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Autore: TatianaCovino    30/10/2023    0 recensioni
L'amore chiama amore. Quando due sguardi si incrociano, quando due persone si innamorano, tutto può accadere. Tutti possono iniziare ad innamorarsi
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Gli eventi raccontati in questa storia non seguono le vicende e il tempo dei libri
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Bill/Fleur, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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“Bill, che ci fai qui?”, chiese Ginny abbracciando il fratello maggiore.
Lui le scoccò un bacio sulla testa. “Ho chiesto un trasferimento alla Gringott a Londra, così posso stare vicino all’Ordine.”
“Oh, come sono felice di averti di nuovo qui, Bill caro”, disse la signora Weasley mettendo sul tavolo la colazione.
“Giorno”, disse Fred e George apparendo sulla soglia della cucina.
“Voi due.” La signora Weasley puntò l’indice contro i gemelli. “Io e vostro padre oggi saremo a pranzo con alcuni pezzi grossi del Ministero. Quando torno voglio vedere la casa ancora tutta intera. Intera, capito? Altrimenti vi farò pentire di essere nati.”
“Mamma, questa tua mancanza di fiducia mi ferisce”, disse Fred in tono offeso.
Hermione scoppiò a ridere. Sapeva benissimo cosa potevano combinare i gemelli in assenza dei signori Weasley e aveva un po’ paura a restare in quella casa senza la sorveglianza degli adulti.
“Io vado mamma. Ci vediamo stasera.”
“Non fai colazione, Bill? Neanche un pezzo di pane con la marmellata?”
“No mamma, davvero. Non voglio essere in ritardo il mio primo giorno.” Detto questo scoccò un altro bacio sulla testa di Ginny e rivolse un cenno di saluto a Hermione e ai suoi fratelli.
 
 
Bill entrò alla Gringott in perfetto orario. Sapeva che i folletti erano creature molto precise e non voleva farsi prendere in antipatia già il primo giorno. Soprattutto perché avrebbe avuto bisogno di molti permessi quando l’Ordine avrebbe dovuto compiere missioni. Perciò doveva cercare di dare nell’occhio il meno possibile.
Si diresse con passo spedito verso il suo ufficio. Vi trovò davanti la porta un folletto che lo stava aspettando, con una bellissima ragazza bionda al suo fianco.
“Buongiorno signor Weasley”, disse il folletto.
“Salve”, rispose Bill guardando prima lui e poi la ragazza, non sapendo bene cosa fare.
“Lei è la signorina Delacour. Viene dalla Francia ed è qui per imparare la nostra lingua. Le farai da mentore”, spiegò il folletto e, prima di aspettare una risposta, se ne andò.
“Bonjour”, disse la ragazza tendendogli la mano. “Je suis Fleur.”
“Ciao, io sono Bill. Bill Weasley.”
Si strinsero la mano e Bill, adesso che poteva concentrarsi sul suo volto, pensò che quella fosse la ragazza più bella del mondo.
“Io ti conosco…”, disse Fleur scrutandolo. “Tu eri a Hogwarts… Al torneo Tre Maghi.”
“Io... si, è vero. Ero lì”, disse Bill.
“Io ero una delle campionesse”, spiegò lei. Bill pensò che quell’accento fosse il suono più dolce che avesse mai sentito.
“Vieni, ti faccio vedere il mio ufficio. Anzi, il nostro ufficio a quanto pare”, disse Bill.
Fleur gli sorrise e lo seguì oltre la porta.
 
 
 
“Oggi arriva Harry”, buttò lì Hermione.
“Davvero? Lo avevo dimenticato”, disse Ginny mentre sbucciava le patate per preparare il pranzo.
Hermione sorrise. “Allora, glielo dirai finalmente?”
“Dirgli cosa?”
“Che ti piace!”
“Lui non mi piace!” disse lei con troppa enfasi, arrossendo fin sopra le orecchie.
“Oh Ginny, si vede lontano un miglio che ti piace!”
Lei non disse nulla per qualche secondo, poi: “Dici che Harry potrebbe ricambiare i miei sentimenti?”
“C’è un solo modo per saperlo. Dirgli quello che provi.”
In quel momento si sentì la porta della Tana aprirsi e una civetta urlare.
“È arrivato! Vado a salutarlo!”, disse Ginny lasciando coltello e patata sul tavolo.
“No Ginny! Non puoi lasciarmi a cucinare da sola!”, piagnucolò Hermione, ma l’amica non la sentì neanche.
“Harry, sei arrivato!”, disse Ginny gettandogli le braccia al collo.
Harry ricambiò l’abbraccio. “Non vedevo l’ora, stare con i Dursely stava diventato una tortura.”
“Sono felice che sei qui. Mi sei mancato”, disse la ragazza arrossendo.
“Anche tu mi sei mancata Ginny.”
“Harry io… quando hai tempo… si, vorrei… insomma vorrei parlarti, devo dirti…”
“Harry!”, urlò Ron, apparso improvvisamente sulle scale. “Sei arrivato finalmente! Vieni, andiamo in camera, devo raccontarti le novità!”
“Arrivo. Ginny, ci vediamo dopo?”
“Certo…”, disse Ginny. “Stupido Ron!”, sussurrò tra sé prima di uscire in giardino.
 
“Chi ha avuto la brillante idea di lasciarti da sola in cucina?”, disse Fred.
“Tu sorella.”
“Oh, no. Cosa gli abbiamo fatto? Perché vuole farci avvelenare?”
“Ah-ah-ah”, fece Hermione. “Molto divertente.”
“Dai, non prendertela Granger, stavo scherzando. Anche se lo sappiamo tutti che in cucina sei una frana.”
Hermione arrossì e provò a ribattere, ma non trovò nulla da dire. Era vero, lei in cucina era davvero un disastro.
“Finalmente sono riuscito a zittirti!”
“Non esultare troppo, Weasley!”
“Non esultare troppo? Finalmente c’è qualcosa in cui sono più bravo di Miss Perfettina! Questo e in pozioni. Perché diciamocelo, Granger, sarai anche la strega più brava del tuo anno, ma le invenzioni mie e di George non sono alla tua portata!”
“Sarei molto più brava di voi a inventare stupidi scherzi.  Solo che io, a differenza vostra, preferisco usare la mia intelligenza per cose più importanti. Come studiare.”
“Tu pensi troppo allo studio e troppo poco alla vita, Granger.”
Hermione non disse nulla per qualche minuto, osservando Fred che aveva preso il suo posto e adesso stava buttando in una padella le patate.
“Fred, devo chiederti un favore.”
“Un favore? A me? Questo è il giorno più bello della mia vita!”
“Come non detto, lascia stare”, disse lei indispettita.
“Dai Hermione, smettila di essere così permalosa. Dimmi tutto.”
Hermione lo guardò male, poi disse: “Insegnami a giocare a Quidditch.”
“A giocare a Quidditch? E perché?”
“Perché… perché si. Voglio imparare.”
Fred la scrutò per qualche secondo, soppesando le parole. “Va bene. Stasera, in giardino. Ti aspetto alle 20.30, non fare tardi.”
“Io sono sempre puntuale, Weasley”, disse prima di scomparire oltre la porta della cucina.
  
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