L'ultima fiala di Amortentia





Acqua di luna, uova di ashwinder, petali di rosa, peperoncino in polvere.

Non annusi, ti tappi il naso mentre versi.

È tutto perfetto, soltanto che –

Vorresti che lui ti guardasse. E lo fa, ti guarda. Però.

Però le sue mani sono fredde, i suoi gesti meccanici e i suoi occhi vitrei. Sono occhi che non guardano davvero, pensi. Sono occhi che ti mettono a disagio, che ti fanno sentire vuota e invisibile , occhi che pensano ancora a un’altra donna. Non sta guardando te, ti guardano attraverso, e tu non puoi fare altro che aggrapparti comunque a lui, cingere con le braccia le sue spalle mentre fate l’amore, anche se amore non è, anche se amore lo è soltanto a causa di una pozione.

“Tom, un bicchiere di vino?”

“Come vuoi, mia cara”.

Come vuoi. C’è qualcosa che vuole Tom?
 

Vorresti che quella sensazione durasse per sempre: lui che ti tocca, affonda dentro di te, ti guarda – non ti guarda.

Non ti guarda mentre lo stringi al tuo petto come fosse un bambino, gli accarezzi i capelli con devozione e gli sussurri le parole più dolci che conosci. Non ti risponde, non sa neanche il tuo nome probabilmente, diamine, sembra aver dimenticato perfino il suo! È un involucro vuoto, non l’uomo che desideravi. È la pozione che lo ha reso così, ti dici, è per quello che non riesce a guardarti. Però deve averlo sentito, nella sua pelle, la passione che hai sentito tu, è lì sotto da qualche parte, sotto lo strato di liquido dell’amore che invece di farlo innamorare lo ha fatto addormentare.
 

“Altro vino, Tom?”

“Come vuoi, mia cara”.

Mia cara. Merope non lo dice mai.
 

Vorresti soltanto essere amata, anche se quell’amore devi comandarlo: guardami.

Guardami, Tom, mentre ti svegli. Non deve amarti più per una pozione, ma per tutto quello che avete vissuto insieme, per i giorni stesi sudati sul letto, abbracciati, incastrati, mentre esistevate l’uno per l’altra e tutti gli altri – nessun altro – fuori. Tu e lui, come può questo essere stata soltanto un’illusione? Conti i minuti, i secondi dalla fine dell’incantesimo, li conti dalle pagliuzze nei suoi occhi mentre pian piano riprendono vita, mentre pian piano finalmente ti guarda davvero e–
 

“Chi sei? Che cosa mi hai fatto?”

“Tom, amore!”

“Lasciami andare, strega!”
 

Forse l’Amortentia l’hai bevuta pure tu, perché cosa potevi trovarci mai in quell’uomo dallo sguardo vuoto? Verso di te quello sguardo non è mai stato vivo e vivace. Vuoto prima, vuoto dopo, vuoto sempre. Tra i polpastrelli non ti sono rimaste altro che briciole e, nel grembo, le conseguenze di quella follia. Non ti senti in colpa per aver incantato un uomo, la vittima vera, lo sai, in fondo sei tu. 

Forse il filtro d’amore avresti dovuto berlo davvero, magari saresti riuscita ad amare te stessa come mai riuscirai a fare.
 

Afferri quell’ultima fiala di Amortentia mai somministrata e avvicini il naso, piano. Finalmente inspiri. Che odore senti, Merope, cosa ti attrae, cosa ti rimane?

Dolore, disperazione e morte.