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Autore: Tomoe_Akatsuki    09/11/2023    0 recensioni
C'è una poesia che viene cantata quando si vuole tenere i bambini lontani da un posto.
Una vecchia poesia, di cui si è dimenticato il significato.
Raz è il proprietario dell'unica libreria del paese.
Ed è l'unico a conoscere la vera storia dietro di essa.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attento alla tua prossima mossa,
ad attenderti potrebbe esserci la fossa.
Non aprire la porta rossa,
non sorpassare la soglia di ossa.

In realtà nessuno aveva mai capito a cosa si riferisse questa filastrocca, il vero significato dietro le parole. Perché tutti la interpretavano con "non oltrepassare i limiti, potresti rimetterci la pelle". Qualcosa di simile.
In realtà c'era solo una persona che sapeva il suo vero significato, dato che l'aveva inventata lui. Raz.
  Proprietario dell'unica libreria del paese che in realtà era una specie di biblioteca, visto che non riusciva a separarsi dai suoi libri. Deformazione da lettore accanito.
Era sempre stato un grande lettore, ma la sua passione - in realtà un rifugio - si è intensificata dopo l'incidente della porta.
  All'epoca era un ragazzo, con l'aria un po' da nerd per via degli occhiali tondi, la passione per le stelle e la meccanica, oltre che ai libri ovviamente. Come amico Harland, un ragazzo che condivideva con lui la stessa passione per la meccanica, a cui stava cercando di far apprezzare l'universo e le sue meraviglie. Ma Harland aveva una dote naturale per cacciarsi nei guai. Il che, molte volta significava che anche Raz ne fosse trascinato dentro.
Il loro rifugio era una vecchia quercia, oltre il muretto di una vecchia casa abbandonata circondata da campi e dal bosco, dandogli un'aria più misteriosa ma anche di sicurezza.
Nonostante Harland fosse un tipo molto curioso, mai aveva provato e aveva rifiutato tutte le proposte di Raz per quanto riguardava entrare in quella vecchia casa dalla porta rossa, l'unico colore rimasto ancora vivido. Al perché, rispondeva sempre scuotendo la testa. Era un argomento tabù tra loro due.
  Peccato che una notte Harland si era fatto vivo alla finestra di Raz, facendogli prendere uno spavento.
«Raz,Raz, svegliati!» urlò Harland, battendo contro la finestra.
«Un attimo, un attimo!» rispose Raz, cercando con la stessa mano gli occhiali sul comodino e il tasto della luce. Che trovò poco dopo, permettendogli di inforcare gli occhiali. Scese dal letto e aprì la finestra.
«Cos'è successo?» chiese, vedendo la faccia sgomenta di Harland. Mai l'aveva visto così spaventato.
«Vieni!» disse lui senza rispondergli, trascinandolo per il braccio, obbligandolo a scavalcare il davanzale e a far attenzione a non cascare per terra.
Nonostante lo chiamasse in continuazione, Harland né rallentava né gli spiegava il motivo di quella corsa a perdifiato per il bosco.
  Capì solo quando furono praticamente arrivati dove erano diretti. Alla casa dalla porta rossa.
Harland lo fece arrampicare sulla quercia e si posizionò su un ramo, con quella posizione che lo faceva più sembrare un nativo della giungla.
«Se ho calcolato bene i tempi, tra poco ci sarà di nuovo quella luce strana.» disse, senza aggiungere altro. Raz non aveva altra scelta che aspettare.
In effetti, poco dopo una forte luce dalle sfumature viola illuminò l'intera casa.
«Visto? E per non so quale motivo, la porta è diventata bianca.» disse Harland indicando la porta.
«Color ossa...» osservò sovrappensiero Raz, senza rendersi conto di aver fatto impallidire l'amico. «Andiamo a dargli un'occhiata da vicino.» Prese il polso dell'amico, trascinandolo giù dall'albero e corse verso la porta.
«Raz, fermo!» quasi urlava Harland, nel tentativo di fermarlo. Ma Raz non lo ascoltava. Era curioso, altamente curioso e voleva sapere cosa c'era oltre alla porta.
Che si spalancò all'improvviso, mancando per poco i due ragazzi - che comunque erano finiti a terra.
Due figure si stagliarono sulla soglia, illuminate da una luce che sembrava provenire dal basso.
«Puledro scalpitante?» chiese, incerta, una delle due figure, poggiando un ginocchio a terra davanti a Harland e piegando la testa di lato, in maniera molto simile ad un rapace.
  In effetti, sembrava veramente un rapace. Quella strana maschera, con figure geometriche colorate - che ricordava alquanto una via di mezzo tra lo stile Inca e Azteco - formava una specie di becco, e lo spazio per dare visibilità agli occhi era la divisione tra mandibola e mascella. Inoltre non sembrava avere capelli, ma penne.
Raz si raddrizzò gli occhiali.
«Chi siete?» chiese, dopo essersi schiarito la gola.
L'uomo si voltò verso di lui, come se si fosse accorto solo adesso della sua presenza.
«Farren.» rispose l'uomo e riportò la propria attenzione su Harland, che sembrava ancora più pallido di prima.
«Controllalo. Probabilmente i segni sono ancora nascosti.» disse il secondo uomo, ancora in piedi, tenendo d'occhio Raz.
Il primo uomo si avvicinò a Harland e delicatamente gli osservò il cuoio capelluto, dopo aver tirato fuori una piccola torcia per vedere meglio.
«Sì, è lui.» concluse, alzandosi.
«È lui cosa? E perché siete qua?» chiese Raz, sempre più confuso.
I due uomini si scambiarono un'occhiata. Poi il secondo uomo - quello che era rimasto in piedi - si abbassò all'altezza di Raz, e spiegò.
«Il tuo amico è un Farren, uno di noi. Il fatto che gli stanno spuntando le prime penne ne è la prova.» e le indicò « Niente di preoccupante, è un processo naturale per noi. Avvicinandoci all'età adulta i nostri capelli mutano in penne, e Puledro scalpitante è all'inizio del cambiamento.»
«Perché lo chiamate Puledro scalpitante?» chiese Raz, la curiosità che cresceva sempre di più. Harland invece era chiuso in un silenzio muto.
«Perché è il suo vero nome, prima che venisse qua.»
«E perché è qua? E voi dove vivete? Non ho mai sentito parlare di un popolo come il vostro.»
L'uomo ridacchiò per la sua genuina curiosità.
«Veniamo da un'altra dimensione ecco perché non ci conosci. E Puledro scalpitante è qua perché l'ha scelto lui. Durante il processo formativo, trascorrono un tot di tempo in un'altra dimensione.»
«E perché dovrebbe passare del tempo in un'altra dimensione?» chiese Raz confuso.
«Perché voglio diventare un viaggiatore interdimensionale.» gli rispose Harland.
Raz rimase di stucco alla sua risposta.
«Ah, okay... dunque....suppongo che tu debba andare, ora?»
Harland annuì, un po' a disagio.
Il secondo uomo gli tese una mano, ad invitarlo a seguirli. Harland l'afferrò e si alzò, esitante. Si voltò verso l'amico, ancora confuso- ma maggiormente sorpreso.
« Raz?» chiese, quasi balbettando.
«Sì?»
Sorrise. Il sorriso quello che prevedeva guai.
E poi scomparse oltre la porta rossa insieme ai due uomini. Tre lampi di luce viola indicarono che erano tornati nella loro dimensione.
Raz sbatté le palpebre. Poi si alzò e si tirò su gli occhiali, scivolati lungo il naso.
Si voltò e tornò in camera sua, canticchiando un motivetto.

Attento alla tua prossima mossa,
ad attenderti potrebbe esserci la fossa.
Non aprire la porta rossa,
non sorpassare la soglia di ossa.

   
 
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