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Autore: Scarlett Queen    08/11/2023    2 recensioni
Un'uscita nel cuore della notte, baci rubati, amori svelati e risate. Un gruppo di anime, sfidando una Città, brilla intensamente di luce propria, vivendo alla propria maniera.
E in quella luce, riflettono sui propri sentimenti, in una dimensione separata dalla realtà opprimente che li circonda.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Group

 

    Le luci al neon proiettate dai faretti all'esterno del locale danzavano, come fasci liquidi, sotto la pioggerellina che nelle ultime ore aveva sostituito lo scroscio incessante. Lungo i marciapiedi frotte di persone sotto ombrelli dalla plastica trasparente, schiacciati dall'enormità delle costruzioni della Città, andavano avanti e indietro, singole anime incapaci di connettersi l'una all'altra. L'ampia strada faceva passare due blindati della guardia per volta. 

    I vicoli si aprivano fra le strutture in cemento e mattoni, dove l'intonaco cadeva a pezzi al minimo tocco, le finestre sprangate che davano sul muro di fronte e in alto, lamiere tese a formare rudimentali tettoie. La fiamma di uno zippo illuminò il volto pallido di una ragazza che se ne stava seduta su una panca posta di fianco all'ingresso del locale. Alti stivali in pelle nera, cinghie di ferro e cuoio, una maglietta dalle maniche in maglia che si staccavano con una zip, le spalle lasciate scoperte come il ventre. Si tolse la sigaretta dalle labbra tinte di un nero intenso e osservò le persone che passavano davanti a lei. «C'è così tanta luce - bofonchiò - che nessuno riesce a brillare» inclinò la testa all'indietro, osservando come il cielo notturno fosse nascosto da tutta l'illuminazione notturna della metropoli.

    «Forse è per questo che riesco a vederti così bene». Meghan si voltò con uno scatto del collo, uni svolazzo dei capelli corvini e le labbra si distesero in un sorriso luminoso, estremamente dolce e si alzò in piedi, gettando la sigaretta in una pozzanghera, dove si spense e rimase lì, dimenticata. «Sono felice di vedere che sei qui... Nel senso» disse la seconda ragazza, arrossendo sotto la sciarpa che le copriva il volto dal naso al collo «Sapere che non, ecco... Mi hai dato buca». Kari Harris era estremamente carina quando si imbarazzava, anche se a dire il vero, era estremamente carina... E basta. Meghan allungò piano i polpastrelli della mano destra e le abbassò la sciarpa quel tanto che bastava, sfiorandole le labbra.

    «E per quale ragione avrei dovuto farlo? No, non rispondere, diresti qualcosa di stupido» fece, dandole una schicchera in mezzo agli occhi e, presala per mano strappandole un gridolino sorpreso, la fece entrare con sé, superando i due buttafuori nell'anticamera d'ingresso. L'interno era molto diverso da quello che Kari avrebbe immaginato: la musica era bassa, soffusa. Quasi una nenia di generi differenti, con le luci che parevano danzare a tempo. Gli scalini foderati scendevano per una mezza dozzina prima di portare alla sala centrale, dove la pista da ballo brillava traslucida sotto le luminarie. 

    Lungo le pareti laterali correvano divanetti e tavolini, pali lucidi scendevano dal soffitto in un palco rialzato in fondo. Era... Pulito. Meghan passò in mezzo alla calca come un coltello nel burro, sembrava che la folla si aprisse davanti a lei. Kari avanzava invece intimidita. Meghan la colpiva sempre di più, sembrava che qualsiasi cosa mancasse a lei, fosse andato in dono a quella ragazza tanto strana. «Ed ecco la nostra stella finalmente!». L'urlo entusiasta quasi la fece sussultare; da uno dei tavoli un ragazzo si alzò esultante e strinse Meghan fra le braccia, dandole sonore pacche alla schiena. «Pensavano che ci avessi mollati qui dentro mentre andavi a gelarti il culo... E tuuu devi essere Kari». 

    «Non dare spettacolo Kendall» Meghan lo spinse da parte con il braccio e si mise a sedere, distendendo impunemente le gambe sul tavolo, accavallandole. «Forza bambina siediti, non mordono mica... O meglio, è un vorrei ma non posso con loro... A seconda dei casi almeno». Il ragazzo che si era alzato, Kendall, le sollevò entrambi i medi e aggirò il tavolo, sedendosi accanto ad un altro, mentre fra loro e Meghan stava un'altra ragazza, dalle carnose labbra tinte di un rossetto viola scuro. 

    «A... Allora mi siedo.... Ahem, ciao a tutti» fece Kari titubante, sedendosi alla destra di Meghan e sciogliendosi la sciarpa dal collo, sbottonando il lungo soprabito impermeabile e lasciandolo all'estremità del divanetto. Sotto quella corazza si nascondeva un fisico longilineo e atletico, dalle curve modeste che aderivano alla maglietta e ai pantaloni. Kendall lasciò cadere la cannuccia del suo cocktail dalle labbra e la ragazza alla sinistra di Meghan sfiorò con la lingua il lecca lecca.

    «Il fiorellino ha i petali .. e le spine - disse portandosi indietro con la schiena, allegando i gomiti sullo schienale e inarcando il busto, allungando le gambe sotto al tavolo - Io sono Misty, Misty e basta, niente cognomi fra noi. Il negro che ha molestato Meghan è Kendall e il tizio fra noi è Isaac... poi c'è Almer, ma lui qui ci lavora... buon per noi, abbiamo il pass quando vogliamo». A conferma di quanto detto, Kendall levò il suo bicchiere in cristallo e bevé, facendo schioccare le labbra. «E tu invece - disse senza dare il tempo a Kari di ribattere - sei quella che ci ha sequestrato il capo, giusto? Posso capire perché».

    «Non iniziare Misty - Meghan parlò in tono infastidito, accendendosi una sigaretta, la quinta da quando era uscita e si mise seduta, poggiando le ginocchia sulle cosce - l'ho portata per presentarla al gruppo, non per farvi divertire a sue spese capito? Non esistono parti o famiglie fra noi, vale per chiunque». 

    «E chi dice un cazzo» Misty sollevò le braccia, allargando le dita dalle unghie lunghe e smaltate e addocchiò nuovamente Kari, dall'alto al basso «Forza fiorellino non essere così testa, nessuno qui ti mette nulla nel bicchiere, a proposito, il mio ordine» esclamò alzando la sinistra. Gli occhi dolci di Kari scrutarono la pelle abbronzata della ragazza, così in contrasto con il pallore di Meghan e quest'ultima le fece un occhiolino incoraggiante.

    «Io... Io prendo quello che ha preso il negro». Kendall si strozzò a quell'affermazione, Misty rimase bloccata nella sua posizione e Meghan quasi si fece cadere di bocca la sigaretta. Isaac rimase indifferente, sotto il cappuccio e la mascherina plastificata sul volto. Poi però fu lo stesso Kendall a scoppiare a ridere, poggiando il bicchiere sul tavolo e battendosi una mano sulla coscia sinistra.

    «Ahahaha, è così che si fa sorella. Ecco, prendi il mio, ne ordino un altro. Il “negro”, così, bam!» emulò un uno due all'aria, ma il pugno sinistro urtò violentemente contro il tavolo e lanciò uno strillo acuto, liberando una sfilza di imprecazioni dalla bocca. 

    «AH! Fa male? Fa male Kendall? Quanto puoi essere stupido» Misty scoppiò a ridere sino alle lacrime, passandosi il pollice e l'indice sugli occhi e ruppe il lecca lecca stringendolo fra i molari, alzandosi in piedi per chiedere a gran voce uno straccio visto che il bicchiere dell'amico si era rovesciato in avanti, spargendo sul tavolo il suo contenuto alcolico. «E brava Kari allora - asserì voltandosi verso di lei, sorridendole da un orecchio all'altro - ordina ciò che vuoi, pago io, cioè i miei, ma i miei non lo sanno, quindi teoricamente pago io, sai no?» picchiettò le dita laccate e tornò a sedersi. Isaac diede dei colpetti d'incoraggiamento sulla spalla di Kendall, prossimo alle la crime sia per la risata, che per il sole alla mano, che gli pulsava allegramente.

    «Lo vedi Kari - Meghan le circondò il collo sottile con un braccio, baciandola sulla guancia - è così che siamo noi... Sii solo ciò che sei, anche perché, come sei, mi piace un casino». Anche così, Kari ci mise del tempo a sciogliersi del tutto. Meghan con gli altri era così distesa, così alla mano... Si liberava completamente di quella patina malinconica che tanto la caratterizzava e la chimica che c'era un quel gruppo... La ragazza se ne sentiva esclusa, si sentiva un'intrusa fra loro. Capiva le intenzioni, ma era come se per lei, fra loro, non ci fosse spazio. Soprattutto, Misty sembrava un muro invalicabile.

    «E quindi ora mia madre non fa altro che mettere su delle scene da farmi venire l'emicrania - Misty si passò una mano sulla fronte, chiudendo i negli occhi e sbuffando - fra lei e mio padre c'è, insomma un bel casino. Sapete ni, di quelli che sfasciano le famiglie. Ma sono soci da 50 e 50 quindi un divorzio farebbe male agli affari... e questo lo distrae da me». Tese le braccia sopra la testa, facendo esplodere la gomma da masticare e bevé ancora. 

    «Sei sicura che vada bene?» Meghan la guardò con la sigaretta all'angolo sinistro della bocca, passandole la falange dell'indice con tenerezza sulla guancia «Non voglio che finisci nel casini per stare appresso a noi. Se hai i tuoi cazzi per la testa, prenditi del tempo per risolverli».

    «Oh Meg, grazie - Misty le mostrò un palmo di lingua - mai sai, in tal senso, non devi proprio preoccuparti per me... Ma tu Kari? Sei stata in disparte tutta la serata, Meg ci ha fatto una testa così da quando ti ha conosciuta... Non dirmi che hai paura di aprire bocca, eh? Ho indovinato?» 

    «Misty, quando le andrà di parlare, lo farà. Santi cielo, già che sta con Meghan dimostra di avere le palle più grandi di tanti altri stronzi che conosciamo. Non ascoltarla sorella, è solo che è invidiosa. A me piaci anche così e poi, ripeto, riesci a stare accanto a lei, rispetto davvero» levò il bicchiere nella sua direzione, Kendall e buttò giù un gran sorso. 

    «Va bene, va bene... - Meghan mosse la sigaretta che teneva fra due dita, la settima e la schiacciò nel posacenere - questo dovrebbe essere il turno di Almer, gli ho detto di mettere qualcosa di decente... Ecco» sussurrò controllando l'ora nel telefono e arricciando le labbra, sentendo partire le prime note. «Vieni a ballare?» e alzandosi, tese una mano a Kari. Questa la guardò, guardò gli altri tre seduti e alla fine si decise, deglutendo a vuoto.

    «Se riesci a starmi dietro» esordì, con un tono che esprimeva molta più sicurezza di quanta in realtà non avesse. Meghan la spinse con sé al centro della pista, avvicinandola contro il proprio corpo. Era una canzone strana, sembrava quasi death metal, ma “trattenuto”, il testo parlava di una bomba che esplodeva, dei proiettili che fischiavano verso il cielo, formando però le stelle. Gli occhi di Kari seguivano quelli della compagna, le mani quasi ne ricercavano il corpo. Poi iniziò a muoversi da sola, a ritmo e le due guadagnarono un proprio spazio, una propria dimensione.

    «Accidenti - sibilò Misty poggiando il mento al palmo destro - io non sono mai riuscita ad avvicinarmi tanto a lei».

    «Non per colpa tua - Isaac si portò le dita ai lati della mascherina in plastica e carbonio, facendo scattare i ganci che la teneva o attaccata ad una placca che aveva applicato alla nuca e la pose sul tavolo - è solo che Meghan è così no? Lo sappiamo noi... E poi non credo che tua sia del tutto esclusa... Non so cosa le passi per la testa». Isaac aveva la carnagione pallida di Meghan, con capelli cinereo dalle punte azzurre e bionde; era un teppista, Isaac, di quelli che si rompono le ossa nelle risse clandestine, che portavano disordine in qualche grande negozio dopo la chiusura, di quelli che lanciavano fumogeni alle manifestazioni. Era. Dopo che un manganello gli aveva devastato naso e bocca si era ritrovato in una cella da condividere con Meghan, finita dentro per una stupida effrazione e li, semplicemente, avevano parlato e la ragazza gli aveva mostrato una via... Un modo per resistere senza rischiare l'osso del collo. “Se vuoi farlo - gli aveva detto, dividendo con lui la sigaretta - allora da ciò che nessuno ha davvero il coraggio di fare - vivi per conto tuo, non far parte del tutto ma sì tu, il tuo 'tutto'”. Entrare nella sua cerchia di “ribelli” fu la decisione migliore che potesse prendere.

    «Non prenderla sul personale Misty - Kendall rincarò la dose, dandole un buffetto sulla spalla - sai che io sono cotto di lei da quando siamo ragazzini? È così» insistette sentendoli sbuffare divertiti «Non mento mai, lo sapete - affermò indicandosi - quando ho avuto la mia prima erezione, di dopo averla vista in tenuta ginnica a scuola e la prima sega? Quella sera stessa. Avevo 14 anni... Lo so, è tardi per la prima sega». Misty e Isaac scoppiarono definitivamente a ridere.

    «Sapete cosa vi dico? - la ragazza serrò le labbra attorno alla cannuccia e fece scorrere l'alcool in gola - quella Kari... Mi piace. Mi piace davvero .. e si muove bene».

    «Si nuove benissimo» affermò Kendall vedendo come alla fine si fosse del tutto rilassata e ondeggiava contro Meghan, in una strana danza a ritmi di quella canzone ancora più strana «Che vibrazioni manda ragazzi».

    «Sicuro di essertela fatta davvero, la prima sega?» Isaac gli diede una gomitata al costato, quel tanto che bastava per strappargli un gemito soffocato.

    «Va a farti fottere.... Ehi Misty, che fai?» ma la ragazza si alzò in piedi, fece schioccare l'orlo dei leggins contro i fianchi e si avvicinò alla coppia. Video Kari ridacchiare, impacciata, ma poi iniziarono a ballare insieme. Kendall tossicchiò sonoramente e lanciò un'occhiata all'amico. Isaac fischiettò indifferente. «Ma sono tutte lesbiche in questa Città?» borbottò Kendall, ma stette seduto, lo spettacolo di quelle tre che ballavano insieme valeva pienamente i soldi spesi per entrare... Se li avessero spesi.

 

 

    «Allora... Grazie, mi sono divertita davvero, nonostante tutto». Kari salì sul taxi, stringendosi nella sciarpa e li salutò dal finestrino. Meghan le rispose poggiando la mano sul vetro, poi la vettura aromatizzata si levò di pochi centimetri dal manto stradale e si avviò in un debole ronzio. 

    «Nonostante tutto - la scimmiottò Misty, avvolta nella sua pelliccia argentata - Devo dirtelo Meg, è davvero un uccellino raro lo sai? Quella Harris dico... Ha qualcosa... Qualcosa che forse mancava a me».

    «Ci Risiamo...» Kendall si soffiò sulle mani. Aveva smesso di piovere ma il freddo pungente della notte inoltrata pizzicava la pelle del volto e i respiri dei ragazzi si condensavano in piccole nuvole davanti al volto, prima di disperdersi ed essere sostituite da altre nuvolette. Meghan si voltò a guardare l'amica, cercò una sigaretta ma le aveva finite e sibilò un'imprecazione, mettendosi seduta sulla medesima panchina di qualche ora prima, stringendo le dita fra loro e tenendole con le braccia poggiate alle ginocchia. 

    «A te non manca un cazzo Misty, mettitelo in testa».

    «Oh, grazie» borbottò Kendall, ma Isaac lo zittì con una seconda gomitata, facendolo bestemmiare fra i denti, ma tenne la bocca chiusa.

    «È solo che... Ah, non è facile come credevo fare quadrare le cose... tu sei forse la mia migliore amica, no tolgo il forse, sei la mia migliore amica» si alzò dal metallo gelato, massaggiandosi distrattamente le natiche infreddolite «E scopare con te è un sogno, un autentico sogno erotico, giuro su Dio - si portò la mano sinistra al petto, sporgendosi appena in ava ti e guardandola negli occhi - ma Kari... Non lo so nemmeno io, l'ho vista una sera sotto la pioggia, aveva perso l'autobus... Che cosa dovevo fare? Sapete meglio di me che merda diventa qui fuori dopo una certa ora... E le ho dato un passaggio. È iniziato tutto da lì» fece spallucce «Ma certo non voglio rovinare, sarebbe egoistico e fra noi le cose funzionano in un certo modo... La banda, il gruppo, viene prima del singolo, e il singolo viene aiutato dal gruppo, le abbiamo decise insieme le regole e nessuno farebbe stronzate che minerebbero questa cosa... Ma Kari è... Lei è ...».

    «Kari è Kari - asserì Misty alla fine, spostando il peso sui tacchi degli stivaletti. L'ho vista stasera, in pista e l'ho vista adesso... Non saprei spiegarlo, ma vederci insieme è stato dolce da farmi voler ficcare un dito in gola e vomitare, nel senso migliore del termine, ammesso che possa essercene uno» sospirò e si avvicinò a Meghan, sollevandosi appena sulla punta dei piedi e la baciò sulle labbra, inumidendole con la propria saliva, sfiorandole i denti con la punta della lingua. «Dannazione, hai un sapore così buono... È uno strazio lasciarlo andare» borbottò indietreggiando e girando su sé stessa, ridacchiò, piegandosi sul busto e facendole un occhiolino «Non ci rinuncio mica sai? Stabilisci le regole che vuoi, ma tu, Meghan, sei anche roba mia» girò sui tacchi, con un incedere ancheggiante e la salutò. 

    «Questi sono affari vostri capo - Isaac si rimise la maschera sul volto e le diede una pacca sulla spalla - tuoi, di Misty e Kari... Ma non incasinarti la vita, d'accordo? Siamo tutti qui. L'hai detto, il gruppo viene prima del singolo e il singolo può contare sul gruppo... Alcuni direbbero che è un controsenso ma che si fottano. Voglio solo che ognuno dei miei amici possa essere felice... Buona notte ragazzi, salutatemi Almer quando stacca d'accordo? Ah eh... Kendall, grazie per averci trovato un posto» salutò il ragazzo portandosi due dita alla fronte e allontanandole come uno scatto del braccio, allontanandosi e calciando una lattina. A parte loro e qualche drone, la Città sembrava del tutto deserta. Meghan si passò una mano dietro il collo, all'altezza dell'attaccatura dei capelli e sorrise, con una nota di incertezza nella voce.

    «Sto facendo una cazzatta Kendall?»

    «Cosa vuoi che ti dica sorella... L'ha detto anche Isaac no? Sono affari vostri. Certo l'idea di un threesoome di ragazze che si sbaciucchiano a me piace ma andando oltre a queste cazzate... Decidi tu. Solo, te l'ho già detto nella metro... stai attenta. Solo questo. Vieni dai, ti riaccompagno io a casa o tuo padre mi apre davvero il culo... lo sai, credo che il tuo vecchio sia razzista».

    «Nah, è solo che hai una brutta faccia, anche per un negro».

    «Aaah, gli amici, quelli belli». 

    Le risate dei due ragazzi si sollevarono fra i grattacieli e in mezzo alle luci, le loro anime brillavano, brillavano vivide e si distinguevano dalla massa di bagliori fugaci. Forse una lampadina poteva fulminarsi, ma come si poteva spegnere un'anima? Avrebbero continuato a brillare, per forza, illuminando il loro cammino.

   
 
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