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Autore: Scarlett Queen    07/11/2023    2 recensioni
Il bagliore della sigaretta rischiara una vecchia metropolitana, un gruppo di ragazzi e il loro capo, un nascondiglio per poter brillare, lontano dalle luci della Città.
Genere: Generale, Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Underground 

 

    La rete metropolitana della Città era stata abbandonata anni prima, a causa di un violento evento sismico; i binari erano andati in pezzi, le gallerie franate, ostruendo i passaggi e la rete fognaria aveva seguito il suo esempio, allagando i livelli più bassi. La Città, in superfice, si era ripresa nel giro di qualche tempo, dimenticando ciò si cui si poggiava. Per Meghan e gli altri, a dire il vero, era stata una fortuna. «Ve l'ho detto che ne sarebbe valsa la pena no? Con un po' di olio di gomito, questo posto può diventare un autentico loft e con tutti i comfort». Kendal gliene aveva parlato col solito entusiasmo, balzando da terra sulla spinta delle gambe e mettendosi a camminare sulle palme delle mani, con la maglietta che scendeva a coprirgli la testa.

 

    «Altro che olio di gomito - ribatté sardonica Misty abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso - per fare di questo buco un posto decente servirebbe un miracolo» gonfiò la gomma che teneva fra le labbra, facendola esplodere con un secco “pop” e la ritirò in dentro con la lingua, masticandola con un lato della bocca.

    «Sorella, almeno io ho trovato qualcosa» Kendall tornò sulle gambe, saltellando sulla punta delle scarpe e le sorrise strafottente, allargando le braccia «Sei troppo limitata, pensa in grande! Basterà un generatore di corrente e potremo avere luci, riscaldamento, persino una cucina... Cazzo, riesco già a vedere la mia postazione da gaming qui!» unì il pollice e l'indice di entrambe le mani creando un rettangolo e inquadrò un determinato spazio. Misty fece spallucce, agitando la pelliccia vaporosa sulle spalle lasciate nude dal top.

    «Nerd» disse come fosse una sentenza, voltandosi verso di lei «E tu Meghan? Sei il capo qui. Ti prego, dimmi che non gli vuoi dare corda» il suo tono era una finta supplica me tre si portava i pugni ai fianchi. La ragazza la superò con un bieco sorriso, dandole un colpetto alla spalla e fece scorrere gli occhi tutto attorno. Era uno spazio ampio, con ancora i pilastri, crepe e fenditure non avevano intaccato la solidità del posto e urlando, sentì l'eco che rimbalzava e disperdeva. Tese le orecchie, ma non giunse alcuna risposta.

    «Io dico che mi piace. Stavamo cercando qualcosa di simile no? Nessuno verrà a cercarti quaggiù, potremo fare quello che vogliamo. Voglio la mia postazione Kendall, di parte a quel pilastro» indicò col pollice sopra la spalla destra uno dir piloni in cemento armato. Il ragazzo sorrise e si passò il dorso della mano sotto le narici, annuendo e dando qualche pugno all'aria, facendo dei passi saltati all'indietro.

    «Come il capo comanda. Dovremo dirlo anche ad Almer ed Isaac, quei due adoreranno questo posto. Ah-ah, ecco perché sei il capo, tu spacchi sorella!» abbracciò Meghan sollevandola da terra, facendo una piroetta su sé stessa e la poggiò nuovamente a terra, mostrando un palmo di lingua a Misty che in tutta risposta sollevò il medio destro, ricambiandogli la cortesia.

    «Va bene va bene, la maggioranza vince, almeno qui siamo in democrazia... Vedrò di procurare qualcosa, a fine mese mi arriva la paghetta... Ma non posso foraggiare il gruppo a vita, mia madre è estremamente meticolosa nel controllare il mio estratto conto, dovrò chiedere nuovamente ad Isaac di rimaneggiare con il suo computer». Fece esplodere nuovame la gomma, ravvivò la pelliccia sulle spalle e ancheggiando sui tacchi, fece un cenno di saluto col medio e l'indice, prendendo la strada per la superficie.

    «Lo sai - disse Kendall abbassandosi su un fianco e fissando senza pudore il disegno delle natiche nei leggins cromati della ragazza - sarà una ricca viziata, un odioso stereotipo su gambe, ma quel culo... ragazzi, cosa non farei per darci un colpetto».

    «Tu sei nero, balli e sei un nerd... E dai a lei dello stereotipo?» Meghan lo guardò ironica, con uno scintillio divertito negli occhi. Kendall si limitò a grattarsi la nuca, picchiando con il tacco sul pavimento in cemento e sospirò, intrecciando le braccia sul petto e girando i gomiti da una parte e dall'altra. «Per l'amor di Dio, parla liberamente e falla finita muso nero». Cain si accese una sigaretta, ripose lo zippo in tasca e si voltò a guardarlo, stringendo la cicca fra il pollice e l'indice.

    «A proposito dello stereotipo - borbottò lui - tu sei una goth che ascolta metal, tuo padre è un poliziotto e tu la classica ribelle gnocca alla quale piacciono le ragazze... Geez Meghan, siamo letteralmente dei figuranti su gambe che senza di te starebbero una merda... Per questo te lo dico... Questa cosa fra te e quella ragazza...»

    «Kari»

    «Kari giusto si ok - si schernì lui indicandola con gli indici tesi - è una cosa seria o e più come te e Misty che vi divertite solo per farci segare su voi due che limonate davanti a noi? No, te lo chiedo perché, insomma... Ecco... A me sembra davvero una brava ragazza nonostante sia della parte sbagliata eh... Insomma, non fare cazzate che potrebbero danneggiare il gruppo. Come ho detto, è tutto ciò che abbiamo. Persino Misty lo sa, nonostante abbia un palo su per quel suo bel culo».

    Meghan si prese un attimo prima di rispondere, si poggiò con le spalle e la schiena lasciata scoperta dalla maglietta al pilastro, sentendo appena il freddo dell'aria e buttò fuori un paio di boccate di fumo, facendo schioccare la lingua contro il palato. Kari... Sorrise, stavolta senza molta allegria e lasciò cadere della cenere a terra. «Lei... Lei è diversa da noi - disse alla fine - nonostante tutto, i suoi le vogliono davvero bene. Se mi chiedi se questa vita potrebbe fare per lei, ti dico no. Se mi chiedi se incasinerei le cose per lei... Non lo so, va bene? Posso solo dire che cerco di far funzionare tutto. Ho anche smesso con gli antidepressivi».

    «Porca puttana, deve essere una roba seria allora» Kendall le diede un colpetto alla spalla, sorridendole con calore e si portò le dita al petto, gli occhi che brillavano sotto i rasta. «Sorella, noi siamo come una famiglia... Cazzo questa si che era da teen di serie Z... Beh, mettiamola così. Siamo una banda e tu sei il nostro capo. Ci fidiamo di te va bene? Ma se senti che le cose si fanno scomode, noi siamo qui». 

    «... Sei il negro più negro che io abbia mai conosciuto Kendall... ma immagino di dovermi accontentare». Quando la sigaretta finì, tirò fuori un sacchettino di plastica e ce la mise dentro. «Ehi - disse piccata osservando la sua reazione - non voglio sporcare il nostro nuovo nido». Ridacchiarono assieme, risalendo sulla stessa scia di Misty. Fuori pioveva ancora... Pioveva per mesi quando il cielo smaltiva gli scarichi industriali e Cain si accese un'altra sigaretta, osservando la sagoma luminosa dei grattacieli in vetro, acciaio e cemento, abbassando le palpebre «Dovremo trovarci un nome, prima o poi... Ci sentiamo sul gruppo Kendall... Staremo bene, grazie a te» lo salutò, ficcandosi le mani in tasca e camminò sotto la pioggia, una sagoma nera e bianca che si confondeva e distingueva al tempo stesso con i bagliori della Città.

    «Già - sussurrò Kendall annuendo - ci si vede Big M.». E si sarebbero rivisti, sempre... Perché loro erano così, venuti dalla luce, si trovavano bene dove forse non ce n'era molta, ma Meghan aveva capito, Kendall ne era certo, che ognuno di loro brillava di una luce propria, ed era un qualcosa che si poteva scorgere allo al buglio. «Underground - disse riprendendo a camminare - non è male affatto, come nome».

   
 
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