Libri > Grishaverse
Ricorda la storia  |      
Autore: Shireith    15/11/2023    1 recensioni
Alla fine è bastato parlargli per dirgli di impostare la sveglia a un livello umano, nel frattempo Matthias è diventato il fidanzato di Nina, Inej la sua fidata compagna di palestra, e Kaz non ha mai smesso di volerlo investire con un camion. Così, per testare la resistenza dello scheletro umano. Un piccolo passo per Matthias, possibilmente non sulle strisce pedonali, un grande passo per Kaz.
O: la Modern!AU in cui Jesper cerca, fallisce, e infine riesce a rimorchiare Wylan. Nel frattempo Wylan frequenta squilibrati, Inej e Matthias vanno in palestra, Nina e Kaz visitano obitori.
‣ Storia scritta per la challenge Due ore, quattro prompt indetta sul forum Ferisce la penna.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jesper Fahey, Wylan Van Eck
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Due ore, quattro prompt'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Intrigo


 I. Crimine
 Inej lo guarda; una ruga le spacca a metà le sopracciglia. Kaz ha la faccia di chi vorrebbe farsi saltare in aria.
 Jesper sa esattamente cosa prova. Vorrebbe dirgli: andiamocene di qui, Kaz. Io e te. Andiamocene e buttiamoci sotto un treno. Ci stai?
 Nina sventa l’eventuale doppio suicidio sbattendo sul tavolo un vassoio pieno di dolci. «Offre la casa.»
 Una mano sul fianco, un sopracciglio arcuato: aspetta.
 La confessione del criminale.
 «Allora», dice Inej, «che cosa è successo?»
 Jesper agguanta un dolcetto alla cannella e se lo ficca in bocca. Medita sui possibili modi in cui strozzarsi, ma Matthias, purtroppo, conosce la manovra di Heimlich. Fanculo al palestrato e alla sua amica palestrata.
 «Sono andato da Wylan e gli ho chiesto di uscire.»
 «Mmh.» 
 Kaz si pulisce le labbra con un fazzoletto.
 Dacci un taglio, vorrebbe dirgli Jesper. Smettila di mangiare come fossi in un ristorante a cinque stelle.
 Ma Kaz si pulisce gli angoli della bocca, ripiega il fazzoletto e lo lascia sul tavolo. In faccia il sorriso di chi ama i cannoli.
 «E perché ora non sei nel suo appartamento?» chiede l’amante dei cannoli.
 «Perché» – Jesper prova a pensare a una via di fuga, a un alibi che lo scagioni dalla figura di merda più epocale della sua vita – «pare ci sia qualcun altro.»
 «Il suo coinquilino?» dice Nina.
 «Sua madre?» dice Matthias.
 «Il suo ragazzo.»
 «Kaz!»
 Inej gli dà un colpetto sul braccio, ma non è che cambi qualcosa. Kaz, lui e il suo bidone dell’immondizia al posto del cuore – la metafora l’ha gentilmente offerta Nina quella volta che Kaz ha suggerito di mettere sotto il coinquilino di Jesper con un camion, e da allora Jesper non riesce a scrollarsela di mente – hanno ragione.
 Jesper pensava fosse semplice. Andare da Wylan e dirgli: ehi, sei bellissimo. Ti va di venire a questa festa con me?
 Invece Wylan gli ha detto, prima che Jesper potesse mettere in chiaro le cose: «Ah! Anche al mio compagno piace quella band!»
 Jesper sospira. «Matthias, quanto ci metti a fare la manovra di Heimlich?»
 «Nina.» Il nome in bocca a Matthias suona come un ordine. «Porta via i dolcetti.»
 
II. Antefatto
 Che cosa hanno in comune uno studente di ingegneria e uno studente di cinema?
 No, non è una barzelletta: ma il dilemma amletico di Jesper.
 Wylan studia… qualcosa relativo all’arte. Jesper non ricorda esattamente cosa; qualcosa a metà tra arti figurative, arte e cinema, l’arte nel cinema, il cinema nell’arte. Non ricorda. Ha tante cose a cui pensare. Wylan. Gli esami. Wylan. Suo padre, ch’è rimasto solo da quando è morta sua madre. Wylan. Come evitare i continui inviti di Matthias e Inej a iscriversi in palestra con lui.
 Wylan.
 Jesper pensa ogni giorno a quel ragazzo che ha visto alzare la mano in classe due mesi prima.
 «Ah, sì… Hendriks», ha detto il professore.
 Wylan, ha poi scoperto Jesper. Wylan Hendriks. Da due mesi, Jesper si rigira quel nome in testa, lo assapora come miele che si scioglie sulla lingua senza mai andarsene veramente, lasciandoti con la voglia costante di assaggiarne altro. Una droga, quasi.
 A Wylan piace il cinema. A Jesper, non tanto. I film li guarda, ma dubita sia cinema vero – non gli piace quest’espressione, eppure non può far a meno di pensare che Wylan Hendricks, e chiunque sia del settore, la pensi così. Come si può sperare che una romcom natalizia competa con un film di quattro ore di un regista russo morto suicida, copie vendute due?
E insomma. I film che guarda Jesper sono il guilty pleasure di chi non è riuscito a guardare più di venti minuti di un film di Kubrick senza volersi sparare in un occhio. Jesper non sapeva nemmeno chi fosse Kubrick. L’ha sentito nominare una volta e ha pensato: ah, sì, quello del cubo?
 «E tu che cosa gli hai detto?»
 Inej lo sta psicanalizzando come fosse già laureata – studia medicina, non psicologia, ma magari non cambia molto? Nina, da brava cameriera e amica, ha preso i dolcetti e li ha distribuiti non equamente. Cinque a lei, tre a Matthias, quattro a Inej. Zero a Jesper, perché strozzarsi è sbagliato. Zero a Kaz, perché è ancora arrabbiata che Kaz abbia suggerito di investire Matthias con un camion.
 «Che la band me l’ha consigliata il mio partner.»
 Inej butta le braccia al vento. «Jes!»
 «È la prima cosa che mi è venuta in mente! E comunque non stavo pensando a te come finta fidanzata. Nemmeno a Nina. Portare un ragazzo potrebbe farlo ingelosire ancora di più.»
 Kaz vorrebbe incenerirlo con lo sguardo. Matthias sbatte gli occhi come avesse granelli di sabbia incastrati tra le ciglia.
 «Se ci stai», dice Jesper a Matthias, «mi faccio l’abbonamento annuale in palestra. Te lo giuro.»
 E se tutto va male, pensa, me ne vado in un altro paese sotto falso nome. Dicono sia difficile gestire una doppia vita, ma se ce la fanno Bruce Wayne, Peter Parker e soprattutto Hannah Montana, chi sono io per non farcela?
 
III. Climax
 Jesper conosce Inej dal liceo. Sono poco più di quattro anni, ma quando hai poco più di vent’anni sembrano una vita intera. Essere amici di Inej ha un solo effetto collaterale: conosci anche Kaz. Nessuno sa come Kaz abbia conosciuto Nina e viceversa. Prima che imparasse a conoscerla, Jesper temeva fosse una tipa losca. Magari lei e Kaz spacciavano insieme? Andavano a rubare a casa delle vecchie? Le opzioni sono infinite.
 «Kaz», gli ha detto Nina quando Kaz ha proposto l’idea di mettere sotto Matthias con il camion, «se ti azzardi a sfiorare Matthias, ti mando all’obitorio. Ricordati l’ultima volta che ci siamo stati.»
 Jesper ha rischiato di strozzarsi davvero, quella volta. È così che hanno scoperto che Matthias aveva insegnato la manovra di Heimlich a Inej, sua compagna fidata di palestra. A onor del vero, Kaz ha gentilmente proposto di investire Matthias perché all’epoca era ancora il coinquilino che svegliava Jesper alle quattro e mezza del mattino, lui e la sua cazzo di sveglia che si sente fino alle cime innevate del Tibet.
 Alla fine è bastato parlargli per dirgli di impostare la sveglia a un livello umano, nel frattempo Matthias è diventato il fidanzato di Nina, Inej la sua fidata compagna di palestra, e Kaz non ha mai smesso di volerlo investire con un camion. Così, per testare la resistenza dello scheletro umano. Un piccolo passo per Matthias, possibilmente non sulle strisce pedonali, un grande passo per Kaz.
 Comunque, se quella sera finiscono tutti in ospedale al capezzale di Matthias non è colpa di Kaz, piuttosto di Jesper. Anche se Jesper ci terrebbe a far notare a tutti che se una persona squilibrata ti taglia la strada e tu sbandando metti sotto una vecchietta – anzi, no, un criminale: per quelli si prova meno empatia – non è colpa tua ma di quello che ti ha tagliato la strada. Così come non è colpa di Jesper se il fidanzato di Wylan è uno squilibrato e ha colpito Matthias in testa con un violino.
 «Hannah! Io amo solo e soltanto Hannah!» 
 Jesper riesce ancora a sentirlo strillare come se fosse a due passi da lui e non sotto la finestra di Hannah a urlare quanto la ama, lei e soltanto lei, e non la tradirebbe mai con nessuno. Né Wylan Hendriks, né nessun altro.
 «Mi dispiace per il mio coinquilino.»
 Wylan è seduto di fianco a lui in sala d’attesa e lo fissa con la coda dell’occhio. 
 «Evan è…»
 Uno squilibrato?
 «… una persona molto particolare.»
 Mh.
 «Perché ci stai insieme?»
 Wylan spalanca gli occhi. Sono grandi come l’oceano; Jesper vorrebbe tuffarvicisi dentro.
 «Non ci sto assieme», dice Wylan. «Evan è il mio coinquilino.»
 «Ah.»
 AH.
 «Pensavi fosse il mio fidanzato?»
 La bocca di Jesper rimane semiaperta per alcuni istanti prima che le parole gli arrivino al cervello. «L’hai chiamato ‘compagno’», dice alla fine, e per quanto l’unico testimone sia la sua memoria, Jesper sa che è una fonte affidabilissima, lo sa perché quella parola, compagno, gli ha aperto in due il cuore e ha calpestato le sue speranze.
 «Ah. Sì.» Wylan scuote la testa. «Compagno di teatro. Facciamo spettacoli insieme. Evan ha già una fidanzata, si chiama Hannah.»
 In effetti quella parte era poco chiara.
 «Hannah Montana?»
 Wylan inclina la testa di lato come un gatto in ascolto. Sembra, comprensibilmente, confuso. «Hannah e basta.»
 Be’, Hannah e basta non dovrebbe stare con Evan.
 Evan, secondo Jesper, dovrebbe stare sotto stretto controllo. Jesper stesso l’avrebbe legato al primo letto che gli fosse capitato a tiro, ma che lui sappia, tenere le persone in ostaggio non è legale nemmeno in ospedale. O forse sì? Dovrebbe chiedere a Kaz.
 O a Nina.
 Se non in ospedale, magari in obitorio?
 
IV. Risoluzione
 Evan, scoprirà Jesper più tardi, quella sera finisce per passare la notte in carcere. Non tanto perché sia squilibrato, ma perché un vicino di Hannah e basta chiama la polizia per disturbo alla quiete pubblica. L’amore è nell’aria, ma meglio che non sia l’aria delle tre di notte.
 «Quindi Matthias non è il tuo fidanzato?» gli ha chiesto Wylan prima della faccenda Evan-va-in-carcere-ma-purtroppo-solo-per-una-notte.
 «Dio, no.» 
 Jesper, in fondo, vuole bene a Matthias, e non vorrebbe sembrare così disgustato. Matthias è etero: ma non è questo il problema. Jesper ha tanti amici etero. Ha, purtroppo, un amico palestrato, ed è molto peggio che essere etero.
 «Sai quant’è pesante sentire Matthias e Inej parlare di massimali e panca piana?» 
 E tutte quelle altre cose che non capisce.
 «Potrebbe esserti andata peggio», ridacchia Wylan. «Potrebbe esserti capitato un Evan.»
 Qui Jesper scopre della notte passata in carcere. Wylan gli dice poi che Evan ha chiesto ad Hannah e basta di andare a convivere, e Hannah e basta e ha risposto di sì. Evan si trasferisce dall’altra parte della città. Jesper non si è mai sentito più leggero.
 Lo rivedono, però, un’ultima volta: alla festa di Natale che Wylan organizza in casa con l’aiuto di Jesper. (Si sono messi insieme la notte di Halloween e a Natale dello stesso anno danno già una festa insieme. Incredibile.)
 Evan si presenta non invitato, mezzo ubriaco. Piange: Hannah e basta l’ha lasciato.
 «Non mi ama più!»
 E ci credo, vorrebbe dire Jesper. Ma si trattiene, perché non vuole tornare in ospedale al capezzale di Matthias, e ci tiene che la storia dell’obitorio di Nina e Kaz sia l’unica del suo gruppo di amici.
 «Mi ha lasciato! Perché mi ha lasciato? Ho solo ventitré anni e sono una celebrità!»
 «Evan, hai vent’anni, e l’ultima volta al nostro spettacolo c’erano solo otto persone. Tre di loro erano tua madre, tuo padre e tua nonna.»
 «La mia famiglia mi vuole molto bene.»
 Wylan annuisce. 
 «Non vorrebbero che morissi oggi. Non lo vorrebbero, vero, Wylan?»
 Wylan scuote la testa. «No, non lo vorrebbero.»
 Anche Evan allora annuisce. Forte, convinto. 
 «Sono una celebrità», recita ad alta voce. «Ho ventitré anni e sono una celebrità.»
 E se ne va. Qualcuno – forse? – gli chiama un taxi.
 «Sono una celebrità!» si sente urlare giù in strada.
 Otto persone, Evan, pensa Jesper. Otto cazzo di persone.
 Tua nonna, per l’amor di Dio.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Grishaverse / Vai alla pagina dell'autore: Shireith