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Autore: Old Fashioned    31/10/2023    13 recensioni
Si dice che certa gente sia viva solo perché esiste il codice penale, giusto?
Il protagonista di questa vicenda ha trovato il modo di risolvere il suo problema nonostante esso, come spiegherà nel corso della storia. Ci illustrerà la sua tattica punto per punto, mostrandoci il suo stream of consciousness sulla faccenda.
Avrà risolto tutti i suoi problemi o ne avrà creati altri ben più grossi? Chissà...
Genere: Dark, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Come ammazzare Signore e signori,
faccio una premessa: purtroppo non sono un avvocato. Ho trovato su YouTube un video che parlava della faccenda che leggerete e mi è venuta l’idea di scriverci su una storia. Non so se il tizio del racconto abbia avuto un’intuizione geniale, per così dire, o se stia per beccarsi la più grande fregatura della sua vita.
In ogni caso, auguro a tutti buona lettura.





COME AMMAZZARE LA MOGLIE ED ESSERE FELICI



Dicevi sempre alle tue amiche che avresti voluto che io ti sorprendessi. Cosa ne dici, sei abbastanza sorpresa adesso? Te l’aspettavi una pietrata in testa?
Mi siedo su un tronco caduto, assaporo il silenzio del bosco. Si sta alzando la nebbia, una nebbia insolitamente fitta, che nasconde gli alberi e mi dà l’impressione di essere solo con me stesso e i miei pensieri.
Il tuo maglioncino di lana arancione, quello di uno stilista famoso, costato una cifra comicamente alta, è ormai soltanto una macchia sbiadita e forse tra un po’, col calare del buio, scomparirà del tutto.
Qui vicino a me è rimasta la tua borsa. La raccolgo, la apro. Ho sempre avuto la curiosità di sapere cosa ci teniate voi donne, in quelle vostre enormi borse, e questa forse è l’occasione per scoprirlo.
Tu non puoi più dire di no, del resto. Giusto?
Do un’occhiata: roba inutile, trucchi, ciarpame. Un portafoglio che oltre a svariate carte di credito contiene solo tessere di palestre, estetiste e solarium. Un cellulare dalla cover grondante di quei brillantini che voi donne vi mettereste anche nel buco del culo. Assorbenti di ricambio, profumo, crema per le mani, ago e filo, fazzoletti di carta, un foulard di seta, dei cerotti. Ci mancano solo defibrillatore ed estintore.
Dal magma di cianfrusaglie emerge la tua agenda. Sulla copertina c’è un’immagine di fatine alate in mezzo ai fiori, tra le pagine massime di saggezza pseudo-zen. Apro a caso e leggo: “una giornata come oggi ci mostra quanto bello possa essere lasciarsi andare e lasciare andare.”
Verissimo.
Mi sono finalmente lasciato andare e ti ho lasciata andare, anzi ti ho fatta andare, assicurandomi che non tornerai mai più.
Do un’altra occhiata al maglioncino, ormai quasi scomparso nella nebbia. Voglio che sia questa l’ultima immagine che ho di te: una macchia fioca, indefinita. Scialba.
Scialba come gli anni che abbiamo passato insieme. Amici e parenti insulsi, ricevimenti insulsi, vacanze in posti insulsi. Tutto con i miei soldi, naturalmente. Tu non hai mai sentito il bisogno di contribuire al bilancio familiare.
Del resto ero io quello benestante, no? Ero io che avevo la villa, le macchine grosse, le case al mare e in montagna. Che queste cose ci fossero perché lavoravo dodici ore al giorno nell’azienda di famiglia era del tutto irrilevante, per te. Anzi, no: era un buon motivo per rinfacciarmi che non ero abbastanza presente, che non tenevo abbastanza ai nostri momenti insieme.
I nostri momenti insieme, poi. Che meraviglia.
Fammene rievocare qualcuno, fammi congratulare ancora una volta con me stesso per la scelta che ho fatto.
Un dialogo tipo:
Cosa c’è?”
Niente.”
Ma era chiaro che c’era qualcosa, se non altro per l’atteggiamento da beghina oltraggiata che ostentativi.
Sul serio, cosa c’è?”
Ti ho già detto che non c’è niente. Deve per forza esserci qualcosa quando siamo insieme?”
Non ho detto questo.”
Non l’hai detto, ma evidentemente è quello che pensi. E comunque, se mi amassi davvero avresti già capito che cosa c’è.”
Allora c’è qualcosa?”
Sospiro di esasperazione. “Quindi ritieni che debba esserci qualcosa? Tu cosa ne dici?”
E così via, in un estenuante loop che poteva andare avanti per ore.
E sai qual è la più grande assurdità? Che io non ti mandavo affanculo al terzo scambio.
Ero convinto che se l’avessi fatto avrei perso chissà che cosa, pensa un po’ che idiota. Che tu te ne saresti andata. Poi ho capito che non correvo il minimo rischio di rimanere da solo: il tuo obiettivo era solo farmi sentire sempre e comunque nella posizione di doverti chiedere scusa, per qualcosa che non mi ero nemmeno reso conto di aver fatto.
Per un po’ di tempo – potremmo dire un bel po’ di tempo – sono stato convinto che quella che aveva ragione fossi tu: io ero una specie di bastardo insensibile e tu la povera vittima della mia mancanza di comprensione e delicatezza.
Poi ho capito.
Ho capito e ho smesso di macerarmi nella certezza di essere un uomo freddo, indifferente, stronzo ed egoista.
Il tuo giochino si è rotto e contestualmente sono cominciati i problemi.
Quelli di coppia, intendo.
Problemi ce n’erano anche prima, ma solo per me: i miei amici non andavano bene, le mie scelte non andavano bene, i miei gusti erano quelli sbagliati, le mie proposte servivano solo a umiliarti e farti sentire inferiore, non avevo sensibilità e non avevo empatia.
Quando ho realizzato che a forza di lavorarmi ai fianchi eri riuscita ad allontanarmi da tutti i miei hobby, dai miei vecchi amici e da ogni attività che non fosse andare al lavoro o dare retta alle tue paturnie, quando mi sono accorto di essere rimasto solo come un povero stronzo, ridotto a un rancoroso eunuco, mi sono detto: basta.
Ho chiesto il divorzio.
La prima fase è stata quella delle frigne, delle recriminazioni e delle colpevolizzazioni, ma io avevo esaurito il bonus, come si suol dire, per cui sono stato inamovibile.
Al che tu, vista l’impossibilità di tirare come al solito il guinzaglio morale, hai considerato che un divorzio poteva avere anche interessanti risvolti monetari. Hai preso la calcolatrice e, con gli occhi fatti a dollaro, hai cominciato a valutare quanto avresti potuto spillarmi. È venuto fuori un totale sconcertante: la villa, la casa in montagna, la casa in Sardegna, un assegno di mantenimento che sembrava lo stipendio di un primario di chirurgia, alcune macchine, la barca. A me – bontà tua – lasciavi un appartamento in centro e qualche altra pinzillacchera, rammaricandoti nel contempo di non poter mettere le grinfie sulle proprietà che figuravano ancora appartenenti ai miei.
Chiaramente inaccettabile. Così come inaccettabile sarebbe stato sorbirsi la trafila legale della separazione, nella quale, facendomi passare per il Barbablu di turno, avresti ugualmente arraffato tutto quello che potevi, in quanto povera vittima di un marito crudele e insensibile.
Lo sai chi mi ha dato l’idea di fare quel che ho fatto? È stato il Giangi, quello che secondo te ha tre neuroni in croce e non sa nemmeno parlare l’italiano come si deve.
Ti ricordi l’ultima volta che siamo usciti io e lui? Dopo il mio ennesimo sfogo, lui ha tirato fuori il telefonino e mi ha fatto vedere un video su YouTube.
Ricordo ancora il crescente senso di meraviglia con cui l’ho seguito: sono rimasto col fiato sospeso per i pochi minuti della sua durata e alla fine l’unica cosa che sono riuscito a proferire è stata: “Ma è vero?”
E il Giangi: “Chiediamo all’Ermanno, che è avvocato.”
Sì, era tutto vero.
Era l’uovo di Colombo, era la soluzione di tutti i miei problemi. Una soluzione non indolore, certo, non del tutto gratuita, ma chi ha mai ottenuto qualcosa senza dare niente in cambio?
Tu ci hai provato disperatamente: hai visto dove sei finita?
Occhieggio di nuovo la macchia arancione del tuo maglioncino, ormai quasi sparita nella nebbia densa come il latte. Quello che ti ha fregata, vedi, è stata l’avidità. Se tu ti fossi accontentata, se fossi stata meno esosa nelle richieste, probabilmente adesso saresti ancora viva.
Ma no, tu volevi tutto, volevi spennarmi a dovere, come dicevi alle tue amiche quando volevi farti compatire per lo stronzo insensibile che ti mandava via con un calcio nel culo dopo che tu gli avevi donato (donato? Ma per favore!) gli anni migliori della tua vita.
Volevi sistemarti in modo da non dover più lavorare nemmeno un giorno della tua vita.
Sai che ti dico? Di certo non lavorerai più: sarai la più ricca del cimitero.
Ma lascia che ti racconti. Si dice che certa gente sia viva solo perché esiste il codice penale, giusto? Beh, ho scoperto come ci si può liberare delle stronze avide nonostante il codice penale, o forse proprio grazie a inusitate zone d’ombra di esso.
Allora: per prima cosa si ammazza la moglie. E fin qui ci siamo.
Ora chiamerò l’Ermanno, che verrà qui e si posizionerà a debita distanza, per non inquinare le prove, poi insieme chiameremo i Carabinieri. Quando arriveranno, lui si qualificherà come mio legale. In sua presenza renderò dichiarazioni spontanee, credo che si dica così: spiegherò che tu sei morta e che ti ho ammazzata personalmente. Mostrerò il tuo cadavere e l’arma che ho usato per farti fuori.
I Carabinieri faranno i debiti accertamenti e prelievi, ma non mi arresteranno.
Hai capito bene: non mi arresteranno. Primo, perché non c’è pericolo che io inquini le prove, dal momento che le ho fornite spontaneamente insieme a una completa confessione. Secondo, perché ho chiamato immediatamente i Carabinieri, e questo esclude che io intenda darmi alla fuga. Terzo, perché non esiste la possibilità che io reiteri il reato, dal momento che avevo una moglie sola e l’ho già fatta fuori.
Poiché sono incensurato e ho reso un’immediata e completa confessione, il PM non chiederà misure cautelari, e comunque il giudice non le concederebbe per i motivi che ti ho spiegato. Questo significa che nel corso dell’indagine potrò tranquillamente continuare a fare la mia vita.
Si arriverà in breve all’udienza preliminare per il reato di omicidio. Potrei citarti tutti gli articoli di Legge che mi ha snocciolato l’Ermanno, ma penso che ormai non ti interessino più, vero? E poi forse non me li ricordo tanto bene nemmeno io, farei una figuraccia.
In ogni caso, per l’omicidio sarebbe prevista la pena dell’ergastolo, ma…
Chiederò per prima cosa di essere giudicato con rito abbreviato, il che farà diminuire la pena di un terzo.
Dimostrerò che tu mi tradivi, dal momento che il Giangi dirà che andavi a letto con lui, e io sono venuto fortunosamente a saperlo. Qui abbiamo l’attenuante di aver agito in stato d’ira determinata da un fatto ingiusto altrui.
Fra parentesi, considerato quanto il Giangi ti stesse sul cazzo, sai la soddisfazione di farlo passare per il tuo amante?
Ma torniamo a noi. Offrirò a quegli stronzi dei tuoi parenti una congrua somma per risarcirli del danno morale e materiale che ho cagionato loro uccidendoti, quindi avrò anche l’attenuante del risarcimento del danno.
Non dimentichiamo poi le attenuanti generiche, incensurato, onesto lavoratore, mai preso nemmeno una multa, eccetera eccetera, che si danno un po’ a tutti.
A questo punto, il giudice dovrà stabilire se pesano di più le aggravanti o le attenuanti. Certo, una pietrata in testa non è esattamente una carezza, per cui consideriamo l’aggravante del modo efferato, ma, manco a dirlo, il caso di soccombenza delle attenuanti non esiste quasi nella giurisprudenza italiana, quindi la mia pena passerà dall’ergastolo alla reclusione dai ventiquattro ai trent’anni per le attenuanti generiche. I giudici non danno mai il massimo della pena, per cui saranno ventiquattro anni. Togliamo un terzo per lo stato d’ira e diventano sedici anni, un terzo per il risarcimento e sono un po’ più di dieci anni, un terzo per le attenuanti generiche e sono circa sette anni. Mettici un altro terzo per il rito abbreviato e andiamo a quattro anni e qualcosa.
Consideriamo due anni di sospensione condizionale della pena.
Circa tre anni di gabbio me li farò, alla fine, ma quando uscirò non avrò nemmeno quarant’anni, sarò un uomo libero e potrò rifarmi una vita.
Se mi sentissi particolarmente religioso potrei addirittura fare la Comunione, pensa un po’, cosa che invece il divorzio mi precluderebbe.
Lo ammetto: non posso fare a meno di congratularmi con me stesso.
Il tuo maglioncino arancione è ancora lì, esattamente dove l’avevo lasciato, sta svanendo nella nebbia. Sei proprio morta.
Ho scavato dentro di me, alla ricerca di faccende come senso di colpa, dispiacere, rimpianto… Sai che ti dico? Non ho trovato nulla.
Mi torna in mente la tua frasetta zen del cazzo: mi sono lasciato andare, è proprio vero. Per una volta non ho pensato alla rispettabilità della famiglia, alle regole e alle convenzioni, ma a me stesso. Mi sono guardato allo specchio e mi sono visto fra quindici anni: un miserabile fuco ingrigito, insoddisfatto, con la pancia e la pelata, usato senza ritegno ma al tempo stesso disprezzato da te, perché si sa: voi donne provate rispetto solo per l’uomo che si impone, quello accondiscendente non vi suscita altro che spregio.
Ho pensato: voglio davvero ridurmi così?
La risposta è stata no.
Non sperare che espiata la mia pena finisca a vivere nella miseria e nel rammarico. Ho un bel po’ di soldi in vari paradisi fiscali: una volta uscito di galera non avrò nessun problema economico e, io sì, non avrò più bisogno di lavorare un singolo giorno della mia vita.
Pensavo di trasferirmi a Dubai. È un bel posto, ci si diverte parecchio, girano un sacco di soldi. Non per niente è la nazione al mondo con la più alta concentrazione di Rolls Royce.
In più, dagli Emirati Arabi non c’è l’estradizione, il che fa sempre comodo.
Ma basta con i sogni, è tempo di mettersi al lavoro.
Chiamo l’Ermanno. Ti metterei in viva voce, ma tanto tu non puoi più sentire, no?





Questo è il video di cui parlavo: https://www.youtube.com/watch?v=64sa483Za_w

Questo è un sito dove viene descritta la stessa cosa:
https://www.ilsecoloxix.it/mondo/2008/10/30/news/come-uccidere-la-moglie-o-il-marito-e-non-fare-un-giorno-di-galera-1.33367746
   
 
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