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Autore: miss_MZ93    17/10/2023    1 recensioni
Marinette ed Adrien hanno ormai diciotto anni. Le loro vite continuano ad essere minacciate dalla presenza di Papillon ma qualcosa sta per cambiare. Gli anni iniziano a farsi sentire e gli equilibri fragili che esistevano tra i due ragazzi iniziano a spezzarsi. Tra Adrien e Marinette qualcosa cambierà radicalmente, lasciando uno spiraglio per qualcuno che, in segreto, non ha mai smesso di provare grandi sentimenti per Marinette.
Tra dolci e sensuali drammi, i nostri protagonisti dovranno affrontare anche un nuovo pericolo per Ladybug.
Ho iniziato a scrivere la storia prima dell'uscita della terza stagione, quindi mancheranno alcuni personaggi o dettagli particolari.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov Adrien.
 
Credo di aver trascorso una buona parte della mia giornata libera, una delle poche tra l’altro, a pensare. Pensare a quante cose siano successe in così poco tempo. Pensare a quanto certi rapporti siano cambiati. Pensare a lei. Pensare a me.
Devo ammettere che la mia immagine accanto alla sua propone un bel quadro da guardare. L’unico dettaglio che a volte riesce a darmi qualche pensiero è quel costume nero. Vorrei potermi immaginare al suo fianco senza quel tessuto scuro. Vorrei potermi immaginare nei panni di un ragazzo timido che nasconde la sua spavalderia. Vorrei potermi immaginare con una maglia bianca e dei semplici jeans mentre la stringo davanti alla Torre Eiffel, davanti a tutti. Eppure, so di non potermi permettere di visualizzare un quadro simile. Forse più perché so che guasterei il mio buon umore e non perché sono davvero consapevole di tutto ciò che comporterebbe provare ad avvicinarla nei panni di Adrien.
Mi rigiro sul letto, come una qualche anima in pena che so di non poter interpretare appieno.
Non so quale malsana idea mi convinca a fare forse la cosa più stupida delle ultime settimane e diciamolo, ne ho fatte parecchie di cose stupide.
Con la faccia spalmata sul cuscino più morbido di Parigi biascico qualcosa di incomprensibile anche a me, sperando di attirare l’attenzione di un certo Kwami. Quello che ottengo, però, è solo un mugugno mentre Plagg tenta di godersi la compagnia del suo prelibato formaggio puzzolente. Provo a richiamare la sua attenzione ma la morbidezza di quel cuscino mi riporta alla mente lei, la sua dolcezza e determinazione e la sensazione di avere tra le braccia qualcosa di soffice e da proteggere.
“Ma…ri…”
“Smettila di mugugnare come un dannato. Se vuoi parlare, fallo, ragazzino”
Sbuffo pesantemente, strappato con violenza da un pensiero così dolce che sembrava iniziare ad assaporare le sfumature del proibito.
Torno a voltarmi verso il soffitto, cercando di capire perché io senta di dover chiedere consiglio a chi continua a paragonare Marinette ad un pezzo di formaggio probabilmente avariato. Devo essere impazzito per affidare i miei chiarimenti a Plagg ma so bene quanto solo lui possa capirmi totalmente. Se parlassi con Nino, dovrei censurare praticamente tutto e, a quel punto, non avrebbe nemmeno più senso discuterne.
Osservo il Kwami della distruzione e l’unica cosa che esce dalle mie labbra è una domanda quanto più strana che sensata.
“Plagg, sei ancora convinto che Marinette sia il mio camembert?”
Non so perché lui continui a ripropormi questa storia e non riesco nemmeno a capire perché io ne stia parlando in uno dei rari momenti di pace e silenzio. Qualcosa, però, mi riporta l’immagine di Plagg che amoreggia con il suo camembert ed una strana sensazione si impossessa di me mentre provo a sostituire le due figure nella mia mente. Lui adora il formaggio, il suo formaggio. Farebbe di tutto per averne un pezzo sempre tra le zampe. Farebbe di tutto per poterlo assaporare ogni istante della sua esistenza. Farebbe di tutto pur di poterselo godere da solo, quasi come se qualcuno potesse davvero volergli togliere dalle zampe quel pezzo bianco giallastro e puzzolente.
Però…
Però, forse, un po’ inizio a comprenderlo.
Negli ultimi giorni o, per meglio dire, nelle ultime settimane, ho sperimentato il desiderio di poter vedere Marinette ogni giorno, ogni istante, non solo tra i banchi di scuola ma anche sul suo terrazzo, in camera sua, sul suo letto, anche sul pavimento, se questo mi avesse portato da lei. Con lei mi sento bene, libero di essere lo stravagante rubacuori sfacciato che, in fondo, vorrei essere anche nella realtà. Per non parlare del fatto che da quando le ho rubato quel bacio, non riesco a smettere di pensare alle sue labbra, alla loro morbidezza, alla sensazione che qualunque particella del mio corpo stesse prendendo fuoco in quel momento.
Sì, forse inizio a capire la somiglianza tra il camembert e Marinette, anche se continuo a preferire il suo profumo dolce alla puzza di questo alimento pieno di buchi.
 
Lo svolazzare incostante di Plagg mi ridesta dai miei pensieri, riportandomi alla domanda stupida che gli ho posto. I suoi occhi si assottigliano leggermente mentre cerca di studiarmi come se non fossi l’Adrien con il quale ha trascorso gli ultimi anni della sua esistenza.
“Ti senti bene?”
“Certo”
Inclina la testa, continuando a guardarmi con quello sguardo indagatore.
“Rispondi alla domanda e basta, Plagg!”
Con ben poca determinazione, lo vedo annuire, leggermente, quasi invisibilmente.
Basta questa piccola conferma a dipingere sul mio volto un sorriso profondo. Marinette. È lei. È il mio camembert. Ne sono sicuro, non potrebbe essere altrimenti.
“Penso tu abbia ragione”
Vedo distintamente il camembert cadere a terra mentre Plagg spalanca la bocca guardandomi sconvolto. In verità penso di essere io quello più confuso dei due. Non si è mai lasciato sfuggire una sola briciola di formaggio ed adesso, per non si sa bene quale motivo, ha lasciato che il suo prezioso formaggio cadesse addirittura a terra. Non che la superficie sia sporca visto la cura con la quale ogni giorno viene pulita dimora Agreste ma, sinceramente, non credo riuscirei a mangiare qualcosa caduto sul pavimento.
“Stai bene?”
Lo vedo riprendersi velocemente e rendersi conto di aver lasciato precipitare ciò che di più importante ha in questo momento. Velocemente recupera il formaggio da terra e lo posa sulla mia scrivania, assicurandogli di tornare quanto prima e scusandosi per l’errore quasi imperdonabile.
Plagg ed il camembert, un amore improbabile.
Quando torna davanti al mio volto, l’aria sconvolta ha lasciato posto ad un aspetto più preoccupato che soddisfatto della mia scoperta.
“Finalmente lo hai capito”
“Ci ho messo un po’”
“Che tu sia lento di comprendonio non è mai stato un mistero”
“Non esagerare, Plagg”
“Da quanto tempo ti sto dicendo le stesse cose?”
“Ho avuto un po’ di pensieri in quest’ultimo periodo, non so se te ne sei reso conto”
I suoi occhi verdi si tingono di qualcosa simile all’indecisione come se stesse provando a non lasciarsi sfuggire un commento di troppo. Questa scena ha dell’inverosimile considerando quanto Plagg sia predisposto a sputare commenti senza preoccuparsi troppo dei sentimenti degli altri.
Più trascorrono i secondi, più la voglia di capire cosa si stia tenendo per sé aumenta. Non sono abituato a dover interpretare i suoi sguardi o le parole non dette.
“Avanti, dimmi cosa ti passa per quella testa da divinità”
Riflette ancora qualche minuto sulle mie parole prima di convincersi a lasciarmi entrare nei suoi pensieri.
“È vero, penso che Marinette sia il tuo camembert ma…”
“Ma?”
Come può esserci un “ma” alla fine di questa storia?
“Ma non so se questo potrà mai essere un grande amore”
“Cosa?!”
Le sue parole lasciano un gusto amaro, annebbiando tutte le produzioni di Hollywood che ormai vagavano nella mia mente.
Plagg sospira arreso dall’evidenza della mia incomprensione e scuote la testa, cercando di ignorare la discussione. Lo vedo voltarsi verso il suo formaggio e pensare intensamente.
“Adrien, vedi quella meraviglia che mi sta aspettando?”
“La vedo e la sento. La sua puzza impesta tutta la camera ed i miei vestiti. Ormai non so nemmeno più cosa inventare per giustificare quell’odore quando esco di casa”
Il suo sguardo si assottiglia, probabilmente in cerca della forza di non distruggere qualche monumento per uccidermi.
“Se non fossi così stupido, non dovrei sprecare il mio tempo a paragonare una bontà simile ad una ragazzina in piena fase ormonale!”
“Plagg!”
“Non provare a negare l’evidenza, Adrien. Sei stupido, non puoi cambiare la realtà”
“Devi continuare ad insultarmi?”
“Se non fossi stupido, non dovrei insultarti”
Torno a sprofondare nel mio cuscino morbido, ignorando quei commenti insulsi che non porteranno da nessuna parte. Che razza di idea malsana chiedere consiglio a lui!
Eppure, mentre i secondi ed i minuti trascorrono, non riesco a non chiedermi a cosa si stesse riferendo Plagg. Perché continua a ricordarmi quanto io sia stupido? Di cosa sta parlando? Soprattutto, perché questo dovrebbe portarmi a non essere felice con Marinette al mio fianco?
I minuti passano veloci mentre io continuo a tormentarmi e quando anche l’ultimo mio neurone decide di prendersi una pausa da tutto quel ragionamento confuso, mi arrendo all’idea di avere un disperato bisogno di confrontarmi con la divinità più irritante di sempre per avere una qualche forma di chiarimento.
 
“Plagg…”
“Cos’altro vuoi, ragazzino?”
Sbuffo pesantemente alzandomi dal letto ed avvicinandomi alla mia scrivania. Una volta seduto sulla sedia, molto meno comoda, invitante ma anche distraente di quel morbido cuscino, tento di riappropriarmi di tutta la pazienza che ho per avere una conversazione pacifica con Plagg.
“Ho bisogno di sapere perché non pensi che possa essere felice con Marinette”
Dopo essersi eclissato per qualche istante, forse rimpiangendo di avermi prestato attenzione, il Kwami decide di rivolgere a me tutta la sua scarsa pazienza.
“Io non penso che tu non possa essere felice con lei, Adrien”
“Allora non capisco”
Plagg incrocia le sue zampe, tentando probabilmente di trovare un modo carino per spiegarmi qualcosa che, a quanto pare, non riesco a comprendere.
“Prova a pensare al tuo comportamento dell’ultimo periodo”
“Il mio comportamento? Ho sbagliato qualcosa?”
“Tutto”
“Sei esagerato, Plagg”
“Dici? Prova a riflettere. Hai detto a Marinette che la consideravi nulla più di una piccola ed inutile fan…” “Non ho mai detto nulla del genere!” “Ma è quello che lei ha capito”
Un breve silenzio mi induce a riflettere all’inizio di tutta questa strana situazione. Mi pare di aver trascorso non so quanto tempo a scusarmi per quella frase detta senza pensare, eppure tutti continuano a rinfacciarmela ogni volta che possono.
“Dopo di che, non solo le hai detto di essere innamorato di un’altra ragazza ma l’hai seguita senza motivo” “Non direi senza motivo. Ero preoccupato per lei” “E non potevi rincorrerla sotto le vesti di Adrien perché avevi già combinato abbastanza disastri” “Non potevo inseguirla perché non mi avrebbe mai voluto al suo fianco”
Plagg perde un solo istante la sua calma apparente, sospirando profondamente prima di ricomporsi con non so bene quale capacità che non ho mai visto in lui.
“L’hai seguita, nei panni di Chat Noir e quando hai capito cosa stesse succedendo hai completamente perso la testa” “Sai che non è vero” “No? Sei passato dalla preoccupazione che lei stesse soffrendo o che si rendesse la vittima perfetta per Papillon al mascherare la tua delusione accusandola di averti mentito mentre si frequentava con il chitarrista depresso. Se questo non significa perdere la testa non so cosa possa essere” “Plagg…” “Sei andato a casa sua per farle sapere che avevi visto tutto, sperando cosa? Che lei ti chiedesse scusa? Hai ottenuto solamente una lavata di capo e confidenze che non avresti dovuto avere”
“Di cosa stai parlando?”
Il suo sguardo si allarga nei miei occhi verdi.
“Ha detto a Chat Noir cose che Adrien non avrebbe mai dovuto sapere. Ti ha spiegato cosa amava di te, cosa l’ha colpita dai primi giorni di scuola, come abbia saputo vedere la tristezza che ti porti dentro. Ti ha detto quanto si sia sentita ferita dal tuo comportamento e quanto abbia sofferto nel vederti accanto a tutte le ragazze che mostravano un briciolo di interesse vero nei tuoi confronti. Secondo te lo avrebbe fatto se avesse saputo chi eri? Ti avrebbe aperto così tanto il suo cuore?”
Rimango impietrito ad ascoltare le parole di Plagg.
Non mi ero reso conto di quanto si fosse davvero sfogata con me, di quanti segreti mi avesse confessato con la maschera addosso. Senza quel costume nero, sono sicuro che non mi avrebbe detto mai nulla.
Un pensiero mi sfiora, veloce e silenzioso, insinuandosi nei miei pensieri e facendomi prendere coscienza di tanti altri momenti durante i quali Marinette si è confidata con me senza averne davvero il desiderio, o, per meglio dire, senza sapere con chi stesse parlando.
Il discorso dei suoi capelli, lasciati lunghi nella speranza di potersi sentire all’altezza di essere accostata a me, come le ragazze che comparivano al mio fianco nelle pubblicità. Le numerose volte in cui tentò di confessarmi i suoi sentimenti, senza riuscirci per colpa della sua troppa timidezza e goffaggine. Come si fosse accorta del mio cambiamento nei suoi confronti mentre cercavo di sembrare più dolce, più gentile e sensibile verso di lei. Il paragone fatto tra come si sentiva accanto a me e come si sentiva tra le braccia di Luka, di quanto fosse diverso ciò che provava.
Tutti piccoli pezzi che, uniti, sembrano dar vita ad un profilo più completo di Marinette, più dolce, più reale, più sofferto ma anche intenso.
“Marinette…”
“Il tuo camembert ha sofferto davvero molto per te, per la tua folle gelosia nei suoi confronti, insensata visto che hai sempre pensato a lei come ad una semplice amica” “Non sapevo di essere geloso di lei” “Certo, altrimenti avresti capito prima di amarla” “Non ho mai detto di amarla” “Non aggravare la tua situazione passando da stupido ad idiota!”
Il suo grido risuona nella stanza, lanciandomi quasi uno schiaffo morale.
“Ammetto di provare qualcosa più di una semplice amicizia, ammetto di tenere molto a lei e di aver capito quasi troppo tardi di essere molto geloso di eventuali sue relazioni con altri ragazzi ma non so se si possa definire amore” “Sei davvero idiota allora” “Plagg…” “Adrien, sei veramente stupido, è normale che tu non riesca a capire certe cose” “Plagg!” “L’hai portata a pensare che la storia con Luka fosse malata!”
Ammetto di aver cercato di separarli sin dall’inizio ma, a mia discolpa, posso dire di non essere riuscito a capire prima quanto potesse darmi fastidio vederla tra le braccia di un altro ragazzo.
“Lo so, ho tentato di girare a mio favore la situazione e l’ho ammesso anche con lei” “Questo non è amore?” “Questa è gelosia” “Questo è desiderare che una ragazza voglia te, solamente te e nessun altro”
Plagg si ricompone velocemente, lasciandomi vedere una parvenza di passione in ciò che dice.
“Se non sei innamorato di lei, perché l’hai baciata?”
 
Quella è la domanda che ha occupato la mia mente negli ultimi giorni, da quando è cambiato tutto, da quando non riesco a smettere di pensare a lei ed al sapore dolce che aveva sulle labbra. Ho trascorso ore intere a cercare di capire il motivo dietro quel gesto, fino ad arrivare ad una sola conclusione. Ho sempre pensato che Marinette fosse una ragazza molto carina, dolce, premurosa e gentile ma qualcosa è cambiato, in lei ed in me. Forse sono proprio tutti quei piccoli segreti che ha rivelato a Chat Noir ad avermi attratto sempre più. Vederla soffrire, vederla imbarazzata, vederla ridere, vederla decisa e determinata a dimenticarsi di me, a riprendere in mano la sua vita, sentire le sue confidenze su Luka, su di me. Sono cose piccole ma che mi hanno portato a pensare a lei sempre più, iniziando a provare una strana attrazione anche verso i gesti più sciocchi.
Fin troppe volte mi sono sentito in imbarazzo mentre si legava i capelli e non per il gesto in sé, quanto per quelle magliette corte che ha iniziato solamente adesso ad indossare e che sembravano accorciarsi sempre più. Se ci ripenso, ancora vedo quel tessuto nero coprire appena il suo corpo, lasciando quasi intravedere la linea dello stesso colore del suo intimo. Non potrò mai dimenticare quel momento, forse perché era la prima volta che una ragazza, davanti a me, si sentiva così a proprio agio da non preoccuparsi minimamente di ciò che indossava o forse semplicemente perché non avevo mai avuto l’occasione di vedere, anche se solo in piccola parte, un indumento femminile così personale.
Non mi sono mai interessato di certe cose, anzi, quando i miei colleghi modelli cercavano di sbirciare i camerini femminili io mi voltavo sempre dalla parte opposta. Sono un ragazzo, ho degli ormoni anche io ma ho sempre pensato che non fosse giusto privare qualcuno della sua privacy, così come io sono sempre stato costretto a fare in casa mia.
Cerco di scacciare certi pensieri dalla mia mente ma ormai sembra che la mia testa abbia preso una propria direzione facendomi rivedere molti altri ricordi. Lei che allunga le braccia verso il cielo cercando di godersi i raggi del sole e lasciando scoperto tutto l’addome ed io che con la vista acuta di Chat Noir riesco a scorgere la linea del suo intimo di un colore pastello e ancora, lei che si affaccia sulla terrazza con una maglietta ed un cardigan che non coprono poi molto più delle altre volte ed io che mi costringo a non guardarla per evitare certe sensazioni. Sensazioni che, prima di quel momento, non avevo mai provato se non in rare, davvero molto rare, occasioni con Ladybug. Ricordo bene quel calore sul volto, i battiti del cuore accelerati e quella sensazione strana a livello dello stomaco, come se mi si fosse fermato un uragano.
Ho pensato e ripensato al motivo per cui sono sempre scappato da quei momenti, cercando di ignorarli ma più provavo a capire cosa mi stesse succedendo, più vedevo Plagg sorridere saccente, come se lui già conoscesse ogni risposta. Mi sono sempre ben visto dal chiedergli spiegazioni, fin quando, dopo la centesima ora trascorsa a pensare a lei, ho iniziato a sentire una strana sensazione di calore diffondersi nel mio corpo, lasciandomi quasi stordito mentre scoprivo quanto stupido fossi stato.
In quel preciso momento, capii che non era solo amicizia che mi legava a Marinette, era qualcosa di più profondo, che mi spingeva a provare imbarazzo ed interesse verso di lei.
Ero attratto da Marinette.
A scuola non riuscivo a non guardarla, sperando che non mi odiasse, che tornasse a sorridermi e ad essere la ragazza gentile che avevo conosciuto anni prima. Sempre più spesso provavo a parlarle, con qualunque scusa mi venisse in mente, solo per provare a ricucire un qualche rapporto tra noi. La seguivo ovunque, cercando di capire perché mi sembrasse sempre più triste e stanca ma ogni volta che provavo a chiederle come si sentisse, lei alzava un muro per dividerci.
A lavoro non riuscivo a concentrarmi, tanto che Natalie si è vista costretta a liberarmi di alcuni impegni, cercando di lasciarmi un po’ di tempo per riposare. Quei momenti, però, io li trascorrevo a pensare a lei fin quando non mi decidevo ad andare a trovarla a casa. La cercavo, volevo vederla, stare assieme a lei anche solo per qualche minuto, sapendo che con Chat Noir sarebbe stata sé stessa, dolce, tenera e simpatica. Quando però la vedevo con certi vestiti addosso, tornavo a scappare, vergognandomi dell’imbarazzo che provavo non per la mia vista più precisa di molti altri ragazzi ma di quello che iniziavo a voler vedere, qualcosa che non avrei mai accettato di poter osservare senza che fosse lei a volerlo.
Quando rientravo a casa, i pensieri tornavano a Marinette, a tutto ciò che la circondava ed ai fantasmi delle persone che, prima di me, avevano avuto il privilegio di avere le sue attenzioni. Mi resi conto di provare una tremenda gelosia nei confronti di Luka, di tutti quei baci che non potevo nemmeno immaginare avessero avuto luogo, delle sue mani su di lei, delle carezze di Marinette su di lui, dei momenti rubati solo per loro, di tutto ciò che poteva esser successo o meno tra loro.
Per quanto mi sentissi un completo stupido, iniziai anche ad odiare me stesso, ricordandomi che, se mi fossi reso conto prima di quanto tenevo a lei, avrei potuto essere il primo e forse anche l’ultimo ad ottenere il suo amore. Ero stato così cieco, così sciocco, così profondamente incentrato a pensare a Ladybug da non accorgermi che, mentre l’eroina non mi considerava che un compagno di battaglie, Marinette mi avrebbe reso mille volte più felice.
 
Quando poi, quel pomeriggio, decisi di tornare a farle visita nonostante i lividi lievi che ancora mi macchiavano la trasformazione, la trovai decisamente differente. Era più distante, meno allegra, quasi ferita o, addirittura, arrabbiata.
“Ti sei comportato in modo strano tutta la settimana”
“Ti sei inventato una marea di scuse solamente per non rimanere qui con me”
Se solo avesse saputo quanto avrei voluto passare con lei molto più tempo, forse avrebbe capito. O forse no. In fondo, era vero, ero scappato da lei per giorni interi inventandomi impegni sempre più sciocchi.
“Se ho fatto qualcosa di sbagliato devi dirmelo!”
“Cosa vieni a fare qui se poi non vuoi nemmeno passare del tempo con me?!”
Si era convinta di aver sbagliato qualcosa, di essere lei la causa delle mie sparizioni e, per quanto questo fosse vero, non era riuscita a capire che lei non aveva fatto nessun errore. Era tutta colpa mia. Ero io quello sbagliato, sbagliato perché volevo stare con lei come mai prima ma allo stesso tempo non riuscivo ad accettare quello che provavo ed a convivere con quello che le avevo fatto e con quello che era successo tra lei e Luka.
“Non è qualcosa che hai fatto tu!”
“E allora cosa?! Cosa diamine è...”
La situazione prese una piega che mai mi sarei immaginato potesse assumere. La vedevo così arrabbiata, così delusa, così preoccupata di essere lei la causa di tutto che non riuscii a spiegarle cosa stesse succedendo. In realtà, ancora non ero riuscito a spiegare il tutto perfettamente nemmeno a me. Quello che riuscii a fare fu solo provare a rimediare a giornate tagliate senza spiegazioni, nell’unico modo che trovai, cercando di farle capire quanto tenessi a lei e quanto non fosse lei il problema.
Non ero mai stato così coraggioso in vita mia. Non avevo mai avuto intenzione di avere un rapporto così stretto con qualcuno ma lei era diversa. Lei era Marinette e mentre la vedevo intenta ad impazzire, pensavo solamente a quanto fosse bella e premurosa.
Durò poco, un contatto leggero e timido. Avevo paura che si scansasse, che mi mollasse un ceffone urlandomi contro qualunque cosa le passasse per la testa ma più i secondi passavano, più mi rendevo conto che sembrava che lei stesse aspettando quel bacio da tempo. Marinette sembrava si stesse rilassando, quasi godendosi quel momento.
Ero felice, tremendamente felice di essere riuscito a fare un passo avanti nei suoi confronti ma quel sentimento venne oscurato velocemente. Ricordai di quando la vidi tra le braccia di Luka, del sentimento disperato che sembravano condividere, della passione che li univa e che li avrebbe probabilmente portati ad innamorarsi follemente, un giorno. Fu quello il momento in cui capii che lei non era pronta e che io stavo premendo verso una direzione ancora acerba.
 
“Adrien”
La voce di Plagg mi riporta al presente, qualcosa del quale mi ero totalmente dimenticato.
“Vuoi rispondere?”
Sospiro lentamente, focalizzandomi su quel bacio ed assumendo i tratti di Chat Noir. Un sorriso si allarga sul mio volto, deciso e malizioso.
“Perché era troppo invitante”
Plagg si alza furioso, avvicinandosi velocemente al mio volto.
“Ti sembra un buon motivo? Sei veramente stupido, Adrien!” “Scherzavo!”
“A volte mi chiedo perché perdo tempo con te quando avrei di meglio da fare”
“Di meglio? Ti riferisci al tuo prezioso camembert?” “Ovvio!”
“Non cambierai mai”
Plagg torna a sedersi sulla scrivania, in maniera molto meno composta di prima. Il suo volto sembra adombrato da qualcosa, molto simile al nervoso.
“Hai intenzione di rispondermi?”
Riprendo a pensare alla sua domanda e la risposta mi balza in mente senza problemi ma ammetterlo a Plagg diventa una sfida. Mi servono diversi minuti di silenzio per trovare il modo giusto per trasformare in parole i miei sentimenti. Imbarazzato ed a disagio, mi porto una mano a scompigliare la chioma bionda.
“Forse hai ragione, sono innamorato di Marinette”
“Certo che ho ragione”
Il solito saccente.
“Anche lei prova qualcosa per me, però, lo so”
“Certo”
“Quindi potremmo essere felici assieme”
In fondo, era questo che volevo sapere. Capire che, davvero, noi due potremmo essere felici nonostante tutto quello che abbiamo affrontato.
“Non lo so”
“Perché?!”
Per quale motivo non riesce a supportarmi in tutta questa situazione incasinata?
“Perché hai giocato molto male le tue carte, Adrien”
“Cosa significa?”
Plagg svolazza verso la scrivania, afferrando nuovamente il suo pezzo di camembert.
“Plagg?” “Lasciami mangiare in pace”
Perché tutte le discussioni con lui finiscono in questo modo?
Lo lascio al suo amoreggiare con quel formaggio mentre mi avvicino allo schermo del televisore. Forse distrarmi un po’ mi aiuterà a capire perché Plagg sia così dubbioso su me e Marinette.
“Accetta un consiglio, Adrien. Non tirare troppo la corda con lei o finirai col ferire la faccia o il sedere di un modello!”
“Che razza di consiglio”
Che significa?
 
Ho trascorso il pomeriggio e la sera a riflettere sui sentimenti che penso davvero di provare per Marinette, senza contare la notte invasa da sogni tra i più colorati. Marinette che piange tra le mie braccia. Marinette che si abbandona ad una passione improvvisa con Luka in qualche stanza di qualche bar. Marinette che mi accusa di averle spezzato il cuore. Marinette che, però, si apre con me. Marinette che si lascia confortare da me. Marinette che sorride. Marinette che si preoccupa per me. Marinette che mi urla addosso. Marinette che si avvicina sempre più a me. Ed io che la bacio. Il suo sapore, il suo profumo, le sue labbra dolci e morbidi, i suoi capelli che mi solleticano.
Mi sono svegliato in una pozza di sudore nonostante l’aria condizionata in tutta casa fosse accesa. Quello che più mi ha colpito è il desiderio che mi è rimasto addosso anche dopo essermi alzato dal letto. La voglia di stringerla a me, la voglia di sentire di nuovo le sue labbra, la voglia di sapere se anche per lei è stato bello quanto lo è stato per me, la voglia di accarezzarla, di sentire sotto le mie mani la sua pelle candida e soffice, la voglia di farmi solleticare dai suoi capelli, la voglia di sentire le sue labbra che si muovono sulle mie e le mie che lentamente assaggiano il suo collo assaporando il suo dolcissimo profumo.
Inutile dire che mi sono perso letteralmente nel mio stesso bagno. Non riuscivo a trovare il sapone, non riuscivo a trovare il dentifricio, non riuscivo a vedere oltre il mio naso. Se questo è l’effetto dell’amore, allora sono condannato a sentirmi come se non riuscissi più a collegare mente e corpo. Probabilmente è la stessa cosa che provava Marinette quando mi vedeva con quegli occhi pieni di sentimento. Forse è per questo che diventava costantemente maldestra, rovesciando tutto quello che incontrava sul suo cammino, rischiando anche di farsi del male lei stessa.
Ho impiegato venti minuti ad uscire dal bagno della mia stanza, Mentre mi vestivo ed afferravo la borsa Plagg mi osservava allibito. Non sono mai stato un tipo molto loquace di mattina ma non era mai capitato che non gli rivolgessi la parola, lasciandomi assorbire completamente dai miei pensieri.
“Il camembert ti ha mangiato la lingua?”
Il modo strano che ha di paragonare Marinette al suo formaggio preferito mi riporta alla mente la sua immagine e non riesco a non nascondere un certo rossore nel pensare a quanto avrei accettato di buon grado di farmi zittire da lei ritrovandomi il suo volto sul mio.
“Adrien?”
Un mugugno confuso esce dalle mie labbra attirando sempre più la sua attenzione. Mentre osservo Plagg, l’immagine di Marinette continua a vivere nella mia mente ritrovandola nuovamente coperta da quelle magliette corte che poco lasciano all’immaginazione. Un sorriso sghembo nasce sul mio volto, uno di quelli che, solitamente, mi vincono solo se mi trovo vestito di nero con coda ed orecchie da gatto.
“A cosa stai pensando, si può sapere?”
Uno sbuffo felice mi abbandona, attirando sempre più la curiosità del Kwami. La sua espressione passa dall’interesse alla perplessità per poi fissarsi su uno sguardo sconvolto.
“Quali volgarità sta partorendo il tuo cervello da gatto maniaco?!”
“Cosa?!”
“Conosco quella faccia, ragazzino!”
Con il viso ormai vinto da un rossore acceso, cerco di scacciare l’immagine dolce di Marinette, sperando che questo serva a confondere anche i miei desideri.
“Non mentirmi, Adrien! Cosa diamine stava elaborando la tua testa?”
“Eh? Ma… Nulla, figurati”
“Non credere che non sappia a cosa pensa un essere umano maschio e giovane!”
“Non so di cosa parli, Plagg”
Velocemente afferro la maniglia della porta della mia stanza, abbandonando quel luogo ormai vinto da un’atmosfera troppo pesante e le urla di Plagg sui miei ormoni impazziti. Scendendo le scale, il mio buon umore inizia a vacillare quando vedo mio padre, per l’ennesima volta, uscire di casa lanciandomi solamente un’occhiata veloce prima di richiudere la porta d’ingresso.
Tutti i pensieri felici svaniscono mentre torno alla mia realtà fredda e solitaria.
Dopo aver mangiato qualcosa di veloce per colazione, cerco di recuperare un po’ del mio buon umore pensando che a breve finalmente potrò rivedere la persona che sta rischiando davvero di farmi impazzire.
 
Seduta al suo posto, accanto ad Alya, la ritrovo più bella che mai. Probabilmente è solo l’effetto della consapevolezza di essere innamorato di lei a farmela apparire incredibilmente attraente ma devo ammettere che anche con colori scuri e vestiti pesanti, Marinette sia sempre meravigliosa. Sembra che ogni indumento riesca ad esaltarne la silhouette e la bellezza.
Perso nei miei pensieri, non presto la minima attenzione agli insegnanti che si susseguono, lanciando, di tanto in tanto, occhiate sempre meno furtive a lei. Una qualche conversazione sui vestiti di Marinette attira la mia attenzione sempre più su di lei, concentrandola sul suo volto, sui suoi occhi azzurri e profondi e, soprattutto, sulla sua pelle leggermente tinta di un colore più scuro del normale e sulle sue labbra velate di un rosso mattone più intenso del solito.
“Smettila di fissarmi”
La vedo mimare queste parole e la mia mente ritorna a pensare a quanto sarebbe bello avere le sue labbra più vicine.
Scottato da quel pensiero, da quel ricordo e da quel desiderio, cerco di tornare a concentrarmi sul contesto, rivolgendomi verso l’insegnante ma nulla sembra servire.
Per mia fortuna la pausa pranzo prende il posto delle lezioni e, mentre osservo i miei compagni di classe uscire velocemente diretti alla mensa, sento i suoi sospiri riempire l’aria. Mi concedo solo un attimo per voltarmi a guardarla e la trovo distesa sul bancone, intenta a mugugnare qualcosa di incomprensibile.
Il mio udito, ormai abituato ai poteri concessi da Plagg, riesce, comunque a percepire distintamente una frase che mi lascia alquanto perplesso.
“Mi farai impazzire, Chat”
E così, anche lei pensa a me. Lo sapevo, sapevo provasse qualcosa per me, ne ero sicuro!
Un sorriso saccente dipinge il mio volto, contento di avere un peso così significativo sulla sua mente. Un pensiero quasi perverso mi vince, dando vita ad un gioco pericoloso per me ma incredibilmente divertente a cui non riesco a rinunciare.
“Chi è che ti farà impazzire?”
La vedo scattare sul posto, con la paura di essere stata scoperta in un momento di debolezza.
“Marinette?”
Arresasi al fatto di avermi come ascoltatore dei suoi pensieri più intimi, si lascia ricadere sul bancone, allungando un braccio oltre la superficie in legno.
Il mio umore passa dalla felicità ricca di malizia alla preoccupazione mista ad un terrore che mai prima mi aveva colto.
Marinette tenta di ritirare velocemente il braccio ma non abbastanza per sfuggire alla mia presa.
Per quanto sentire il suo corpo sotto la mia mano sia eccitante, ciò che vedo raffredda ogni mio pensiero, portandomi in un baratro di paura folle.
“Cosa significa?”
“Niente”
Niente? Come può dirlo? Come possono non rappresentare nulla una moltitudine di tagli all’altezza del polso?! Che diavolo è successo dall’ultima volta che l’ho vista?!
Sono sicuro non avesse nemmeno un graffio quando l’ho lasciata su quel balcone, ne sono certo! Cosa ha fatto?!
I miei pensieri si tingono di dolore e terrore profondi mentre vibrano verso una scena orribile e paralizzante.
È colpa mia. È tutta colpa mia. Marinette non avrebbe mai pensato a certe cose se io non avessi giocato così tanto con i suoi sentimenti! Quanto posso essere stato stupido nei suoi confronti? Come potrò mai perdonarmi o farmi perdonare quando il suo tentativo dipende interamente dai miei capricci nel non voler vedere i sentimenti che provo per lei?!
“Marinette, non fare stupidaggini”
Non per me, non ha senso, non è giusto e non lo permetterò!
“Io davvero non capisco”
“Farsi del male non è mai la soluzione. Nemmeno per questioni di cuore”
“Cosa…”
“Promettimi che non farai mai più una stupidaggine simile!”
Promettimelo.
“No, aspetta un attimo”
“Promettimelo!”
Fallo! Fallo e…
“Adrien…”
“Promettilo!”
Fallo, e sparirò. Te lo giuro, non mi vedrai mai più.
“Piantala con queste scemenze!”
Un attimo, un solo attimo basta per farmi sentire nuovamente i battiti del cuore risuonare dentro di me.
“Maledizione, ci mancava solo questa”
“Marinette”
Che io… Che io abbia frainteso? Che io abbia esagerato? Forse…
“Ascoltami un attimo, Adrien”
“Cosa ti è successo?”
Solo adesso glielo chiedo? Non potevo pensarci prima? Non potevo… Ragionare?
“B-beh e-ecco io sono solo inciampata”
“E sei finita in un cespuglio?”
“Eh? Ah, c-certo, s-sì. Giusto”
Il mio respiro si calma, certo che una sua bugia non suonerebbe così probabile quanto una caduta in un miscuglio di rami e foglie. Come ho potuto pensare anche solo per un momento che lei, Marinette, potesse provare a… Non voglio nemmeno dirlo. È troppo stupido. Non è da lei. Non lo farebbe mai. Vero?
“Non riuscirei mai a farmi del male coscientemente”
Poche parole che, però, riescono a placare la mia fame di spiegazione.
Forse Plagg a ragione a ripetermelo fino allo sfinimento. Sono davvero stupido.
“Scusa Marinette. Non avrei dovuto pensare a certe cose”
“Infatti”
L’ansia inizia a svanire, lasciando posto ad una strana sensazione di pesantezza. L’aria si carica di tensione mentre nessuno dei due riesce a mettere distanza dall’altro. Posso sentire il suo desiderio di andarsene, di uscire da questa stanza ma più la guardo, più i suoi occhi sembrano scrutarmi quasi ipnotizzata.
Sul mio volto compare nuovamente quel ghigno malizioso che sono sicuro coinvolge ogni tratto del mio volto.
Un pensiero mi torna alla mente, rendendomi nuovamente curioso e sicuro di me.
“Quindi…”
“Quindi?”
“Chi è che ti sta facendo impazzire?”
La tensione appena provata lascia definitivamente Marinette che porta una mano al suo volto in cerca, forse, di una scusa che non suoni tale. Sarò perfido ma non vedo l’ora di scoprire cosa si inventerà per non ammettere che stava pensando a me.
“Nessuno”
Non ci crede nemmeno lei e sicuramente non ci crede la sua pelle, ormai di un bel rosso acceso.
“Questo nessuno riesce a farti arrossire, però”
Il silenzio ci avvolge nuovamente mentre io mi rendo appena conto di quanto il mio lato da Chat Noir riesca a venire a galla con troppa facilità quando sono con lei.
“Posso sapere chi è che ti dà tanti pensieri?”
“N-no! C-cioè, nessuno, davvero. Figurati”
La vedo scappare verso la porta della stanza mente un solo pensiero aleggia nella mia mente.
“Forse non è troppo presto”
Forse non è presto per dare una possibilità a noi, anche se so che i fantasmi di Luka e di me stesso in versione civile ancora affollano la sua mente. Forse davvero potrei essere felice con lei senza dover aspettare troppo tempo.
Questo, però, non implica che lei abbia accettato ciò che prova per me. Forse non è presto per i fantasmi ma è sicuramente presto per i suoi sentimenti.
 
“Ho bisogno di tempo, Chat”
Ho ripensato tutta la sera a questa frase e, per quanto io possa averle detto di capire cosa significhi, non ne ho la minima idea.
Ha bisogno di tempo? Per cosa? Per riflettere, immagino. Ma riguardo a cosa? A me? A me come Adrien? A me come Chat Noir? A noi? A lei? A cosa prova per me? A cosa prova per noi?
“Che mal di testa…”
“Te lo meriti”
“Non iniziare, Plagg, per favore”
“Cosa pensavi di ottenere andando da lei?!”
“Ma cosa ne so… Non ho pensato”
“È quello il tuo problema! Non pensi!”
“Adesso smettila, stai esagerando, Plagg”
“Sto esagerando?! Sto esagerando?! Pensavi davvero di poter andare da lei, dopo averla baciata ed abbandonata ai suoi complessi da ragazzina emotivamente fragile e poi tornare come se tutto fosse normale?!”
“Plagg…”
A volte sa essere davvero pesante. Capisco che si preoccupi per Marinette ma quello che non riesco a comprendere è perché sia così tanto in apprensione per lei. Sì, Marinette rischia di avere le idee molto confuse, di essere più maldestra del solito e di farsi male inciampando in qualunque cosa le capiti per strada. In fondo, però, sono io quello che rischia di finire affettato o ucciso dai nemici di Parigi con la confusione che ho in testa.
Perché è così preoccupato per lei mentre di me sembra quasi non interessarsi?
Ho davvero avuto in dono un Kwami strano, non c’è che dire.
Cadiamo in un silenzio carico di tensioni. Da parte mia verso una situazione che non capisco, verso il bisogno di Marinette di tenermi distante da sé e verso i continui rimproveri di Plagg. Da parte sua per i miei continui errori, a sua detta.
Dopo minuti della durata di ore intere, la confusione dei miei pensieri mi spinge nuovamente a cercare l’aiuto di Plagg. Ormai sembra che io abbia iniziato ad appoggiarmi a lui in tutto e per tutto.
“Plagg, cosa dovrei fare adesso?”
“Niente”
“Ma Plagg…”
“Evita di chiedermi consigli che poi non ascolterai, ragazzino”
Plagg sta diventando sempre più strano ed io ormai non so più dire quale sia il motivo. So quanto lui sia arrabbiato con me per la situazione creatasi con Marinette ma non capisco perché, invece di aiutarmi, si ostini ad essere così scorbutico.
 
Il giorno seguente mi riserva una sorpresa particolare.
Parlando del più e del meno, Nino ritorna su un argomento ben noto. Sapere quanto Marinette si sia allontanata da Alya mi fa sentire in colpa più di quanto non mi sia mai sentito. Nino soffre assieme alla sua ragazza ed io con loro perché, che io voglia accettarlo o meno, è tutta colpa mia. Se non mi fossi comportato da bambino immaturo ed egoista, Alya non mi avrebbe fermato fuori dai bagni per spingermi a parlare con Marinette e lei non avrebbe sentito la conversazione che ha dato vita a tutta questa situazione.
Spinto dalla curiosità, assecondo i discorsi di Nino che mi racconta tutto quello che ha vissuto in questi anni assieme ai compagni di classe nel tentativo di spingere la corvina tra le mie braccia. Conoscevo già parte di ciò che mi ha detto ma la maggioranza sono fatti a me sconosciuti.
Marinette ha provato a confessarmi i suoi sentimenti così tante volte da farmi sentire un completo stupido per non aver capito prima quanto fosse reale il suo amore. Come ho potuto pensare che fosse il semplice affetto di un’amica che ammira il mio lavoro? Come ho potuto non capire tutti i momenti ritagliati per noi? Come ho fatto a non accorgermi di quanto lei stesse usando tutto il suo cuore in quelle situazioni?
Ha ragione Plagg, ha completamente ragione. Sono stupido. Sono completamente stupido.
Davanti alla porta del bagno, incontro la persona che ormai sta tormentando i miei pensieri da giorni. La sua bellezza mi ricorda di quanto io abbia sprecato forse la migliore delle mie opportunità per essere felice. È in quel momento che sento di doverle delle scuse.
“Hai già sofferto abbastanza per me, non meriti tutto questo, Marinette. Mi dispiace, davvero”
 
Come tutte le sere da quando ha rifiutato di parlarmi, mi ritrovo sul comignolo di casa sua. In attesa che lei esca o, nel peggiore dei casi, del buio che mi permetta di tornare a casa senza che nessuno veda la mia espressione triste.
Ammetto di aver passato la giornata a pensare a come possa sentirsi lei e più mi ponevo questa domanda, più mi interessava capire cosa pensasse di Chat Noir e meno di Adrien.
Ho capito, ormai, che con Adrien i rapporti si possono limitare solamente ad un flebile saluto educato ma con Chat Noir lei sembra più aperta, più serena, più tranquilla e forse più felice ed ormai quello che conta davvero per me è che lei sia felice. Nonostante Plagg continui a dire che non pensa ci possa essere un amore da film tra noi, io voglio che lei stia bene e se questo significa limitare il mio rapporto a metà della mia persona, così sia. Dopo averle spezzato il cuore, dopo averla spinta tra le braccia di un altro, dopo averla costretta a sentirsi inadeguata a tutto, posso solo concentrarmi sul renderla felice per quel che posso fare. Che questo necessiti la mia presenza in quanto Chat Noir può solo farmi piacere e, finché vorrà, io sarò qui per lei e per tutto ciò che desidererà da me.
Prima, però, devo accertarmi che lei sia davvero innamorata di me e che questa situazione non sia solo una conseguenza del mio comportamento degli ultimi tempi. Solo se Marinette davvero dimostrerà di volermi al suo fianco, potrò continuare a sperare che la sua felicità coincida con la mia. In caso contrario, lascerò che lei possa trovare la sua strada. Anche se dovesse significare spingerla tra le braccia di qualcun altro. Anche se dovesse significare spingerla verso Luka e lasciarla andare.
 
Una luce flebile riscalda il buio della notte quando Marinette lascia la sua stanza per occupare la terrazza.
In silenzio, mi godo questi piccoli momenti in cui il suo volto vaga da un tetto all’altro. La sua figura è coperta più del solito e non sono sicuro che possa essere una cosa negativa. Se devo rimanere concentrato sul discorso da affrontare, non posso sicuramente farmi distrarre così tanto dal suo corpo.
“Cerchi qualcuno?”
La vedo sobbalzare, forse colta alla sprovvista dalla mia voce.
Avvicinarmi a lei diventa sempre più difficile, nonostante siano passate solo poche ore dall’ultima volta che l’ho vista.
Il suo sguardo vaga sul mio volto, prima di ritrovare qualcosa di interessante sul pavimento della terrazza. Non deve essere facile per lei affrontare questo argomento, così come non è facile per me sentirla così distante.
“Possiamo parlarne?”
Seduti sulla sdraio, la tensione inizia a prender sempre più spazio tra noi.
“Come stai?”
“Sono stata meglio”
La sua tenerezza è contagiosa. Anche quando è arrabbiata, triste o preoccupata, riesce sempre a trovare il modo di alleggerire l’atmosfera.
“Seriamente Marinette, stai bene?”
Annuisce debolmente, lasciandomi capire quanto in realtà sia confusa, proprio come lo ero io.
“Mari io… Non so da dove iniziare”
“Inizia col dirmi perché”
“Dritta al punto”
“Ci ho pensato molto”
“Lo so”
Lo so. L’ho capito. Troppo tardi, ma l’ho capito. Ho capito che il tuo volermi a distanza era un modo per capire cosa stessi provando e come ti avesse fatta sentire quel bacio. Ho capito quanta confusione avessi in mente e come stare da sola ti potesse essere d’aiuto. Ho capito, troppo tardi, quanto potessi essere arrabbiata con me.
“Voglio sapere perché l’hai fatto… Visto che non doveva succedere”
Il tono spiccato dell’ultima parte della frase mi porta a capire un ultimo tassello.
Probabilmente non è il bacio in sé ad averti sconvolta, probabilmente non è il gesto o il fatto di essere sparito subito dopo ma quello che ti ho detto. Questo mi porta a sperare che, in fondo, quel bacio ti sia piaciuto.
Mentre il suo viso assume varie tonalità di rosso, mi distendo sulla sdraio, appoggiando la testa sulle sue gambe. La sua pelle sembra scottare sempre più, calda ed avvolgente dal profumo inebriante. Quasi mi dimentico di ciò che mi circonda o della situazione in cui mi trovo.
Quasi.
“Chat, ho bisogno che tu mi dia delle risposte”
“Pensavo fossi arrabbiata con me”
“Lo sono”
Un sorriso felice mi avvolge come calde braccia.
“Sì ma per i motivi sbagliati”
Capire il vero motivo per il quale sei arrabbiata con me, mi lascia con il desiderio di risentirti così vicina. Senza nemmeno accorgermene mi alzo, trovandomi il suo volto caldo a pochi centimetri dal mio. Basterebbe così poco per sentire di nuovo le tue labbra sulle mie, eppure, non so con quale forza di volontà, resisto a quell’impulso. Ti devo delle risposte, ti devo un po’ di sincerità, ti devo del tempo per capire se davvero posso renderti felice e se davvero vuoi che sia io a darti le attenzioni che meriti.
“Dovresti essere arrabbiata perché ho continuato a scappare da te per giorni, dovresti essere arrabbiata perché ti ho sempre spinta ad allontanarti da Luka, dovresti essere arrabbiata perché ho continuato a prendere le difese di Adrien mentre sembravi odiarlo con tutta te stessa, dovresti essere arrabbiata perché non ti ho mai detto perché mi sono comportato in questo modo e, soprattutto, dovresti essere arrabbiata perché ti ho baciata senza nemmeno aspettare che lo volessi anche tu. Invece sembri essere arrabbiata perché, dopo averti baciata, ti ho detto che non sarebbe dovuto succedere”
“Non… Io non… Capisco”
“Sto cercando di dirti che dovresti essere arrabbiata perché in queste ultime settimane non mi sono comportato da amico con te. Invece ti sei arrabbiata per l’unica cosa da vero amico che ho fatto”
La sua espressione confusa è talmente dolce che resistere diventa sempre più complicato.
“Che significa?”
“Che non mi piaceva saperti con Luka”
Penso sia quanto di più simile ad una dichiarazione d’amore io riesca a fare in questo momento e non perché non abbia mai sbandierato il mio amore per Ladybug ma perché Marinette riesce a rendermi impacciato, dolce, romantico e malizioso al tempo stesso.
“Mi avevi detto che non era giusto che io lo usassi, conoscendo i suoi sentimenti”
“In parte era così”
“E qual è l’altra parte della verità?”
“Che non volevo che stessi con lui”
“Per non ferirlo”
È così carina quando non capisce cosa viene sottinteso nelle frasi. È dolce, è timida, quasi immatura ma assolutamente perfetta in tutto ciò.
“Non proprio. Non mi è mai importato molto di lui, semplicemente non volevo che potessi innamorarti di lui”
“E perché?”
“Perché non credo potrei sopportare di saperti innamorata di qualcun altro”
No, sono sicuro che non lo sopporterei. Potrei farmene una ragione solo se questo significasse darti una possibilità migliore per essere felice.
“Non è possibile”
Il suo volto riporta un’espressione sconvolta, quasi come se non riuscisse a trovare il modo di credere alle mie parole o al loro significato.
“Sei tremendamente carina quando ti imbarazzi”
“I-io N-non sono…”
La mia mano scivola sulla sua pelle, sfiorando il suo volto fino a soffermarsi sulle sue labbra rosee. Quanto vorrei assaggiare un’altra volta. Sentire il loro sapore, il calore della sua pelle, il profumo dolce che ha.
“Perché hai detto quella frase?"
I miei pensieri vengono interrotti quasi bruscamente per ritornare in quella realtà dove, dopo averle confessato i miei sentimenti, quello che riesce a far lei è pormi una domanda dalle sfumature accusatorie.
“Perché è vero, ma penso di essermi spiegato nel peggiore dei modi. Sai, in quel momento non ho ragionato bene su cosa avresti capito tu, ero occupato a pensare ad altro”
Nonostante tenti di alleggerire l’atmosfera, sento il suo risentimento per quelle parole aumentare sempre più.
“Non doveva succedere”
Perché cavolo mi sono lasciato sfuggire una frase tanto stupida?
“Non volevo dire che non doveva succedere”
“Ma lo hai fatto!”
“Marinette, non volevo dire che non doveva succedere ma che non doveva succedere in quel momento”
“Non cambia molto”
“Cambia tutto”
La sua frustrazione raggiunge livelli incredibili mentre la vedo alzarsi ed iniziare a vagare per la terrazza come se stesse sfuggendo da qualcosa di tremendamente irritante.
“Non pensare che io non lo volessi. Solo non mi ero reso conto di volerlo così tanto finché non ti ho baciata”
“Ma allora perché, non capisco”
“Perché non era il momento adatto. Tu eri arrabbiata con me, io ero ferito e…”
“E?”
“E sono sicuro che tu non sia innamorata di me”
Un mugugno incomprensibile interrompe il mio discorso lasciandomi uno spiraglio a cui aggrapparmi per sperare che lei sappia, in realtà, cosa prova per me.
“Quello che voglio dire è che non penso tu sia innamorata SOLO di me"
"Smettila di giocare con le parole! Finirai col farmi impazzire!"
Il ricordo di quando le era scappato tra i banchi di scuola ritorna prepotente in me, facendomi sorridere e lasciando riaffiorare la parte di Chat Noir che più adoro.
“Io so che provi qualcosa per me”
“Come siamo sicuri di noi stessi!”
“Vorresti negarlo?”
Chi tace acconsente, dicevano.
“Il problema è che sono sicuro che tu stia ancora pensando a qualcun altro”
“E a chi?”
Poso un dolce bacio sulla mano della mia principessa, apprezzando la sua ingenuità e spontaneità.
In fondo, è proprio alle domande più impreviste che mentire diventa difficile e lei ha appena affermato di pensare solo a me.
“Bella risposta, principessa ma sappiamo entrambi quanto poco tempo sia passato da quando la tua stanza era piena di foto di Adrien ed ancor meno da quando ti divertivi con il chitarrista”
“Cosa c’entrano adesso loro due? Non stavamo parlando di… Noi?”
“Mi piace che tu possa pensare ad un noi”
Noi. Una sillaba, tre lettere. Qualcosa di potente ed indescrivibile. Perfetto. Anche la perfezione, però, può avere dei punti ciechi.
“Per quanto io desideri davvero un noi, è ancora troppo presto. Nella tua mente ci sono ancora loro ed io lo so, l'ho sempre saputo"
“Come puoi essere tanto sicuro che io pensi ancora a loro?”
“Lo so”
“Potrei dire lo stesso di te”
“Di me?”
“Fino a cinque minuti fa urlavi il tuo grande amore per Ladybug. Non puoi aver cancellato certi sentimenti così velocemente”
“Ladybug non ha mai ricambiato i miei sentimenti”
“Nemmeno Adrien i miei”
Se solo sapessi quanto sei lontana dalla verità, Marinette.
“Lei non mi ama e, nelle ultime settimane ho capito che, nonostante tutto, mi preoccupo per lei ma mi preoccupo molto più per te”
“Se lei dovesse cambiare idea? Se dovesse… Capire di amarti?”
“Non solo mi preoccupo più di te ma sono anche molto più geloso di saperti con Luka che di sapere che Ladybug possa fidanzarsi con il suo grande amore”
“Ti sei fissato così tanto con l’idea che io abbia un debole per qualcun altro che non riusciresti a vedere la realtà nemmeno se ci sbattessi la faccia!”
“Io so la verità, non ho bisogno che si scontri con il mio bel faccino”
“Questo è davvero troppo!”
Marinette, questo mio camembert, continua a vedere il mio comportamento come qualcosa di assurdo ed incomprensibile e, forse, può davvero essere così. Quello che so è che, stretto a lei, con il suo profumo che invade i miei sensi, sarei felice anche se dovessi aspettare anni prima di sentirla davvero completamente e solamente mia.
“Mi piace molto il tuo profumo”
E non vedo l’ora di sentirlo avvolgermi di nuovo.
 
***
 
Hola gente, sono imperdonabile, lo so. Mi odiate? So anche questo. Purtroppo, però la mia vita si è complicata ancora di più in quest’ultimo anno perché lavorare e studiare per gli esami dell’università non è semplice, per niente. Vi auguro di non affrontare mai un periodo simile perché vi vedreste azzerare la vita privata e le passioni 🥲 Unica mia piccola fortuna è che si tratta di una triennale e non magistrale a ciclo unico, quindi, in linea teorica, ho ancora due anni di esami e qualche mese in più per la laurea 😂 Riuscirò a finire questa ff, promesso! Anche perché ormai ho in mente un’altra storia che mi sta riempiendo la testa e non vedo l’ora di iniziare a scriverla.
 
Per quanto riguarda questo capitolo, un po’ confusionario e molto vario, cosa ne pensate? Chat Noir/Adrien ha finalmente capito i suon veri sentimenti. Cosa farà adesso che questa voglia di baciare Marinette è di starle accanto sembra prendere il sopravvento su di lui? Marinette riuscirà a far capire a Chat Noir che la sua mente è rivolta ormai completamente a lui?
 
Ipotesi?
 
Spero di riuscire a pubblicare un nuovo capitolo quanto prima ma a dicembre ricominciano gli esami ed io mi sento già molto indietro con lo studio 😭
 
A presto,
Miss_MZ93!
  
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