Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: robyzn7d    28/11/2023    3 recensioni
“Si suppone, in quelle poche storie che venivano raccontate quando vestivo i panni di un’Oiran, che chi soffre per amore provi soprattutto rabbia, rancore e gelosia, ciò che è stato il motore per le peggiori storie d’amore che abbia mai sentito venir narrate. E il che sarebbe stato anche incline a me stessa. E invece no. Sono sconsolata e gioiosa, insieme, come tante altre inspiegabili complessità della vita.”
_______________
Personaggi:
Hiyori - Zoro - Nami.
*Spoiler dagli ultimi episodi - fine saga di Wano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
All’ombra dell’amore  
 
 
 
 
 

 
Le note alte del mio battito cardiaco m’implodono nelle orecchie, nella gola, nel petto. Sono costretta a portarmi più volte di seguito una mano sopra lo spesso tessuto delle vesti che indosso, come a voler cercare di contenerlo. E non per farlo cessare, solamente quel tanto sufficiente da permettermi di respirare. 
Il battito è scoppiettante.
Il mio cuore è in festa.
Ogni giorno.
Da giorni. 
Un battito che non riesce a trattenersi. Ha una sua propria volontà. 
E questo scoppiettio increscente é alimentato da una molteplicità di sentimenti importanti che sto vivendo con contraddizione in questo circo emotivo intenso.    
 
Guardo il mio riflesso nello specchio della pozzanghera che si è creata in mezzo al fango, ispeziono ogni nuova espressione sul mio viso. Non so come sia possibile sorridere in questo modo ancora per molto. Ho gli zigomi in fiamme.
E quanto posso piangere ancora?
Ho gli occhi irritati. Bruciano.
Due emozioni potenti che in questo momento si gemellano inesorabili in me, e lo scinderle non porterebbe una risposta che non sia quella che già conosco. Gioia e sofferenza si abbracciano, si mescolano, si toccano, convivono. 
 
Ti cerco. 
Sei il mio salvatore, dopotutto. 
Non posso permetterti di lasciarti solo troppo a lungo.
Ho esigenza di sapere tutto di te.
Vivo l’urgenza di capirti.
E il bisogno di saperti felice e soddisfatto. 
Dove ti trovi. Cosa stai pensando. Con chi sei.
Già. Con chi sei. 
A volte stai da solo, è vero.
E infatti ti ho visto stare per conto tuo; ti ho visto meditare. Hai bisogno di quella pace, e più che della natura, ti servi solo del suo silenzio.
E poi ti alleni quanto ti è possibile, o meglio, quando te lo permettono. Perché sei ancora convalescente, dal momento che sai essere un vero e proprio irresponsabile.
E sei così bello da guardare. In ognuna di queste tue versioni. E spesso ho la sensazione di essere l’unica a pensarlo. Questo é un qualcosa che mi lascia un certo sconcerto addosso. 
Anche mio fratello è estasiato da te, dalla tua forza, o meglio, dalla tua volontà. Lo capisco così bene il fascino che emani ai suoi occhi.
Sai, io sono come lui. 
È abituale, quindi, per te, isolarti, e lo fai con disinvoltura. Ma il restante del tempo, per davvero tutto il resto del tempo, lo passi con i tuoi compagni.
Sempre presente, leale, affiatato. Ritorni sempre e soltanto da loro. E in quei momenti non hai più bisogno del silenzio. Ti sta bene anche il rumore, il caos, la confusione.
Un loro che é un nido sicuro, una casa piena di amore. Un loro che è la tua famiglia.
Un loro dove c’è anche lei
 
So di non poter fare nulla per colmare il vuoto che si sta creando nella mia testa, né per aiutare ad accoglierlo. Dovrei essere raggiante adesso. Dovrei sentirmi appagata e giuliva. 
Ma forse lo sono. 
Infatti adesso mi sento come un’egoista, che anziché pensare ad onorare la rinascita del suo paese, e ricostruirlo mattone su mattone, invece, continuo a cercarti. 

Tutto può diventare vuoto. Ogni cosa bella può perdere di sapore quando la delusione arriva in modo preponderante.
Sento che sto esitando. 
Eppure, dovrei librarmi in aria, in questo abbraccio vittorioso alla vita. 
 
 
Mi raccomando! É festa per tutti, non soltanto per voi!” 
L’ho sentita urlare, mentre Luffytaro, la renna e Yamato corrono via per la strada. 
Tu, con il boccale sempre in mano, e sempre pieno, che mai hai smesso di perdere d’occhio i tuoi compagni, ti attingi ad avvicinarti, e, stavolta, sembri avere una motivazione ben precisa. 
“Ti vuoi calmare?”
le dici, in tono rilassato, molto più del solito, porgendole quella tua bevanda che hai in mano. Cosa che non fai mai, con nessuno. 

Lei ti guarda, e per un attimo sembra colpita da quel gesto, come se forse non se lo aspettasse. Ma accetta in fretta, bevendo un lungo sorso dal tuo boccale, come se invece fosse una cosa abitudinaria. 
Non lo capisco mai.
 Non riesco ad afferrarvi. 
“Hai avuto modo di conoscere Yamato? Con Luffy creano un bel problema! Se salperà con noi, avrò un’altra bella dose di problemi da gestire.” 
Tu la guardi. Sembri capirla. L’ascolti attento. 
“Spero almeno che non mi smarriscano Chopper da qualche parte!”
“Ehi!” le rispondi lapidario e contrariato “non trattarlo come un bambino!” 
Lei ride. 
Ti guarda e ti dà un buffetto amichevole sulla spalla. 
Avete bisogno di un contatto, lo percepisco.
“Ma lo dici proprio tu! In pratica ti comporti da padre con lui!” 
“Che cosa?” sbotti, frettoloso nell’agitarti, e colpito nel segno “sei tu che lo tratti come un figlio! Un cucciolo, anzi. Sottovalutandolo. Invece deve diventare adulto e forte e cavarsela da solo!” 
Lei continua a ridere, rubandoti ancora un altro sorso dal boccale. 
La lasci fare.
“Vuol dire che siamo due genitori troppo diversi!” 
Ti ha messo in imbarazzo. 
Non rispondi più, riappropriandoti del saké, e voltandoti verso la festa, riprendi a bere. 
Rimanete in silenzio, ma ancora vicini. 
“Grazie per questo” ti dice, forse iniziando anche lei veramente a rilassarsi e lasciarsi andare, indicando il tuo boccale. 
Tu guardi in basso e vedi che ormai é vuoto. 
“Vado a prenderne un altro.” 
Lo dici come per congedarti. Come se avessi avuto fretta di fuggire da quella situazione. 
Forse sono contenta se ti separi da lei. Così posso respirare anche io, così posso raggiungerti. Così posso…
“Te ne porto uno” aggiungi all’improvviso. 
“Fai due” ti risponde sfrontata e divertita, accendendoti il volto in un sorriso. 
 
 
Sono invidiosa di questo. 
Se io fossi stata al suo posto, avrei cercato di compiacerti. Avrei provato ad attirarti. Avrei insistito nel tentarti.
Ma forse non ti sarebbe piaciuto. 
Lei ti ruba le energie. 
E te ne rendi conto perfettamente. 
Lei cattura in qualche modo la tua attenzione. 
E tu ci stai. 
Sentirti così, con un’altra donna, mi spezza.
Pensare che non ci saranno più ultime sere mi annienta.
Accettare che nessuna di queste l’hai passata con me, mi uccide. 
 
Si suppone, in quelle poche storie che venivano raccontate quando vestivo i panni di un’Oiran, che chi soffre per amore provi soprattutto rabbia, rancore e gelosia, ciò che è stato il motore per le peggiori storie d’amore che abbia mai sentito venir narrate. E il che sarebbe stato anche incline a me stessa. E invece no. Sono sconsolata e gioiosa, insieme, come tante altre inspiegabili complessità della vita. 
 
Le mie guance sono più rosee di prima, le mie labbra più facili, gli occhi più brillanti. 
Ma questo non sembra essere sufficiente per te. Non lo noti nemmeno. Ma forse tu sei così. Non sei quel tipo di uomo che potrebbe dedicarsi a simili accortezze. 
Ma lo so che sto soltanto prendendomi in giro. 
Una sera, qualcosa l’hai notata. 
 
 
Lei é dispiaciuta perché ha realizzato che Momo è dovuto diventare adulto sacrificando la sua infanzia e adolescenza per il bene del paese. 
Non avrei mai pensato di sentirla così sensibile. Ho capito che è ragguardevole nei confronti dei più piccoli, ma non avevo avuto modo di vederla in quella veste. Si sentiva sciocca a dirlo ad alta voce. Perciò cercava di non farne parola con nessuno. Io lo sapevo perché me lo aveva detto mio fratello. Ma lei non aveva intenzione di farlo sapere a voi. Forse non voleva mostrarsi troppo intenerita da questa faccenda. 
E tutti giù a parlare del Momo adulto, lo schernivate in modo genuino, con affetto. Tutti insieme, con scherzi continui e battute.
Lei ci ha provato, ma si trovava ad essere implacabilmente rattristata. Il vedere questo sacrificio in un bambino l’ha commossa. E questo nonostante si dimentichi costantemente che dentro quell’adulto alto tre metri ci sia quel bambino di otto anni che conosce così bene! Tanto che continua a prenderlo a mazzate quando lui la palpa come un pervertito!
Forse inizia ad inquietare anche me questo suo lato così esplicito. E proprio perché é soltanto un bambino!
 
Comunque, lei é rimasta inquieta, e a niente sono serviti gli sforzi del biondo, lo scheletro e il nasuto di tirarle su il morale facendo gli idioti. Persino Momo stesso le ha garantito di stare bene. 
E lei allora ha sorriso, quel tanto per fermare sul nascere un dramma che non voleva mettere in scena. Ma nessuno si è reso conto che ha finto di aver compreso, accettato e superato la cosa. Tutti ci sono cascati.
Anche io. 

Finché poi non ho visto te.
Tu ti sei reso conto di ogni dettaglio di quel sorriso.
 Di ogni retroscena di quella fretta di chiudere il discorso. 
Hai aspettato il momento giusto e, quando tutti erano distratti, hai parlato. 
“Non credo che abbia davvero rinunciato alla sua adolescenza. Quello stupido poppante ha gli ormoni in subbuglio.” 
Lei è scoppiata a ridere. E ha riso con così tanta spontaneità e gioia, in lacrime autentiche e sentite, che gli altri si sono voltati a guardarla, disorientati da quell’energia coinvolgente arrivata all’improvviso. 
Ma io ho subito guardato te. Ho voluto vederti in faccia, mentre accennavi un sorriso nell’ombra, poco dietro di lei. 


Sei stato dolce.
Anche se, ho capito, non lo ammetteresti mai di averlo detto per lei.
Solo per lei.
Eppure, voi non siete una coppia di fidanzati.
Tu non sei un uomo già impegnato.
Dovrei essere arrivata in tempo, allora?
Ma a volte ho come l’impressione che tu invece lo sia. 
Tra voi c’é qualcosa che non ha un ordine. Siete come due entità che si possono anche ignorare a lungo, ma che ad un certo punto si ritrovano sulla stessa strada con naturalezza, senza nessuno sforzo o costrizione da parte vostra. 
Lei non fa niente per piacerti. Non ci prova nemmeno a catturarti. 
Forse, non ne ha bisogno. 
Questa scoperta mi logora. 
Immaginavo una tua vita prima di conoscerti, ma non credevo di dover fare i conti con un’altra donna. Ma forse, ora che ci penso, l’altra donna potrei essere io!
Tu sei un guerriero indifferente a questo genere di cose, indifferente a questo genere di amore. E per questo ero così sicura di me di poterti prendere, di poterti avere. E invece, invece c’è lei!
Ma perché non ci siamo conosciuti prima!
 
Sembra vi venga così naturale ritrovarvi, come due amanti che passano troppo tempo separati ma che sono destinati a tornare insieme. 
Litigate come una coppia di anziani sposati da quarant’anni. Ma vi guardate negli occhi come due giovani alle prese col primo amore. Vi sfiorate come amici di vecchia data in cui vige una totale fiducia nell’altro. E vi illuminate a vicenda, come due energie che si fondono creando scintille, quando non vi trovate d’accordo. 
 
 
“Zoro!” 
Lei ha sbuffato scocciata, chiamando il tuo nome con una naturalezza che invidio.
“Hai sbagliato nuovamente strada!”
ti ha detto, senza nessuna gentilezza o compassione per te, quella che io invece avrei sicuramente avuto. “Idiota, qua si va per i bagni femminili!”
 
L’ho vista osservarti adirata nel tuo trovarti confuso, ma ho potuto captare che sotto lo strato di tensione creatosi intorno a lei, in realtà si stesse anche divertendo nel vederti in difficoltà quando quel tuo viso squadrato e perfetto diventava immediatamente paonazzo.
Tu non hai risposto. Hai soltanto grugnito, probabilmente imbarazzato, nonostante nessuna, tra noi e le ragazze presenti con me e lei, fosse ancora svestita. 
“Ma possibile che non riesci a memorizzare nemmeno una strada così semplice? Ti ho fatto vedere l’ingresso ai bagni maschili più di mezz’ora fa!” 
Sei fuggito via come una gazzella in pericolo. Prima di allora ti avevo sempre visto come una tigre inattaccabile. 
“Sempre il solito!” 
Ha esternato quando sei andato via, portandosi una mano alla testa. 
“Dai, non importa. In fondo non é successo niente.” 
Ho provato ad intervenire per proteggerti, in qualche modo. Mi ringrazieresti? 
Ma lei mi ha rivolto uno sguardo strano, qualcosa che ancora non sono riuscita a tradurre. 
“Lo dici perché non devi averci a che fare ogni santo giorno con quel suo pessimo senso dell’orientamento.” 
Mi ha risposta. 
Ed io sono rimasta paralizzata, in silenzio, come se mi avesse sgridata. Come se io non avessi potuto metterci bocca in quel battibecco. Forse. 
Come se voi foste una coppia sposata e lei si stesse solamente lamentando di te come marito. 
Poi, quando pensava di non essere vista da nessuno, ad argomento chiuso, l’ho trovata immobile, con l’asciugamano alla mano, a guardare il punto esatto dove prima eri apparso. 
“Avrà trovato la strada giusta?”
Lo ha esternato con un tono non eccessivamente preoccupato, piuttosto direi sommesso, tenue, in una nota più malinconica. 
 
 
E anche mio fratello poi, anche lui è caduto in preda al fascino di lei. La ama così tanto. La venera. Le costruirebbe un palazzo intero. 
E quanta energia sprecate entrambi con lei. 
Lui la cerca, la insegue, la divorerebbe all’istante nel suo mondo gravitazionale.
Tu la eviti, fuggi, la maledici, ma qualcosa poi te lo impedisce di farlo per davvero. Ci provi, ma poi torni indietro. 
 
Io ho avuto solo la parvenza di un’amore. L’illusione che mi hai dato quando mi hai salvata e protetta. Mi é bastato poco per cadere ai tuoi piedi, al tuo fascino da superuomo, me ne rendo conto. Però non é giusto dire che io ci sia caduta davvero solo “per poco”. É ingiusto. Perché tu non sei “poco”.
 
Non è colpa mia se durante questo meraviglioso epilogo ho incontrato te, da cui mi sono lasciata incatenare. Per scoprire poi che tu sei già intrappolato in qualcun’altra. 
Non avrei dovuto provarlo. Non adesso. Eppure, in questi venti anni ho vissuto le peggiori angherie, questa in confronto dovrebbe essere 
una sciocchezza. 
 
 
“Ti ho detto che non accetto i tuoi ordini”
Le urli contro. 
Questo lato di te mi ha sorpresa. Non ti ho mai visto sbraitare così, toccato fino all’anima del tuo orgoglio. In un’affermazione che mi ha sbigottita, perché tu invece fai sempre quello che lei ti ordina!
Ma, a quanto sembra, tranne in questo caso, quando riguarda il tuo obiettivo. 

“Si può sapere dove sei stato?”
“Non t’importa!”
Non pensavo di vedere mai una donna diventare così…demone?
É furente. É stravolta. É…preoccupata. Ma tu non te ne accorgi. Tanto bello quanto ottuso.
“Quante volte sei stato irresponsabile da quando ti conosco…quante volte ho dovuto sopportare di vederti conciato così” indica le tue bende bianche che per metà sono diventate rosse “solo questa volta, una sola dannata volta, perché non sei stato agli ordini del medico!” scuote la testa “Che stupido che sei!” 
“Vuoi capire che questi non sono tuoi problemi?
Insisti con lei. Insisti nel tenerla fuori dal tuo obiettivo, dal tuo stile di vita. Le chiudi proprio la porta in faccia. 
Siete strani. 
Anche io mi sono preoccupata per te, ma la stramberia é che, per carattere, non penso che te l’avrei dimostrato in questo modo…, d’altronde, non mi ci vedo ad essere arrabbiata con te. 
Ti avrei sostenuto? Probabilmente ti avrei medicato con cura e apprensione e poi ti avrei parlato della mia preoccupazione. 
Ma è chiaro che lei non ci riesce. I suoi sentimenti escono fuori così. Nessun gesto gentile per te, nessuna premura di soccorrerti. Ti sta urlando in faccia il suo amore, e tu non riesci a vederlo. Pensi che lei voglia solo intromettersi. Impedirti di realizzare ciò che vuoi. In questo momento la vedi più come un nemico. Le dici di guardare altrove se non è capace di accettarti. 
Non fai che alimentare quella sua rabbia rovente.  
Per una volta, 
sono io a dirtelo, 
sei uno stupido. 
 
E poi, l’ho seguita fuori. 
L’ho vista sfogarsi con delle povere verdi creature che avevo accuratamente piantato io stessa. Ma ho chiuso un occhio.
“Stai bene?”
Le ho chiesto. 
Lei é rimasta stranita dal mio interessarmi a lei. Mi ha guardata svelta, calmandosi all’istante. Poi ha sorriso. 
Lo so, era un sorriso finto. 
“S-si non preoccuparti” 
“Vuoi dell’acqua?”
“No no, ma grazie”
Mi ha guardata come se volesse anche lei fuggire da quella situazione. 
Certo che siete davvero due tipi inafferrabili!
Mi supera per andarsene, ma, senza accorgermi, l’ho fermata - non so nemmeno perché l’ho fatto! – tirandole con delicatezza il braccio. Quel suo sguardo era ancora più stupito di prima. 
Che cavolo avete in quella testa per voler sempre squagliarvela dai sentimenti in quel modo? Perché ne siete sempre così spaventati? Come vittime di un gioco a cui non avete chiesto di partecipare. 
Io non ho problemi ad esternarli. Perciò non mi capacito di come siete, in questo senso. 
“Non è riuscito a capirlo” le ho detto, “che ti ha fatta soffrire preoccuparti per le sue ferite!” 
Mi ha guardata con quegli occhi impauriti. Le è mancato il respiro, l’ho sentito. Finora avevo sempre visto solo fierezza e forza in lei. 
Quanto le fa paura l’amore? 
“Ma che…!” il suo viso cambia mentre trova il modo per darsela a gambe “So bene che lui si riprende sempre dalle peggiori battaglie. Non sono certo preoccupata. Mi infastidisce solo che non segue mai le direttive del nostro medico! Rischiando poi di farlo lavorare il doppio!”
Mi ha liquidata con una scusa patetica che non potrebbe convincere nessuno. Forse solamente te, perché sei testardo. E lo sto vedendo soltanto adesso, per la prima volta. 
 
Ti ho cercato nelle stanze, nei corridoi, nelle strade, nel cielo, nel mare. 
Ma lei ti conosce meglio. 
Lei ti avrebbe già trovato. 
 
Ha scelto per te lo yukata da indossare alla festa dell’altra sera. Mi domando se sia davvero un dettaglio fondamentale per comprendere il vostro legame. Ti ha fatto mettere una fascia del colore dei suoi capelli. Che stesse mandandomi un messaggio? No, mi dispiace, continuo solo a fare pensieri irrazionali. 
Forse non é tanto lei che si occupa di te come se fosse il gesto più normale e automatico del mondo, ciò che fa davvero la differenza é che tu fai quello che lei ti dice, anche se ribatti sempre. Questo sì, questo cambia tutto. 
Faresti qualcosa perché sono io a dirtela? Mi permetteresti di scegliere per te?
Non so rispondere a queste domande, non ti conosco così bene. Ma soprattutto, io non sarei in grado di fartelo fare. 
 
 
“Vuoi stare attento? Ti ho detto di non farlo cadere!”
Ti impartisce ordine su ordine senza nessuna paura di un tuo rifiuto.
Tu sei carico di pesi addosso, nonostante quelle terribili ferite che io stessa ho medicato. 
 
Avrei voluto dirglielo quella volta, a lei. Avrei voluto dirle che non c’era alcun bisogno di scomodare il vostro medico, io avrei pensato a te più che volentieri. 
Le avrei fatto del male? No, non credo. Lei è salda come una roccia. È sensibile alle ingiustizie perpetrate sui più deboli, ma è immune a questo genere di cose. Mi rendo conto solo adesso che ho avuto una gran faccia tosta nel fare la gatta morta con te, ma non l’ho fatto di proposito, è il mio carattere.
 
“Mi dici cosa c’è dentro queste casse?”
Carichi tutto sul carro diretto alla vostra imbarcazione, concedendoti un minuto, facendo scrocchiare le ossa della schiena. 
“Sono le mie cose” 
“Che cosa?” sbotti immediatamente nervoso “tutte queste casse ed è solo roba tua?” 
Lei ti é vicina, ferma con le mani sui fianchi. 
“Qual è il problema?”
Ti dice indifferente. 
“Che ho sgobbato come uno schiavo solo per portare le tue cose! Dobbiamo dividerci i compiti solamente per i rifornimenti e i beni comuni!” Sei esausto, mentre gli altri tuoi compagni che passano di lì, ti guardando come a suggeriti che avresti dovuto ‘anche un po’ aspettartelo’. 
“Quanto la fai tragica. Non volevi fare esercizio contro indicazione medica? Eccoti accontentato.” Lei è soddisfatta, come di averti fatto pagare l'averla fatta soffrire. O forse è solo la mia immaginazione. 
“Nami! Io ti…” non riesci a finire la frase, sei furioso, ma dopotutto nemmeno così eccessivamente. L’hai già accettato quello che ti ha fatto fare. 
“Sai quanti favori mi devi?”
Lei continua, mentre si assicura che le casse che tu hai issato, siano ben ancorate al carro. “Ho dovuto insegnarti la strada per il castello almeno una ventina di volte in tre giorni.” 
Inviperito ed esasperato. 
“Per te è sempre questione di affari?” le dici, ritrovando un barlume di placidità. “Non fai mai qualcosa per gli altri senza un torna conto?”
“È solo una perdita di tempo.” 
Le ringhi dietro, mentre si allontana da te. 
Sono smarrita, disorientata, confusa. Ma perché lei parla così? Lei stessa che ha messo a rischio la sua vita per salvare mio fratello. Per salvare Tama. Per salvare il mio paese. 
Quando lei si allontana, non posso fare a meno di avvicinarmi a te per chiederti di lei. È quasi imbarazzante, ma é stato pressappoco istintivo. 
“Lasciala perdere” mi dici con un mezzo sorriso a contornati le labbra. Ora che lei non c’è, hai buttato già la maschera. “Gioca a fare la dura.” 
Ti ho sentito felice nel momento stesso in cui ti ho fatto queste domande. 
La sgridi ma credi in lei. 
La critichi ma conosci la sua anima. 
Fai lo sconcertato caduto in trappola, ma la verità è che la conosci bene. 
 
 
Sono commossa nel vederti qua fuori al pregare per i nostri veterani deceduti in battaglia. 
Finalmente ti ho trovato!, e proprio quando avevo smesso di cercarti. 
Non trovandoti da nessuna parte ho pensato di fare una piccola deviazione dal mio percorso, per raggiungere Otoko qua alle tombe, e ho fatto bene, dal momento che ho avuto la mia piacevole sorpresa. 
Sei qui. Sei davanti a me. 
È la mia ultima occasione di capire cosa c’è davvero tra noi.
Che sia stato il destino a condurmi nuovamente da te? Devo ascoltarlo, allora. 
 
Ti sento improvvisamente come un guscio chiuso, quasi pieno di gelo. 
Che ti é preso? 
Sei così indifferente a me. 
Non posso entrare in te, se fai così. Non posso toccarti, se continui ad essere così concentrato. Ma forse, forse per un attimo, uno solo, ho visto la tua espressione sorpresa, quasi agitata, nel vedermi comparire. Forse, sono diventata qualcosa per te. E qualunque cosa sia, so che, per te, esisto. 
Ma si, che lo hai avuto, un fremito. 
 
Sto per affrontare un addio feroce che già sta divorandomi dentro. 
Devi ripartire, lo so. 
Te ne andrai, lei sarà con te ed io no, so anche questo. 
E non posso impedirlo. 
Tu sei determinato nei tuoi obiettivi, ti vedo. Sei concentrato. Sei forte. Vuoi diventarlo ancora di più. 
Sei un salvatore. Sei un uomo buono. Ma sei arrivato per andartene. Ed io devo fare i conti con questa realtà il prima possibile. 
Una consapevolezza che però non m’impedisce di sentirmi come se fossi stata lasciata, abbandonata, gettata via. 
Ma é tutto così irrazionale. 
In realtà non sta succedendo niente del genere. É solo una bugia. Non sono mai stata trattata come uno straccio usato. Non sono un’anima buttata via. Ma così mi sento, se penso di essere arrivata troppo tardi, di averti conosciuto quando ormai non posso più far nulla. 
Perché é arrivata prima lei nella tua vita. 
 
Sei distante. Sei freddo. Sei strano. 
E non posso fare a meno di notare le differenze. Con me non ti scaldi. Non strepiti. Non ti agiti. Non perdi la testa. Non dai segno di niente. Eppure, questo dovrebbe essere positivo. Ma allora perché, adesso, mi sembra essere un brutto segno. 
In questo momento, quell’energia, la stai chiaramente risparmiando. É un'avvisaglia buona o cattiva?
È indice di una speranza o che non ne ho nessuna. 
Ci provo. 
Ti getto l’amo. 
 
Mi parli a stento, e sei distaccato. Usi solamente le poche parole necessarie per rispondermi.
Ti ho detto che sono rattristata per la tua partenza, ma tu hai fatto scena muta. 
Cosa significa?
Anche ti fossi indifferente, una risposta la meriterei.
Tu mi mancherai, davvero. 
Anche se non mi amassi, io potrei comunque mancarti.
Ma tu sei cosi. Non sei esplicito nemmeno con i tuoi compagni, d’altronde. Nemmeno con lei
Forse non devo pretendere di più, 
perciò, 
ti parlo della spada. 
E un mio chiaro tentativo di farti parlare, di averti vicino. Solo adesso inizio a vedere che in effetti, se non si tratta di cose specifiche, wano o queste poche cose che obbligatoriamente abbiamo condiviso, non abbiamo niente da dirci. La spada che ti ho dato è qualcosa che ci unisce. E nessuno potrà portarmi via questo simbolo.
 
Mi dici che la terrai, la spada, che non me la restituirai. Ma io non avevo intenzione di riprenderla, ero seria e sincera quando te l’ho regalata. 
Smettila di essere gelido. 
Ma, se invece la tua risposta volesse invece significare qualcos’altro? Vuoi forse dirmi che, in un certo senso, mi terrai con te? 
In effetti, potrebbe essere un’insana dichiarazione.
In fondo, perché no, questa pretesa potrebbe avere un significato che riguarda me con te. O forse no, forse vuoi solo diventare più forte. E non c’è davvero spazio per altro in queste tue parole. Guarda come ti sei fomentato nel parlare di spade, forza fisica e battaglie. 
E lei, scommetto che questo lo sa molto bene. Lei è preparata. 
Quando sei concentrato nel tuo obiettivo, infatti, ti ignora. Alza gli occhi al cielo e se ne va. Non farebbe mai quello che io sto facendo adesso. 
Siete uniti da un legame senza un ordine. 
 
Cosa devo fare, quindi? 
Che ci faccio con in mano questo senso di illusione? 
Non so se devo accenderla o spegnerla questa speranza che tu possa cambiare idea e tornare da me, un giorno non troppo lontano. 
Forse, se lei non ti amasse davvero, tu saresti costretto a ripiegare su di me. 
Sono patetica ad accontentarmi del secondo posto, lo so. Dovrei avercela con te per avermi fatto provare questa orribile sensazione.
Io sono la figlia di un samurai. E ho appena schiacciato il mio orgoglio con un pensiero. 
Forse dovrei spegnerla questa speranza, poiché necessario per lenire il dolore della tua mancanza e accorciare più in fretta la sofferenza che questa mi scatena. Ma ne sono davvero capace? 
Scommetto che lei non si umilierebbe così. Non mi sembra il tipo. Lei non accetterebbe mai di essere la tua seconda scelta. 
 
 
“I ragazzi stanno facendo un gran baccano” 
dice lei, sorridente, mentre vi pensa. 
Siamo tutte qui a fare il bagno assieme come amiche di vecchia data che però non si conoscono granché. 
Anche Tama è innamorata di lei, le dice che vorrebbe assomigliarle da adulta, diventare prosperosa. In effetti é davvero una femme fatale pirata! Potrei cadere anche io nella sua trappola. 
Mentre cerco di distrarmi con la compagnia di Kiku, mi chiedo se sta ancora pensando a te che ti sei perso. Ma adesso la vedo sorridere più tranquilla, avrà sentito sicuramente la tua risata, sa che sei arrivato a destinazione. 
In tutto questo mi sento un po’ gelosa. Yamato fa il bagno con voi, con te. Perché anche lei non prova fastidio? Kiku ci spiega che adesso non se la sente di fare il bagno con gli uomini, il suo posto è qui, con noi. Così, prendo la palla al balzo, ne approfitto e provo a capire se la questione Yamato le abbia creato qualche pensamento.  
“Ah”, dice, come impietrita dal mio fare proprio il tuo nome. 
 “Alcuni di loro ne saranno sicuramente felici” la vedo scuotere la testa contrariata, in riferimento ai compagni pervertiti. “Ma su Zoro proprio non ne farei un problema!”
“Ma è un uomo!” 
ho sentito la necessità di rimarcarlo. “Sarà certamente interessato.”
aggiungo, agitata, presa dall’enfasi della questione. 
“Sei davvero gelosa per lui?” 
É sorpresa, e mi rivolge ancora quello sguardo enigmatico. 
“Potrebbe anche esserlo. Perché no.” 
La fa davvero facile. 
“Ciò non toglie che non mancherebbe mai di rispetto a Yamato.” 
È vero. 
Anche quella sera, sono sempre stata io a volerti tentare. Io non ti conoscevo e pensavo di farti un piacere. Mi sarei concessa a te, se in cambio mi avessi protetta. Ma tu non l’avresti mai accettato, l’avresti fatto comunque, senza pretendere niente del genere da me. 
E guarda lei come ti conosce bene!
Non sa niente di quella notte, immagino. Ci ha visti solo lo scheletro. Ma in fondo, cosa c’è da sapere? E se anche lo dovesse sapere, di quello che ho fatto, avrebbe la stessa reazione serena di adesso? 
 
Non ci siamo prese molto io e lei. Ci hai fatto caso a questo, Zoro? Quasi non mi ha rivolto mai la parola se non in piccole eccezioni. Sicuramente non come con mio fratello. Lo capisco, hanno avuto modo di passare più tempo insieme. E lui le sta incollato. Rimane ancora un bambino che ha bisogno di affetto, e lo cerca soprattutto da lei. E tu, nonostante sia a conoscenza di questo dettaglio, diventi lo stesso strano, lo chiami “frignone”, lo prendi in giro. Ammettilo, un po’ ti dà fastidio che le stia intorno in quel modo pervertito. Ma gli vuoi bene. Tieni a lui. Lo rispetti lo stesso. È quello che mi hai detto per giustificare il perché mi hai salvata. 
È davvero solo per rispetto e dovere verso mio fratello che mi hai protetta in quel modo? Ma forse è solo una scusa. Forse posso sperare che tu abbia provato qualcosa per me anche solo per un attimo. 
Eppure, è più facile avvertire la tua gelosia nei suoi confronti, che la gelosia di lei nei tuoi. Come può essere una donna così forte? Lei non cede facilmente all’amore, vero? Lo so che è così. Lei sembra così. L’unica persona per cui l’ho vista esternare affetto è Tama. Ma poi è stata dolce anche con Otoko. Motivo per cui non posso avercela con lei. Le ha pure regalato dei libri! 
Si prodiga per i bambini in un modo che mi ha stupita e affascinata, anche sentendo i racconti di Momo, e tutto ciò che ha fatto per lui quando era un bambino sperduto e indifeso nel mondo. È una eroina. E non può non piacermi. Ma mentre è così generosa coi bambini, non lo è affatto con voi adulti. 
Non te lo renderà facile dichiararti a lei, come invece avrei fatto io, decidendo e parlando per entrambi. Ti è toccata una bella gatta da pelare, ZoroJuro. Lei ti darà del filo da torcere. E tu ne avrai ancora molto da patire. Ma in fondo, ti piace, lo sento. Ammettilo. Adori quello che ti fa provare. Ne hai bisogno. 
Non ti sei davvero mai chiesto perché io e lei non ci siamo rivolte quasi mai la parola?
Scusami, non riesco a dire il suo nome con tanta leggerezza, nonostante tutto. In fondo, strappa via da me l’attenzione costante di mio fratello e porta via la tua. Dovrei odiarla. Ma nuovamente, nemmeno in questo caso, riesco a farlo. Anche lei è una salvatrice. Anche lei è buona. Anche a lei devo la mia vita e quella del mio paese. 
 
 
“Ho pensato io a ripulire i vostri corpi. 
Ti piace la cosa?”
 
ti ho detto proprio così quel giorno, senza filtri e senza trattenere il mio entusiasmo. A me viene naturale, esternati cosa provo. 
Ma il vostro cuoco bizzarro ha catturato la tua attenzione, e tu hai provato anche più interesse per lui che per la mia presenza. 
“Non dovevi disturbati tanto, principessa” mi dice il cuoco gentleman, mentre iniziate a scontrarvi in quello che dovrebbe essere un combattimento…? Non mi è chiaro. Ma non siete compagni?
“Ma per me è stato un onore occuparmi di Zorojuro.” 
Rispondo senza pensarci troppo, felice di quel privilegio. Felice di poterti ripagare. 
“Addirittura?!”
L’ho sentita forte quella esclamazione che forse voleva passare inosservata o forse farsi sentire di proposito. Ma da chi, se da me o da te, questo non saprei dirlo.
“Io direi che è più una gran rottura di scatole ricucirli e ripulirli tutte le volte.” 
“Nami, non dire così!”
Quella piccola stramba renna è intervenuta in tuo favore, ma tu sei concentrato a combattere, quello che lei ha detto sembra non offenderti, non scalfirti. 
Ma poi, finalmente smettete di fare qualunque cosa fosse quella in cui eravate impegnati, e dopo un lamento rivolto al biondo, decidi di rispondere alla provocazione. 
“Nessuno ti ha mai chiesto di farlo.” 
Non ti sei riferito a me, ma a lei, ovviamente. Quindi forse ti sta bene se ad occuparmi di te sono io. Voglio sentirmi confortata da questo mio modo di vedere le cose.
“Credi avere libero arbitrio quando sei moribondo? Qualcuno deve per forza occuparsi di te.” 
Lei è seduta a terra, ancora scossa dopo l’agguato di mio fratello, che ancora le volteggia intorno, ma in quel momento sembra essere distratto. I vostri compagni non sembrano darvi ascolto, forse abituati, forse indifferenti all’argomento. Il cuoco adesso gira intorno a Yamato. 
“E stavolta è toccato alla povera principessa. Ci ha risparmiato un gran bel da fare.” 
Mi ha davvero chiamata così? Non é che invece un po’ si é burlata di me? No, é sempre e solo la mia immaginazione.
E tu ti avvicini a lei, scontroso ma divertito, sedendoti anche tu sul futon, standole proprio davanti.

“Di un po’” la guardi dritta in faccia, “strega!”, ma sotto sotto sembra che ti diverta “Non ti ha sfiorato l’idea che anche salvarti continuamente la vita sia una gran rottura?”
“Zoro!” Ti sgrida fintamente con tono teatrale “quello per te dovrebbe essere un onore!”
Tira fuori la lingua, mentre tu sei leggermente seccato. Solo in queste occasioni il tuo viso diventa finalmente espressivo. 
 
 
Io sono comunque me stessa, anche senza di te. La mia vita ha senso, anche senza di te. E su queste cose io non ho alcun dubbio. Ciò non toglie che averti incontrato, in questo modo, in questo momento, abbia un attimo scombussolato tutta me stessa. 
Non spegnerò quindi la speranza, non spegnerò l’amore naturale che provo per te. Non provo rabbia o senso di vendetta. 
Tu sei puro. Sei buono. Sei per sempre il mio salvatore. 
Mi chiedo, chissà se hai salvato anche lei come hai salvato me. E in che modo lo hai fatto. Se lei ha sofferto, se tu l’hai aiutata. Sono sicura di sì. 
Il vostro legame - quello strambo legame che vi unisce - racconta tante cose, e le sento tutte. Salvare una persona in questo modo può creare un legame indissolubile. E tu con lei ce l’hai. 
Come io sento di avercelo con te. 
 
 
“Piantala, Nami” 
L’ammonisci con lo sguardo mentre però non puoi fare a meno che prendere posto a tavola accanto a lei. 
Vorrei che chiamassi per nome anche me. Non lo fai mai. Non ti ho mai sentito chiamare il mio nome. E mi piacerebbe che lo pronunciassi proprio così, con quella certezza e confidenza.
“Non disturbare i miei affari” ti risponde a tono, sempre tenendoti testa per poi vederla voltarsi verso mio fratello che la guarda innamorato “Avevamo parlato di cifre” 
“Tutto quello che vuoi, ONami” 
“Smettila di approfittarti di lui!”
E nonostante l’avvertimento, tu continui a metterti in mezzo. Sei infastidito davvero per quello che lei sta facendo? O vuoi soltanto una scusa per intrometterti? 
Ma perché non riesco a capirvi. 
Lei si volta e ti sorride, mentre é chiaro che sta pensando solamente ai soldi. E tu alzi gli occhi al cielo. 
Ciononostante, per me è così palese che nessuno dei due vuole lasciare il posto. Uno accanto all’altra, tutte le sere. 
 
 
Amare e amarti rimarrà comunque vivo dentro di me, perché é la cosa più bella che mi sia capitata da vent’anni. Non importa se non mi ricambi. Se non puoi ricambiarmi per motivi ben chiari adesso. 
Ma forse sono arrogante se penso che l’unico motivo per il quale non mi mostri interesse come farebbero molti altri uomini, sia solo lei. 
Io non mi aspetto nulla in cambio da te, spero che tu lo capisca, lo intuisca. 
Amerò per entrambi, mi sta bene. 
Solo così ti lascio andare, libero di non amarmi, libero di essere laddove vuoi tu e con chi vuoi.
 
Il dolore della tua mancanza si farà sentire. Forse più che la tua assenza é il pensiero di cosa avremmo potuto essere insieme, che mi inquieta. La paura di sapere cosa sto perdendo e lasciando andare, che non si placa. 
Ma tutto forse piano piano si assopirà. 
Lo spero. 
Mi affido al fato. A quel destino che mi ha salvata dalla crudeltà.  Mi affido alle energie che io e te insieme abbiamo sprigionato. 
Ci tento.
Ci provo. 
Ci riesco. 
 
Ma poi l’immagine di voi che vi incontrate e accorrete insieme per raggiungere il gruppo di bevute del giorno mi rallegra e mi raggela allo stesso tempo. Felici e sorridenti come mai prima avevo potuto mai scorgere in te. 
Quello é stato uno spiraglio dell’amore. Del tuo amore. 
E allora penso di aver vissuto con te solamente una bugia, una illusione. Tu con me non ridi così. Tu non hai mai gioito in quel modo solo per la mia vicinanza. Con me sei sempre stato sfuggente e moderato. Non hai mai perso il controllo. Non hai mai mostrato emozioni diverse. 
Lo vedo nei tuoi occhi, nei tuoi gesti e nei tuoi lunghi silenzi. Quando sei con lei, sul tuo viso passa tutta una gamma di eccitazioni, trepidazioni ed espressioni. Ma, cosa più importante, quando le stai seduto accanto, anche senza dire o fare niente di speciale - lo sento - mi arriva la tua totale e beata serenità. Come se in quel momento ogni cosa fosse tornata in ordine. Come se tu stesso inconsciamente pensassi di essere dove avresti sempre dovuto essere. 
E così capisco di quanto fosse ben nascosta e potente l'illusione che ho vissuto, quella di un tuo impossibile amore.
 
Un folle pensiero ancora mi tormenta, mentre in quella stanza, quella sera, ti guardavo tracannare liquore come se il tuo corpo non ne risentisse nemmeno di un goccio. Sembravi disinteressato alle avance che il cuoco le propinava, mentre lei indifferente, lo ignorava. 
Non c’era nessun pericolo. Ciononostante, tu seguivi tutto con la coda dell’occhio, non riuscendo alla fine a stare zitto, non riuscendo a non intrometterti per inveire contro al vostro cuoco. Ma lei ha continuato ad ignorarvi. Non é sembrata lusingata dal tuo intervento. Con addosso un senso inesorabile di abitudine, lei ha continuato a sfogliare il suo libro. 
Non ti vede come il suo cavaliere. 
É così fortunata, e nemmeno lo sa. 
Tu che intervieni per difenderla, anche se a modo tuo, e lei che ne rimane totalmente indifferente. 
Forse é questo il suo segreto? 
Anche quando mi sono presa cura di te moribondo e ti ho medicato, insieme al tuo capitano, lei ha, sì, lanciato quella provocazione, ma non ha dimostrato gelosia. Nemmeno un briciolo.
Possibile che sia così tanto sicura di voi due, da non aver nessun dubbio? 
É così forte il vostro cuore? É così persistente il vostro amore? Nemmeno una come me potrebbe creare una crepa? 
 
 
“Signorina pirata, sicura di star bene?”
Quelle parole, in bocca di Denjiro, hanno immediatamente catturato la mia attenzione, mentre, cercandoti, passavo per il corridoio del palazzo. 
“Sono più lucida di te, signor samurai.” 
Ammetto, ho sbirciato. 
Sentivo il cuore battere forte in attesa di ciò che avrei potuto trovare. Non avrei permesso che mi portasse via anche Denjiro. Non avrei retto a perdere anche lui, ai piedi di lei. Io sono una principessa! E come avrei potuto spiegarlo al mio orgoglio? Una principessa samurai che perde tutto il suo fascino, a quanto pare, se messa a confronto con una femme fatale pirata! 
E invece, con sorpresa, in quella stanza non l’ho trovata sola con Denjiro, con un grande sollievo che ha scaldato il mio cuore sentitosi minacciato, ma un sollievo che è lo stesso durato poco più di qualche secondo, dal momento che ti ho visto accanto a lei. Piedi scalzi, posa rilassata, gara di bevute, risate e brindisi. Tu e lei a bere insieme, alla pari, uno che tiene testa all’altra, mentre avete giustificato quello stare insieme con la compagnia di altri. kin'emon, Denjiro, il vostro compagno pirata uomo pesce e Inuarashi
Ma in realtà, in quella stanza, per voi, c’eravate solamente voi due. 
Sono rimasta nascosta il tempo di vederli tutti dileguarsi, mentre voi continuavate con quella stupida farsa di finire il gioco solo per stare ancora insieme. Per bere, sì, siete due spugne, ma anche per stare insieme.
Perdonami, non volevo origliare.
Non volevo essere presente quando avete abbassato i toni. Quando in un momento di estrema vicinanza e delicatezza, con la lucidità che veniva a mancare dai vostri volti, lei ti ha detto quelle parole. 
E tu le hai risposto senza esitare. 
Ho visto come l’hai guardata. 
Come non hai mai guardato me. 
 
 
Sei un sogno d'amore che mi porterò dentro per sempre. Non potrei mai incolparti. 
Tu rendi pura persino la mia tristezza. Io ti ho modellato come una divinità, dentro di me, come qualcuno che é così grande e così fiero e bellissimo che niente potrebbe farmi cambiare idea. 
Lei invece non ti vede così. 
E a te sembra star bene. 
Ti conosce di più. Oppure sa prendersi gioco di te più volte di quanto tu voglia ammettere. 
 
Forse tu sei più una spina nel cuore di lei, se un sentimento a cui non può rinunciare ma a cui vorrebbe, per paura di soffrire. Lo stesso che prova ad evitare con tutta sé stessa, guardando dall’altra parte appena ne può fuggire. 
E tu fai la stessa identica cosa, appena puoi, non crederti migliore!
Siete due ingenui. O due stolti arroganti. 
 
Nel mio cuore tu non sei una spina. Sei una luce abbagliante. 
Ma tu preferisci pungerti e pungere, piuttosto che illuminare. 
 
In quel momento sei diventato il mio desiderio irrealizzabile. Anche la luce abbagliante può ferire gli occhi. 
Ed è diventato dolce amaro il mio destino, liberata, e nuovamente intrappolata in un altro e nuovo gioco spietato. Un destino benevolo e crudele che tira fili che sono logorati. 
Siamo tutti seduti su questi fili invisibili, mentre cerchiamo di ingannarci e ingannare l’amore, giocando d’azzardo con i sentimenti. 
Anche voi non ne siete immuni. Anche voi non siete sinceri con voi stessi. Anche voi siete nella stessa trappola, 
nella mia stessa ombra. 
 
Lei é sembrata riuscire finalmente a lasciarsi dietro tutte le sue preoccupazioni, le stesse che, nonostante la - non più così fresca - vittoria, ancora si teneva addosso. 
E anche tu mi sei sembrato più leggero. Come libero da tutte le inquietudini. 
“In ogni momento difficile di queste ultime guerre, da Dressrosa a Wano, l’idea di sperare di poter vivere questo momento, mi ha dato la forza per farcela” 
ti dice. 
Sono sconvolta. 
Impressionata.
Turbata.
“Zou, Big Mom” 
sembri voler continuare il suo discorso. Ma io non posso capirlo. 
“Ti ho aspettato” 
“Ti ho aspettata” 
Rinforzi il concetto alzando il boccale verso di lei. 
Sto soffrendo.
Brindate e bevete ancora. Insieme.
Lei ti si siede accanto. 
Rimanete in silenzio. 
 
 
Mi sono sentita male a sapere di rubarvi questo momento. Probabilmente prezioso. Raro. 
Ma ancora di più mi sono sentita sporca nell’aver cercato di rubarti a lei, quella notte, in cui ti ho tenuto stretto a me senza che nemmeno tu sapessi. 
Io brucio le tappe. Io esterno ciò che provo quando lo provo. E solo adesso mi rendo conto di ciò che ho fatto senza sapere. Di quanto può anche rivelarsi pericolosa la mia avventatezza e temerarietà. Per voi quei piccoli gesti che vi dedicate devono essere sacri, di un inestimabile valore. Che io, in un certo senso, ho infangato, prendendomi subito ciò che ho voluto. 
Adesso, di questo, mi dispiace. 
 
 
Continuo però lo stesso a divorare con bramosia l’idea che tra noi è nata una sorta di affinità. 
Così si apre nuovamente l’idea di poterti aspettare. 
E questo mi aiuta a combattere la tristezza che lascerà il tuo passaggio, rendendomi più serena nel tuo addio. 
Mi ritrovo anche travolta dal senso spietato di un tuo non ritorno. Tramortita da un rifiuto che non c’è mai stato ma che sento già esistere attorno a me. 
E ciò che è peggio, é che ho paura che non ti rivedrò mai più. 
O, per lo meno, se questo succederà, sento che sarà troppo tardi. 
Sento una chioma di prepotenti cappelli color tramonto volteggiare sopra il mio senso di speranza. 
Non posso competere con quella forza. Con quella importanza. 
 
“Ti ho aspettato”
“Ti ho aspettata” 
 
Quando ti rivedrò, tu avrai sicuramente già capito, 
inevitabilmente, 
e con sincera consapevolezza,
e contentezza, 
di amare lei,
più di quanto ami te stesso. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice_________________
L’ho scritta dopo aver visto il penultimo episodio filler, quello prima dell’addio a Wano, uscito domenica scorsa. Quello dove la Toei ha deciso di aggiungere una scena inventata di sana pianta tra Zoro e Hiyori, nonostante ce la fossimo serenamente evitata nel manga, per gentile compassione di Eiichiro 0da. 
E così, ahimè, l’anime ha deciso di rovinarmi (e rovinarci, suppongo) la vita! 
Una scena inutile, fastidiosa, blanda, vuota, debole, antipatica che ho avuto bisogno con urgenza di esorcizzare in una veloce e indolore FF. Non so nemmeno cosa dovrebbe significare. Io che scrivo una one shoot dal punto di vista di Hiyori! In cui sono pure stata buona ed equilibrata. Devo essere ammattita! 
Insomma, é così, volevo solo esorcizzare il terribile evento e raggruppare tutto il fastidio provato in questa storia che ha un po’ il sapore di vendetta celata (da parte mia, é chiaro) verso il personaggio. Ma soprattutto la sua interazione/relazione con Zoro. 
Avrei potuto fare di peggio, lo so. Ma ho preferito attenermi alle scene, ispirandomi 
anche ad alcune aggiunte dell’anime (che in realtà io non seguo, se non in casi sporadici - per analisi). Ho usato il frame di Nami e Zoro nella ultima opening che insieme corrono verso il gruppo di bevitori, per esempio. Bellissimo tra l’altro. Ogni tanto la Toei ci prende.
O Zoro che indossa il dettaglio arancione nello Yukata. 
Insomma, stavolta ho voluto non strafare, e cercare di vendicarmi con moderazione usando anche scene vere, o , appunto, ispirandomi ad esse.  
Ho abbondato di stereotipi sulla coppia, ma che sono anche dettagli che in realtà non li abbiamo inventati noi ZoNami, fanno proprio parte di loro, della loro interazione, a prescindere che sia o no romantica. 
Non é ovviamente niente di speciale, non le ho nemmeno dato il tempo di poterla approfondire, se serve per scongiurare questa fresca delusione devo pubblicarla così com’è uscita. 
Come sempre, se vi va di condividere, vi aspetto. 
Alla prossima batosta! 
 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: robyzn7d