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Autore: KuroiGungnir    14/10/2023    2 recensioni
Ethan Kaus è un apprendista dell'organizzazione militare Aegis, ama le stelle e vive una vita tranquilla fino a quando l'arrivo di un Ethereal di tipo 2, un mostro che mette a ferro e fuoco le città in cui appare. La consapevolezza di non riuscire a salvare le persone quando importa blocca Ethan, rendendolo incapace di fare alcunché. Si dice però che trovare i propri sogni renda le persone in grado di smuovere montagne.
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Apro la porta che dà verso il poligono di tiro. La brezza mattutina mi accarezza le guance. Struscico la mano sugli occhi. Rose mi segue con lo sguardo da oltre la linea di demarcazione per i tiratori. Mai una volta che si dimentichi di impostare la sveglia all’ora giusta quella lì. Impasto con la bocca. «Buongiorno.»

Assottiglia lo sguardo e piega le labbra in una smorfia. «Buongiorno anche a te, Ethan. Com’è andata ieri sera?»

Il bersaglio che mi si para davanti scricchiola avanti e indietro. Le bruciature da allenamento lo hanno reso tutto scuro. Tiro fuori la bacchetta dal fodero e gliela punto contro. «Abbastanza. Avrei voluto fare una foto a Mayoi ma le nuvole si son messe di mezzo.»

Rose si lega i capelli corvini in una coda, estrae anche lei la bacchetta dal fodero. Una pallina nera appare e fluttua davanti alla punta. «Mi dispiace sentirtelo dire. Rimane il fatto che non è una buona scusa per andare a letto tardi. Siamo chiari?»

Sospiro. «Sissignore.»

Tira indietro la bacchetta e la scuote violentemente. La sferetta sfreccia contro il bersaglio, un tonfo riempie il poligono. «Perfetto. Ora cominciamo gli allenamenti. La quota di oggi è cinquanta colpi di fila.»

Questa mi vuole senza mana ancor prima di andare a scuola. «Non possiamo fare venti come ieri?»

Rose piega le labbra in una smorfia e mugola. «Sono più che sicura che tu possa farcela. D'altronde hai le energie per rimanere sveglio tardi, dico bene?»

Bastarda. Mi concentro sul bersaglio e faccio apparire un proiettile blu fra me e lui. La prossima volta terrò la bocca chiusa, lo giuro. «Aye aye. Recepito, sergente!»  

Prendo un grosso respiro, irrigidisco la presa sulla bacchetta e la avvicino al fianco. Dò una sferzata alla sferetta. Una scia blu si allunga in direzione del bersaglio, un fischio e poi un tonfo. La bruciatura appare sulla parte in alto del bersaglio. «Questo conta come primo tiro?»

Rose tamburella la bacchetta sulla spalla. Fa di nuovo finta di mugolare. Lancia un’occhiata all’orologio da polso, schiocca la lingua. «In effetti è tardi per farne così tanti, avrei dovuto svegliarti prima.» Schiocca le dita. «Facciamo che se riesci a fare dieci centri passiamo agli esercizi di meditazione.»

Lancio l’ennesimo proiettile contro il bersaglio. Un tonfo. Ha colpito di nuovo la parte alta, che palle! Mi butto a terra e mi stendo. Le braccia sono due pesi, le gambe pure. «Basta, non ne posso più!»

Il faccione di Rose copre il cielo. Si inginocchia, le punte della coda mi solleticano il viso. Fa una smorfia. «Siamo solo al terzo centro. Ti arrendi già?»

Raccolgo il ciuffo e lo sposto via. Quando arriva l’ora di andare a scuola? «Ho fatto più di venti tiri però. Non credo che mi rimanga più mana.»

«Cazzate. Alla tua età ne facevo ben trenta di fila e non mi lamentavo. Le energie le hai!»

Assottiglio lo sguardo e sbuffo, la nebbiolina che esce dalle mie labbra si disperde per aria. Non so cosa rispondere, aiuto! «Che ne dici se durante il pomeriggio ripro-»

La porta del poligono si apre. Mi alzo di scatto.

Il sergente Wezen assottiglia gli occhi, si passa le mani secche sulle guance scavate. Chissà da quanto non mangia per essere ridotto così. Unisce le braccia dietro la schiena e si avvicina a noi. «Oh, buongiorno cadetto Kaus. Vedo che anche oggi sta facendo alzare presto la sergente Rose. Non è forse ora di mettere la testa a posto, mi dico?»

Rose mi para la mano davanti e afferra il sonaglio legato alla vita, lo fa tintinnare. «Buongiorno sergente Wezen. Non si preoccupi. L’idea dell’allenamento è stata mia, quindi non lo sento come un peso.»

Il sergente Wezen ricambia il tintinnio e arriccia il naso. Spaccone. «Ricordi al suo cadetto che l’Aegis è un'organizzazione militare, non un parco giochi.»

Indico il bersaglio col pollice, le tre bruciature non se ne sono ancora andate. «Quello non è abbastanza?»

«Sarà abbastanza quando la gente che viene a lamentarsi di te al mio tavolo sarà sparita, ragazzino!»

Rose incrocia le braccia sotto il seno. Mi scruta. «Sono abbastanza sicura che il nostro cadetto abbia recepito.» Fa un passo in avanti, assottiglia gli occhi. «Dico bene, Kaus?»

Appoggio la mano destra al petto. «Forte e chiaro!»

Wezen annuisce. «Vedremo se le tue parole corrisponderanno alle azioni». Ci supera e sventola in aria la mano. «Ora ho da andare a controllare i miei cadetti, vi saluto!»

Mi rilasso, il pericolo sembra passato.

Entro in classe. Mi siedo sul banco e appoggio la cartella dietro la sedia.

Due mie compagne sono davanti alla lavagna a giocare a Tris. Sterling disegna un cerchio al centro del tabellone, Bennett la spinge di lato e disegna una X sotto al cerchio. Collega le tre croci con una linea. Il giorno in cui Sterling l’avrà vinta deve ancora arrivare.

Reprimo uno sbadiglio e mi giro a prendere il libro di storia. L’argomento di oggi, se non mi sbaglio, è la nascita della nostra città. Ce lo fanno sempre ripassare ogni volta che arriva l’anniversario della fondazione, ormai lo sappiamo tutti a memoria.

Un dito mi punzecchia la spalla, mi volto. Jay mi saluta con la mano e sorride. «Yo! Vuoi vedere che cosa ho trovato?»

Asciugo le lacrime ai lati degli occhi. «Sono gli alieni di cui mi parlavi ieri?»

Si mette a sedere e fruga nella cartella. Ne ritira fuori una fotocamera digitale e me la passa.

La accendo, le ultime foto sono tutte sfocate e per di più scattate di notte. Faccio una smorfia, non è da lui farne di così pessime. «Cosa ci sarebbe da vedere?»

Jay si passa una mano fra i capelli biondi e si gratta la nuca. «Quelli sono scatti fatti male per la foga». Si piega verso di me e indica lo schermo. «La cosa più interessante viene prima!»

Alzo lo sguardo dalla macchina fotografica, il pollice alzato gli copre il volto. A volte vorrei dirgli di smetterla di andare a cacciarsi nei guai, ma tanto so che è inutile. Faccio scorrere indietro l’album. Una ragazza vestita di verde prende per la collottola due uomini col passamontagna, un draghetto bianco le svolazza accanto «Una majokko? Sul serio?»

«Serissimo!». Mi strappa di mano la fotocamera e la guarda. «Dopo dieci anni una majokko torna a calcare le strade di Seika, è una notizia enorme!!»

Appoggio le mani contro la nuca e chiudo gli occhi. Finalmente meno da sgobbare per noi della Aegis, oserei dire, ma preferisco non rovinare la sua eccitazione. «Ne parliamo dopo, ora lasciami solo che devo riposare!»

La sedia accanto alla mia scricchiola. «Ayo! Ti hanno spaccato anche oggi, immagino».

Schiocco la lingua e punto i talloni a terra per fare leva sulla sedia.

La porta della classe scorre, il prof Basil entra e ci lancia un’occhiata. Fra le mani regge una pila di fogli. «Buongiorno a tutti, spero abbiate ripassato per il test di oggi!»

Rilasso le gambe e mi riavvicino al banco, tiro un lembo della felpa azzurra di Jay. «Sono io che ricordo male o il test se l’è inventato lui?»

Alza le spalle. «Era da un pezzo che non ne faceva uno. Avremmo dovuto aspettarcelo, no?»

Maledetto, dovevi dargli contro non unirti a loro! Però ha ragione. «Su, superiamo sta rottura e non pensiamoci più!». Getto un’occhiata alla cattedra.

Il prof.Basil assottiglia gli occhi e si guarda attorno, le rughe sopra alle ciglia sembrano una serie di colline da quanto sono spesse. Il suo sguardo incrocia il mio.

Mi blocco, abbasso lo sguardo sul libro di storia e mi concentro sull’enorme giglio che gli fa da copertina. Spero di non aver fatto nulla di male.

Copre la bocca con un pugno e si schiarisce la voce. «Kaus, Voilet! Andreste a prendere i fogli a protocollo in segreteria, per cortesia?»

Niente di male? Davvero? Mi alzo dal banco e do un’occhiata alla ragazza seduta davanti a me.

Lei sbuffa e fa una smorfia. «Arrivo, arrivo!»

Mi chiudo la porta alle spalle e ci premo la schiena contro. «Che fortuna, almeno non lo devo sentir parlare per mezz’ora di quello stupido linguaggio dei fiori!»

Violet si appoggia al muro accanto alla finestra e giocherella con il ciuffo biondo che le ciondola davanti al viso. Si volta verso il campetto, sospira. «A volte si fissa perfino sui significati che ogni singolo fiore ha per noi Sekaiani, davvero una rottura!»

La affianco e appoggio i gomiti sulla traversa inferiore della finestra. Caccio una risatina. «Per non parlare di quanto sono lunghe le sue interrogazioni. È odioso.»

Alza lo sguardo al soffitto e arriccia le labbra. «Potrebbe essere peggio di Mayoi durante i suoi brillamenti.»

Quanto sono d’accordo. Fosse una stella pure lui sono sicuro che non avrei problemi a fotografa- Ha appena parlato di brillamenti? Alzo un sopracciglio, Violet copre la bocca con la mano e inizia a ridacchiare.

Mi stacco dalla finestra. «Anche tu un’appassionata di stelle?»

«Astrofisica in generale, ma l’astrofotografia non mi fa schifo. Piuttosto: andiamo o ci sgridano!». Si stacca dal muro e parte in direzione della segreteria.

«Aye!» La seguo a ruota.

Le mura della scuola sono decorate da graffiti rappresentanti diverse specie di fiori che s’intersecano uno con le radici del successivo. Una rosa, poi un giglio, un tulipano e infine di nuovo la rosa. Qualcuno deve aver riciclato la texture.

Violet si ferma di colpo e prende un grosso respiro. In effetti è zitta da un po’ ormai, chissà come mai non ha continuato il discorso di prima. Se ha da dirmi qualcosa che lo faccia ora o mai più!

Mi passo una mano fra i capelli. «C’è qualcosa che vuoi dirmi?»

Si tortura le mani l’una con l’altra, di tanto in tanto si inumidisce le labbra con la lingua. «Ecco, c’è una cosa molto importante che devo dirti».

Mi mordo l’interno delle guance. Una ragazza e un ragazzo, da soli. La ragazza in procinto di dire “qualcosa di importante”. Sembra molto una scena uscita fuori da Aoi Hana. Appoggio una mano sul fianco e batto il piede per terra. «Se è quel che penso ti informo già che non sono interessato ad avere una ragazza in questo momento.»

Stringe le mani fra di loro. «Non è quello». Mi fissa dritto negli occhi. «Tu vivi nella stazione della Aegis, dico bene?»

Copro la bocca con la mano. Dove vuole arrivare? «Si. Dunque? Se vuoi unirti alle milizie mi duole dirti che fare il miliare non è bello come i film d’azione lo fanno sembrare». Soprattutto quando hai dei colleghi gradassi come quel cazzaro di stamattina.

Violet si avvicina di qualche passo fino ad arrivarmi davanti al petto. Le brillano gli occhi. «Non è che un giorno mi porteresti sul tetto?»

Porto le mani in avanti e faccio un passo indietro, un altro passo ancora e rischio di diventare tutt’uno col muro. «Sul tetto? E a vedere cosa, esattamente?»

Mi afferra entrambe le mani, il sorriso si allarga. Emette addirittura dei ghigni. «Glad you asked! Domani c’è la notte delle stelle cadenti, e dove posso vederla meglio se non in una base militare rinomata per la sua distanza da qualsivoglia inquinamento luminoso!»

Le mie labbra si contorcono in una smorfia. Mi pento così tanto di aver chiesto! Questa è pazza! Sfilo via le mani e faccio un paio di passi, la scritta “segreteria” spicca dall’insegna avanti a me. «Cosa ti fa pensare che io abbia il permesso di farti entrare in una base militare?»

Puntella l’indice contro il mento e mi segue con lo sguardo. «Il fatto che tu stia portando una compagna di classe appassionata di astronomia a guardare le stelle?»

Mi gratto i capelli, candelabri a forma di gigli decorano il soffitto. Forse Rose lo farebbe, io no di certo. «Ci sono delle procedure molto severe per poter entrare in una base militare, non credo che la Aegis chiuderebbe un occhio solo per te.»

Violet alza le spalle e sospira. Si è finalmente arresa? Mi supera e apre la porta della segreteria. «Peccato, vorrà dire che dovrò usare la mia autorità di-»

Il telefono in tasca vibra, lo afferro. Il numero di Rose troneggia al centro dello schermo. Qualunque cosa sia non è buona se mi chiama a quest’ora. Premo il tasto verde e prendo fiato. «Sì?»


Una sirena risuona dall’altra parte della cornetta. È grave. Uno stridio mi perfora le orecchie, chiudo gli occhi e tappo il microfono con la mano libera. «Pronto, Rose? Che succede?»

Il sospiro del sergente sovrasta la sirena. «Torna immediatamente alla base! è apparso un Ethereal!»

Note dell’autore

Sono tornato a scrivere storie dopo anni di ripensamenti grazie a due amici che stanno pubblicando le loro qui su EFP.

Questa volta sono molto lontano dal mondo delle fanfiction, ma i riferimenti a storie esistenti non mancano. Mahou Shoujo Lyrical nanoha è la mia principale fonte di ispirazione al momento, più per come la magia funzioni qui che per altro.

Questo detto, mi metto a scrivere il secondo capitolo. Ho un sacco di idee per la testa e non vedo l’ora di farvele leggere. See you soon!

   
 
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