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Autore: Quella Della Pasta    27/11/2023    0 recensioni
Lucy Gray, in realtà, non gli aveva detto proprio niente. Se ne stava in punta di piedi, con quel suo stupido gonnone arcobaleno che già aveva raccolto tutta la polvere dei viali e delle gabbie dello zoo, a spiare oltre le sbarre della voliera. Ma Coriolanus era diventato bravo a immaginare cosa potesse dirgli quella stramba ragazza. Era bravo a indovinare un po' tutto quello che poteva passare nella testa della gente – condizione inevitabile, quando la tua famiglia finisce in un alloggio popolare per colpa di un padre che il politico corrotto manco lo sapeva fare, figurarsi truccare i bilanci in maniera decente – e, con lui, le parole non erano mai davvero necessarie. Dentro e fuori da quello stupido zoo.
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Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Lucy Gray Baird, Presidente Snow
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sarà per questa maledetta gelosia

Sarà per questa maledetta voglia di farti incazzare, oh-oh-oh

Maledetta euforia, sono pazza di te

(Annalisa - 'Euforia')

 

Da quando quella scriteriata di Tigris l'ha iscritto, come (non) sorpresa di compleanno, a quella chat di imbecilli oh così allegramente denominata “The Hanging Tree” («Tipo Lemon Tree», gli aveva spiegato quell'altra scriteriata di Cressida, la sua ipotetica quanto non tanto adorata futura cognatina, «ma più introspettivo e meno commerciale». Certo, come no. E lui detestava quelle canzonette da pubblicità), fatto stava che Coriolanus – “Coryo” solo per coloro a cui non avrebbe tranciato ambo le mani se si fossero mai azzardati a chiamarlo così – si era inaspettatamente ritrovato ogni pomeriggio, alle cinque men un quarto spaccate, ad aspettare con una sottile impazienza il trillo di quella ormai diventata familiare campanella elettronica.

E cioè quando Lucy Gray si collegava alla chat e finiva per parlare di poesie, delle guerre in corso e dell'inevitabile nichilismo di fronte a quei tempi crudeli – una filosofia mutuata da Guida galattica per autostoppisti, e lui preferiva nettamente la crudezza senza mezzi termini né mezze ironie di 1984. Coriolanus le rispondeva, lei pure, finivano per discutere ed uscire dalla chat alle sette spaccate, e cioè quando la Signora Nonna si sarebbe accorta che lui perdeva troppo tempo appresso a quell'aggeggio infernale del suo computer portatile. Un rudere fuori tempo massimo, recuperato allo sfascio dei militari, ma Coriolanus avrebbe preferito ammettere di essere un hipster del cazzo che ancora se la faceva agli internet point più desueti di Matusalemme, piuttosto che andare in università con quella roba sotto braccio. A meno di usarla per uccidere qualcuno, piantandogliela in testa con tutto il suo discreto peso. Il vicerettore Highbottom, per esempio.

«Lo vedi, Coryo? È per questo che non hai amici.»

Lucy Gray gli scriverebbe così, di solito, in quella chat del cazzo. E lui, manco a dirlo, le risponderebbe. Parola per parola, punteggiatura e maiuscole comprese. Ma è da un po' che Lucy Gray non entra più in chat per scrivere cose al solo scopo di pungolarlo nell'orgoglio. E lui, inevitabilmente, l'ha seguita.

Allo zoo, in effetti, non servono granché le parole. Non cogli animali. Con loro servono più gli zuccherini. O le scudisciate, a sentire il suo buonsenso. Ma Tigris adorava allungare quelle zollette ai cavalli che portavano i turisti in carrozza. Sua cugina aveva troppo buon cuore. Un giorno le si sarebbe ritorto contro, Coriolanus lo sapeva. E sperava che si sarebbe trattato di quella suonata di Cressida, la fotografa coi capelli da spacciatrice di metanfetamine ai liceali.

«E io, allora, Coryo? Cosa ti sembro? Una zingara o una scappata dal circo?»

Lucy Gray, in realtà, non gli aveva detto proprio niente. Se ne stava in punta di piedi, con quel suo stupido gonnone arcobaleno che già aveva raccolto tutta la polvere dei viali e delle gabbie dello zoo, a spiare oltre le sbarre della voliera. Ma Coriolanus era diventato bravo a immaginare cosa potesse dirgli quella stramba ragazza. Era bravo a indovinare un po' tutto quello che poteva passare nella testa della gente – condizione inevitabile, quando la tua famiglia finisce in un alloggio popolare per colpa di un padre che il politico corrotto manco lo sapeva fare, figurarsi truccare i bilanci in maniera decente – e, con lui, le parole non erano mai davvero necessarie. Dentro e fuori da quello stupido zoo.

A Lucy Gray, però, piaceva starsene lì in mezzo. E non perché la ritenesse una grande metafora pessimistica sul mondo moderno. O qualche altra stronzata che amava sparare in chat, al solo scopo di fargli tirare fuori dalla borsa il manuale di antropologia e smontare le sue teorie una per una. Lucy Gray era davvero una zingara, ed era per davvero scappata da un circo. Coriolanus s'azzardava a pensare che le piacesse passeggiare allo zoo perché lì dentro nessuno l'avrebbe mai davvero distinta dalle ragazze che se ne andavano a spasso in centro per le vetrine.

Avevano entrambi abbandonato quella chat, e i loro discorsi, da un pezzo. Si ritrovavano allo zoo ogni pomeriggio, e senza dire una parola in più del necessario, entravano, passeggiavano, guardavano gli animali in gabbia. Magari, quando Coryo era di genio, si concedevano pure un hot dog, seduti ad una panchina. Se non era di genio, Lucy Gray lo costringeva a prendere una granita. E lui odiava il freddo. Nella sua nuova casa faceva sempre troppo freddo. Ma, nei tendoni in cui lei aveva vissuto per anni, i dolci si scioglievano sempre troppo in fretta. Tra quelle gabbie, invece, avevano tutto il tempo del mondo.

E nessuna parola davvero importante da scambiarsi, in fondo.

   
 
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