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Autore: De33y    21/10/2023    3 recensioni
Ci sono esperienze che lasciano un segno indelebile sulla pelle e sull’anima. Ci sono creature che strisciano nell’ombra che si nutrono di queste cicatrici. Un semplice caso di bambini scomparsi pone i fratelli di fronte a scelte impossibili, scelte che aprono vecchie e nuove ferite e che mettono alla prova il loro legame.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Disclaimer: Non possiedo i diritti di Supernatural né dei personaggi riconoscibili presenti in questa storia. L'idea originale è merito di Eric Kripke ed i diritti, al meglio delle mie conoscenze, appartengono allo studio CW. Le Algea sono state introdotte da Esiodo nella Teogonia, ma data la scarsità di fonti ho lavorato di fantasia per la loro caratterizzazione e attualizzazione. Questa storia è scritta per puro divertimento e non ha scopi di lucro.
Spoiler warning: La storia contiene spoiler sul finale della stagione 3 e alcuni elementi dalla stagione 4.
Triggers: La storia contiene elementi di violenza, non estremamente grafici e linguaggio volgare, entro i canoni della serie.

N.d.A.: Capitolo un po’ più lungo del solito. Promesso è l’ultimo senza Sam.
 
CASA DI BOBBY-SIOUX FALLS, SOUTH DAKOTA
Dean balzò in piedi trascinando Sam con se. Batté il pugno sulla porta chiamando Bobby a gran voce. Sam si stava lamentando debolmente in sottofondo.
Perché era così testardo da non svenire di nuovo?
Quando Bobby aprì la porta una battuta gli morì in gola. Dean era mezzo nudo e sporco di sangue. Sam era anche peggio e sembrava sull’orlo di perdere i sensi o peggio da un momento all’altro.
“Che diavolo è successo?” Chiese facendo passare un braccio sotto alle spalle di Sam e dirigendoli verso la camera al piano terra.
“Coltello a serramanico, niente di soprannaturale, lama da 15 centimetri, nessun organo interno intaccato.” Dean disse brevemente come se stessero facendo un triage.
Adagiarono Sam nel letto. Bobby gli restò accanto, preparando garze e bende mentre Dean corse a prendere dell’acqua. Sembrò che l’acqua ci mettesse una vita a diventare anche solo tiepida.
Quando Dean tornò nella stanza, gli occhi di Sam erano chiusi e il suo corpo era immobile.  
“S…Sam?”
Dean rimase paralizzato sulla porta, quasi facendo cadere l’acqua. Non poteva essere. Il disegno. Era sicuro che nel disegno non ci fosse nessuna ferita fosse mortale.
“Gli ho dato qualcosa per il dolore e per farlo dormire.” Bobby spiegò.
Dean ricominciò a respirare. Attraversò la stanza e appoggiò la bacinella con l’acqua accanto a Bobby.
“È bene che il sadico figlio di puttana che ha fatto questo preghi che non lo trovi.” Bobby disse mentre immergeva una garza nell’acqua e iniziava a pulire le ferite.
Dean stava scappando dalla stanza prima ancora che Bobby avesse modo di finire la frase. Non poteva stare lì. Non poteva vedere Sam così immobile. Non poteva vedere il disegno che riemergeva.
“Dean, la tua schiena…” sentì Bobby che lo chiamava alle spalle. Se ne era completamente dimenticato, ma si rese conto che gli faceva male.
“Sto bene, prenditi cura di Sam.” Rispose secco senza neanche voltarsi. Non poteva guardare Bobby. Magari suo padre non era lì a giudicarlo, ma sapeva quanto Bobby sarebbe rimasto deluso quando avrebbe scoperto la verità. Aveva ragione. Era stato un sadico figlio di puttana. Con Sammy.
Salì le scale, prese una t-shirt di scorta dal borsone che tenevano lì di emergenza. Andò in bagno, lo specchio gli restituiva l’immagine impietosa di lui coperto dal sangue di Sam. Doveva esserselo spalmato addosso quando erano caduti.
Iniziò a lavare via il sangue. Ma più cercava di lavarlo via, più le sue mani sembravano tingersi di cremisi. Le mani di un sadico figlio di puttana.
Doveva andare via da lì, doveva allontanarsi prima di fare di nuovo del male a qualcuno. Ma non poteva farlo fino a che non fosse stato sicuro che Sam fosse fuori pericolo. Aveva bisogno di sapere che stava bene, ma se non aveva il coraggio di andare a vederlo. Si sedette sul divano, a metà strada tra l’andare e il rimanere, tendendo l’orecchio per sentire qualsiasi cambiamento.
 
***
 
Ci vollero un paio d’ore prima che Bobby riemergesse dalla stanza. Aveva ricucito tutte le ferite che ne avevano bisogno, adesso dovevano solo aspettare e lasciarlo riposare.
“Fammi dare un occhio alla tua schiena.” Offrì Bobby.
Dean gli urlò di lasciarlo in pace, che stava bene.
“Abbassa la voce ragazzo, tuo fratello ha bisogno di riposare. Non lo vuoi, problema tuo. Non mi venire a cercare quando farà infezione.” Bobby lo rimproverò duramente. Poi senza cambiare tono aggiunse. “Cosa diavolo è successo?”
Dean rimase in silenzio. Il pensiero che poteva aver appena svegliato Sam con la sua esplosione di rabbia gli provocò un’altra ondata di senso di colpa. Quanto ancora avrebbe cercato di fargli del male prima di decidere ad andarsene?
“Dean?”
Non poteva raccontare a Bobby cosa era successo con le sorelle. Cosa lui aveva fatto.
“Vi siete materializzati mezzi nudi davanti la mia porta. Dal nulla a meno che la tua macchina non sia diventata invisibile. Non so se te ne sei accorto, ma Sam è stato Torturato. Torturato con la T maiuscola. In un giorno qualsiasi, se quel ragazzo ha anche solo un raffreddore, ti devo prendere a calci in culo per farti fare una doccia perché non lo vuoi lasciare solo. E ora, che è passato per le mani di qualche fanatico dei coltelli corri via dalla stanza senza neanche voltarti?” Bobby era furioso.
“Starà bene?” Chiese Dean esitante. C’era talmente tanto dolore nella sua voce che Bobby non riuscì negargli una risposta nonostante la frustrazione di non sapere cosa era successo.
“Voi Winchester siete duri come rocce. Gli resterà qualche cicatrice, ma a parte quello starà benone.”
Nascondendo la testa tra le mani Dean prese un lungo sospiro e si concesse di sentirsi sollevato per un momento, suo fratello sarebbe sopravvissuto. Sammy era tutto ciò che aveva. Probabilmente tutto ciò che aveva avuto. Sapeva che nel momento in cui si sarebbe svegliato il loro rapporto sarebbe finito. Per sempre. Proprio come per sempre Sam avrebbe visto le cicatrici nello specchio.
Dean sentì gli occhi di Bobby sulla sua nuca, il vecchio stava aspettando per un commento o una qualche reazione. Dannazione se la meritava, ma Dean non ci riusciva. Non ce la faceva a scendere a patti con la verità. Con quello che aveva fatto. Con il sadico figlio di puttana che abitava negli angoli della sua mente. Sei un artista. La voce di Alastair continuava a perseguitarlo anche adesso. Strizzò gli occhi, pigiandoci sopra con una mano cercando di scacciare quei pensieri.
“Dean?”
Silenzio.
Bobby decise di andarci piano.
“Dov’è l’Impala?”
“Alexandria.” Sembrava una domanda semplice con una risposta semplice.
“Stiamo parlando di Alexandria in Sud Dakota or Alexandria in Minnesota.”
“Indiana”
Dean vide Bobby levare le braccia al cielo, la sua poca pazienza messa a dura prova.
“E potrei sapere di grazia, come siete riusciti ad arrivare qui da Alexandria, Indiana, con Sam che non si regge neanche in piedi?” Bobby chiese come se si stesse rivolgendo ad un bambino.
“Castiel”
“Chi? L’angelo?”
“Sì. Un momento eravamo ad Alexandria e l’attimo dopo eravamo qui.”
Bobby stava per bofonchiare una risposta, ma Dean si alzò dal divano per evitare altre domande. La conversazione era finita. Bobby continuò a seguirlo fino a che Dean non si fermò sulla porta. Rimase di spalle senza voltarsi.
“Bobby, potresti andare di là e stare con Sam? Non voglio che sia da solo quando si sveglia.” Si ricordò di quando si era svegliato all’inferno. Solo, urlando e supplicando qualcuno di aiutarlo. Invocando Sam pur sapendo che non lo avrebbe sentito. Le sue dita si serrarono sulla maniglia della porta.
“Dovresti farlo tu.” Dean chiuse gli occhi, il senso di colpa lo avvolgeva completamente. Voleva essere là, essere sicuro che Sammy sarebbe stato bene. Ma ancora di più voleva tenere quel sadico figlio di puttana dentro di lui il più lontano possibile da suo fratello.
“Per favore” Sentì la gola bruciargli mentre supplicava.
“Va bene.”
 
***
 
Dean passeggiò avanti e indietro tra i rottami delle vecchie auto cercando di cacciare via i suoi pensieri. Le immagini del disegno. La voce di Alastair. Le mani di Lupe. Le risate di Ania. Doveva trovare un modo per controllare che i bambini stessero bene, assicurarsi che gli angeli avessero mantenuto la loro parola. Aveva bisogno di sapere che tutto quel sangue era servito almeno ad una cosa buona. Era sicuro che anche Sam avrebbe voluto sapere cosa fosse successo ai bambini quando si fosse svegliato. Il telefono con i numeri di telefono delle famiglie era ancora con Baby. Voleva la sua macchina, voleva sedersi dietro al volante e premere sull’acceleratore finché non fosse riuscito a seminare ciò che provava per se stesso. Poteva trovare forse il numero della polizia online. A quel pensiero si ricordò che il portatile di Sam era ancora al motel. Doveva assicurarsi di arrivare là prima che la copertura del loro anticipo scadesse tra tre giorni o forse erano due? Sammy l’avrebbe ucciso se avesse lasciato che qualcuno prendesse il suo computer.
Tornò in casa a prendere una birra. Bobby doveva averlo sentito perché entrò in cucina nello stesso istante in cui Dean apriva il frigo.
“Sam si sta svegliando- annunciò- è già stato sul punto di riprendere conoscenza un paio di volte e ti ha cercato.” Dal modo in cui Bobby diceva quelle parole era ovvio che si aspettava che Dean corresse dal fratello. Non aveva idea che probabilmente Sam stava rivivendo qualche ricordo e il nome di Dean emergeva solo perché nella sua testa lo stava ancora supplicando di smettere.
“Ottimo! Bene!” balbettò, felice e spaventato allo stesso tempo. Non era pronto ad affrontare Sam.
“Vado a prendere Baby e a recuperare le nostre cose dal motel. Sammy vorrà il suo computer quando si sveglia.” Stava dicendo la verità, eppure stava omettendo così tante cose che aveva la sensazione di mentire.
“Vai ad Alexandria, Indiana?”
“Sì.” Dean rispose senza troppa convinzione.
“Sono 12 ore di macchina. È quasi buio e Sam si sta svegliando. La stupida macchina e lo stupido computer possono aspettare fino a domani.” Bobby gli rispose aspramente.
“Ci sono anche un paio di cose che devo controllare in Alexandria, sono sicuro che Sam vorrà sentirle quando si sveglia.” Di nuovo, non era una bugia.
Bobby si morse il labbro, fermandosi a considerare se valesse la pena cercare di capire il rompicapo che erano i fratelli Winchester in quel momento o semplicemente lasciar correre per il momento. Decise per la seconda.
“Qualche chance che tu mi spieghi cosa è successo prima di partire?”
Dean rimase in silenzio.
Bobby sospirò.
“Va bene, ma se vedi quel mostro spietato che ha fatto quello…” disse puntando in direzione della camera di Sam.
Dean inghiottì.
“Sì.” Questa volta mentì apertamente, promettendo qualcosa che non sapeva come fare.
“C’è un telefono extra nel terzo cassetto, i miei numeri sono già in memoria. E Dean… non so cosa è successo, ma ti conosco. Sono sicuro che hai fatto tutto ciò che potevi per proteggere Sam…qualsiasi cosa sia successa non fartene una colpa. È vivo e starà bene.”
“Digli che mi dispiace.” Dean si affrettò a dire. I muri che aveva costruito intorno alle sue emozioni stavano crollando ad ogni parola, afferrò il telefono ed uscì dalla casa senza aggiungere una parola.
 
  
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