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Autore: RuWeasley    20/10/2023    0 recensioni
ripenso che ogni 'come stai?' tu mi abbia chiesto sia servito solo a riuscire a legittimarti in un posto poco confortevole, come le mie gambe, come il divano di casa, come il sedile della mia macchina.
dodici racconti autoconclusivi di epiloghi imbarazzati, romanticismo abbozzato, cuti sfiorate, sguardi sommessi - un manifesto sulle emozioni lievi, su come non ci sia niente da imparare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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gjergo si sveglia sbavando sul muro freddo e l’impellente urgenza di pisciare. si stacca la guancia ora freddissima, e ancora tonto cerca di sbirciare fuori dalla finestra della piccola camera da letto; è ancora buio. poco dopo sente ansimare e realizza subito di trovarsi nel posto sbagliato. non pensa niente, non ancora. il piano è chiudere gli occhi sperare di riaddormentarsi, chiudere gli occhi e riaddormentarsi; non funziona, deve pisciare. vabbè ora mi alzo pensa, e sente il letto cigolare e i bisbigli e i fiatoni. raga devo pisciare dice sottovoce, e si alza. morelli e pisoni non dicono niente e continuano a toccarsi, gjergo non li guarda. quando esce di casa si alza la gonna e piscia sull’erba alta. poi si siede su una sedia vicino al ciglio della porta e sente il vento sull’inguine. pensa rapidamente a tutti i posti dove si poteva dormire, non ce n’erano tanti. nella sua macchina dormivano porfido e berardi, i letti nello stanzone erano tutti occupati, nel letto dove stava non ci voleva più tornare. che freddo del cazzo, pensa. dieci gradi comunque non sono così pochi. dopo qualche minuto pisoni esce dalla stanza e guarda gjergo con gli occhi sgranati mentre stava seduto sconsolato. guarda che questa cosa non succede senza di te, sussurra. gjergo realizza che vorrebbe solo dormire e che quella era la via più breve. che gli costa in fondo. quando entrano morelli era stesa come gjergo la immaginava, a pancia in su con le gambe aperte; lei chiede mi puoi dare un bacio? gjergo non risponde e si inginocchia sul letto. la bacia senza pensarci troppo. gli sembra la seconda proposta senza opzioni di quella sera. mentre la toccano gjergo e pisoni si baciano. sapeva di sigarette. gjergo sente una goccia di piscio che cade dal suo pene flaccido sulle sue gambe e si guarda la gonna bianca ricamata, mentre tocca morelli quasi meccanicamente. gjergo si avvicina per tirarle tira uno schiaffo e le afferra la mandibola, morelli ringrazia. voglio avere un cazzo in gola sussurra morelli ansimando, mentre gjergo e pisoni continuano a toccarla, ora distanti. gjergo si guarda di nuovo la gonna che un pochino lo protegge e guarda pisoni, quasi interrogandolo. pisoni rimane vestito, e commenta su quanto morelli sia brava a fare i pompini, secondo lui. gjergo quasi si ferma e corruga la fronte, non che ci sia molto da dire. spera solo di non doversi spogliare. eventualmente, gjergo ha una mano dentro ad morelli e con la mano destra le tiene invece il collo. morelli fa un commento o una richiesta sulla saliva, gjergo le sputa in faccia, morelli ringrazia nuovamente. pisoni fa domande sul perchè morelli ringrazi così spesso, su come per lui sia buffo o fuori contesto o non necessario. gjergo è incredulo su come pisoni possa parlare manipolativamente anche mentre sta guardando altre due persone fottere. toccare morelli ora è un discorso molto fisico, molto difficile, energivoro. quanto cazzo ci metti a finire pensa gjergo, anche se forse non avrebbe voluto vederla venire. non avrebbe voluto sentirla ringraziare ma non lo sa ora la sua testa è vuota silenziosa, la grazia di toccare qualcuno con forza è quanto riesce ad essere distraente. pisoni va a fumare una sigaretta quando dalla finestra inizia ad esserci della luce. appena chiude la porta morelli e gjergo si abbracciano immediatamente, si intrecciano le gambe. gjergo trema. ma i baci poco a poco diventano più umidi ed ora è tutto più semplice ora è finito ora si può dormire o darsi i baci. gjergo viene in fretta e inizia a toccare morelli. mentre la tocca qualcuno apre la porta e gjergo si gira di scatto urlando ma che cazzo fai e poi giratosi guarda pisoni. gjergo ora è preso alla sprovvista, in fondo era qui fino a nemmeno mezz’ora fa. si gira interrogativo su morelli che le fa cenno di sì e gjergo si mostra di nuovo ubbidiente e continua a toccarla e a stringerle la mandibola. pisoni è seduto sulla sedia di fronte al letto e gjergo sente il suo sguardo alitargli addosso. mentre la tocca spera profondamente che almeno a lei stia piacendo. quando finiscono morelli e gjergo si baciano e stesi sul letto ora guardano pisoni seduto poco sotto alla finestra, da dove ormai entra la luce del sole. saranno le sei quasi. in questo buffo quadro asimmetrico, morelli chiede a pisoni se volesse stendersi sul letto. a gjergo si contraggono i muscoli ma non dice niente. pensa che ormai sono le sei e che si è guadagnato quel sonno maledetto. che la sua parte l’aveva fatta, che si meritava di dormire e basta, almeno adesso. avrebbe voluto meritarselo anche prima.

quando si sveglia sente il rumore della pioggia e si gira di scatto e subito si guarda in giro. questa volta non sente niente, c’è solo morelli. tira un sospiro e trema. fuori ci sono i tavoli, le casse, gli amplificatori che prendono acqua. gjergo si veste e si mette delle mutande e dei pantaloni. una gonna non sarebbe bastata. fuori piove a dirotto e c’è un disordine che gjergo non sa come affrontare. dalla campagna porta dentro casa una cosa alla volta, e tutti dormono. gjergo si sente di merda, ma non c’è nessuno con cui parlare adesso. poi deve finire di mettere a posto. quando berardi e porfido si svegliano aprono lo sportello del bagagliaio e prendono in giro gjergo che fa avanti e indietro dalla casetta, e lui si sente un pochino meglio. entra nel bagagliaio e la golf ha un po’ il suo odore di chiuso misto a odore di sesso, di pioggia, del balsamo di berardi, dell’ammorbidente dei vestiti di porfido. nella macchina gjergo si sente al sicuro per la prima volta nelle ultime ventiquattro ore. parlano di cose stupide, ed entrano anche martino e vacca. gjergo vorrebbe abbracciarli, sentirli vicini, ma ora è tutto ok. guarda berardi chiudere una canna e si sente meno adolescente di quanto vorrebbe in un giorno in cui sentirsi piccolo non lo faceva sentire al sicuro. forse vorrebbe piangere ma si accontenta di tremare.

pisoni è rabbioso e prende le sue cose sparse per la campagna facendo il più rumore possibile e sbattendo tutto quello che si poteva sbattere. il breve momento di pace della macchina viene periodicamente interrotto dall’alone di tensione di pisoni che cerca le sue cose e fa cinque viaggi per due oggetti.

il primo viaggio di ritorno è con berardi davanti che si addormenta dopo pochi minuti. mette un pezzo terribile angosciante che dura tantissimo e pisoni dietro siede in mezzo, guardando gjergo torvo dallo specchietto retrovisore. in un’ora di macchina non viene spiccicata una parola. sotto casa di pisoni scendono entrambi e pisoni abbraccia gjergo ringraziandolo, e gjergo prova a sorridere, e gli riesce bene. sembra tutto ok.

gjergo è tornato a bari per una visita medica, con cui si gioca diecimila euro di assicurazione. passa da casa per vestirsi dopo la visita, si mette dei jeans scuri dal tessuto spesso e la giacca nera di suo padre. ha la maglia nei pantaloni e il colletto della giacca abbottonato. gjergo vuole sembrare alto, grande. spera che la giacca di suo padre gli faccia le spalle larghe, spera di riuscire ad avere uno sguardo torvo e non solo gli occhi scavati. col petto in fuori torna alla sua golf, si siede in macchina e lascia il motore spento. ancora trema e non lo sopporta non lo sopporta più, alza i finestrini e urla a pieni polmoni sperando che avrebbe smesso e invece no, e continua a tremare anche mentre torna placidamente a novanta chilometri orari. la sua macchina non ha il clacson e le botte che dà al volante finiscono per fargli male in maniera idiota, e il volante rimane indifferente al suo sfogo imbranato e ostentatamente mascolino. arrivare in campagna e vedere gli altri lo rasserena, morelli gli da un bacio appena arrivano e gjergo non riesce a parlare. prova a schiarirsi la voce, e quando non funziona decide di fumare una sigaretta, quando la accende quasi non riesce a tenere l’accendino in mano. ora c’è il sole. morelli e gjergo si rintanano nella tenda di vacca, mentre gli altri finiscono di mettere a posto. gjergo tremante cerca con il naso le carezze di morelli, chiudendo gli occhi, e lei gliene da, gliene da tante. morelli gli dà tantissimi baci, dolci, sulle guance e sul petto, sul naso e sulle labbra, mentre gli carezza il braccio. lei stesa sul suo fianco abbraccia gjergo supino che ancora trema ancora trema. gjergo quasi piange e morelli continua a carezzarlo. gjergo la ringrazia, ma morelli non dice niente. quasi morelli non osa parlare. posso dormire? le chiede timidamente e morelli gli sussurra di si. si sveglia da un sonno breve e senza sogni. morelli gli posa una gamba sulla sua e comincia a toccarlo, dolcemente, mentre gjergo cerca di pensare il meno possibile. finisce ansimando sottile, lei lo bacia.

grazie grazie grazie sussurra lui, ma non si dicono più niente.
gjergo si chiede quando smetterà, morelli non dice niente. gjergo eventualmente decide che parlarne non serve: poco lungimirante ma smette di tremare.

// ci sono andato in fissa con tutti i dischi che mi hai consigliato ma non c’è manco un pezzo che butterei in sta fogna di storia
 
   
 
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