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Autore: Carme93    13/10/2023    1 recensioni
Una tradizione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è quella di dedicare un dipinto alla memoria dei Presidi che nel corso del tempo hanno avuto l'onore di guidarla. Questo momento è giunto anche per Albus Silente.
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il Pittore e il Preside
 




«Professor Silente».
Il nome e il titolo erano stati pronunciati con un tono di riverenza e di soggezione da un uomo ancora abbastanza giovane.
«Oh, mio caro, la ringrazio di essere venuto con così poco preavviso».
«Non si preoccupi, professore» replicò educatamente l’uomo prendendo posto sulla sedia indicata dall’anziano preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. «Anche se devo confessarle di essere alquanto sorpreso».
Silente compì un gesto vago con la mano e sorrise garbatamente. «Ahimè, credo di essere mortale esattamente come ogni altro uomo».
L’altro non seppe come replicare, di conseguenza si limitò a un imbarazzato segno d’assenso: la sua famiglia si occupava ormai da generazioni di ritrarre il preside in carica.
«Posso offrirle un the?».
«Sì, la ringrazio, professore».
Silente con noncuranza fece apparire due tazze fumanti e un vassoio di pasticcini e biscotti particolarmente invitati.
L’uomo, che non aveva dimenticato le delizie delle cucine di Hogwarts, fu lieto di poterne gustare i dolci ancora una volta.
«Come sta?».
«È un periodo difficile» sospirò in risposta il Pittore. «Ho dovuto chiudere anche la bottega… era diventato troppo pericoloso… dopo il rapimento del signor Olivander…». Rabbrividì al ricordo della fredda estate da poco trascorsa.
La famiglia del Pittore possedeva quella bottega da secoli ormai e tramandava la propria arte di generazione a generazione. Inizialmente era esclusivamente un’attività familiare, man mano aveva coinvolto giovani e volenterosi apprendisti.
Il Preside sospirò prima di bere un lungo sorso.
«Ho dovuto mandare via anche il mio apprendista… era bravo…».
«Nato Babbano?» chiese Silente innescando nel suo interlocutore la consueta sensazione di essere letto nell’animo.
«Magonò» ribatté infastidito l’altro. «Aveva frequentato una scuola d’arte a Londra… Sono mesi che non ho più sue notizie…».
Un silenzio accorato calò tra i due e non venne spezzato finché non ebbero bevuto i loro the e mangiato tutti i pasticcini.
«Iniziamo?» chiese Silente battendo le mani con quello scintillio negli occhi che lo contraddistingueva.
Il Pittore sistemò il suo cavalletto e su di esso appoggiò una tela nuova. Lo studio era illuminato abbastanza uniformemente dalla luce del giorno. Sembrava un buon momento.
«Vuole essere ritratto seduto sullo scranno della scrivania?» domandò perplesso il Pittore. Naturalmente non gli era mai capitato l’onore di dipingere un Preside di Hogwarts, anche se aveva sentito molte volte il racconto del nonno sul lavoro commissionatogli da professore Dippet, il predecessore di Silente. Sembrava che ogni preside avesse le proprie idee, spesso troppo fantasiose.
«Perché no? Qualcosa di semplice, mio caro».
«Va bene» assentì il Pittore, «ma almeno spostiamo lo scranno al centro della stanza».
Fu abbastanza semplice trovare una posizione congeniale a entrambi. Il Pittore lavorò in silenzio per qualche ora, mentre il professore sembrava assorto nelle sue elucubrazioni.
«Quanto pensi che ci vorrà a completarlo?» gli domandò cordialmente Silente, quando si fermarono per il pranzo.
«Qualche m…».
«Ora? Per stasera sarà pronto?».
Il Pittore sgranò gli occhi: certamente avrebbe potuto concluderlo, ma per un lavoro di quell’importanza avrebbe voluto dedicare molto più tempo. Almeno un mese. «Stasera?» ripeté stupito. Il nonno raccontava sempre che il quadro di Dippet avesse richiesto mesi, perché il preside non era mai contento.
«Sì, stasera. Te ne sarei grato».
Vecchio o no, Albus Silente emanava ancora un enorme potere e la sua richiesta, benché esposta con gentilezza, suonò quasi un ordine alle orecchie del Pittore. «Farò del mio meglio» borbottò.
«Ottimo, hai il mio studio a tua disposizione e potrai chiedere agli elfi di portarti tutto ciò che ti necessita».
Il Pittore lo ringraziò e si concentrò sull’opera. Quando, ormai a tarda serata, il professor rientrò nel suo ufficio, stava già riordinando i suoi strumenti.
«Molto bene, figliuolo, ti sono debitore».
Il Pittore si schermì. «Spero che le piaccia, non ho potuto fare meglio nel tempo a mia disposizione».
«Sembro addirittura più bello» celiò Silente.
Il Pittore, come la maggior parte dei maghi che aveva frequentato Hogwarts negli ultimi decenni, era perfettamente abituato alle stranezze del Preside, perciò si limitò a sorridere leggermente.
«Se per lei va bene, procedo».
L’espressione dell’anziano divenne più seria, ma annuì senza distogliere lo sguardo dal suo alter ego sulla tela.
Il Pittore estrasse la bacchetta magica e pronunciò l’incantesimo che avrebbe dato vita al suo dipinto. «Ecco fatto» sospirò stancamente.
Silente lo ringraziò e lo congedò. Con sguardo grave, si assicurò che nemmeno i quadri degli altri presidi potessero sentirlo e si concentrò: sarebbe stato quel quadro a concludere l’opera, sarebbe toccato a lui custodire gli ultimi segreti e rivelarli al momento giusto.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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