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Autore: Scarlett Queen    10/11/2023    2 recensioni
Quando tocchi una principessa, il branco si incazza. E se il branco si fa male, ti farà male.
Una principessa e i suoi cavalieri contro un branco di dementi belle macerie di un vecchio mondo... Avrà la meglio colui che lotta per non essere consumato, per poter brillare in nome di un'amicizia ribelle.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Friendship

 

 

    “È per stasera”.

    Tre parole sulla schermata della chat di gruppo. Kendall intrecciò le braccia dietro la nuca e si portò indietro sulla poltrona reclinabile. I suoi occhi scrutavano lo schermo del computer, la luce azzurrina era l'unica fonte luminosa in quelle quattro pareti buie. «Stasera... Dovrei avere l'agenda libera» disse alzandosi in piedi. C'era un sacco appeso alla parete, riusciva a vederlo distintamente anche in quella ditta penombra. Diede pugni, all'altezza del mento e del ventre, saltando sulle punte delle scarpe. Si mosse sulla sinistra, veloce, inclinando il busto piegando le ginocchia e colpì al fianco. Le nocche picchiavano contro la gomma e questa ondeggiava da una parte e dall'altra. «Quei bastardi - sussurrò con un altro ritmico uno-due - stavolta Meghan, mi spiace ma non credo di riuscire a trattenermi» afferrò il sacco, fermandolo e si avvicinò alla propria scrivania, tirandone un cassetto e sollevò i tirapugni in acciaio cromato, infindilandoci le quattro dita della mano destra e della sinistra «E scommetto che non lo farai neanche tu, vero?»

 

    «Ti ho detto che sto bene Meg, che cazzo, queste attenzioni sono molto peggio».

    Misty stava seduta nella sua camera, aveva un occhio nero, il destro e il labbro spaccato. La ragazza se ne stava piegata sulle ginocchia a guardarla, prendendole il mento con due dita e tamponandole il sangue con una pezza di alcool e cotone. «Lo so che sei una tosta - disse rialzandosi in piedi e buttandosi a sedere sulla sedia della scrivania, accendendosi una sigaretta - ma lo sai come funziona... E questo è solo un casus belli» rifletté a bassa voce, piegando la testa all'indietro e gettando il fumo fuori dalla bocca. «E poi ho già mandato il messaggio. Questa è la nostra zona della Città, non possiamo farci strappare queste strade dai primi che passano. Tocca uno di noi, e il branco si incazza».

    «Oh che cazzo! - l'altra balzò sui piedi nudi, agitando le braccia esasperato, muovendo le belle labbra carnose, passandosi due dita sulla fronte - lo so quanto tutti siete forti, ma davvero vuoi andare dritta contro di loro? Saranno una cinquantina di stronzi o più! Lo sai che anche le guardie non entrano a cuore leggero in quel rudere. Quando si tratta di droga o altra merda chiedono a loro di buttare fuori i cazzoni e indovina un po'? Quelli dopo un mese sono fuori. Vuoi combattere contro una cosa del genere?» la guardò scettica, portandosi una mano al fianco. Meghan la guardò dal basso all'alto, lanciò la sigaretta nel tritarifiuti e sollevò sardonica un angolo della bocca.

    «Misty...ti hanno messo le mani addosso. Non ucciderò nessuno, con mio padre abbiamo questo... accordo» borbottò agitando uno stivale sul ginocchio e sospirando quando lei alzò gli occhi al cielo «Ma posso lasciarne a terra un bel po'... E con gli altri a guardarmi le spalle...».

    «Ehi ehi ehi, frena un po' - Misty attraversò la stanza, spalancò le ante dell'armadio e indossò la propria pelliccia, piegandosi sulle punte dei piedi e sollevò una valigetta blindata con uno sbuffo, aprendola con la propria impronta digitale - se davvero ti butti nella bocca del lupo non ti lascio andare da sola, e neppure quegli altri idioti». Ci fu uno scatto metallico, nella mano destra stringeva una pistola, tolse il caricatore e glielo mostrò con un ghigno soddisfatto «Mamma me l'ha fatta fare su misura. Questi proiettili non uccidono di certo, ma quando impattano sul bersaglio fanno molto male. Le guardie le usano in occasione delle sommosse... Lo sai che so sparare bene no?» gliela puntò contro, tirando indietro il cane. Meghan la guardava senza commentare, ma alla fine annuì.

    «Come se potessi davvero rifiutarti qualcosa» sussurrò alla fine avvicinandosi. Si guardarono in un silenzio carico di hna piacevole tensione prima di baciarsi, prima che la pistola cadesse a terra con un tonfo sordo e che le loro labbra si cercassero voraci. La spinse con il proprio corpo contro l'armadio, ansimano sul suo volto bello e raffinato, le lingue si intrecciarono in hna danza umida e bollente, spinse i denti contro il suo collo, sentendo le unghie di lei che le graffiavano la schiena scoperta.

    Misty diede un colpo di reni, la spinse via con le mani, facendola indietreggiare sino al letto. Meghan sedette con un gemito strozzato. L'altra fece cadere a pelliccia, avanzando con uno studiato movimento delle anche e si piegò in avanti, prendendole il mento e la baciò ancora, portandosi cavalcioni sul suo grembo. «Lo sai? - disse in un sibilo muovendo l'inguine, facendo ondeggiare i fianchi, mordendole piano la punta delle dita - puntarti addosso una pistola... Mi eccita terribilmente». Le sue labbra scandirono le ultime parole al suo orecchio. Meghan socchiuse le palpebre, passando le dita fra i suoi capelli, uno spettacolo cromato viola e argento e scese con la destra oltre l'orlo dei pantaloni, sotto l'elastico dell'intimo e incontrò il suo sesso umido. 

    «Sei sicura di stare bene? - Meghan la guardò di sottecchi, spostando la punta del naso sulla curva del suo corpo, con la mano mancina che vagava sul disegno delle sue natiche, stringendole piano da sopra il pantalone, il tessuto aderiva alla pelle della ragazza, regalando una sensazione, al tatto, che aveva un qualcosa di... intossicante - non voglio farti male». Misty le prese il volto fra le mani, le unghie picchiettarono sulla sua pelle bianca e le leccò i denti oltre la soglia delle labbra, muovendosi più veloce, iniziando ad emettere gemito acuti.

    Meghan non si fece più pregare, la strinse a sé premendo la mano sulla schiena, nascose il volto nel solco dei seni caldi e la toccò a fondo, ansimando contro la pelle ambrata della compagna, le dita che esploravano la carne viva. I muscoli si contraeva o e si distinguevano, il sudore scorreva come un olio afrodisiaco e nella luce soffusa della stanza, Misty le offrì il proprio orgasmo, irrorandole i polpastrelli con i propri umori e si distese contro di lei, baciandola ora teneramente, ascoltando il ritmo del suo respiro.

    «Ora possiamo andare...».

 

 

    Isaac si abbassò adagio sulle gambe; gli scheletri un acciaio degli edifici mai completati formavano una giungla terra fra i luminosi quartieri della Città. Erano macchie scure, come tumori che pulsavano in un corpo troppo grande e troppo caotico. Ma erano lì, e coloro che sapevano dove cercare li trovavano. Fuori dalle regole, in mezzo a quella tossica anarchia che soffocava la civiltà e dove la violenza esplodeva fra tutti quegli individui che la ricercavano non tanto per una via di fuga, ma per avere un nodo di affermarsi. 

    Il ragazzo si era arrampicato fra le strutture, portandosi su un travone in acciaio e facendo cadere il borsone accanto a sé, avvicinandosi il visore agli occhi, scrutando con la funzione a infrarossi oltre le mura di quel vecchio edificio. Un antico palazzo che al tempo ospitava una raffineria. C'erano ancora i tubi di scarico che si protendevano verso il cielo, stagliandosi contro lo spettacolo policromo offerto dallo skyline della Città. «Saranno una sessantina in tutto...» mormorò sotto la maschera, attivando i ganci la tenevano fissata alla placca della nuca e piegando un angolo della bocca devastata «Chiunque sano di mente a questo punto avrebbe già mandato tutto a fanculo». 

    «Come se potessi considerare Meghan sana di mente... E forse noi che le diamo retta siamo anche messo peggio di lei. Inutile pensarci adesso comunque, quei figli di puttana hanno alzato le mani su Misty, dubito fortemente che qualsiasi argomentazione potrebbe convincere il capo a tornare sui propri passi». Almer si appese con le gambe ad una trave sopra la testa di Isaac, pendendo a testa in giù. Era a torso nudo nonostante il freddo pungente, con i capelli azzurrini che pendevano in ciocche e il tatuaggio sul petto che mandava i suoi bagliori artificiali ad ogni guizzo della pelle. Sembrava che la tigre raffigurata fosse viva.

    «Hai approntato le casse?» Isaac si rimise la maschera, si voltò verso il borsone e fece scorrere la zip, armeggiando con i fumogeni all'interno «Questi bruciano gli occhi meglio dello spray al peperoncino, ho anche le maschere per noi» e ne sollevò cinque per gli elastici, lanciandogliene una. Almer salto giù dal suo sostegno, atterrandogli accanto e si infilò le mani nelle tasche degli ampi calzoni, passandosi la lingua sui denti. 

    «Faranno un gran casino fidati, le ho prese direttame dal locale... Nessuno se ne accorgerà, ogni tanto la roba scompare, lo sanno tutti. Piuttosto, procediamo come pianificato? No lo chiedo perché Meghan alle volte ha, sai no, i suoi momenti» si passò l'indice e il medio sulla tempia destra in un gesto eloquente e Isaac ebbe uno sbuffo di risa sotto la maschera e si rimise in piedi, facendo rimbalzare un fumogeno sul palmo della mano.

    «Quando arrivano, io lancio questa merda la dentro, tu attacchi la musica a tutto volume e facciamo irruzione... Non si uccide nessuno» aggiunse in fretta, sollevandosi sulle ginocchia.

    «Ovviamente - asserì Almar, saltellando sulla punta degli scarponi, osservando il vecchio edificio abbandonato - ora non resta che aspettare il capo e gli altri».

 

 

    La moto si fermò all'ingresso del quartiere dismesso; Misty scese a terra, sorridendo estatica da un orecchio all'altro, facendo scattare la pistola, mettendo un proiettile in canna. Meghan sollevò la sella del sedile, prendendo un lungo piede porco in grigio acciaio, poggiandolo sulla spalla sinistra. «Puoi accendere?» porse la sigaretta alla ragazza, questa fece scattare lo zippo in argento e la fiamma attecchì vivace. Se la mise fra le labbra, avanzando in mezzo alla carcassa di quell'edificio mai completati, con la nebbia gelida della notte che aleggiava fra gli ambienti vuoti.

    «Yo! Ancora un poco e si faceva giorno... Avete fatto roba con le dita? Un video magari?» Kendall emerse da un pilone in ombra, i tirapugni alle dita scintillarono sinistri come il suo sorriso, i rasta raccolti in una coda dietro la nuca. Meghan a sollevare un angolo della bocca, prendendo un'alba boccata di fumo. «Almar e Isaac hanno preparato tutto, quando vuoi andiamo e gli facciamo il culo... Misty, sorella, hai usato un nuovo set di trucchi?» 

    Il pugno di Misty lo colpì allo sterno, Kendall si piegò in avanti in una teatrale posa prima di aggregarsi, tenendo le mani dietro la testa, dando un calcio ad un sassolino che rimbalzò sul suolo in crudo cemento. Oltre il piano terra si apriva la vecchia strada e l'edificio della raffineria si sollevava dal basso verso l'alto, con i tubi di scarico che apparivano simili a tre dita tese. «E va bene - sussurrò Meghan con la sigaretta che le rischiarava il volto bianco, ardendo contro il trucco nero - Possiamo iniziare».

    Lanciò un lungo fischio; sopra la loro testa Isaac prese il primo fumogeni, fece scattare la linguetta lasciandola cadere a terra e portò indietro il braccio, facendolo scattare in avanti. I muscoli si mossero solo pelle, le spalle si tesero e si rilassarono e la lattina in alluminio volò oltre lo spazio che separava i due ruderi, finendo dritta dentro uno dei finestrini superiori. «Questa sarà un fuoricampo» sogghignò, lanciando il secondo che infranse una lastra di vetro divorata dal tempo, cadendo in mezzo al mucchio principale. «Come vermi nello stesso buco» borbottò battendo fra loro le mani e balzando a terra, rotolando nel momento dell'impatto piegando il corpo di lato e rialzandosi veloce, osservando il fumo che si sollevava sempre più fitto, dai soffusi lampi di un rosso incendio che balenava fra le finestre e le porte sfondate.

    «Maschere» disse lanciando agli altri le protezioni. Tesero gli elastici, le fissarono dietro alla nuca, sotto i capelli e avanzarono, formando una bizzarra punta di freccia, con Meghan al centro, Misty alla sua sinistra e Kendall alla sua destra, seguito da Isaac. Alle loro spalle, Almar fischiettava allegramente tendendo il cavo del generatore che collegò al palmare e il palmare alle casse che aveva messo all'esterno della raffineria. “Meghan, spero davvero che questa ti piaccia” pensò alzando al massimo il volume e correndo sulla scia dei compagni, affiancando Misty, facendo scrocchiare le nocche tatuate con i volti stilizzati di due Oni. 

 

 

[https://youtu.be/jEfrCPzdrtE?si=359kFh13Zsv4-rBS]

    Sentirono le urla di quanto venivano aggrediti dall'agente urticante dei fumogeni, risero assieme, guardandosi l'un con l'altro. Meghan mosse la testa a ritmo con la canzone che riverberava fra quelle pareti nude, fra il cemento bagnato, fra la nebbia che aleggiava in mezzo al quartiere, capace di aggredire la carne sotto strati e strati di vestiti caldi e pesanti. Il primo scappò fuori con le mani sugli occhi, un ragazzo e dalla giacca di pelle, con guanti borchiati. Andò quasi a sbattere contro Kendall. 

    Il nero lo respinse con un pugno ai denti, facendogli saltati gli incisivi e j cani i e mentre il sangue prendeva a sgorgare, Isaac gli diede un calcio all'articolazione del ginocchio, facendola cedere di schianto. La musica entrava nella testa, stordiva e alienava, altri teppisti scapparono dalla trappola, gli occhi rossi e doloranti, lacrime sul volto. Almer ne stese quattro in rapida successione, riempendo il naso al primo, sfondando una costola del secondo, il terzo lo raggiunse ai testicoli con un calcio e il quarto lo schiantò a terra proiettando con la schiena, agitando le spalle con un'espressione quasi folle, tirando fuori un palmo di lingua.

    «Non uccidete nessuno ragazzi - sussurrò Megan raggiungendo il suo primo bersaglio con il piede di porco, spappolandogli il naso e lasciandolo a terra a pompare sangue come un maiale, con hna pozza cremisi che gli infradiciava i vestiti - per il resto, sfogatevi su questi maiali». Si divisero, due sul fianco destro, due sul destro e Meghan al centro, che faceva danzare la sua arma nella mano sinistra, abbattendolo ora su un collo, ora usandone l'estremità uncinata come presa, lacerando i muscoli di una spalla, ora rompendo un braccio. CRACK al gomito, che si ridusse in poltiglia. «Mezzasega» sputò infilando la cocca della sigaretta nella bocca aperta di un tossico che si contorceva a terra, facendolo strillare di dolore prima di finirlo con un calcio al mento.

    Alla sua sinistra sentì esplodere dei colpi di pistola, attraverso lo schermo protettivo della maschera vedeva il fumo che avvolgeva il rosso, il colore aleggiava tutto attorno a lei, se fitto del fumogeno e del sangue non aveva importanza. Rise, Meghan, sotto la maschera e allargò le braccia. Vedeva tutto: Misty che sparava sulle palle, Misty che schivava goffi pugni sparando alla fronte; vide Kendal stendere un energumeno accecato spezzandogli entrambe le braccia dietro la schiena, Isaac che strappava i denti con un martello raccolto da terra, il suono del ferro sull'osso. La Città era così... Era sporca e crudele. Colpì un occhio, poi il dorso di una mano, strappò tre dita da una mano a terra che tentò di afferrarle la caviglia. 

    Saltò a piedi uniti sulla schiena di un altro ceffo, picchiandolo una volta, con violenza, in mezzo allo scapole. Erano liberi... Tutti loro lo era o. In quel trionfo di follia, disagio, degrado... Vedeva come ognuno dei suoi brillasse, lì, in quella gloriosa rissa. Alla fine il fumo si levò del tutto, l'aria tornò pulita e si guardarono attorno, osservando il sangue, coloro che strusciavano, che zoppicavano, coloro che piangevano con le mani sulla bocca distrutta. Non c'era più nessuno da pestare, o erano fuggiti o se la stavano facendo sotto tanto da non riuscire a muoversi. Persino la musica era cessata. Emise uno sbuffo e si tolse la maschera, reggendo con il polpastrello del medio sinistro. «Va bene facciamola finita, sta diventando ridicola... per voi - disse, piegandosi sulle ginocchia davanti ad uno di quelli che giacevano a terra, con le mani sullo scroto - avete imparato che se toccate uno dei miei finisce in merda vero?» chiese agitando annoiata la destra, col piede di porco che tintinnava a terra dopo esser stato lasciato andare.

    Quello la guardò dal basso all'alto, con gli altri quattro pazzi a farle da ali. Il sangue gocciolava dalle nocche dei ragazzi, Almer sputò un grumo a terra... Un pezzo d'orecchio e inclinò la testa da parte, cingendo Misty con un braccio, dandole un bacio sulla guancia. «Ma... Chi cazzo siete voi?» chiese, lacrimando dal dolore e... Dalla paura. Meghan si alzò in piedi, accendendosi l'ultima sigaretta di quella notte e fece spallucce, osservando il sangue schizzato sui piloni e su ciò che restava del vecchio arredamento... Ogni cosa era stata portata via e l'edificio cannibalizzato per alimentare il nuovo quartiere industriale della città. Un tempo c'erano uffici e sezioni, refettorio e dormitorio, impianti di smaltimento e scarichi neri si sollevavano ventiquattro ore su ventiquattro, oscurando il sole.

    «Questo posto - disse descrivendo un cerchio con l'indice destro - è stato del tutto consumato da questo mondo fottuto... Esattamente come te e i tuoi amici. Ebbene... Noi siamo coloro che non si faranno mangiare... andiamo, qui non c'è più niente da vedere».

 

[https://youtu.be/eg8TodeWCGA?si=ocPK0KpgQByStS1l]

    Osservarono il sorgere del sole ad oriente seduti su una delle travi. Ridevano, ridevano come stupidi ragazzi dopo aver fatto una bravata, passandosi alcuna delle birre che Isaac aveva portato con sé e bevendo e più bevevano più ridevano. Passata l'adrenalina della rissa, restava solo una consapevolezza. «Sapete - asserì Misty facendo ondeggiare la birra nella propria lattina e guardandolo con gli occhi umidi - sono... Sono felice di avere degli amici come voi, ragazzi».

    «Siamo noi ad essere felici di averti con noi sorella - Kendall battè la lattina con la sua, dandole un buffetto alla guancia - e invero... So i felice di poter vedere questo. Fa sembrare quasi come se questa merda non fosse così male» di appoggiò alla mano sinistra, piegando il ginocchio e poggiandoci il braccio destro. Spostò il capo su una spalla, parlando con voce appena udibile «È come hai detto Meghan, questo mondo di merda divora tutto e poi lo risputa... E la Città ne è l'esempio. Ma sai che c'è Big M? Fanculo, è la nostra Città, sbaglio?»

    «Non sbagli Negro» Meghan strinse a sé Misty, facendo pendere una gamba nel vuoto e respirando a pieni polmoni, sentendosi... Felice, semplicemente felice di fare la vita che lei... No, che tutti loro avevano scelto «La Città è come una puttana, che prima ti fa toccare il cielo con un dito e poi ti toglie tutto... ma resta la nostra casa... non perdoneremo mai nessuno che osi insudiciarla... indipendentemente da quanto stanno in alto». 

    Il sole si sollevò, le dita rosa dell'alba si tesero sul paesaggio, urbanizzato e cementificato nel giro di miglia e miglia e a distanza di leghe si vedevano altre costruzioni, i treni della rete ferroviaria, le fabbriche sui binari che si spostavano avanti e indietro. Era tutta una merda, pensò Meghan... Ma lei aveva i suoi amici e quindi, alla fine del conti, non era poi così male. «Vi voglio bene ragazzi» sussurrò. Nessuno aggiunse nulla, si sorrisero e quei sorrisi valevano più di diecimila parole.

   
 
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