo stomaco brontolare fino in cittá.»
Gli scappó una risata imbarazzata, consapevole della fame atroce che lo stava attanagliando, quando finalmente, all’arrivo del suocero e a debita distanza dalla moglie, poté mettere qualcosa sotto i denti.
«Chichi cara, non hai mezza linea di febbre. Sicura che non sia colpa di qualcosa che hai mang-.»
«P-papá! N-non p-provare a dire quella cosa.» gli disse sollevando un dito in aria per bloccargli le parole di bocca.
«Vuoi fare un salto dal medico? Lí possono dirci che cosa ti serve?»
«Non se ne parla, sará solo un po’ di s-stanchezza, sono cose che capitano. T-ti chiedo solo se puoi occuparti tu della cena e di lasciare qualcosa per domani. Io proprio non me la sento e l’ultima volta che Goku si é offerto di aiutarmi stava per andare a fuoco la cucina.»
Gyumao si lasció andare ad una fragorosa risata.
«Con i faló ci sa fare peró. Va bene figliola, non preoccuparti, ci penso io.»


Trascorse una settimana, ma le condizioni di Chichi non migliorarono di molto. C’erano mattine in cui si alzava sentendosi in gran forma e pronta a tornare alle sue solite mansioni, ma bastava la colazione per riportarla a fare compagnia alla tazza del water. Per quanto Goku tentasse di darle una mano, aveva ancora molta strada da fare prima di potersi considerare capace di badare alla casa senza di lei.
«Chichi, é passata una settimana. Proviamo con il Senzu.»
«Ho detto di no!»
«Va bene, ma non possiamo stare qui a far nulla. Lascia almeno che ti accompagni in ospedale come ha suggerito tuo padre.»
«Una donna non puo essere un po’ stan-».
L’ennesimo conato la interruppe, ormai sembrava non riuscisse piú a comporre frasi senza che succedesse.
Lo sguardo preoccupato di Goku accanto a lei che le reggeva la chioma scura, la intenerí al punto da cedere alle sue suppliche.
«E va bene, andiamo a vedere un medico.»
«Perfetto, non appena ti sarai ripresa ti ci porto in un attimo.»
«Non avrai intenzione di volare?»
«Beh... ecco.»
«O di usare Kinto-un!»
«F-forse?»
«Ti sembra che possa reggere un viaggio in volo?! Abbiamo bisogno di una macchina.»
«Ma io non so guidare.»
«E sará meglio che... Faremo piú avanti questa discussione.» disse rialzandosi dal pavimento «Senti mio padre, ci porterá lui.»
Qualsiasi replica sarebbe stata inutile, senza poter volare e senza nessuna nozione su come maneggiare una macchina non c’era verso che si sarebbero mossi di lí. Sentendosi un po’ sconfitto, Goku chiamó in aiuto il suocero per la seconda volta in soli sette giorni.
Non c’erano studi medici in cui registrarsi nei territori montuosi dei monti Paoz, e quelli dei villaggi accanto, trattandosi di una Domenica, sarebbero comunque stati chiusi. L’unica opzione fu recarsi all’ospedale della cittá piú vicina, fare le analisi necessarie per capire cosa avesse Chichi e attendere pazientemente il loro turno. Per loro fortuna, le vacanze estive resereo l’attesa meno lunga e snervante, avendo fatto allontanare molti dalle zone urbane per raggiungere localitá piú invitanti.
Dopo solo due ore, i Son vennero chiamati nello studio del Dottor Kamura, un omone simpatico e barbuto che li fece accomodare davanti a sé.
Goku si rese conto di essersi sentito cosí a disagio ben poche volte in vita sua. I muri bianchi, l’odore forte di disinfettante e una strana sensazione che faticava a spiegarsi, lo fecero sentire un pesce fuor d’acqua. Lui con quel posto non c’entrava proprio nulla, tutto quello che c’era da sapere su come guarire le ferite glielo aveva insegnato suo nonno Gohan, grazie ad efficaci metodi naturali. Ora poi che aveva i Senzu a disposizione, ancor meno sentiva di aver bisogno di un ospedale se mai gli fosse capitato qualcosa. Chichi peró non era Goku e se davvero lí qualcuno aveva i mezzi per aiutarla a stare meglio, di certo lui non si sarebbe opposto. Si sedette di fronte alla scrivania con la sola speranza che ci fossero buone notizie.
«Signor Son, non c’é bisogno di fare quella faccia corrucciata. Sa, succedono anche tante cose positive negli ospedali.» sorrise amichevole il dottore mettendosi a sedere.
Il suo sguardo fece presagire che le condizioni di Chichi non dovessero essere cosí preoccupanti.
«Quindi Dottor Kamura, ho solo bisogno di un po’ di riposo, non é cosí?» chiese lei guardando di sottecchi il marito non aspettando altro che la soddisfazione di dimostrargli che stesse benissimo.
«Beh, i suoi esami del sangue sono decisamente un po’ sottosopra, ma non c’é da stupirsi che sia cosí quando si aspetta un bambino.»
Caló il silenzio, interrotto solo dalle lancette dell’orologio da polso del medico, rumoroso e fastidioso.
«U-un c-cosa? Un b-bambino?» chiese Chichi balbettando e sbattendo le palpebre un centinaio di volte, cercando di tornare in sé.
«Sí, un bambino. Mi scusi, non era al corrente di essere incinta?»
«Le sembra la reazione di una persona che sa di aspettare figlio?!» sbraitó lei, che ancora non riusciva a credere alle sue orecchie, né a contenere le miriadi di emozioni esplose dal momento in cui aveva sentito pronunciare quella frase.
Aveva sempre desiderato diventare mamma, ma riuscire ad immaginare come avrebbe reagito nel ricevere quella notizia era un altro paio di maniche, tanto piú che non si aspettava sarebbe accaduto a cosí poco tempo dalle sue nozze, avvenute solo due mesi prima.
«Oh mio Dio! Goku, hai sentito? Aspettiamo un bambino!» si voltó verso di lui, con gli occhi lucidi dall'emozione, ma ad attenderla c'era solo un’espressione del tutto inebetita.
«Perché fai quella faccia?»
«I-io... Non capisco. Bambino? Quando dovrebbe arrivare questo bambino? E da dove? È questo che ti sta facendo stare cosí male?»
Il dottore inizió a guardarlo stranito, ma prima ancora che potesse pronunciare mezza parola o ridere della sua ignoranza, Chichi gli chiese se potesse lasciarli soli qualche minuto.
«Si rende conto che questo é il mio studio?» chiese indispettito il medico, ricevendo come risposta lo sguardo piú glaciale che avesse mai visto prima.
«V-vi lascio soli un momento.» aggiunse alzandosi senza battere ciglio e richiudendo la porta della stanza alle sue spalle.
Chichi, che in quei pochi minuti sembrava aver riacquisito tutto il suo colorito naturale, cercó di sfruttare quelle forze per spiegare al compagno che cosa stesse succendo, in quanto ben consapevole di parlare con un ragazzo che non aveva mai avuto accesso ad un’educazione o nozioni di alcun genere sull’argomento.
Si voltó nuovamente verso di lui e gli prese le mani.
«Goku, sono io che aspetto un bambino.»
«E che vuole da te?» chiese guardandosi intorno, aspettandosi di veder un marmocchio sbucare fuori da un momento all’altro.
«N-no tesoro.» disse lei trattenendo una risata «Siamo stati noi due a crearlo.»
«Ma cos-»
«Aspetta, fammi finire. Quando io e te... Quando noi...» prese fiato, consapevole che sarebbe arrossita al solo pronunciare quelle parole, ancora cosí nuove per entrambi «Quando facciamo l’amore, i nostri corpi si uniscono e... C’é la possibilitá che quest’unione generi una nuova vita. Questa vita ora sta crescendo dentro di me. Mi sono sentita cosí debole perché il corpo attraversa dei cambiamenti importanti, ma non c’é nulla da temere. Aspetto... Aspettiamo un figlio Goku, proprio ora, sta crescendo qui dentro.» disse portandosi una mano sul ventre.
«Un figlio... Noi due avremo un figlio.»
«Sí.» annuí lei «Diventerai papá.»  
«P-papá!»
Lo sguardo di Goku si perse nel vuoto. Forse ne sapeva meno di un principiante in materia, ma di certo conosceva il significato di cosa fossero una mamma e un papá. D;improvviso l’idea che ne sarebbe stato uno gli rilasció una scarica di adrenalina che gli percorse l’intera schiena dall'alto al asso. Si alzó di scatto, facendo cadere la sedia alle sue spalle e provocando un sussulto in Chichi, che non si aspettava di vederlo reagire con tanto entusiasmo.
«Diventeró un papá!» strilló sollevandola di peso per stringerla a sé, tentando sempre di non metterci troppa forza.
Chichi si lasció andare alla felicitá e senza piú trattenere le lacrime di gioia, sorridente come non mai, avvinghió le braccia intorno al collo del marito.
Sentite le urla indefinite provenire dalla stanza, e con il medico fuori dai paraggi, Gyumao si precipitó di corsa nello studio, inconsapevole di cosa stesse succedendo.
«Va tutto bene qui?! Chichi, perché stai piangendo?»
«Papá... Non ci crederai mai ma, preparati a diventare nonno.»
   
 
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