Sinfonia
di una vita perfetta
È stato tutto sbagliato, fin dall'inizio. È stato un errore, un errore. Potrai mai perdonarmi?
Apre gli occhi di scatto, un rantolo soffocato le sfugge dalle labbra
secche – intorno a lei solo afa e penombra. Neanche un soffio
d'aria giunge dalla finestra spalancata; solo il debole chiarore dei
lampioni che si riversa sulle lenzuola sfatte.
Si alza lentamente, il respiro ansante, le mani che corrono a cercare
la brocca d'acqua sul comodino.
Sa di aver sognato un volto, un volto familiare del quale non riesce
a rammentare alcun dettaglio. (Vecchio o giovane? Di che colore aveva
gli occhi?) Incise nella sua memoria solo una placida voce maschile,
pregna di compassione, – lei detesta la compassione
– e
quelle parole che continuano ad aleggiarle nelle orecchie, a
scorrerle addosso come le gocce di sudore che le imperlano ogni lembo
di pelle.
Torna a stendersi sul letto, tremando nonostante il caldo. Non riesce
a scrollarsi di dosso la sensazione che in quelle parole ci sia una
verità, i cui significati indecifrabili
giacciono nelle
pieghe di un inconscio mai esplorato.
Chiude gli occhi e si fa più vicina a Vernon, il cui calore
familiare scaccia di colpo l'inquietudine generata da quei pensieri
folli.
Errore. Cosa potrebbe
mai definire errore nella sua
esistenza magnificamente ordinaria, nell'amore di suo marito, nella
culla del piccolo Dudley, in un mondo dove l'interpretazione dei
sogni non è altro che una baggianata da ciarlatani e
strizzacervelli?
L'abbraccio del sonno torna a reclamarla e Petunia scivola pian piano in un sonno finalmente sereno – dove nessuna nota dissonante inquina la sinfonia della sua vita perfetta.
L'abbraccio del sonno torna a reclamarla e Petunia scivola pian piano in un sonno finalmente sereno – dove nessuna nota dissonante inquina la sinfonia della sua vita perfetta.
L'ha
sognato ancora e ancora e ancora – lo stesso volto familiare
a cui
non riesce ad attribuire un nome e un'identità, le stesse
parole che
infestano le lunghe notti di quest'estate che le si stringe addosso
come una cappa soffocante.
Ma
non c'è alcun errore nella sua vita perfetta, quella vita
che lei ha
sempre desiderato fin da bambina; Petunia se lo ripete mentre tiene
in braccio Dudley – Dudley si divincola strepita
piange, perché
non smette mai di piangere? – e con la mano libera
mescola il
sugo in pentola.
Niente
infrange la perfezione patinata del numero quattro di Privet Drive,
dove non esistono pieghe sulle camicie e gli stracci cancellano
polveri invisibili dalle ante delle credenze.
Petunia
se lo ripete ancora e ancora e ancora mentre il caldo le occlude
sempre di più il respiro, mentre il pianto di Dudley le
toglie il
ristoro – giorno e notte – e le
voci del televisore sono
troppo alte le luci dei lampadari troppo abbaglianti le urla dei
bambini che giocano in strada le perforano il cranio i litri di
caffè
coi quali cerca di tenersi sveglia le devastano lo stomaco per la
nausea – dov'è l'errore nei suoi pavimenti tirati
a lucido e nel
profumo di bucato?
Sul
finire dell'estate, al termine dell'ennesima giornata perfetta, le
palpebre le pesano come macigni mentre le sue mani tremanti, sempre
più ossute e digiune di sonno, si aggrappano a una tazza di
tè alla
valeriana. Finalmente la quiete, accompagnata dalla speranza di un
sonno scevro di sogni.
Dudley
ricomincia a piangere.
La
tazza cade a terra, in cocci che sporcano il pavimento e macchie
scure che imbrattano le scarpe bianco perla che Vernon le ha regalato
per il loro anniversario di matrimonio.
Petunia
urla – il salotto piomba nel buio e i vetri delle finestre
esplodono in mille pezzi.
In
un istante riconosce il volto dell'uomo che infesta i suoi sogni e il
significato delle sue parole erompe dal fondo di un inconscio che lei
non riesce più a ridurre al silenzio.
La
mattina del primo novembre millenovecentottantuno, Petunia apre la
porta per mettere fuori le bottiglie del latte e il castello di
apparenze costruito a fatica nel corso degli anni crolla di punto di
bianco di fronte allo scherzo del destino che l'attende sui gradini
del pianerottolo; un bambino dagli occhi troppo verdi e una lettera
in pergamena che, ancora una volta, porta il suo nome per le ragioni
sbagliate.
È
troppo tardi per rimediare al mio errore ma tu puoi rimediare al tuo.
Legge
quelle parole con la sua voce – placida, compassionevole,
detestabile. Si piega
in avanti, gli occhi annebbiati, le unghie inchiodate ai palmi delle
mani. La pelle le brucia e così il dolore ancestrale che le
sconquassa la gola, singhiozzo dopo singhiozzo, gemito dopo gemito;
non sa se sta soffrendo di più per sua sorella o per la vita
che le
è stata strappata via per un errore di cui non è
mai stata
artefice.
A
dieci anni di distanza, le sue ossa marce d'invidia ricordano solo
l'odio mentre Harry – gli occhi spaesati e al contempo
così
insopportabilmente felici – spinge il suo carrello lungo i
binari
di King's Cross.
Ancora
una volta il suo stesso sangue le ha rubato il posto che le spetta.
*
Note
Salve! Parto con la pubblicazione del pacchetto che ha dato ispirazione alla storia:
PERSONAGGIO: Petunia Dursley
LUOGO: Little Whinging
PROMPT: La calda estate babbana del 1981 + 1 (prompt - fatto): Un viso e una voce familiare le appaiono in sogno e le continuano a ripetere che c'è stato un errore
Il viso e la voce che le appaiono in sogno sono ovviamente quelli di Silente, ho immaginato che lui stesso si fosse presentato a casa Evans per consegnare a Lily la sua lettera per Hogwarts e che Petunia l'avesse incontrato in quell'occasione.
Mi rendo conto di non aver dato vere e proprie spiegazioni razionali sul perché Petunia pur essendo dotata di poteri non sia stata ammessa a Hogwarts o perché non possa integrarsi a suo modo nel mondo della magia nel momento in cui Silente si rende conto del suo errore. La storia mi è uscita spontaneamente, di getto, il mio intento era quello di creare un'atmosfera cupa ed enigmatica, giocata sul sentimento del rimpianto per una vita che Petunia non avrà mai la possibilità di vivere, anche se mi rendo conto che il tutto potrebbe risultare anche perfettamente nonsense!
Ringrazio chiunque abbia letto e chiunque lascerà una recensione <3
Salve! Parto con la pubblicazione del pacchetto che ha dato ispirazione alla storia:
PERSONAGGIO: Petunia Dursley
LUOGO: Little Whinging
PROMPT: La calda estate babbana del 1981 + 1 (prompt - fatto): Un viso e una voce familiare le appaiono in sogno e le continuano a ripetere che c'è stato un errore
Il viso e la voce che le appaiono in sogno sono ovviamente quelli di Silente, ho immaginato che lui stesso si fosse presentato a casa Evans per consegnare a Lily la sua lettera per Hogwarts e che Petunia l'avesse incontrato in quell'occasione.
Mi rendo conto di non aver dato vere e proprie spiegazioni razionali sul perché Petunia pur essendo dotata di poteri non sia stata ammessa a Hogwarts o perché non possa integrarsi a suo modo nel mondo della magia nel momento in cui Silente si rende conto del suo errore. La storia mi è uscita spontaneamente, di getto, il mio intento era quello di creare un'atmosfera cupa ed enigmatica, giocata sul sentimento del rimpianto per una vita che Petunia non avrà mai la possibilità di vivere, anche se mi rendo conto che il tutto potrebbe risultare anche perfettamente nonsense!
Ringrazio chiunque abbia letto e chiunque lascerà una recensione <3