Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Jeremymarsh    15/11/2023    6 recensioni
Nel peggior giorno della sua vita, Kagome ripensa alle leggende che il nonno le raccontava da piccola prima di andare a dormire e alle quali ha smesso da tempo di credere.
È convinta che sia ormai impossibile uscire dal baratro in cui è precipitata all’improvviso, ma non è detto che tutti i mali vengano per nuocere. Un unico evento – per quanto disastroso – ha provocato conseguenze impensabili e ben presto dovrà affidarsi credenze e valori finora ignorati per sopravvivere, lasciando dietro ogni cosa conosciuta.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, izayoi, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon, Soulmate!AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XXVII: Un cuore umano


 

 

“Per quanto una situazione sia disperata, c’è sempre una possibilità di soluzione. Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità.”

Norwegian Wood, Haruki Murakami

 





“Mia cara Kagome,” la interpellò Naraku, distogliendo infine lo sguardo da Inuyasha, “sembra che tu sia stata brava ad ingannarmi. Te lo concedo.”

La ragazza strinse i denti, lasciando andare Rin, mentre Inuyasha si frapponeva tra lei e Naraku; si alzò in piedi e raddrizzò le spalle mentre manteneva il suo sguardo, senza farsi intimidire. Mai più.

Dimostrazione che non piacque molto a Naraku.

“Ma se il tuo desiderio, infine, è quello di restare con questo mezzo demone, ti accontenterò. Vi spedirò all’inferno insieme!” continuò prima di sferrare il primo attacco, lanciando un tentacolo nella loro direzione a grande velocità.

Inuyasha fu più veloce e con un agile movimento della spada troncò quello e gli altri che lo seguirono.

“Ti sei stancato di aspettare, eh, Naraku?” lo provocò. A quanto pare non aveva altra scelta se non rispondere ai suoi attacchi, nonostante si trovassero ancora in quel luogo per nulla adatto e da soli, senza rinforzi.

Non che Inuyasha avesse davvero paura di soccombere a Naraku, ma l’ansia di non potere mettere al sicuro sia Kagome che Rin non giocava di certo a suo favore. Però, visto che non avevano alternative, sapeva di dover contare su Kagome e, per questo, la guardò con la coda dell’occhio sperando che lei cogliesse e capisse il messaggio.

“La mia trasformazione è oramai ultimata e non ho bisogno degli ultimi dettagli per uccidere un essere inferiore come te,” continuò ancora Naraku, mentre Kagome rispondeva al fidanzato con uno sguardo identico e si affrettava a raccogliere arco e frecce che erano stati abbandonati in precedenza.

Avrebbe fatto la sua parte, senza lasciare che Inuyasha si occupasse di Naraku da solo, e sapeva anche già come: avrebbe tentato di colpirlo nel punto in cui tutti i demoni che lo formavano si univano, il nucleo. Anche se ora era nascosto, aveva avuto modo di localizzare la sua posizione quando era arrivata, prima che il suo corpo ritrasformato lo coprisse, quando ancora stava facendo finta di essere tornata da lui.

La freccia che scoccò colse di sorpresa anche Inuyasha, ma era troppo occupata a tirare il fiato e osservare come colpiva e accecava il bersaglio con la sua luce purificante per accorgersene.

Eppure, proprio quando era sicura di avercela fatta, il sorriso e la risata maligna di Naraku la fecero ricredere.

“Credevi che qualcosa del genere bastasse a uccidermi, Kagome?” la pungolò mentre il buco che la freccia aveva creato si richiudeva sotto i loro occhi.

“Ma come…” provò a dire. “Inuyasha, quello è proprio il punto in cui la massa di demoni si unisce, non capisco. Pensavo fosse il suo punto debole.”

“Non hai sbagliato più di tanto,” la corresse lui, incrociando lo sguardo di Naraku che, sebbene sorridesse beffardo era anche parecchio disturbato dall’azione della sacerdotessa. Era chiaro fosse rimasto sorpreso dalla velocità con cui Kagome aveva mascherato un punto vitale – anche se non così vitale, se era ancora vivo. “Direi che nel frattempo vale la pena continuare a colpirti sempre in quel punto, vero Naraku? Per quanto puoi continuare a rigenerarti?” gli chiese mentre con la spada cercava di colpirlo e Naraku indietreggiava per schivarlo, accorgendosi di nuovo del poco spazio a disposizione.

“La differenza, mezzosangue, è che a me basterà tagliarti la testa per farti fuori!” gli urlò di rimando mentre rispondeva ai suoi attacchi. “Prova a colpirmi quanto vuoi, sarà tutto inutile, anche se sei troppo stupido per capirlo.”

Combattersi nella piccola caverna si stava rivelando faticoso e sia Inuyasha che Kagome stavano incontrando difficoltà a difendersi e attaccare mentre, allo stesso tempo, dovevano fare anche attenzione al corpo inerme di Rin. Sebbene i numeri e la lucidità fossero più dalla loro parte, sapevano che non avrebbero potuto continuare così all’infinito, soprattutto dato che Naraku sembrava davvero in grado di rigenerarsi all’infinito.

E mentre rifletteva sulla loro situazione a Inuyasha balenò in mente un’altra possibilità e inizio a chiedersi se avessero potuto uscirne vivi se avesse deciso di far crollare la caverna nel tentativo di scappare da quella gabbia. Valeva la pena provarci? Kagome sarebbe stata in grado di portare in salvo lei e Rin prima che le mura rocciose fossero cadute loro addosso?

Si voltò verso la compagna e cercò di trasmetterle un altro messaggio con gli occhi mentre impugnava Tessaiga e si preparava a lanciare l’attacco che avrebbe certamente distrutto tutto.

Kagome ne rimase inizialmente confusa, accanto alla determinazione cocente che lesse nei suoi occhi vi era un’indistinguibile paura che, nella loro attuale situazione, non presagiva nulla di buono. Voleva urlargli di non farlo – qualsiasi cosa avesse in mente –, di non agire in modo avventato, ma prima che potesse lui si era già voltato e aveva alzato la spada, pronto.

Allora, in un ultimo disperato tentativo, corse verso Rin, sperando che il compagno sapesse ciò che faceva.

 

*

 

Voltate le spalle al padre, Sesshomaru si era avviato a gran velocità verso la caverna, facendosi guidare dalle voci che provenivano da essa, ma proprio quando stava per raggiungerla un altro odore lo immobilizzò, prendendo il sopravvento e facendogli perdere infine l’ultimo briciolo di razionalità che gli restava, tanto da dimenticare anche la sua operazione di salvataggio.

A pochi passi da lui Byakuya stava scappando, cercando di mettersi in salvo proprio ora che le cose si stavano mettendo per il peggio. I suoi vestiti, le sue mani, però, portavano ancora l’odore di colei che aveva rapito e trasportato, proprio ciò che aveva provocato Sesshomaru.

Il demone cane gli si piazzò di fronte, rigido come non mai, mentre la sua rabbia aumentava man mano che il profumo di Rin su Byakuya solleticava le sue narici.

Quest’ultimo, cogliendo il pericolo e non essendo prono a combattere, fece un balzo all’indietro nel tentativo di sfuggirgli, ma la rabbia di Sesshomaru lo rendeva ancora più veloce e non fu abbastanza perché in un attimo gli aveva stretto il collo in una morsa cominciando anche a corrodergli la pelle attraverso il veleno che secerneva dalle unghie.

Byakuya era scaltro, però, e aveva dovuto imparare ad esserlo nella vita, non avendo grandi doti di combattimento ed essendosi trovato più e più volte in situazioni pericolose che necessitavano di una mente veloce e una soluzione che presupponesse il minor numero di danni. Così, adesso, ad un passo dall’essere sciolto dalle unghie di Sesshomaru, capì subito ciò che doveva fare per salvarsi: con un mezzo sorriso si trasformò, lasciando nelle mani del dai-youkai un misero fiore, mentre un origami a forma di uccello si allontanava il più veloce possibile nel cielo.

Sesshomaru ringhiò per la rabbia e l’orgoglio ferito, sentendo sotto il suo naso ancora l’odore del demone e quindi intenzionato a cercarlo ovunque si stesse nascondendo – era sicuro che non fosse andato poi così lontano. Eppure, prima che potesse rincorrerlo, un brivido freddo gli percorse tutta la schiena seguito dal rumore imminente di un crollo.

Voltandosi di scatto, ebbe a malapena il tempo di incrociare gli occhi terrorizzati della sacerdotessa prima di scattare nella sua direzione urlando un solo nome: “Rin!”

Kagome, che si era già vista sotterrata dalle macerie, si aggrappò con fatica alle braccia di Sesshomaru – parso davanti a lei come un miracolo – mentre queste si allungavano a sorreggere il corpo pesante di Rin che aveva trascinato con sé. Un attimo dopo era al sicuro, lontana dal crollo e dai detriti, libera di cacciare tutta l’aria che aveva trattenuto nei polmoni.

Il terrore, però, non voleva lasciarla andare; nei suoi occhi ancora un’immagine che l’avrebbe perseguita per sempre, nella gola l’eco delle urla che aveva cacciato appena si era resa conto di quali fossero le intenzioni di Inuyasha.

Aveva visto il vento circondare la sua spada alzata e sentito il suo grido di battaglia prima che l’abbassasse e colpisse Naraku con un attacco che, in un secondo, aveva fatto crollare tutta la grotta su di loro.

Aveva pensato fosse la fine, ma Sesshomaru l’aveva salvata perché aveva avuto Rin stretta a sé tra le braccia, ma che ne era stato di Inuyasha?

Con il viso bianco e gli occhi sgranati, tornò nella direzione in cui si trovava la grotta pensando solo al fidanzato che si trovava ancora sotto le macerie, al poco tempo che le restava per mettere in salvo anche lui. Tuttavia, quando fece per tornare indietro degli artigli la tennero per la manica della veste, bloccandola.

“Lasciami,” urlò a Sesshomaru con le lacrime che cominciavano a scenderle sul volto. “Lasciami andare da lui,” ripeté, non comprendendo per quale motivo volesse trattenerla se finora le aveva riservato solo odio.

Davvero non gli importava se Inuyasha morisse in quel modo?

Non ottenne risposta se non uno sguardo impassibile, ma la sua mano continuava a bloccarla e sebbene sembrasse che non vi stesse impiegando alcuna forza, Kagome non riuscì comunque a sfuggire dalla sua presa ferrea.

“Se non mi lasci andare Inuyasha morirà, davvero non ti interessa?” gli urlò contro, disperata. “Dopo aver salvato Rin lo abbandoneresti ancora?”

“Zitta!” sibilò infine Sesshomaru, lasciandola effettivamente senza parole, per poi riportare gli occhi verso il luogo del crollo e osservare qualcuno rialzarsi da sotto le macerie.

Kagome trattenne il fiato seguendo il suo sguardo. “Inuyasha!” urlò, prima di emettere un verso strozzato nel vedere Naraku e la sua espressione compiaciuta.

La risata sguainata e stridula che ne seguì avrebbe potuto renderla sorda.

“Non ti preoccupare, Kagome, lo raggiungerai a breve. Non ti avevo promesso di spedirvi insieme all’inferno, dopo tutto? Mi assicurerò di farti fare una fine migliore, però,” sorrise malignamente.

Il ringhio di Sesshomaru interruppe il suo discorso compiaciuto. “Come se qualcuno con il sangue dell’Inu-no-Taisho potesse incontrare una fine tanto ignobile. Devi essere più illuso di quel che credevo, Naraku,” mormorò, prendendo le difese del fratellastro e stupendo Kagome una seconda volta.

Che Inuyasha non corresse pericolo? La sicurezza che trasudava da Sesshomaru non poteva essere una messinscena, in qualche modo doveva essere certo delle sorti del fratellastro – o almeno questo era ciò che la sacerdotessa voleva a tutti i costi credere.

Non poteva accettare che Inuyasha perisse in quel modo dopo tanta fatica.

Naraku fece una smorfia. “Il tuo improvviso amore fraterno non cambierà la situazione, Sesshomaru. Inuyasha è morto, ucciso dal fendente della sua spada, e a breve tutti voi incontrerete una fine simile. Avrei voluto riservarti un posto migliore dentro di me, dopo tutto è vero che il sangue che scorre nelle tue vene è nobile e forte, ma dato il tuo rifiuto farò in modo di accontentare anche te.”

“Uh, vedo che non ti è ancora passata la voglia di chiacchierare,” arrivò una voce stentata da dietro di loro, prima che la figura di Inuyasha emergesse dalle macerie e cominciasse a tossire. “Forse è il caso che ti faccia riposare un po’ la bocca,” gli intimò prima di asciugare la propria con la manica della sua veste.

“Inuyasha,” Kagome mormorò, lanciando un’ultima occhiata a Sesshomaru e poi urlando una seconda volta il nome del fidanzato, salvo nonostante le ferite riportate. E sebbene sapesse di doversi dare una controllata, che la battaglia era tutt’altra che conclusa, non riuscì a fermarsi e cominciò a piangere ancora più forte tanto era il sollievo.

“Keh, chi altro sennò? Non avrai mica creduto che morissi per così poco e ora… ora posso uccidere questo mostro con quanta libertà voglio,” sogghignò impugnando meglio la Tessaiga.

Naraku rise ancora di più, sguaiato, guardando Inuyasha con superiorità. “Come vorresti farlo? La tua ultima trovata non mi ha minimamente danneggiato, ma lo stesso non si può dire di te. Sicuro di riuscire ancora a maneggiare quella tua inutile spada?”

Non aveva tanti torti, dal crollo della caverna Naraku sembrava essere uscito illeso, ma Inuyasha aveva riportato, oltre a molte escoriazioni, un braccio rotto, che ora gli ricadeva come un peso morto sul fianco. Per fortuna, però, non era quello portante e oltre alla sua normale sfacciataggine, era proprio questa informazione a rendere Inuyasha sicuro di sé. Fin quando avrebbe potuto utilizzare il braccio destro sarebbe stato in grado di sopportare il dolore e attaccare Naraku, soprattutto adesso che si trovavano all’aperto.

Nel frattempo Kagome gli si era avvicinata, l’arco stretto forte tra le sue dita e lo sguardo che voleva dividersi tra il fidanzato e il volto deformato dalla rabbia di Naraku. Voleva accertarsi dello stato di salute di Inuyasha, ma sapeva anche che fin quando non avrebbero ucciso Naraku non avrebbe potuto permettersi di ignorarlo. Così silenziò quell’altra battaglia che imperversava dentro di lei, così come quella parte che avrebbe voluto scomparire e riapparire in un altro mondo, uno dove contava solo l’abbraccio caldo della persona amata. Dopo tutto, sapeva che quanto prima avrebbero sconfitto Naraku, prima quel desiderio sarebbe divenuto realtà.

Allora, conscia di quella realtà, i suoi occhi smisero di vagare preoccupati per posarsi infine solo sul nemico.

Fu forse quella nuova determinazione mista alla rabbia a darle una nuova prospettiva con la quale guardare quell’ammasso di resti di demoni che era Naraku, una volta Onigumo; la sua vista spirituale si rafforzò e solo allora le parve di notare qualcosa di nuovo a cui prima non aveva fatto caso.

All’altezza della spalla sinistra una macchia scura pulsava e si contraeva, come un organo che però non apparteneva in quel punto, così nero da superare forse la stessa anima di Naraku. Kagome osserverò quel pulsare, senza lasciarsi distrarre dallo scontro verbale nel quale erano ancora ingaggiati gli altri, e cominciando a contare i secondi si accorse cosa fosse davvero quel movimento invisibile a tutti gli altri: il battito di un cuore.

Aprì di poco le labbra davanti quella scoperta che la bloccò per un istante prima che si riprendesse e afferrasse una freccia dalla faretra; agendo il più veloce possibile per non allertare Naraku, la scoccò mirando in quel punto, certa ormai che fosse quello il suo vero punto debole e non il nucleo come aveva precedentemente pensato.

Ma l’improvviso aumentare della sua aura spirituale aveva richiamato l’attenzione di Naraku che, lasciando perdere Inuyasha, si spostò appena in tempo per evitare la freccia, la quale si conficcò in un albero alle sue spalle.

Ancora più arrabbiato, Naraku si accanì su Kagome, deciso a ucciderla per prima visto che si stava rivelando una scocciatura maggiore del mezzosangue, ma Inuyasha prevedendo il suo attacco spostò sia lui che Kagome ben prima che potesse colpirli.

Ripresasi dallo shock e consapevole di essere stata ormai scoperta, Kagome parlò: “Il suo punto debole è quello, Inuyasha. Sulla spalla sinistra vi è un cuore umano, nero e marcio, che è senza ombra di dubbio apparteneva a Onigumo. Ne sono certa, bisogna colpire lì per ucciderlo.”

Inuyasha strinse gli occhi cercando di notare ciò che Kagome gli aveva indicato, ma per quanto si sforzasse l’unica cosa che continuava a vedere era l’armatura spinata di Naraku. “Non c’è nulla, Kagome. Io non-”

Come aveva immaginato, erano i suoi poteri spirituali ad aumentare la sua vista, ma anche se Inuyasha non riusciva a scorgere il vero cuore di Naraku non voleva dire che non avrebbe potuto aiutarla a colpirlo. “Dobbiamo colpirlo alla spalla sinistra; mira solo lì.”

“Ancora una volta mi stupisci, Kagome, ma averlo scoperto non ti aiuterà. Credi che vi lascerò colpirmi con così tanta facilità?” la schernì.

“Questo e altro, Naraku,” urlò a gran voce per farsi sentire in modo chiaro dal lato opposto della radura. Ce l’avrebbe messa tutta per finirlo ed era sicura che con Inuyasha accanto a lei avrebbe raggiunto anche l’impossibile, ciò che solo pochi mesi prima non avrebbe nemmeno osato immaginare.

Tuttavia si rese presto conto di quanto l’aver scoperto il vero punto debole di Naraku non avesse cambiato di tanto le sorti della battaglia.

Rispondeva a ogni loro attacco instancabilmente e non sembrava nemmeno provato dall’inferiorità numerica; la barriera che in precedenza aveva eretto attorno al suo nucleo per evitare che il suo corpo venisse fatto più volte a pezzi ora era stata trasferita alla spalla, facendo sì che qualsiasi attacco la sfiorasse non gli facesse nulla. E non importava che Inuyasha e Kagome fossero riusciti più volte a ridurlo a pezzi, Naraku si ricomponeva sempre poco dopo, pronto a rispedire loro quegli attacchi.

“Ne ho abbastanza di questa sceneggiata,” ringhiò Inuyasha, “non ho intenzione di farmi prendere ancora in giro in questo modo. Cosa farai, Naraku, continuerai a scansarci e difenderti la spalla sinistra?”

“Ho una soluzione per te, Inuyasha: lascia che ti uccida se vuoi che questo ridicolo teatrino finisca al più presto,” gli sorrise, tranquillo e sicuro della sua vittoria.

E Kagome poteva anche capire perché lo fosse; dopo tutto avevano scoperto la sua debolezza ma non stavano riuscendo a sfruttarla.

La determinazione che prima aveva rinsaldato i suoi propositi, dandole nuova forza, non sembrava ancora abbastanza, ma nemmeno voleva abbandonarsi alla disperazione perché sapeva che nel momento in cui l’avesse fatto tutto sarebbe finito. Eppure, proprio quando era sicura che non ci fosse nient’altro da fare se non continuare a provare, sentì nella mente una voce familiare che la incitava.

Mutando tutti i suoni esterni e concentrandosi solo su di essa, Kagome fu in grado di riconoscerla come un ricordo e solo in quell’istante le ultime parole di Kaede trovarono finalmente un significato così come la fiducia che aveva riposto in lei.

All’improvviso ogni suo senso si amplificò: sentiva il battito del suo cuore rimbombarle impazzito nelle orecchie, rendendola sorda a ogni altra cosa, la porosità del legno dell’arco sotto i suoi polpastrelli, l’odore della terra umida sotto i suoi piedi, il suo sapore in bocca, e vedeva con particolare chiarezza il suo obiettivo. No, non Naraku nel suo complesso, ma solo quella massa nera che continuava a pulsare e pulsare come per prendersi gioco di lei e dimostrarle che non sarebbe mai riuscita a bloccare per sempre il suo movimento.

Attorno a quello tutto il resto era sfocato, ma Kagome non aveva bisogno di vedere altro.

Sapeva che era quello il momento di cui Kaede le aveva parlato, quello in cui ogni dubbio doveva sparire per far spazio alla certezza e alla sicurezza: avrebbe scagliato quella freccia e colpito il centro del bersaglio, incurante di tutte le volte in cui non ce l’aveva fatta.

Non si rese conto che attorno a lei ogni attività era cessata e che anche Inuyasha e Naraku si erano accorti del cambiamento in lei, agendo entrambi a loro modo; anche Sesshomaru, che finora li aveva ignorati, si concentrò su di lei. Ma a lei non importava.

Invece scagliò il fendente affinché neanche un altro battito potesse scuotere quel cuore che una volta era stato umano, seguì la sua traiettoria fino a quando non raggiunse l’esterno della barriera che aveva respinto tutte le altre e, nel momento in cui vide la freccia sparire, tirò il fiato.






N/A: 

Non sembra vero nemmeno a me, ma ce l'abbiamo fatta. Dopo tanta attesa ecco il capitolo e, come avrete capito, ci avviciamo alla fine. Dopo il prossimo, prevedo un paio di capitoli più l'epilogo per chiudere ogni punto di trama. Diciamo che forse arriveremo a un totale di 32, 33 capitoli massimo? 
Spero di non farvi aspettare di nuovo troppo per il prossimo, ma nel frattempo mi farebbe tanto piacere rileggervi tutti nei commenti. 

Vi abbraccio 💕.

 

   
 
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