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Autore: ChrisAndreini    26/10/2023    3 recensioni
[Fanfiction What if AU rewrite della saga delle Principesse del Regno della Fantasia di Tea Stilton, ma può tranquillamente essere letta come storia originale, senza conoscere niente della trama, anche perché cambio quasi tutto]
Un tempo i cinque regni erano uniti in un unico regno, governato da un crudele tiranno. Finché un giorno un nobile cavaliere lo sconfisse addormentandolo in un sonno eterno insieme alla sua corte. Egli poi venne eletto nuovo re, bandì la magia, considerata troppo incontrollata e pericolosa, e decise di dividere il regno tra le sue cinque figlie, prima di sparire nel nulla.
Neil non è che il figlio del giardiniere di corte, amico d'infanzia delle cinque principesse, e con un'affinità particolare verso le forze della natura, che spesso sembrano comunicargli qualcosa.
Quando una misteriosa minaccia si abbatte sui regni, le principesse e Neil dovranno fare il possibile per evitare che i più segreti misteri del regno vengano portati alla luce rischiando una nuova e sanguinosa guerra. Ma il nemico potrebbe essere più vicino, misterioso e pericoloso di quanto chiunque potrebbe aspettarsi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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L’attacco 

 

Era evidente chi fosse il favorito per zia Berglind, ormai non c’era più una vera scelta da fare, nella sua opinione.

Ma persino lei si rendeva conto che cacciare il principe Lorann dal castello era troppo scortese, quindi stava aspettando che Nives si decidesse, e non poteva ancora imporle niente.

Nives, dal canto suo, aveva già deciso.

E aveva deciso di non sposarsi.

Ma questo ormai è appurato da quattro capitoli.

E finché sua zia o Hansen non si arrendevano, stava prendendo tempo, e si ritrovava sempre più spesso in compagnia del principe Lorann, di solito a leggere o a scappare da Hansen, che ultimamente riusciva sempre meno a prendere la principessa e tenerla tutta per sé.

Nives doveva ammettere di essersi quasi divertita durante la gita al Grande Albero, organizzata subito dopo essere tornati dal villaggio.

Neil aveva illustrato il suo lavoro con quel suo infuriante ma anche divertente atteggiamento di superiorità, e veder crollare la sua maschera davanti ad un entusiasta principe Lorann che lo aveva riempito di domande come un fanboy era stato davvero uno spettacolo.

E in quella gita il principe Hansen era anche stato molto sulle sue, e sembrava aver esplorato la grotta più di quanto avesse interagito con Nives, cosa che la principessa aveva gradito non poco.

Insomma, i giorni passavano, e sebbene non sembrassero esserci dei progressi nel mandare via Hansen, non c’erano neanche progressi nella missione di Berglind di maritare la nipote, quindi erano in un fastidioso ma anche rassicurante stallo.

Uno stallo che Nives era decisa a protrarre finché non avesse avuto la mano vincente.

Purtroppo non aveva fatto i conti con il suo avversario, che era più determinato di quanto apparisse.

Ma al momento tutto era calmo e pacifico, e niente faceva lontanamente presagire che di lì a poco una serie di eventi avrebbero cambiato la vita di Nives per sempre.

Era solo una notte come un’altra, con un leggero vento all’esterno e silenzio nei corridoi.

Però Nives non riusciva a dormire, e stava leggendo il libro che le aveva prestato Samah con il supporto di una singola candela, cercando di illuminare il meno possibile la stanza nel caso qualcuno fosse passato davanti alla porta.

Una parte di lei avrebbe voluto chiamare Gunnar all’interno della stanza e farlo dormire lì, ma era meglio che rimanesse davanti alla porta di guardia, come faceva ogni sera.

Zia Berglind odiava quando il lupo non era nel posto giusto, e Nives non voleva darle altri motivi per prendersela con lei.

La sua lettura venne interrotta dall’aprirsi della porta, e in un primo momento Nives si irrigidì.

Era tardi, nessuno avrebbe dovuto girare per i corridoi.

Nives si mise a sedere, già pronta ad afferrare il candelabro accanto al letto per avere un’arma a portata di mano, ma non aveva niente da temere.

Ad entrare, infatti, era stata solo Tallia.

-Tallie, che ci fai qui?- chiese sottovoce, alzandosi dal letto e avvicinandosi alla cuginetta, che si guardava intorno timorosa.

-Nives… ho avuto un incubo- la informò la cugina, con le lacrime agli occhi, e restando sempre nei pressi della porta come pronta a correre in camera nel caso avesse dovuto farlo.

Nives però non aveva la minima intenzione di cacciarla.

Si inginocchiò accanto a lei e la cinse in un abbraccio affettuoso.

-Va tutto bene, Tallie, vuoi parlarne?- la incoraggiò.

Tallia scosse la testa, ricambiando l’abbraccio.

-Era solo un sogno, sei al sicuro e va tutto bene- continuò a rassicurarla Nives.

-Posso dormire con te?- la supplicò la cugina, con il volto rigato di lacrime.

-Ma certo. Vuoi anche che Gunnar stia con noi, per sentirti più al sicuro?- le propose Nives, e da un lato pensava fosse davvero una buona idea per Tallia, dall’altra cercava solo una scusa per invitarlo in camera.

-Mi piacerebbe, ma non è qui- rispose Tallia, alzando le spalle.

Nives sentì un brivido attraversarle la spina dorsale.

-In che senso “non è qui”?- chiese, preoccupata.

Gunnar era sempre fisso davanti la porta di camera sua, a meno che Nives non gli dicesse il contrario, da un lato era una misura di sicurezza, ma in realtà era anche un modo che aveva la principessa di averlo sempre vicino, ed era la creatura di cui si fidasse di più, in quel castello.

Non avrebbe mai lasciato scoperta la porta di notte senza un motivo più che valido.

-Qui fuori non c’è, Nives. Non c’è nessuno davanti alla porta- spiegò Tallia, alzando le spalle come se non fosse niente di ché.

Raramente era capitato che si avvicinasse alla stanza di Nives durante la notte, quindi non sapeva delle abitudini del lupo, e di solito i lupi pattugliavano tutti i corridoi durante la notte, raramente restavano in punti specifici.

Gunnar però era diverso.

Lui era la guardia personale di Nives.

La ragazza iniziò seriamente a preoccuparsi.

-Tallie, tu intanto mettiti a letto, io torno subito- incoraggiò la cugina a mettersi a dormire, e si avviò verso la porta per andare a cercare Gunnar, che poteva aver bisogno di aiuto.

-Nives, ti prego, non lasciarmi sola! E se poi la zia ti scoprisse?!- Tallia però la fermò, preoccupata per lei, tenendola stretta per un braccio.

-Andrà tutto bene, Tallia- provò a rassicurarla Nives, mettendole affettuosamente una mano sulla spalla.

-Non dovreste promettere cose che non potete mantenere- una voce alle sue spalle le fece gelare il sangue nelle vene, e Nives si girò di scatto, mettendosi istintivamente a protezione di Tallia, e ritrovandosi faccia a faccia con Calengol, che era entrato silenziosamente dalla porta lasciata socchiusa da Tallia, e si stava lentamente avvicinando con un coltello in mano.

A Nives sembrò di essere entrata dentro un incubo.

A malapena riusciva a distinguere la figura incurvata del mezzo uomo e mezzo elfo che si approcciava, e non credeva che il suo nemico potesse apparire così minaccioso e pericoloso.

Ma soprattutto, se Calengol era lì, e Gunnar non era ancora entrato a proteggerla…

-Cosa hai fatto a Gunnar?!- chiese, il cuore che iniziava a battere furiosamente nel petto terrorizzata alla prospettiva che il suo più importante amico potesse essere ferito, o… no, si rifiutava di credere al peggio.

-Dovreste essere più preoccupata per voi piuttosto che per un lupo pulcioso- Calengol non rispose, e si avvicinò con il coltello sguainato, che sembrava ansioso di usare.

-N_Nives…- sussurrò in un fiato Tallia, aggrappata con foga alla sua camicia da notte e nascosta dietro Nives, terrorizzata dalla situazione.

-Certo che sono davvero fortunato. Due principesse al prezzo di una- Calengol le lanciò un’occhiata spietata.

Nives spinse meglio la cugina dietro di sé.

-Calengol… possiamo parlarne… il vostro problema è con me, lasciate Tallia fuori da questa situazione- Nives provò a contrattare e a prendere tempo.

-Perché dovrei? Vostro padre non ha fatto distinzioni su chi uccidere, perché io dovrei farmi degli scrupoli?- la minacciò Calengol, facendosi sempre più vicino.

Per la prima volta da quando Nives aveva scoperto della minaccia dello gnomo-elfo nei suoi confronti, si sentiva veramente spaventata, e non aveva la minima idea di cosa fare.

Calengol non si era mai spinto a tanto, e Nives aveva sempre creduto che non fosse veramente capace di mettere in pratica le minacce che prometteva.

Tergiversava, si faceva distrarre facilmente, e i suoi piani erano sempre facili da sventare, quando Nives era con Gunnar.

Ma Gunnar, al momento, non c’era.

Oh Gunnar… Nives pregò con tutto il cuore che almeno lui si salvasse.

-Calengol… ti prego… ascoltami…- provò a prendere tempo, cercando di essere forte e diplomatica, ma con la voce tremante, e le lacrime che minacciavano di uscire.

-Così che tu possa distrarmi con qualche trucco? No! Ho imparato la mia lezione, e non esiterò ancora una volta- Calengol sollevò il coltello affilato, a fece uno scatto verso Nives.

La principessa ebbe solo il tempo di girarsi verso Tallia e proteggerla con il proprio corpo.

Sentì la cugina urlare.

E si preparò a morire.

Ma la pugnalata non arrivò.

Nives lanciò un’occhiata verso Calengol, da dietro le spalle, e notò che l’elfo era a pochi centimetri da lei, e la fissava con occhi lontani, il coltello sollevato, ma le braccia che lo reggevano tremavano appena.

Nives non poteva saperlo, ma nel gesto di protezione della ragazza, la creatura aveva rivisto la propria madre che proteggeva sua sorella dalle fiamme, l’ultima volta che le aveva viste prima che morissimo.

Nonostante avesse la vittoria a portata di mano, Calengol aveva esitato, incapace di colpire due persone che, in fondo al cuore lo sapeva anche lui, erano innocenti, come lo erano state sua madre e sua sorella.

E il suo sguardo incrociò per un attimo quello sorpreso e velato di lacrime di Nives.

Illuminati dalla flebile luce delle candele e della luna che filtrava dalle finestre, ci fu una sorta di connessione tra i due, una reciproca consapevolezza.

Ma durò pochissimi istanti.

Perché prima che Nives potesse parlare e cercare di far ragionare Calengol, iniziando a sentire di poterlo fare, e che per una volta lui l’avrebbe davvero ascoltata, la porta si spalancò di nuovo, e una nuova figura fece il suo ingresso, a spada sguainata.

-Principessa, vi salvo io!- esclamò la figura, che si rivelò essere il principe Hansen.

-Aspettate!- provò a fermarlo Nives, sperando di evitare che la situazione degenerasse in atti di violenza.

Ma era troppo tardi.

Hansen si gettò contro Calengol, il cui sguardo tornò duro, e che si affrettò a contrattaccare.

Ma la differenza di potenza era notevole.

Senza l’allergia al pelo di lupo che aveva messo al tappeto Hansen durante l’attacco sulla strada per il villaggio, il principe era effettivamente piuttosto capace con la spada, ed era in armatura, mentre Calengol era notevolmente più esile, vestito di stracci, e con solo un coltello.

Nives avrebbe voluto intervenire in qualche modo, ma era congelata sul posto, a terra, ancora intenta a tenere Tallia il più lontana possibile da quella violenza, che le stava impedendo di vedere.

E poi non avrebbe avuto il tempo di intervenire.

Infatti il principe Hansen ci mise poco a disarmare Calengol e puntargli la spada al collo, facendolo indietreggiare fino alla finestra aperta.

Calengol lanciò un’occhiata fuori, probabilmente valutando di chiamare i corvi rossi per farsi prelevare da lì. Erano diventati molto abili a trasportarlo in giro, era molto orgoglioso di loro.

Hansen si rivolse a Nives, e fece un affascinante e soddisfatto sorriso.

-Non temete, principessa, questa ignobile creatura non vi turberà più il sonno- le promise, e prima che Nives potesse obiettare, prima che Calengol potesse richiamare i corvi, prima che chiunque potesse fare qualsiasi cosa, Hansen afferrò Calengol per la maglia sporca, e lo gettò fuori dalla finestra, dritto verso il fossato fremente.

Istintivamente Nives girò la testa, e coprì le orecchie della cugina per evitare che Tallia sentisse l’agonizzante urlo dell’elfo che cadeva irrimediabilmente verso la sua morte, che risuonò per interminabili secondi che sembrarono ore, sotto lo sguardo soddisfatto e privo di rimpianti del suo assassino.

La bambina fu risparmiata, ma Nives sentì tutto.

E quell’urlo sarebbe risuonato nei suoi incubi per settimane.

 

Neil si era svegliato nel cuore della notte con una bruttissima sensazione, e siccome aveva imparato a fidarsi del suo istinto, e non aveva mai avuto una brutta sensazione di tale portata, non aveva esitato un secondo nel prendere un cestino, riempirlo di frutta per avere una scusa per dirigersi a palazzo, e farsi la strada verso di esso, per niente intenzionato ad aspettare il mattino.

E i suoi timori vennero presto confermati quando notò che fuori dalle mura i corvi rossi erano appostati e starnazzavano agitati, e i lupi di guardia erano più nervosi del solito.

-Posso entrare?- chiese Neil, indicando il portone, dopo aver attraversato il ponte levatoio magico, che si abbassava sempre quando lo vedeva senza neanche il bisogno di usare la parola magica.

Il lupi si guardarono qualche secondo, un po’ in difficoltà.

-Mi conoscete, voglio solo assicurarmi che la principessa stia bene- li rassicurò Neil, alzando le mani come ad incoraggiare i lupi ad annusarlo e controllare che non avesse qualche arma.

I lupi alla fine lo lasciarono passare, e Neil immediatamente corse in direzione della camera di Nives, usando diversi passaggi segreti.

Ma prima di poterci arrivare, la sua attenzione fu attirata da alcune luci provenienti dalla biblioteca.

E rimase sorpreso, confuso, e preoccupato, nel notare che all’interno erano radunati praticamente tutti gli abitanti del palazzo.

Ad eccezione delle cuoche, degli animali, e delle due cugine di Nives, infatti, c’erano tutti, ospiti compresi, e non sembravano lì per discutere della colazione.

Era anche presto per fare colazione, dopotutto, era appena l’alba.

Nives era seduta su una poltrona, e tremava vistosamente, tenendo una coperta attorno alle spalle. Vicino a lei Olafur aveva in mano un vassoio con della camomilla calmante, e la guardava preoccupato.

Haldorr era in un angolo con in mano un libro, e sembrava tremare appena mentre faceva passare lo sguardo da Nives alla contessa Berglind, che era seduta su un altra poltrona e si sventolava agitata la mano davanti. Poco distante, il principe Hansen aveva un sorrisino soddisfatto e teneva con orgoglio la spada.

Neil notò immediatamente che fosse l’unico, in quella stanza, a non essere in abiti da notte, ma sembrava pronto ad una battaglia.

L’ultimo membro nella stanza era Lorann, il principe degli elfi dell’acqua, che era in piedi, a braccia incrociate ed espressione impassibile, vicino alla porta. Fu l’unico ad accorgersi dell’arrivo di Neil, che rimase dietro uno scaffale, per niente desideroso di intervenire e prendersi l’ira della contessa a meno che non si rivelasse necessario.

Per fortuna Lorann non fece la spia.

A giudicare dall’aria nella stanza, era successo qualcosa di grave, ma quantomeno Nives stava bene, quindi Gunnar sicuramente aveva…

Fu in quel momento che Neil si accorse che che il fedele lupo bianco, l’ombra della principessa, non si vedeva da nessuna parte.

Poteva anche essere fuori dalla portata di vista di Neil, ma era improbabile, dato che il principe Hansen non stava starnutendo.

-Allora, Haldorr, avete trovato il libro?- chiese ad un certo punto la contessa, notando il blibliotecario in un angolo.

Lui annuì appena, lanciando a Nives un’occhiata piena di tristezza, che però la principessa non notò, troppo occupata a fissare per terra. Il suo sguardo era lontano, sembrava davvero preoccupata.

-NIves, cara, dobbiamo discutere di una cosa importante…- cominciò la contessa, raddrizzandosi sulla sedia, e attirando l’attenzione della nipote, che sollevò di scatto la testa verso di lei, come risvegliatasi da una trance.

-Permettetemi di andare a cercarlo, per favore! Potrebbe essere ferito gravemente, se lo cerchiamo tutti potremmo trovarlo più in fretta- provò a chiedere, ed era chiaro dalla sua voce e da come Berglind alzò gli occhi al cielo che non era la prima volta, quella notte, che faceva una richiesta del genere.

-È troppo pericoloso al momento, non vale la pena rischiare per un lupo- obiettò, agitando la mano come a chiudere la questione, una volta per tutte.

-Ma…- provò ad obiettare Nives, ma proprio in quel momento, come se si fosse sentito chiamare in causa, la porta della biblioteca di aprì, e Gunnar corse all’interno, guardandosi intorno e poi precipitandosi da Nives, chiaramente senza fiato, preoccupato, e con il pelo spelacchiato.

Per fortuna, però, sembrava completamente illeso, anche se si reggeva a stento in piedi.

Nives subito scese dalla poltrona per inginocchiarsi accanto a lui, e lo abbracciò con forza.

-Gunnar! Grazie al cielo stai bene! Ero così preoccupata!- lo strinse forte, tra i singhiozzi.

Gunnar sembrava alquanto sorpreso dalla veemenza, ma ricambiò l’abbraccio per quanto potesse con il corpo da lupo, dandole qualche incoraggiante pacca sulla schiena.

Neil notò che Hansel guardava il lupo con odio, mentre la contessa aveva nuovamente alzato gli occhi al cielo.

-Si è svegliato, alla fine- borbottò, ma Nives non sembrò sentirla.

Staccò l’abbraccio e guardò Gunnar preoccupata, osservandolo dalla testa ai piedi.

-Stai bene? Calengol ti ha fatto del male?- chiese.

Gunnar la fissò sorpresa.

I suoi occhi espressivi sembravano dire “Calengol? Cosa c’entra Calengol?”. 

Nives piegò la testa, confusa da quello sguardo che non lasciava alcun dubbio a lei che conosceva Gunnar come il palmo della sua mano, e riusciva a interpretare ogni sua espressione.

-Se non è stato Calengol, allora chi…?- iniziò a chiedere, ma proprio in quel momento uno starnuto interruppe il momento con il lupo, e il principe Hansen prese un fazzoletto dal tavolo lì vicino.

-Potreste per favore allontanare il lupo da me? Sapete, la mia allergia…- provò a chiedere.

Gunnar si girò di scatto verso di lui, come se si fosse appena reso conto che fosse nella stanza, e iniziò a ringhiargli sommessamente contro, mettendosi tra lui e Nives come a proteggere quest’ultima dalla sua eventuale minaccia.

Sia Neil che Nives si esibirono nella stessa espressione di consapevolezza, mentre i pezzi del puzzle iniziavano a rimettersi insieme.

Hansen sollevò le mani, sorpreso e spaventato da essere attaccato così. La contessa Berglind si alzò in piedi.

-Nives, tieni a bada il tuo lupo- ordinò alla nipote, che istintivamente mise una mano sul capo di Gunnar, come se volesse calmarlo, ma non diede nessun ordine di smettere di ringhiare.

-È stato lui! Lui ha a che fare con questa situazione!- accusò, puntando il dito verso il principe, che strabuzzò gli occhi, completamente incredulo di fronte ad accuse così inaspettate.

-Come osi muovere un’accusa così grave verso l’uomo che ti ha salvato la vita?! Non ti ho insegnato ad essere così ingrata!- si indignò Berglind, ergendosi a difesa del principe, che ebbe un leggero, quasi impercettibile tic al labbro, come se volesse sorridere ma si stesse trattenendo al massimo delle sue possibilità.

Era chiaro che fosse coinvolto, in qualche modo.

-Grata ad un uomo che ha ucciso una creatura disarmata senza alcuna esitazione? Davanti ad una bambina spaventata di cinque anni? Poteva catturarlo, perché ucciderlo?!- obiettò Nives, stringendo forte il pelo di Gunnar come a cercare supporto dal lupo, o farsi dare energia da lui.

Gunnar smise per un attimo di guardare storto Hansen, e si girò verso di lei, preoccupato.

Neil era scioccato.

Oh… ecco cos’era successo…

Ora si spiegavano i corvi rossi agitati fuori dal castello.

Evidentemente Calengol era entrato, aveva minacciato Nives, e Hansen era intervenuto, uccidendo il mezzo gnomo e mezzo elfo.

-Beh, molto meglio che sia finito così, non credi, Nives? Meglio morto che ancora in giro a terrorizzarci. Anche se l’avessimo catturato lo sai che gli elfi sono creature malvagie e con pericolosi assi nella manica- obiettò Berglind, in tono ovvio.

Neil osservò che Lorann aveva stretto i denti, irritato, ma non obiettò. Era troppo educato per mostrare la sua offesa per l’insulto gratuito alla sua razza.

-Non riesco a credere che stiate dicendo una cosa del genere! Il nostro regno si basa su principi di pace e uguaglianza. Mia madre diceva sempre che ogni vita è importante, e se abbiamo la possibilità di salvare qualcuno, anche un nostro nemico, è giusto farlo!- Nives alzò la voce, che era a pochi istanti dal rompersi in singhiozzi di rabbia e frustrazione.

-Peccato che tua madre non sia qui, ci sono io! E ti ordino di smettere di parlarne! C’è un’altra cosa di cui dobbiamo discutere- Berglind provò a chiudere l’argomento, forse perché sapeva di non poter vincere.

-E di cos’altro dovremmo discutere?- Nives era esasperata.

-Del principe Hansen- Berglind indicò l’uomo, che proprio in quel momento emise un nuovo starnuto.

-Già, dovremmo proprio parlarne… trovo piuttosto conveniente che fosse lì, in quel momento…- Nives gli lanciò un’occhiata sospettosa.

-Vi ho salvato la vita, principessa- insistette Hansen, non cogliendo o fingendo di non cogliere la nota diffidente nella voce della ragazza.

-Come sapeva di dovermi salvare? Non c’è stata nessuna colluttazione prima del suo arrivo- Nives lo indicò, pronta a spiegare le sue ragioni per sospettare di lui.

-Smettila, Nives! Ora parlo io!- Berglind però non voleva sentire storie.

Neil non ne poteva più, e uscì lentamente dal suo nascondiglio.

Forse non avrebbe aiutato molto, ma era più difficile zittire due persone, invece che una sola, e non ce la faceva a vedere Nives che provava a parlare senza che nessuno, in quella stanza, volesse ascoltarla, oltre a Gunnar.

-Da ciò che ho potuto capire, un pericoloso attentato alla vita della principessa è stato sventato stanotte. Congratulazioni per il salvataggio, principe Hansen- esordì, sorprendendo tutti nella sala oltre a Lorann e Gunnar. Il primo rimase impassibile, mentre il secondo gli lanciò un’occhiata che sembrava dire “Era ora che ti facessi vedere”.

Gli altri erano più che altro sorpresi, tranne Berglind che sembrava furiosa.

-E tu cosa ci fai qui?!- chiese, già pronta a chiamare qualcuno che lo scortasse via.

-Frutta. Le ciliegie vanno portate presto o si rovinano, è solo una coincidenza il mio arrivo, un po’ come la incredibile coincidenza del salvataggio. Sorprendente, vero, principe Hansen?- Neil sorrise affabile, poggiando il cesto con la frutta sul tavolo. Olafur lo prese istintivamente per portarlo in cucina, ma a un gesto di Berglind lo posò e rimase nella stanza, a disagio.

-Non credo di capire dove vuoi andare a parare, giardiniere- Hansen accennò un sorriso innocente, ma si vedeva che fosse parecchio irritato, in quel momento.

-Da nessuna parte… ma alcune domande sorgono spontanee, sapete? Tipo… come sapevate di dover proteggere Nives?- Neil iniziò a interrogarlo, tranquillamente.

-Non lo sapevo, è stata una pura fortuna. Ho sentito dei rumori e mi sono avvicinato per controllare- spiegò Hansen, alzando le spalle.

-Non abbiamo fatto alcun rumore!- negò Nives.

-La bambina ha urlato- obiettò Hansen.

-Pochi istanti prima che tu entrassi, sembrava che foste fuori dalla porta ad aspettare- insistette Nives.

-Suvvia, Nives, magari ha solo degli ottimi riflessi, o un udito sopraffino- Neil prese le difese di Hansen, guadagnandosi un’occhiataccia molto simile da parte della principessa e del suo lupo.

-Esatto!- Hansen annuì, soddisfatto che anche Neil sembrasse dalla sua parte.

-Solo che mi chiedo come è possibile che voi foste già vestito di tutto punto, con armatura e spada affilata, nel pieno della notte? Soprattutto perché a quanto so è proibito uscire di notte per il castello, non è così, contessa Berglind?- chiese Neil, indicando la contessa, che non rispose, e lo fissò con sdegno.

Per un attimo, Hansen sembrò in difficoltà per quell’accusa.

Tutti lo fissavano in trepidante attesa di sapere come si sarebbe giustificato.

Alla fine alzò le mani in segno di resa.

-Lo confesso… ero in giro, questa notte. Sapete, soffro di insonnia, e ho bisogno di passeggiare per prendere sonno…- iniziò a spiegare.

-Con spada e armatura? Scomode per dormire- Neil scosse la testa.

-Con dei lupi in giro per il castello mi perdonerete se sono un po’ attento. Sono passato per caso davanti alla stanza della principessa Nives e sono rimasto sorpreso che il suo lupo non fosse all’entrata, quindi sono rimasto un po’ aspettando che tornasse per essere sicuro, e quando ho sentito l’urlo sono entrato- concluse la storia -E comunque perché sto venendo accusato?- chiese poi, rivolto a Berglind come a chiederle una mano.

La contessa tornò a parlare.

-Infatti non siamo qui per accusare l’uomo che ti ha salvato la vita, Nives- provò nuovamente a chiudere l’argomento.

-Sì se ho motivo di credere che invece di salvarla me l’abbia messa in pericolo- insistette Nives, per niente intenzionata a cedere.

-A me non sembra che tu abbia motivi validi per credere una cosa del genere- Berglind le lanciò uno sguardo di fuoco.

-Beh, non possiamo neanche negare la possibilità che qualcuno all’interno del castello abbia collaborato con Calengol. Come ha fatto a mettere fuori gioco Gunnar e soprattutto ad entrare? Non si era mai spinto a tanto, e doveva necessariamente avere un complice che gli aprisse la porta- fece notare Neil.

-Un complice come te?- Berglind lo guardò dall’altro in basso - Tu come hai fatto ad entrare a palazzo?- lo accusò non troppo velatamente.

Neil non si scompose di una virgola.

-Ho chiesto ai lupi di guardia, e mi hanno fatto passare. Dubito che Calengol avrebbe avuto un trattamento altrettanto gentile, visto che è la più grande minaccia del regno- spiegò tranquillamente -E poi sono appena arrivato-.

Berglind strinse i denti, e decise di ignorarlo, non sapendo come ribattere.

-In ogni caso non siamo qui per parlare di Calengol, e di certo non è il caso di accusare il tuo futuro marito, cara Nives- provò per l’ennesima volta a chiudere l’argomento, e questa volta sembrò riuscirci, perché nella sala cadde il gelo.

Nives impallidì, Gunnar si irrigidì, e persino Neil rimase senza parole, evento molto raro.

-M_marito?- chiese la principessa, in un sussurro -…in che senso, marito?- 

-Dopo il grande gesto eroico che ha compiuto nei tuoi confronti, non puoi non premiarlo come si confà ad una principessa, non credi?- Berglind sorrise benevola verso il principe, come se fosse lui suo nipote.

Hansen non trattenne il sorriso di trionfo e soddisfazione.

-Quindi solo perché mi ha, presumibilmente, salvato la vita, io dovrei sposarlo? Ma non ci penso nemmeno! Mi rifiuto!- sbottò Nives, furibonda. la voce spezzata e le lacrime di frustrazione che avevano iniziato a scenderle lungo le guance.

-Temo che le nostre leggi non ti permettano di rifiutarti, cara- il tono di Berglind era zuccheroso, ma la sua espressione spietata.

-Leggi? Che legge potrebbe mai obbligarmi a…?- Nives si rifiutava di crederci, e Berglind fece un cenno a Haldorr, che con un sospiro aprì il libro che abbracciava dall’inizio della conversazione, leggendone un passaggio: 

-“Nel caso in cui la principessa reggente del Regno dei Ghiacci Eterni, libera da ogni legame e promessa, e non ancora sposata, venga salvata da pericolo certo di morte, e con ella venga così salvata la sopravvivenza stessa del regno, è scritto che ella dovrà, con cuore aperto e grato, esaudire qualsiasi richiesta che il suo salvatore vorrà farle”- 

Qualche secondo seguì l’annuncio. Haldorr lanciò a Nives un’occhiata di scuse e rammarico prima di chiudere il libro e ritirarsi nuovamente in un angolo.

-E Hansen ha chiesto di sposarvi- aggiunse poi Berglind, con un sorrisino di chi già pregustava un bel matrimonio in grande.

-Ma… non… non posso…- Nives stava cercando una scappatoia, o un’obiezione, ma non vedeva uscite ad una legge del Regno dei Ghiacci Eterni.

-Una regola molto conveniente… sembra quasi che sia stata scritta per Nives, ma è ovvio che come regola sia stata stilata prima di questa sera, suppongo quando il re saggio ha diviso i regni, dato che si fa cenno alla principessa reggente e al Regno dei Ghiacci Eterni, separato dal grande regno del Re tiranno- osservò Neil, chiedendosi dentro di sé come potesse essere chiamato saggio qualcuno che creava delle leggi così ingiuste e sessiste. 

-Stai forse suggerendo che ci siamo inventati tutto?- si indignò Berglind.

Neil alzò le mani.

-Assolutamente no, contessa Berglind, ma la mia domanda sorge spontanea. Se una regola è così giovane che la stessa principessa Nives non ne era a conoscenza, e lei stessa, contessa, ha dovuto cercarla nei libri, come è possibile che il principe Hansen l’abbia sfruttata prima ancora che venisse letta? A quanto mi sembra di capire, solo ora Haldorr ha confermato la sua esistenza, anche a lei. Eppure uno straniero venuto qui da poco la conosceva, e l’ha sfruttata magistralmente per trovare il modo di forzare la principessa a sposarlo. Le prove che abbiamo del suo coinvolgimento sono circostanziali, è vero, ma possiamo davvero dare la mano della preziosa e impareggiabile principessa del Regno dei Ghiacci Eterni ad una persona così sospetta? Se fosse mia nipote, quantomeno aprirei un’investigazione- Neil illustrò il suo punto di vista.

Hansen sembrò colpito da quell’accusa più che dalle altre.

Haldorr e Olafur lo osservarono con una punta di sospetto.

Persino Berglind per un secondo sembrò valutare le parole di Neil.

Ma durò solo un istante.

-Nessuno ha chiesto il tuo parere, giardiniere, non dovresti neanche essere presente!- surclassò le sue parole come se non avessero il minimo valore, mettendo enfasi sul suo titolo e sulla mancanza di formalità che aveva con lui.

-Per quale motivo, contessa? Perché dico cose sensate? Nives non dovrebbe essere obbligata a sposare nessuno, in generale, soprattutto non qualcuno i cui intenti sono stati sospetti fin dall’inizio. Volete davvero farmi credere che nessuno oltre a noi trova sospetto che quest’uomo si trovasse lì, convenientemente pronto a salvare la principessa da pericolo certo di morte, e già pronto a chiedere le sua mano nel caso ci fosse riuscito? Calengol non ha attaccato il palazzo per più di un decennio, e adesso attacca proprio l’unica volta in cui c’è un principe pronto a salvarla, proprio quando Gunnar viene messo fuori gioco da qualcuno che chiaramente non era lo stesso Calengol? Neanche voi potete essere così stupida da non rendervi conto di quanto sia sospetta tutta la situazione, e volete rendere Nives moglie di quest’uomo?- Neil non aveva intenzione di permettere che una tale ingiustizia capitasse, e avrebbe usato tutto il suo carisma e la sua logica per impedirlo.

-Non avete diritto di parlare!- urlò Berglind, per zittirlo.

-Ma Nives dovrebbe avere il diritto di farlo! È lei la principessa del regno, non voi!- Neil indicò la ragazza, che lo fissava intimorita, ma iniziando a farsi forza.

-Ma io sono la reggente in carica! Quindi sono io che comando, in assenza del re!- fece presente Berglind, lanciando un’occhiataccia alla nipote, che abbassò la testa, nervosa.

-E io sono il figlio del consigliere e braccio destro del re, quindi, se proprio vogliamo andare di parentele, dovrei avere un minimo di voce in capitolo nel parlare con la sorella del re- Neil tirò in ballo suo padre.

Helgi non era visto di buon occhio da tutti, ma era sempre stato rispettato dalla famiglia reale, e nessuno, neanche Berglind, poteva negare l’importanza che aveva avuto durante la guerra, come primo consigliere del re.

-Tsk, figlio di un traditore, questo sei!- Berglind lo guardò con disprezzo.

Fu come se un interruttore venisse schiacciato nella testa di Neil, rendendolo furioso.

Non accettava che parlassero in quel modo di suo padre.

-Helgi ha tradito il vecchio re per passare dalla vostra parte, ed è la persona più fedele alla causa che…- iniziò a difenderlo, stringendo i pugni.

-Non sto parlando di Helgi! Sto parlando del tuo vero padre!- le parole di Berglind risuonarono nella sala come amplificate, e Neil si sentì come pugnalato allo stomaco.

-C_cosa?- sussurrò, per la prima volta nella sua vita, completamente incredulo e in difficoltà, senza sapere come ribattere.

-Ovviamente non te lo ha mai detto, ma lo sanno tutti che non sei davvero suo figlio. Non ti sei mai chiesto che fine ha fatto tua madre, Neil?- Berglind aveva un sorrisino crudele e soddisfatto della sua evidente difficoltà.

-Mia madre è morta alla fine della guerra, era un’abitante del Regno dei Coralli che…- Neil iniziò a raccontare la storia che suo padre gli aveva sempre detto ogni volta che lui aveva chiesto di sua madre, ma Berglind lo interruppe, con una risata di scherno.

-Oh, sì, è probabile che i tuoi genitori siano davvero morti durante la guerra. Solo che uno di essi non era Helgi. Helgi non ha mai avuto una moglie o una compagna, non ha mai parlato di un figlio o altro. Semplicemente, alla fine della guerra, è arrivato con uno strano bambino che non gli somigliava affatto in braccio, e ha detto a tutti che eri suo figlio. Patetico! Lo sanno tutti che ti ha recuperato in mezzo al campo di battaglia, in mezzo ai maghi e cavalieri crudeli del vecchio re. E tu sei come loro, Neil, un figlio di un traditore, figlio di un cavaliere malvagio, non meriti di parlare, ringrazia che ti concediamo di vivere nel nostro territorio, e stai zitto! Perché meriteresti di essere addormentato come tutta la corte del vecchio re- gli raccontò, e ogni sua parola sembrava una pugnalata.

Era vero che Neil non somigliava molto a suo padre, ma aveva sempre pensato di aver ripreso più da sua madre, tutto qui. Sicuramente la contessa stava solo cercando di prenderlo in contropiede in modo che smettesse di obiettare.

Eppure… non avvertiva menzogna nelle sue parole.

Non gli arrivava che stesse cercando di ingannarlo.

Era certo che Berglind fosse sincera.

Neil si guardò intorno, cercando conferme dagli altri nella stanza.

Nives e Gunnar erano sconvolti, chiaramente non lo sospettavano affatto, anche se Gunnar si riprese piuttosto in fretta, e sembrava valutare la situazione.

Hansen era trionfante, ma lui che ne sapeva?!

Olafur era impassibile, ma a sguardo basso.

Quando Neil lanciò un’occhiata a Haldorr, il bibliotecario gli fece uno sguardo di scuse, come se gli dispiacesse per quanto era stato detto, ma non sembrava sorpreso dalle accuse, né sembrava non crederci.

E infine, Neil osservò Lorann.

L’elfo non sembrava particolarmente presente, nella stanza, né degnò Neil di più di un’occhiata, ma il giardiniere si ricordò le sue interazioni con lui, e si rese conto che persino l’elfo aveva capito fin dall’inizio che lui e Helgi non erano imparentati.

Era come se l’intero mondo di Neil gli fosse crollato addosso.

-E riguardo a te, ingrata principessa. Vedi di essere più educata, e ringrazia se il principe Hansen vorrà ancora sposarti dopo la tua mancanza di rispetto! Il nostro regno è giovane, e dobbiamo dimostrare di meritare il nostro ruolo seguendo le regole, mi sono spiegata?- felice di aver zittito Neil, Berglind si rivolse alla nipote.

-Dovrei ringraziarlo? Ringraziare un uomo che mi sta facendo un così grande ricatto dopo…- la voce di Nives era un sussurro, ormai le lacrime scendevano sulle sue guance senza che potesse trattenerle, sembrava star perdendo la speranza, ma provava ancora ad aggrapparsi a qualche cosa.

-Dopo averti salvato la vita. Sii riconoscente, invece di cercare ogni scusa per evitare un matrimonio che dovrai fare- le parole di Berglind erano categoriche. Ormai era lei ad avere la situazione in pugno. Spostò lo sguardo verso Lorann, come se si fosse ricordata solo in quel momento che era ancora lì.

-Oh, principe Lorann, mi dispiace ma temo che il suo soggiorno non sia più richiesto. È invitato al matrimonio, ma… le regole sono regole, e dobbiamo rispettarle- lo congedò, escludendolo dai possibili pretendenti.

Lorann rimase impassibile.

-Lo capisco, noi elfi seguiamo molto le regole- acconsentì senza obiettare.

Era solo uno spettatore in quel melodramma.

Il silenzio carico di rassegnazione venne interrotto da uno starnuto molto forte.

-Nives, cara futura moglie. Credo che ora che ci sposeremo sia il caso che ti allontani da quel…- provò a chiedere Hansen, asciugandosi il naso, ma Nives lo interruppe, stringendo la presa su Gunnar.

-Io non mi allontano da Gunnar! È la mia guardia del corpo!- obiettò, decisa a non cedere almeno su quel punto.

-Un lupo che continua a ringhiare contro il tuo futuro marito, e che non era neanche presente quando avevi bisogno di aiuto? Non so se è il caso di tenerlo come guardia del corpo- iniziò a riflettere Berglind.

Nives impallidì.

-È stato allontanato di proposito!- provò a difenderlo.

-E ciò significa che Calengol ha avuto la meglio su di lui-

-Non è stato Calengol a…-

-In ogni caso non ti sa difendere, quindi non vedo perché tenere lui e i suoi lupi come guardie. Spero che voi possiate portare dei cavalieri migliori dal vostro regno- Berglind si rivolse a Hansen, che annuì.

-Porterò le migliori guardie scelte delle isole del nord- promise, con un piccolo inchino.

-No! Non puoi cacciare Gunnar!- Nives era irremovibile su quel punto.

-E perché? È chiaro che sia inaffidabile, guidato solo dai suoi istinti. Probabilmente era in cucina a mangiare qualcosa, non è neanche stato Calengol ad allontanarlo. Oh, non avrei mai dovuto permettere a mio fratello di scegliere le guardie del castello- Berglind sospirò, abbattuta. Era stato il padre di Thina e Tallia ad assumere Gunnar e i lupi, quando era ancora lui il responsabile principale di Nives, prima della sua dipartita.

Gunnar ringhiò sommessamente nella sua direzione.

-E ora ringhia anche verso la sua padrona. Sì, direi proprio che siete tutti licenziati, è nel mio pieno diritto farlo. Olafur, Haldorr, scortate fuori lui e tutti gli altri lupi, e già che ci siete anche il giardiniere, deve tornare al suo albero- Berglind diede l’ordine ai due uomini nella stanza, che esitarono appena.

Gunnar si mise a difesa di Nives, per niente intenzionato a lasciarla in balia di Hansen e Berglind. Era il suo protettore, e l’avrebbe protetta anche da loro. La sua posa da combattimento fece ritirare i due uomini, un po’ spaventati. Era decisamente spaventoso quando era così protettivo.

-O forse è il caso di abbatterlo se continua a comportarsi in modo così aggressivo- osservò Berglind, che al contrario degli altri sembrava abbastanza tranquilla. Avere il supporto di Hansen, che considerava il futuro re di Arcandida, la faceva sentire più potente del solito. Non doveva più essere gentile e affabile come aveva provato (senza successo) ad essere fino a quel momento.

Nives impallidì alla minaccia, e si mise davanti a Gunnar, tremante.

-No… non… Gunnar andrà via e basta, vero Gunnar?- si girò verso il lupo, pregandolo con lo sguardo di calmarsi e uscire.

Gunnar scosse la testa, per niente intenzionato a lasciarla.

-Ti prego, Gunnar- sussurrò Nives, supplicante.

Gunnar scosse nuovamente la testa, non accettando l’idea.

-Permettete che sia io a scortare Gunnar e Neil- Lorann intervenne, attirando l’attenzione di Berglind, che gli sorrise, sebbene un po’ fredda.

-Grazie principe Lorann- 

-E partirò anche con la prima nave per tornare a casa, non ho intenzione di assistere a questo matrimonio che manca di qualsiasi moralità. Sappiate, contessa Berglind, che voi mi disgustate come persona- aggiunse poi l’elfo, facendole abbandonare il sorriso.

-Come vi permettete?!- si indignò Berglind, con i pugni serrati.

Lorann la ignorò, e si rivolse a Nives.

-Mi dispiace principessa Nives, davvero- le fece un inchino, e poi scortò sia Neil che Gunnar, quest’ultimo molto riluttante, fuori dal castello, congedandosi poi per recuperare i suoi effetti personali prima di lasciare il castello.

Una volta fuori, in mezzo alla neve, Neil si sedette a terra, appoggiato alle mura di ghiaccio del palazzo.

La sua mente era sbriciolata, e non sapeva più in cosa credere.

Non riusciva a concepire di non essere figlio di suo padre, e soprattutto che nel suo DNA potesse davvero esserci traccia di magia.

Eppure… aveva senso, no?

Il suo sesto senso, le cose strane che capitavano intorno a lui, le parole di Lorann.

Ma la magia era malvagia!

Quindi era malvagio anche lui?

Era davvero possibile che fosse cattivo perché i suoi genitori lo erano?

Perché Helgi non glielo aveva detto?!

Neil aveva tanti complicati e intricati pensieri che gli vorticavano in testa, e sentiva un fuoco che gli bruciava dentro, come una forza che premeva di uscire, e che le parole di Berglind avevano liberato dalla sua gabbia.

-Non posso lasciare Nives in balia di quel mostro! Non posso! Devo proteggerla! Devo rientrare! Neil, dimmi un passaggio segreto! Fammi rientrare!- una voce lontana gli entrò da un orecchio e gli uscì dall’altro.

Era troppo distratto per ascoltarla.

Le storie su sua madre che Helgi gli aveva raccontato… erano false anch’esse? Suo padre, il suo vero padre, era davvero morto, o addormentato con la corte del re malvagio? E sua madre… 

-Neil, capisco che sei sconvolto, ma non è il momento! Nives è in pericolo, e non possiamo permettere che si sposi con quel traditore! È stato lui a tenermi lontano! L’ha messa in pericolo, e vuole qualcosa da lei, dobbiamo salvarla!- continuava la voce, e Neil sentì qualcosa spingerlo per farlo svegliare dal suo stato di shock.

Ma continuò a non ascoltarlo.

Helgi era anche sparito nel nulla, lasciandolo solo all’albero, e non poteva chiedergli informazioni. Forse poteva andare nel regno dei Coralli e cercare informazioni su sua madre, ma aveva promesso a suo padre che sarebbe rimasto all’albero fino al suo ritorno… beh, no, perché quello non era suo padre, evidentemente.

-Se non tieni abbastanza a Nives da fare qualcosa, il minimo che tu possa fare è quantomeno aiutarmi a fare qualcosa io stesso! Riprenditi!- continuò la voce, sempre più chiara e forte.

-Oh, stai zitto!- Neil si riscosse abbastanza da scansare la figura che lo stava spingendo, ma Gunnar non si fece scansare facilmente.

-Almeno io non mi arrendo alla prima difficoltà!- Neil sentì, mentre Gunnar ringhiava.

E si rese conto solo in quel momento di stare sentendo una voce quando nessuno era lì con loro.

Si guardò intorno.

-Gunnar, lo senti anche tu?- chiese al lupo, iniziando a preoccuparsi.

-Sentire cosa? Il tuo sesto senso è all’opera?- sentì nuovamente la voce, mentre Gunnar guaiva leggermente e si guardava intorno.

Neil si rese conto che la voce sembrava venire dalle mura di ghiaccio di Arcandida e notò che all’interno, come un riflesso, c’era l’immagine di un giovane uomo, che si stava guardando intorno. 

Neil cercò da dove venisse proiettato il riflesso, ma c’era solo Gunnar.

Gunnar… riflesso… riflesso… Gunnar.

Accanto al riflesso dell’uomo c’era anche il riflesso di Neil.

Ma non c’era il riflesso di Gunnar.

-Neil?- Gunnar lo guardò, piegando la testa, e il riflesso fece lo stesso movimento.

Neil si allontanò dal lupo, senza parole, sorprendendolo non poco.

-Ma che sta succedendo?!- esclamò, sconvolto, portandosi le mani sugli occhi, per evitare di continuare a vedere quelle assurde follie magiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Oh… oh… ohhhhh!

Certo che ne sono successe di cose in questo capitolo, eh?

Insomma, Calengol ha attaccato, è pure morto (poverino) e Hansen si è preso tutto il merito del salvataggio dando la colpa a Gunnar. E poi Gunnar è anche stato cacciato insieme agli altri lupi, e Neil… oh… Neil… certo che Berglind lo ha scosso con quelle parole.

Saranno vere? O sta solo cercando di provocarlo?

Di certo Neil è strano, e ora sembra anche vedere Gunnar in modo diverso, e sentirlo parlare… molto, molto strano.

Il prossimo capitolo sarà tutto su Gunnar (che è uno dei miei personaggi preferiti quindi sarà un piacere da scrivere).

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un bacione e alla prossima! :-*

   
 
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