Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    11/10/2023    0 recensioni
Quando Scarlett si presenta all'ospedale in veste di assistente sociale, non può credere al caos in cui tre semplici omega hanno gettato il personale medico. Ma quando la giovane riesce ad avvicinare i tre, è come se il mondo improvvisamente si rovesciasse.
Non è normale che i suoi pensieri vortichino costantemente attorno a loro.
E non è normale che loro siano terrorizzati dal mondo intero eccetto che... da lei.
La ricercano, la rincorrono, non sembrano capaci di allontanarsi da lei. E, quando finalmente permette loro di ricongiungersi con il branco che amavano tanto e da cui erano stati brutalmente separati, tutto inizia ad avere senso.
OMEGAVERSE AU
QUESTA STORIA NON FA PARTE DEL JU E NON È QUINDI IN ALCUN MODO COLLEGATA CON LE ALTRE STORIE GIÀ ESISTENTI.
Genere: Angst, Fluff, Omegaverse | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le ci volle qualche istante per uscire dallo stato di stupore in cui era caduta. Ma quando riuscì a farlo, Scarlett si riempì il petto di aria. 

 

-Allontanatevi tutti! 

 

Spingendo la sua voce in un urlo, riuscì a sovrastare il parlottio concitato del cerchio che circondava i tre ragazzi, portando i presenti a voltarsi verso di lei con sguardi confusi. Scarlett, indurendo la sua espressione in un severo rimprovero, schiuse nuovamente la bocca. 

 

-Allontanatevi immediatamente. Tutti quanti. 

 

Il personale medico rimase immobile, scambiandosi sguardi interrogativi in silenzio per poi tornare a guardarla come se avesse due teste e stesse ballando la Macarena. Scarlett, nel mentre, lanciò uno sguardo veloce sui loro tesserini appesi alla tasca della divisa. Come immaginava. Solo un infermiere delle sei persone presenti era uno shifter, segnalato dalla scritta in chiare lettere rosse. Un beta, immaginava. Tutti gli altri erano, disgraziatamente, umani. Si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo. L'educazione alla gestione degli shifter, e tanto più degli Omega, era ancora terribilmente carente. Se avessero fornito maggiori corsi di aggiornamento sul miglior comportamento in casi come quello e sulla psicologia degli shifter non si sarebbe arrivati a un risultato talmente disastroso, pensò iraconda Scarlett. 

 

-Lei chi sarebbe?- chiese un uomo sulla cinquantina sollevando un sopracciglio e osservandola come se fosse lì per... rapinare lo scaffale dei medicinali? Un dottore, a giudicare dal camice. Scar, semplicemente, sollevò il tesserino con un gesto secco, prendendo a marciare in avanti con falcate martellanti. 

 

-Sono un'assistente sociale del Centro protezione Omega e voi state combinando un disastro- replicò con freddezza, superando il cerchio del personale medico. 

 

-Signorina, non si avvicini, sono imprevedibili. 

 

Scarlett si fermò. Traendo un lungo respiro, fissò il muro come se avesse potuto trivellarci un buco con lo sguardo. Infine, si voltò tendendo la mandibola. 

 

-No, sono terrorizzati e traumatizzati! E la vostra migliore soluzione era tentare di sedarli?

 

Sulla fine della domanda, il suo tono assunse una vena canzonatoria mentre indicava con il capo la siringa in mano a una delle infermiere, la quale nascose immediatamente la mano dietro la schiena. Il dottore si raddrizzò appena, guardandola con aria di sfida mentre sollevava appena il mento. 

 

-Sono senza controllo. Abbiamo bisogno di visitarli per assicurarci che non abbiano lesioni interne e per... raccogliere prove di eventuali reati, ma non è possibile in queste condizioni. Il primo di loro è scattato non appena gli abbiamo inserito la flebo e gli altri due sono impazziti quando lo hanno sentito dall'altra stanza. 

 

Scarlett, facendo stridere i denti, nel frattempo aveva abbandonato le coperte a terra, evitando accuratamente le strisce di sangue, per afferrare l'igienizzante che teneva appeso alla borsa. Una volta messo sul palmo, si strofinò le mani in attesa che si asciugasse, quando, in un lampo, spalancò gli occhi. Con uno scatto della testa, riportò lo sguardo di fuoco sul dottore dal cruccio testardo. 

 

-Voi avete fatto cosa? 

 

Il dottore incrociò le braccia, contemplandola con un sopracciglio sollevato. 

 

-Gli abbiamo messo la flebo per tamponare la disidratazione- 

 

-Li avete separati?- intervenne Scarlett con tono tagliente, senza lasciare che il dottore terminasse. 

 

L'uomo rimase per un momento in silenzio. L'espressione sul suo volto aveva assunto una nota dubbiosa, come se avesse appena posato il piede su una trappola ma non avesse idea di in che cosa quella trappola consistesse. Dopo un altro attimo di esitazione, prese a parlare con tono guardingo. 

 

-Certo, non possiamo visitarli tutti assie-

 

Scarlett chiuse le palpebre, mordendosi l'interno della guancia mentre inspirava profondamente. Non potevano davvero essere così stupidi. 

 

-Mi faccia capire bene. Vi sono arrivati tre Omega sotto shock, in omegaspace, che si suppongono essere vittime di abuso e voi li avete separati? Avete separato un branco nel momento di maggiore vulnerabilità? 

 

La voce della ragazza, inavvertitamente, si sollevò in volume e in tono al progredire della frase. E poté vedere la confusione e un accenno di panico iniziare a danzare sul viso del dottore. 

 

-Non potevamo... dare per scontato che fossero... un branco, insomma... potrebbero provenire da branchi diversi e... essersi incontrati solo dopo essere stati portati nel covo... 

 

Scarlett si prese il ponte del naso con le dita ma si forzò a tacere perché se avesse iniziato a parlare sarebbe rimasta in quel posto per ore a spiegare come "È LA BASE DELLA CONOSCENZA SHIFTER CHE ANCHE SE APPARTENENTI AD ALTRI BRANCHI GLI OMEGA IN PARTICOLARE POTEVANO CREARE SOTTOBRANCHI SOPRATTUTTO IN CASI DI EMERGENZA E CHE TENDEVANO ISTINTIVAMENTE A CONNETTERSI CON ALTRI OMEGA NELLO STESSO AMBIENTE". Ma si trattenne. Aveva cose più urgenti che richiedevano la sua attenzione. Abbassandosi, infatti, afferrò la busta sigillata della prima coperta, affondando le unghie nella plastica e strappandola. 

 

-Perché uno di loro sta sanguinando?- chiese con asprezza senza neppure rivolgere uno sguardo al dottore. Sollevando la coperta e alzandosi in piedi, si voltò. E, per un istante, rimase immobile a contemplare la visione di fronte a sé. 

 

-Si è strappato la flebo per scappare. 

 

Scarlett a malapena sentì la risposta. L'ira sul suo viso si era sciolta con la velocità di uno schiocco di dita, lasciando un'espressione assorta, quasi rapita. C'era qualcosa che non poteva negare, neppure in quella situazione. I tre giovani uomini avevano gli sguardi lucidi e terrorizzati puntati su di lei, con labbra tremanti e corpi rannicchiati ma erano, dovete ammetterlo, straordinariamente belli. Di una bellezza quasi mozzafiato, che la lasciava a contemplare i loro visi con il desiderio di poter essere un'artista per poter catturare uno sprazzo del loro splendore. 

 

Il primo, quello il cui braccio era percorso da rivoli di sangue e che stava al centro, lo scudo al quale gli altri due sembravano aggrapparsi pareva, in parole estremamente semplici, un angelo. Con i capelli corvini a contornare il volto dagli zigomi alti, occhi sottili ma grondanti di espressività, un naso schiacciato e delicato e labbra piene, impossibilmente carnose e di una perfetta sfumatura rubiconda, appariva essere stato creato direttamente da uno scultore neoclassico. Un connubio perfetto di tratti femminili e maschili a creare l'ideale modello da catturare nel marmo. 

 

Il secondo, alla destra dell'angelo, aveva lo sguardo di una tigre. Non sapeva perché quell'associazione giungeva alla sua mente, ma i suoi tratti, seppur plasmati dalla paura, avevano l'affilata l'intensità di un grande felino. Forse era nelle iridi, che pur essendo di un profondo castano sembravano quasi brillare di un oro sepolto nelle profondità. Forse era nella leggera asimmetria delle due palpebre o nella curva pronunciata ma elegante del naso. Nell'espressività delle sopracciglia o nella perfetta forma del viso. Ma era accattivante, quasi ipnotico, e, con il passare degli istanti, Scarlett ebbe quasi l'impressione che il suo sguardo si facesse sempre meno impaurito. 

 

Il terzo, infine, era un curioso contrasto che non riusciva ad assimilare. Uno scontro tra delicatezza e mascolinità che cozzava e al tempo stesso risuonava con l'immagine tradizionale di un Omega. Il suo viso era curve morbide e innocenti. La sua mandibola, seppur definita dalla maturità dell'età adulta, era sormontata da guance che non sembravano perdere la rotondità infantile. I suoi occhi erano grandi, lucidi e brillavano di innocenza. Il suo naso, a sua volta arcuato in una linea elegante, terminava su delle piccole labbra arricciate. Ma il suo corpo... il suo corpo era linee aspre e nette, accentuate dal nero marcato dei tatuaggi che percorrevano il suo braccio destro, in cui sporadici sprazzi di colore interrompevano un'intricata rete di disegni incastonati insieme. Era evidente che l'Omega aveva speso tempo ed energie a scolpire il suo corpo in una forma solida e muscolosa, dando al suo petto un aspetto fermo e alle sue spalle un'ampiezza che gridava di una forza notevole.

 

Scarlett, bloccandosi, sbatté le palpebre. Per quale diavolo di motivo stava facendo quegli stupidi pensieri? Schiarendosi la gola, voltò appena il capo di lato. 

 

-Potrete esaminarli una volta che si saranno calmati. Non hanno lesioni gravi che hanno bisogno di essere immediatamente curate, perciò al momento la priorità è la loro salute mentale. E sembra che voi non abbiate fatto altro che traumatizzarli ulteriormente. 

 

-Ma- una debole replica la raggiunse da dietro di lei, ma la ragazza non la lasciò neppure sbocciare. 

 

-Allontanatevi. Ci sono già troppi odori attorno a loro e le vostre emozioni non faranno che appesantire ancora di più l'aria. 

 

Scarlett non poteva annusare la stanza ma sapeva che se avesse potuto il tanfo l'avrebbe fortemente irritata. Essendo un'umana, non aveva mai potuto davvero capire fino in fondo cosa voleva dire percepire così profondamente il mondo come facevano gli shifter. Non poteva sapere cosa voleva dire captare il leggero fluttuare dell'umore di una persona con cui si sta parlando, o essere immersi in un ambiente pieno di persone ed essere sovrastati non solo dai rumori che si scontravano e si amplificavano ma anche da decine, centinaia di odori che si mescolavano in una zuppa nauseante. Nel corso degli anni che aveva speso al Centro, però, aveva imparato con meticolosità dai racconti degli Omega le sensazioni che in loro scatenavano. Aveva imparato a catturare nei loro visi il fastidio a malapena soffocato, il disagio che tirava le loro espressioni e, in certi casi, il disgusto che certe persone istintivamente incitavano in loro. 

 

A volte, raccontavano, era una benedizione. 

 

Non c'era nulla di più sublime, non c'era balsamo più efficace per un cuore triste che poter annusare la gioia pura.

 

Non c'era nulla di più intimamente rassicurante che tornare a casa e sentire la presenza dei membri del proprio branco prima ancora di vedere i loro volti. 

 

E non c'era felicità più grande che catturare per la prima volta il profumo del proprio compagno. 

 

Altre volte, però, era un incubo. 

 

E Scarlett lo vide, l'incubo riflesso nelle pupille dei tre Omega, solido e incombente. Decise di ignorare le persone alle sue spalle. Se avessero avuto un briciolo di buon senso, se ne sarebbero andati all'inizio di quella conversazione. La ragazza vi aveva già rivolto fin troppa attenzione, quando coloro che davvero la necessitavano erano proprio lì, di fronte a lei. 

 

Scarlett, allora, si abbassò lentamente. Quando fu inginocchiata a terra a distanza di un metro e mezzo da loro, sollevò gli angoli della bocca. 

 

-Scusate, non volevo urlare. 

 

I tre la fissarono con la stessa imperante apprensione, guardinghi e tremanti. Lei, a quel punto, assottigliò lo sguardo e piegò debolmente il capo. 

 

-Riuscite a capirmi? 

 

Non appena le parole coreane lasciarono la sua lingua, vide le tre paia di occhi spalancarsi e i corpi protendersi lievemente in avanti. Il sorriso di Scarlett si fece più ampio. 

 

-Capite? Capite quando parlo? 

 

Dopo un istante di esitazione, forse dovuto allo stupore, annuirono con veemenza. Con assorta ammirazione, contemplò l'angelo sollevare le folte ciglia che adornavano i suoi occhi scuri e le labbra carnose schiudersi appena, come un bocciolo di rosa, e per un istante dimenticò tutto. Dimenticò l'ambiente in cui si trovavano, l'indelicato personale medico, il fatto che stava lavorando nel suo giorno libero. Dopo un momento, sbatté le palpebre e quel bizzarro incantesimo che la teneva incatenata come una stupida ad ammirare i tre parve affievolirsi appena. 

 

Scarlett avrebbe voluto ringraziare il cielo per una volta in quella assurda giornata. Una singola fortuna l'aveva davvero avuta. Non fu mai così grata a suo padre per aver insistito affinché continuasse a studiare la sua lingua natale anche se vivano in America e anche se sua madre non era coreana. Il maledetto vegliardo avrebbe gongolato fino al giorno della sua morte se lo avesse scoperto. 

 

Scarlett, però, dovette fare un'altra considerazione. Un dubbio le attraversò la mente, spingendola a parlare nuovamente. 

 

-Mi potete dire i vostri nomi?- esordì con un tono dolce, come zucchero filato o come la salsa al caramello di quella torta che avrebbe voluto gustare, una delicata carezza che doveva aiutare i tre ad abbandonare di un passo il rifugio mentale in cui erano intrappolati. Ma la ragazza vide gli sguardi degli Omega, in parte confusi, in parte quasi impotenti nell'aspetto. Tornarono a guardarla con sopracciglia arcuate e occhi smarriti. 

 

Come temeva. 

 

Erano incastrati nel livello non verbale. 

 

Erano talmente affondati nell'omegaspace da non riuscire neppure a esprimersi a parole. 

 

Sorridendo, però, annuì. Potevano ancora uscirne, con la dovuta delicatezza. 

 

-Non c'è problema, me li potrete dire più tardi. Io sono Scarlett... 

 

Piegando appena il capo di lato, si toccò il petto e osservò gli sguardi attenti degli Omega saettare per tutto il suo viso. 

 

-... ma potete chiamarmi Scar. 

 

Dopo aver pronunciato le parole con tono basso e ritmo lento, lasciò ai giovani un istante di silenzio. In quell'istante, vide lo sguardo di tigre assumere una scintilla curiosa, avvicinandosi appena in avanti e piegando il capo a sua volta, quasi come se volesse imitarla. L'Omega il cui braccio era decorato da intricati tatuaggi, invece, rimase immobile e guardingo, ma vide le sue narici allargarsi e il suo naso arricciarsi appena. Cercava di catturare meglio il suo odore, capì. Forse, cercava di capire le sue vere emozioni. 

 

Rimanendo a una rispettosa distanza, perciò, allungò appena la coperta che teneva in mano verso di loro. 

 

-Guardate cosa ho portato- disse con tono pacato ma infuso con una vena entusiasta. 

 

-Che ne dite di fare un piccolo nido?

 

A quelle semplici parole, tutti e tre si raddrizzarono appena, tendendo la schiena e sbattendo le palpebre su occhi sorpresi. Perfino il più cauto dei tre, l'Omega con il corpo scolpito, si allontanò lievemente dalla protezione dell'angelo per osservare la coperta con avidità. Dopo un momento, però, vide le loro teste ritrarsi, abbassandosi e incassandosi fra le spalle. Inizialmente, Scarlett li osservò con un velo di confusione. Poi vide gli occhi che poco prima erano stati spalancati e ammirati contemplarla dal basso, osservandola cautamente da sotto le ciglia. 

 

Non fecero neppure una mossa per avvicinarsi alla coperta. Scar, finalmente, capì. Riconobbe la posizione di sottomissione che avevano assunto e gli sguardi più bassi del suo indicavano cautela, come se si aspettassero di essere disciplinati se si fossero concessi di indulgere nel loro istinto. La ragazza si costrinse a trattenere la smorfia sofferente che sorse sulle sue labbra. 

 

-Va tutto bene, avete il permesso di fare il nido. Ma prima... che ne dite se curiamo quella ferita? 

 

Con un gesto del mento, indicò il braccio dell'angelo, portando gli Omega ad abbassare lo sguardo sul rosso che macchiava la sua pelle candida. 

 

-Non vogliamo che il nido odori di sangue, che ne dite? 

 

I tre riportarono gli occhi su di lei. Non annuirono né negarono, ma vide sguardi cauti incontrarsi per interrogarsi silenziosamente su quale fosse la replica migliore. Scarlett, mordendosi il labbro, iniziò a studiare il pavimento attorno a sé. Fortunatamente, accanto a lei era abbandonato un flacone di disinfettante che doveva essere rotolato giù dal tavolo delle medicazioni sotto il quale gli Omega si erano rifugiati. Allungandosi appena, riuscì anche ad afferrare una confezione di garze ancora chiusa senza doversi alzare in piedi. Quando riportò la sua attenzione sui tre ragazzi, però, vide i corpi schiacciarsi contro il muro che stava dietro di loro, abbassandosi e tornando nella posizione rattrappita in cui li aveva trovati. 

 

-Oh no, no, non abbiate paura!

 

Scarlett scosse il capo, cercando lo sguardo di ognuno dei tre anche se continuava a saettare dal suo viso agli oggetti che teneva in mano. Impercettibilmente, parvero stringersi l'uno all'altro ancora di più. 

 

-Non ho intenzione di separarvi come hanno fatto loro. Voglio solo pulire velocemente la ferita per impedire che continui a sanguinare, non avete bisogno di spostarvi da qua. Una volta finito, potrete costruire un bel nido e starci tutto il tempo che vorrete. 

 

L'angelo la osservò con occhi lucidi e labbra tremanti. Ai suoi fianchi, poteva vedere le unghie degli altri due affondare nella pelle delle sue braccia, arpionandosi violentemente a lui come a dire che avrebbero dovuto strapparlo da loro prima che lasciassero che qualcuno lo portasse via. Scarlett, emettendo un sottile sospiro, in silenzio prese ad aprire la confezione di garze e versarci sopra il disinfettante con lenti gesti. Doveva essere estremamente delicata se non voleva spaventarli. Quando la garza fu umida, abbassò appena la testa. 

 

-Posso avvicinarmi? 

 

La ragazza osservò con attenzione il naso dell'Omega con il braccio tatuato arricciarsi, questa volta in una smorfia di disgusto, mentre occhi di tigre si allontanava appena, inarcando la schiena come ad assumere una posizione di attacco. L'angelo, invece, rimase immobile a contemplarla. Scarlett, umettandosi nervosamente le labbra, spostò appena il corpo in avanti. 

 

-Lo so, l'odore del disinfettante non è il massimo. 

 

Con estrema lentezza, si sollevò appena dalla sua posizione inginocchiata e allungò un piede. I tre la contemplarono con occhi irremovibili ma... non si allontanarono. Scarlett trasse un respiro. Evitando una goccia di sangue sul pavimento, fece un altro passo. Gli Omega rimasero immobili. Un altro passo. Il suo piede era ormai vicino alla gamba del tavolo. 

 

Scarlett si accovacciò nuovamente. Tirando le labbra in un sorriso, abbassò lo sguardo sul braccio percorso da strisce carminie. Infine, allungò la mano in avanti, sollevando lo sguardo sull'angelo. Lui la guardò con occhi attenti e labbra tese. Passò un momento, e poi un altro. Scar non poteva contare quanto tempo era trascorso, ma attese pazientemente che il braccio di lui si sollevasse prima di posarsi sulla sua mano. E quando successe, la ragazza aprì le labbra in un sorriso più ampio. Passando la garza bagnata con movimenti delicati, sfiorando appena la pelle all'inizio, per poi premere appena in modo da pulire adeguatamente il sangue, si accorse con delizia che la ferita si stava già richiudendo e non sembrava poi così grande. Posando la garza sporca dietro di sé, Scarlett lasciò la mano candida che stringeva. Si girò improvvisamente, però, quando tre dita le circondarono delicatamente il polso. 

 

Con occhi spalancati, la ragazza osservò l'angelo sollevare la sua mano, studiandola con occhi assorti e capo appena piegato. Infine, con il fiato incastrato nel petto, vide il viso etereo avvicinarsi al suo polso. 

 

E il piccolo naso schiacciato si posò sulla sua pelle, strofinandola con una timida carezza mentre inspirava a fondo. 

 

ANGOLO AUTRICE 

Eh beh, che dire... abbiamo finalmente iniziato a vedere i tre misteriosi omega (indovina indovinello, chi saranno mai? Non è poi così tanto un mistero XD) e le cose si stanno muovendo. Adoro troppo scrivere così spontaneamente sopratutto questi momenti di scoperta e di incontro. 

 

Credo che sposterò gli aggiornamenti al giovedì da ora in poi, vedremo in base a come va. Per ora rimaniamo che ci becchiamo giovedì 26 😚

   
 
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