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Autore: ChiccaG    20/10/2023    1 recensioni
Che succederebbe se Harry, Ron, Hermione ed altri protagonisti della battaglia di Hogwarts fossero costretti a ripetere il loro ultimo anno al Castello a distanza di tre anni dall'accaduto?
Il tempo cambia davvero le persone, o è solo una diceria?
E potranno mai una Grifondoro ed un Serpeverde trovare la via giusta per arrivare l'una all'altro?
Dal primo capitolo:
«Ma che diavolo sta dicendo?» a sovrastare tutti è la voce di Draco Malfoy, il tono sporcato da una sfumatura di tesa impazienza «Ci siamo lasciati il Castello alle spalle ormai, abbiamo iniziato le nostre vite fuori da queste mura. Questa storia è assurda, sono tutte str– »
«Signor Malfoy.» non importa che siano passati anni da quando Draco era un 11enne borioso e sgradevole, bastano quelle due parole pronunciate dalla McGranitt per zittirlo - negli occhi chiari, un baluginio stizzito [...] «Tra una settimana vi aspetto tutti qui per iniziare il vostro ultimo anno di scuola.» pausa «Di nuovo.»

Mia prima Dramione dopo anni in cui non ho scritto nulla. Spero vi piaccia e che abbiate voglia di condividere con me le vostre impressioni!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Vari personaggi | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Piccolo disclaimer: alcuni dettagli si distaccano dalla storia ufficiale - aka licenze poetiche sparse qui e là a comodo della narratrice.
Si accettano pareri, suggerimenti, anche recensioni negative se risultano costruttive.
Grazie a chi finora ha letto, a chi continuerà/inizierà a farlo e a chi finora ha recensito.
Se voleste spendere un momento del vostro tempo per lasciarmi un piccolo commento sulla storia, mi rendereste molto molto molto - l’ho detto molto? - felice.


«Quindi non è nulla di grave?»
«Piantala di fare l’apprensiva Granger, mi sta altamente sui cog– »
«Signor Malfoy!»
Draco alza gli occhi al cielo e sbuffa sonoramente, incrociando le braccia: è sdraiato sul lettino su cui Hermione e Madama Chips l’hanno costretto a stendersi per poter essere visitato, pratica del tutto inutile visto che lui sta benissimo.
«Sì, signorina Granger, può stare tranquilla. Il signor Malfoy è giovane e di sana costituzione, una nottata in Infermeria– »
«Devo passare la notte qui?!»
« –e sarà come nuovo.»
Non si lascia scomporre, l’infermiera storica della scuola, concludendo la frase prima di scoccare un’occhiataccia al paziente più indisponente che abbia mai avuto.
«Meno male.» Hermione sembra in qualche modo sollevata, anche se il tono di voce risulta piuttosto piatto e distaccato «Posso rimanere ancora qualche minuto?»
«Non ce n’è alcun bisogno, puoi levarti dal ca– »
«Signor Malfoy, un’altra parola e la mando dalla Preside, altro che riposo in Infermeria!»
Madama Chips è abituata ad avere a che fare con studenti di un certo calibro e Malfoy, nel corso dei suoi anni ad Hogwarts, le ha dato non poco filo da torcere: forse non dovrebbe nemmeno stupirsi di rivederlo lì la prima sera del suo ritorno al Castello, ma ovviamente non commenta nulla né lascia trapelare i suoi reali pensieri a riguardo. A parte guardarlo male per il linguaggio scurrile, quello proprio non lo sopporta.
«D’accordo, signorina Granger. Ma solo qualche minuto, e...» occhiata eloquente al Serpeverde «vi ricordo che questa è un’Infermeria, quindi non provate a litigare o alzare la voce se non volete che mi arrabbi sul serio!»
«... stupida vecchiaccia bisbetica...» mormora Draco non appena Madama Chips si è allontanata dopo aver dato loro le spalle, ricevendo un’occhiata di biasimo da parte di Hermione a cui risponde all’istante con un «Ci tratta come se fossimo ancora dei bambini, che cazzo!»
«Fa solo il suo lavoro, senza mai lamentarsi!» replica lei scuotendo il capo «Non dovresti parlare di Madama Chips in questo modo, lei– »
«Ora me lo spieghi?»
«... cosa?» l’interruzione di lui la prende in contropiede, e la domanda che Malfoy le rivolge lo fa ancora di più.
«Perché sei voluta rimanere.» specifica lui, puntandole addosso gli occhi grigi dentro cui s’addensano nuvole di tempesta «Non avresti dovuto aiutarmi, tanto per cominciare: ce la facevo benissimo da solo, ma ovviamente l’altruismo Grifondoro non vi abbandona mai...»
«Non ne sarei così sicura.»
Non riesce a trattenere quel commento che le sfugge di bocca con una nota amara nella voce, e a cui il Serpeverde risponde con un iniziale silenzio.
«Sì, probabilmente hai ragione.» sentenzia alla fine, con un sogghigno sprezzante «Scommetto che se mi avesse trovato qualcun altro della tua Casa non solo mi avrebbe lasciato lì, ma avrebbe anche rincarato la dose.»
«Adesso non esagerare, noi– »
«Il che ci porta alla seconda considerazione della serata.» a Malfoy piace un sacco parlarle sopra, o forse si sta rifacendo su Hermione delle interruzioni di Madama Chips «I tuoi amichetti mi odiano, è un dato di fatto. E tu non solo mi hai aiutato, azione per la quale di certo ti biasimerebbero... ma sembri anche decisa a rimanere, ad assicurarti che stia bene. Come se tu fossi preoccupata per me.» lo sguardo di lui affonda nell’ambra scura dell’altra, incatenando i suo occhi ai propri «Perché, Granger?»
C’è un lungo istante in cui Hermione non risponde - in cui nemmeno respira - e non fa altro che rimanere immobile a fissarlo; poi sbatte le palpebre, ed è come se l’incantesimo di cui nemmeno sapeva d’essere vittima si interrompesse.
«Io...» comincia incerta, schiarendosi la voce solo per prendere tempo «non l’ho fatto per te.»
«Ah no?» la incalza lui, alzando il sopracciglio con espressione scettica.
«No.» conferma la Grifondoro con aria più convinta «L’ho fatto perché attaccare uno studente è contro le regole, e come Caposcuola di certo non potevo fingere di non averti visto!»
La risposta di lui, per qualche motivo, gli strappa un sorriso vagamente ilare.
«Quindi Miss So-Tutto-Io non è cambiata affatto dai tempi della scuola.» socchiude gli occhi, improvvisamente sembra stanco «Sei sempre la solita rompipalle bacchettona...»
Dovrebbe essere un insulto, eppure - forse, sicuramente per la stanchezza - il tono è sporcato di una morbidezza più divertita che sprezzante.
«Malfoy, sicuro di stare bene? Vuoi che chiami– » tenta di dire lei, ma Draco ha chiuso definitivamente gli occhi, il respiro lento e regolare di chi ha iniziato la sua discesa tra le braccia di Morfeo.
«Grazie... Granger.»
Sono quelle le ultime parole che le rivolge, con voce impastata dal sonno ma ancora comprensibile; e lei rimane lì, silente, a fissarne il volto disteso dai lineamenti non più adolescenziali, quella lieve peluria sul meno bionda quanto i suoi capelli. Un ciuffo gli è ricaduto sulla fronte, sfiora le ciglia chiare e folte dell’altro in un richiamo irresistibile: si sporge, Hermione, trattiene il fiato mentre allunga due dita e scosta quella ciocca ribelle dagli occhi; il cuore, nel petto, le salta un battito, o forse corre talmente veloce che non riesce più a distinguere quel suo martellare ritmico.
Improvvisamente si tira indietro di scatto, come se avesse realizzato solo in quel momento cosa stia facendo, i polpastrelli che bruciano nel punto in cui ha sfiorato il suo viso: si fa indietro allora, gli da’ le spalle e lascia l’Infermeria a passo svelto, scivolando oltre la porta e poi lungo le scale con un incedere che si fa via via sempre più veloce, finché non si ritrova letteralmente a correre su per la torre di Grifondoro, oltre il ritratto della Signora Grassa - che assonnata la fa passare dopo averle chiesto la parola d’ordine - e fino al proprio dormitorio.
Lì, dove può lanciarsi sul letto a pancia in giù ed il volto affondato nel cuscino.
Lì, dove potrà darsi della stupida senza che nessuno possa sentirla... o farle domande a cui sa di non poter dare una risposta.

~~~~~~~~~~~~

«Ti prego Hermione, dimmi che mi capisci... almeno tu!»
«Ginny...» aveva sospirato, la Granger, mordicchiandosi il labbro inferiore in un’implicita espressione di difficoltà «Non sono certa di... poterlo fare. Insomma, stiamo parlando di Draco Malfoy, è la stessa persona che ha vessato me, Ron ed Harry per anni.»
«Pensavo che almeno tu– »
«Ho detto che non sono certa di poter capire. Ma...» le labbra della Grifondoro si erano piegati in un sorriso delicato «posso fidarmi di te e del tuo giudizio.»
«Davvero?!» gli occhi di Ginny si erano illuminati di gioia «Grazie Hermione, grazie grazie grazie!» le era saltata al collo, abbracciandola di slancio e strappando all’altra una risata sorpresa ed affettuosa.
«Piano, così mi soffochi!» le aveva dato un buffetto sulla guancia, con un piccolo sospiro «Solo... sii prudente, okay? Me lo prometti?»
«Certo, promesso! Oooh, è così bello avere finalmente qualcuno con cui confidarmi! Non ce la facevo più a non potertene parlare...»
«Sì, beh, magari...» aveva tossicchiato, scostando lo sguardo dall’altra con aria imbarazzata «tieni i dettagli per te, mh?»
«Ahahah!»
«Che c’è?!»
«Sei arrossita di botto, sembri un peperone!»
«M-Ma non è vero!»
«Ahahahahah!»
«Ginny, smettila!» aveva sbottato contro l’amica che però non accennava a frenarsi «Guarda che se continuo ti distruggo di solletico, ti sto avvisando!»
«Ahahahahah– AHHH, il solletico noooo!!»
Alla fine se l’erano fatto fino allo sfinimento, il solletico, crollando sul pavimento del dormitorio di Hermione con la faccia - e la pancia - dolente dal troppo ridere.
Da quel giorno Ginny aveva sentito, con un certo sollievo, di aver trovato in Hermione un’alleata: certo, spesso doveva trattenersi dallo scendere troppo nei particolari, ma finalmente poteva confrontarsi con lei sulla questione e raccontarle cose che, fino a quel momento, aveva per forza dovuto tenere solo per sé.
Ed attraverso le parole della piccola Weasley, lentamente, Hermione aveva imparato ad osservare Malfoy con occhi diversi: giorno dopo giorno, racconto dopo racconto, era diventata capace di cogliere in lui gesti ed occhiate che a chiunque altro sarebbero sfuggiti, dettagli e sfumature di premure ed attenzioni verso Ginny così sapientemente nascoste che non si era stupita di non essersene accorta prima.
Ma c’era dell’altro: aveva preso, grazie all’amica, ad apprezzare certi lati di Draco che nemmeno sapeva esistessero, come la sua passione per il disegno a carboncino e la musica che spopolava nel mondo magico intorno agli anni ’30; aveva realizzato di saper leggere le sue espressioni - quando aggrottava la fronte e si passava il pollice sul labbro stava cercando di ricordare qualcosa, quando si grattava il braccio sinistro e si mordicchiava l’interno della guancia si stava trattenendo dal dire qualcosa di spiacevole - e quasi di poter intercettare i suoi pensieri, soprattutto se questi riguardavano Ginny. E a quest’ultima, senza nemmeno accorgersene, Hermione aveva progressivamente permesso di raccontarle sempre di più: più dettagli, più particolari, si era ritrovata persino ad ascoltare degli incontri intimi tra loro che, seppur mai davvero specifici, erano stati capaci di mandarle a fuoco la faccia e farle comunque desiderare di ascoltare ancora.
Poi, un giorno, era successa una cosa strana: una sera, dopo la cena in Sala Grande e un po’ di chiacchiere coi compagni in sala comune, pur essendo pronta per andare a letto Hermione si era accorta di come Ginny sembrasse sparita nel nulla; quell’assenza l’aveva preoccupata perché, ormai da settimane, l’amica la informava sempre per tempo degli incontri clandestini con Draco, proprio per evitare che l’altra si preoccupasse e, nel peggiore dei casi, potesse imbastire per lei un alibi convincente.
«Eppure stasera non dovevano vedersi...»
Quella consapevolezza l’aveva spinta ad andare contro ogni buon senso e a lasciare la Torre Grifondoro per mettersi a cercarla, sperando di non incrociare nessuno e di riuscire a recuperare l’amica in tempi brevi.
«Ma dove sei finita, Ginny...»
Perlustrare il Castello era l’ultima cosa che le andava di fare, soprattutto perché era in pigiama e stava morendo di freddo! Poi, mentre passava davanti all’aula di Storia della Magia, aveva sentito dei rumori che l’avevano spinta a tornare indietro.
«Forse è– »
Aveva scostato appena la porta già socchiusa, badando a non fare alcun rumore, ed era rimasta lì, nascosta ed immobile, ad osservare la scena che le si era palesata di fronte agli occhi: non c’erano candele accese, e l’unica luce che filtrava dalla finestra, quella della Luna che giocava di tanto in tanto a nascondino tra le nuvole, illuminava il corpo di Ginny steso su uno dei banchi, la camicetta aperta, la gonna tirata su fino ai fianchi, le mutandine a terra; in mezzo alle sue cosce, Draco le stava dando piacere con appassionata devozione, accarezzandole la pelle nivea del ventre con tocchi gentili eppure decisi, affondando con la lingua in lei a ritmo alternato per costringerla - come in un gioco simile alla più piacevole delle torture - a mordersi le labbra con forza per trattenere gemiti di puro piacere.
«Draco...»
La voce della piccola Weasley suonava come un’implorazione eccitata, le dita sottili che si allungavano per affondare tra i suoi capelli biondi e tirarne piano le ciocche per costringerlo a tirarsi su e raggiungerle la bocca: e Malfoy, da carnefice indulgente, l’aveva accontentata, tracciando una scia di baci dal centro della sua femminilità per risalire sul ventre, giocare col suo ombelico, morderle piano il fianco e farle indurire le gemme preziose del seno con tocchi di lingua calda che l’avevano portata in Paradiso ed all’Inferno nel medesimo istante.
«Draco...»
Aveva sussurrato ancora il suo nome mentre si avventava sulla sua bocca come fosse ossigeno e lei rischiasse di non respirare più, le mani piccole che gli artigliavano la schiena per tenerlo vicino, addosso, quasi a volersi fondere con lui.
«Ti prego...» l’aveva pregato con la bocca ancora sulla sua, inarcando la schiena per strofinare il bacino col suo «Ti prego, Draco...»
«Cosa vuoi, Ginevra?» l’aveva capito fin troppo bene, Malfoy, eppure non sembrava intenzionato a concederla nulla di più per quella sera a meno che lei non avesse fatto di meglio «Dimmelo.»
«Draco... i-io...»
«Dillo.»
«... voglio te.» la voce le era uscita spezzata, rotta da un piacere che non riusciva più a contenere «Qui. Adesso, Draco... prendimi...»
Aveva sorriso, Draco. E l’aveva accontentata, aprendosi i pantaloni con una mano e poi scivolando dolcemente dentro di lei, tappandole la bocca con un bacio mentre il corpo iniziava a dettare il ritmo di quella danza appassionata a cui lei non poteva fare altro che abbandonarsi senza riserve.
Ed in tutto questo, Hermione era lì: sapeva che era sbagliato, tutto quanto lo era fin dal principio. Era sbagliato che loro due fossero in quell’aula, era sbagliato ciò che stavano facendo, ed era ancora più sbagliato che lei fosse rimasta lì a guardarli invece di voltarsi ed andarsene. Eppure, nonostante avesse le guance in fiamme ed il cuore che le martellava nel petto, non era stata capace di muoversi: come congelata sul posto, aveva assistito a quell’amplesso segreto con una strana - opprimente - sensazione nel petto, e solo quando entrambi avevano raggiunto l’apice era riuscita a farsi indietro, dare le spalle all’aula, correre via per i corridoi dimentica di ogni cautela; era stato un miracolo che nessuno l’avesse intercettata, ma la cosa non la faceva sentire meglio. Anzi, forse avrebbe quasi voluto essere beccata, come sorta di punizione per ciò che sentiva dentro di sé: perché la cosa più sbagliata di tutte, quella che mai avrebbe potuto ammettere ad alta voce, era che guardando quella scena aveva desiderato esserci lei.
Lei, al posto di Ginny.
Lei, sotto Malfoy, a pregarlo di prenderla e darle piacere.
Lei, con le dita affondate nei suoi capelli biondi e la luce della Luna ad illuminarla.
Lei, che ora non poteva far altro se non dannarsi da sola per la propria stupidità.


~~~~~~~~~~~~

«Hai dormito male stanotte?»
«Perché?»
«Hai l’aria stanca.»
«Harry ha ragione, guarda che occhiaie ti sono venute...»
«Grazie Ronald, tu sì che sai fare complimenti ad una ragazza!»
«Ma ti trovo bellissima lo stesso– Hermione dai, non te la prendere!»
E invece lei se la prende eccome, alzandosi dal tavolo dei Grifondoro con uno scatto stizzito e dando le spalle tanto a Ron quanto ad Harry per marciare fuori dalla Sala Grande con passo offeso.
«Certo che pure tu, potevi evitare...»
«Ma che ho detto di male? Volevo farle capire che sono preoccupato per lei, non voglio che si stressi già al secondo giorno!»
«E non potevi dirglielo così?!»
Harry alza gli occhi al cielo con un sospiro esasperato, Ron si consola con del porridge in attesa che le orecchie, rosso fuoco dall’imbarazzo, tornino del loro solito colorito.
Hermione, intanto, è uscita dal Castello per fare una passeggiata nel cortile interno, lì dove può rimanere da sola a sbollire la frustrazione che le formicola in corpo: non pretende certo poesie e fiori da parte del Weasley, ma un po’ più di delicatezza è chiedere troppo?
«Dovrebbe essere il minimo dal mio ragazzo...»
Anche se, a dirla tutta, la loro situazione è un po’ strana: durante la battaglia di Hogwarts si sono baciati, e da lì in poi è venuto naturale ad entrambi considerarsi una coppia a tutti gli effetti... ma per Hermione è come se, in qualche modo, si stiano ancora frequentando; nonostante siano passati ormai tre anni, per esempio, nessuno dei due ha parlato di convivenza né ha fatto progetti a lungo termine che riguardino il loro futuro insieme.
Certo, lei lo sa che Ron le vuole bene, così come Hermione ne vuole a lui: il loro è un amore nato dall’amicizia e rafforzato dal rispetto, dalla complicità, dalla lealtà che provano l’uno per l’altra; ma tutto questo può bastare per immaginarsi una vita insieme? E se così non fosse, cos’è che manca?
Quasi a volersi dare una risposta, la sua mente le ripropone - di colpo, senza alcun preavviso - il ricordo di Ginny e Draco dentro quell’aula vuota di notte, e tanto le basta per farla avvampare: eppure, nonostante siano passati anni, nello stomaco le si forma nuovamente quello strano groviglio, la sensazione che ciò che forse manca con Ron stia proprio lì, in quella scena che nemmeno il tempo trascorso le ha fatto dimenticare.
Perché Ron non l’ha mai sfiorata nel modo in cui Draco aveva fatto con Ginny, non l’aveva mai provocata in quel modo né l’aveva portata al punto di sentirsi morire, se non l’avesse soddisfatta subito.
«Quanto sono... superficiale!» si rimprovera da sola, fermando il proprio incedere ed appoggiandosi di schiena contro una colonna di pietra: dopotutto lei e Ron si conoscono da sempre, hanno affrontato di tutto insieme ed hanno imparato a volersi bene - amarsi? - per come sono. È questo ciò che conta, no?
«Ne sei sicuro? Proprio sicuro sicuro?»
«Smettila di chiedermelo! Vedrai che volo farà dalla scopa tra meno di quindici minuti...»
Le voci di due studenti le arrivano alle orecchie mentre sta ancora lì, nascosta dalla colonna a cui si è appoggiata.
«E se prendesse un’altra scopa per la lezione?»
«Ti dico che non è così. Un Serpeverde del settimo gliel’ha sottratta mentre era distratto, l’ha incantata e poi l’ha rimessa al suo posto, tutto senza destare il minimo sospetto!»
«Ben gli sta, quel pezzo di merda avrà quello che si merita.»
«Pensava davvero di tornare ad Hogwarts come nulla fosse?»
«Peccato non poter assistere in prima persona...»
«Già. Dovremo accontentarci di ascoltare il racconto degli altri presenti... e farci due risate insieme al resto della scuola!»
«Ahahah, sì, alla faccia di bastardo di Malfoy!»
Le ci vogliono circa quaranta secondi per realizzare quanto ha appena sentito, ed altri dieci per dargli una forma concreta nella propria mente, con tutte le sue implicazioni.
Al cinquantunesimo secondo si è già staccata dalla colonna, e prima che sia passato un minuto sta correndo verso il campo di Quidditch, lì dove i Serpeverde dovranno seguire la prima lezione di Volo della giornata: una corsa mica da poco visto che Hermione si trovava dalla parte opposta quando ha sentito i due studenti parlare, ma questo - né il fatto che probabilmente, così facendo, arriverà in ritardo alla sua, di prima lezione della giornata - non sembra affatto impensierirla.
«Zabini!»
Riconoscerebbe il Serpeverde di spalle tra chiunque: la sua figura slanciata, la pelle d’ebano, l’incedere di un’eleganza innata che da’ quasi la sensazione di vederlo levitare a qualche millimetro da terra.
«Granger?» lui la fissa, inarcando un sopracciglio con aria a metà tra il perplesso ed il curioso.
«La lezione... pant... manomesso... pant... la scopa...» tenta di dire lei, ma quasi non riesce a riempirsi d’aria i polmoni per quanto velocemente ha corso.
«... Granger, non sto capendo un accidente.»
«Qualcuno ha manomesso... la scopa di Dr– Malfoy» si corregge all’ultimo, una mano sul petto e la voce ancora spezzata «per farlo cadere durante la lezione di Volo.» riesce finalmente a dire, osservando l’espressione di Blaise cambiare all’istante.
«Ne sei certa?» lo sguardo ora è glaciale, impietoso.
«Sì, ho sentito due studenti che ne parlavano. Non so chi fossero né chi tra i Serpeverde sia stato, non ho avuto tempo di informarmi.» non c’ha nemmeno pensato, a dirla tutta.
«Ma perché sei venuta fin qui di corsa per aiutare Draco, cosa– »
«Zabini non mi sembra questo il momento più adatto per parlarne, ti pare?» ribatte lei, nervosa al pensiero di doversi giustificare con l’altro «Vai, prima che Malfoy si faccia male sul serio!»
Blaise la guarda immobile, per un lungo istante.
«A buon rendere, Granger.»
Lo osserva riprendere a camminare, più svelto ma con la stessa andatura eterea di sempre, ed una strana sensazione di sollievo nel petto - perché ha avvertito il suo migliore amico, quindi Draco non dovrebbe correre rischi - che si trasforma molto velocemente nel panico più assoluto.
«Cazzo, la lezione!»
Quella a cui lei arriverà sicuramente in ritardo.
Quella in cui si dovrà inventare chissà quale scusa con Vitious e compagni di Casa.
Quella che non seguirà perché la mente non si scosterà dal campo di Quidditch dove, miracolosamente, un certo Serpeverde effettuerà una lezione pratica di volo più che esemplare.
   
 
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