A passo rapido, Severus entra nel suo studio.
Con un debole sospiro, si lascia cadere sul pavimento. Nessuno, in quel momento, sarebbe entrato.
Solo, tra i suoi libri, può abbandonare la sua maschera di uomo gelido e imperscrutabile.
Di scatto, si alza, prende un vecchio volume dalla libreria e lo apre.
Sulle pagine di pergamena si aprono buchi, grossi quanto un'unghia, e macchie d'umidità.
L'uomo sospira, corrucciato, prende la bacchetta e la muove nell'aria.
− Reparo volumen! − scandisce.
Il flusso bianco di energia sprizza dalla sua bacchetta e avvolge il libro.
A poco a poco, le macchie si dissolvono e le pagine si ricostruiscono.
Poi, l'insegnante prende il volume e comincia a sfogliarlo.
Il suo occhio, ad un tratto, si posa sull'elegante disegno di un giglio, circondato da volute vermiglie.
L'uomo, per alcuni istanti, si blocca, lo sguardo fisso sull'immagine. Quel fiore, dai petali nivei, gli ricorda lei.
Un tremito scuote la schiena dell'uomo, mentre le lacrime velano i suoi occhi. Con le sue incaute parole, ha condannato a morte lei.
Ha sempre visto in lei un trofeo per la sua vita grama.
Sospira e si passa una mano tra i lunghi capelli neri. Da tanto, troppo tempo si è infiltrato nei ranghi dei Mangiamorte.
Ma le sue azioni non cambiano la realtà.
− Io l'ho uccisa… − mormora, amaro. Lui, annebbiato dalla sua brama di rivalsa, ha rivelato a Voldemort la profezia di Sibilla Cooman.
Il suo orgoglio ha distrutto le loro esistenze.
Poggia il libro sul tavolo e prende la bacchetta. Forse, niente può riparare ai suoi errori.
A causa sua, Lily è morta.
− Che cosa faccio io qui? − si chiede. Forse, anche lui deve morire.
Ne è sicuro, la tenebra eterna lo chiama a sé.
La mano che stringe la bacchetta trema, mentre gocce di sudore rigano il suo viso. Con poche, secche parole la sua vita sarebbe finita.
Eppure, perché la sua mano era incerta e tremebonda?
Un sorriso stanco solleva le sue labbra e posa la sua bacchetta. No, non può togliersi la vita.
Gli ideali crudeli di Voldemort hanno condannato a morte Lily.
E la sua mente, inesorabile, gli ricorda il suo compito, a cui non può sottrarsi.
 Non posso. Ho ancora parecchie cose da fare., si dice, ironico. La morte è ben più pietosa del dolore, che, da anni, grava sulle sue spalle.
Ma non può ancora accettare il suo richiamo.
L'utopia sanguinaria di Voldemort deve essere distrutta.