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Autore: Ombrone    30/11/2023    0 recensioni
Un universo virtuale, un morto, due investigatori e un testimone molto particolare
Un racconto del futuro prossimo o forse del mondo che stiamo già per vivere.
Genere: Noir, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Aprendo gli occhi, la prima sensazione fu quella di vertigine e Toby li richiuse di colpo e si immobilizzò per alcuni secondi finché non gli sembrò che il mondo avesse smesso di girare.

Li riaprì per guardarsi intorno e sbatté le palpebre abbagliato. Il cielo era i un azzurro intenso, interrotto solo da rare nuvole di un bianco candido, era su un sentiero circondato da alte palme dall’aria tropicale.

Poi notò la figura ferma di fronte a lui.

Era una donna, dai lunghi capelli neri, vestita in uno stile casual, con una larga camicia e dei pantaloni svasati, entrambi in lino, apparentemente sui quarant’anni, in buona forma fisica.

“Toby Kaneshiro?” Chiese la donna e, allungando una mano, aggiunse: “Sarah Williams, ci siamo parlati in call, la aspettavo.”
“Piacere.” Fece Toby e provò a stringere la mano che gli veniva porta. Fu un errore: la mancò, calcolando male la distanza e un nuovo improvviso giramento di testa lo fece barcollare.

La donna, Sarah, gli afferrò il braccio, impedendogli di cadere.

“Prima volta da queste parti?” Chiese, una lieve meraviglia nel tono.

Toby annuì, di nuovo a occhi serrati, tentando di recuperare l’equilibrio. “Ok,” riprese la donna, “non si preoccupi. È normale la prima volta. Deve calibrarsi. Faccia due bei respiri profondi. Si rilassi. Adesso riapra gli occhi. La tengo io. Guardi dritto di fronte a lei, verso l’orizzonte, per qualche secondo. Fatto? Adesso guardi a destra, nella stessa maniera, poi dall’altro lato.”

Toby seguì le istruzioni che gli venivano date, le vertigini passarono e il suolo sembrò diventare stabile e solido sotto i suoi piedi.

“Grazie mille.” Fece, un po’ imbarazzato per quello che sicuramente era una ben magra figura.

“Ma le pare.” Fece Sarah sorridendo, aveva begli occhi di un blu profondo e un viso regolare, un po’ allungato. “Succede a tutti come le dicevo.” La voce aveva un tono allegro e dava una prima impressione di gentilezza e disponibilità. “Che dice, ce la facciamo a darci la mano adesso?” Gliela tese di nuovo e questa volta Toby riuscì a stringerla. Sarah aveva una bella presa, forte e decisa, quasi da colloquio di lavoro.

“Sono molto contenta di avere l’occasione di lavorare con lei.” Aggiunse a corollario.

“Grazie, Anche se onestamente questo non è proprio il mio campo.” Rispose lui, esprimendo di nuovo i dubbi che aveva già sollevato coi suoi capi e con chiunque avesse parlato.

Sarah non sembrò scoraggiata. “Questo non è il campo di nessuno, purtroppo, è una cosa tutta nuova, le assicuro.”
“Lei mi diceva che è della divisione Crimini Informatici? Giusto?”

“Sì.” Rispose la donna. “Ufficio Ricerca. Ma non parliamo qui in piedi andiamoci a mettere più comodi. Venga. Riesce a camminare, sì?”

Toby provò a muovere un passo esitante: ci riusciva. La seguì mentre lei faceva strada.
“Dove siamo?”

“Qui siamo su Isla Freyas, un’isola privata di proprietà della Chung Estates. L’incidente è successo qui, la villa della vittima è proprio qui dietro. A due passi.” Gli rispose Sarah.

Come aveva preannunciato, in poche decine di passi arrivarono a un grande cancello di ferro battuto, il posto, la villa, era circondato da un alto muro tinto di bianco.

Sarah avvicinò la mano al cancello che, con uno scatto, iniziò ad aprirsi.

“Mi sono fatta dare tutti i permessi di accesso e amministrazione, sia dalla Chung Estates che dalla PS Games, ovviamente, glieli farò avere pure a lei.”

Toby stava per rispondere che poteva anche evitare e che lui a malapena ci si orientava su cose simili, ma rimase senza parola dalla vista rivelata dal cancello che si apriva.

Di fronte a lui si trovava un viale alberato, che attraversava un parco all’italiana apparentemente enorme, dall’erba perfettamente curata e dalle siepi fiorite, in fondo, in lontananza, si scorgeva a una villa mastodontica e lussuosa.

Toby si lasciò sfuggire un fischio. “Sembra Beverly Hills.”

Sarah sorrise. “Decisamente sì. La vittima, Charles Roussel, aveva un abbonamento premium e si era tolto la soddisfazione. Tanta gente qui si costruisce quello che non potrà mai avere nella vita reale.”

Impiegarono un paio di minuti per percorrere il viale e arrivare al patio coperto e poi alla grande porta di entrata.
Il foyer, dal pavimento di marmo chiaro, era a doppia altezza, circondato da una balconata, di fronte a loro due scalinate ricurve e simmetriche portavano al piano superiore, e in mezzo all’ellisse creata dalle due scale c’era… una dannata fontana anche lei in marmo.

“Come le dicevo, non si era limitato.” Sarah interruppe la sua stupita contemplazione. “Venga, andiamo a sederci, che ci facciamo una prima chiacchierata.”

“Lei è stata già qui?”

“Si un paio di volte, quando abbiamo messo tutta la proprietà sotto sequestro e per fare una prima ricognizione.”
Sarah lo condusse in quello che doveva essere un enorme salotto, le larghe finestre a tutta altezza davano sul giardino e su una lussuosa piscina a sfioro.

Sarah si sedette su un sibaritico divano, vicino a un pianoforte a coda (come poteva mancare?) e gli fece cenno di sedersi anche lui.

Toby scelse una gigantesca poltrona in cui si sentì sprofondare.

“In un posto simile uno si immaginerebbe di essere ricevuto da un maggiordomo in alta uniforme.” Fece Toby più che altro per dire qualcosa.

Sarah rise, una risata cordiale e aperta. “Oh c’era, eccome, con parecchia servitù., ma, per impedire inquinamenti della scena del crimine, abbiamo disattivato tutti.”

Toby decise di andare al punto:

“Senta agente Williams…” Venne interrotto.

“Sarah, per favore.”

“Sarah, va bene. Chiamami, pure tu, Toby.” Accettò lui. “Sarah, come ti dicevo in call, non ho minimamente capito cosa c’entrate voi della Crimini Informatici e perché avete chiesto la collaborazione di noi della Accademia della FBI. Cosa mai centriamo con la morte, di questo Roussel?… che da quanto ho capito era un informatore che dava dritte a Criminal dept su un giro di droga nel Midwest. Corretto?”

“In verità noi, non abbiamo chiesto una collaborazione generale dell’Accademia.” Precisò Sarah. “Noi abbiamo chiesto specificatamente di te, ci serve la tua conoscenza in materia di interrogatori, e tu sei uno degli agenti più esperti che ha la FBI in questo campo, no?”

Questo Toby, non poteva negarlo. 30 e più anni di carriera nel Bureau, sul campo e formando nuovi agenti, metà dei manuali che parlavano di tecniche di interrogatorio li aveva scritti lui.

“Ok. Quindi avete qualcuno da interrogatore? Non capisco però perché arrivare a me? E cosa c’entrate voi? E cosa ci facciamo qui?” Rilanciò di nuovo.

Sarah sorrise un'altra volta. Aveva un sorriso simpatico, pensò Toby.

“Permettimi di spiegarti fin dall’inizio e capirai perché abbiamo bisogno di te.”

Toby le fece segno di proseguire e si mise comodo appoggiandosi allo schienale.

“Come hai letto nel dossier che ti abbiamo mandato, questo Roussel passava informazioni, per cui quando è morto la Criminal Investigation si è messa in allarme… e poi visto… come è morto il soggetto ha chiamato a noi della Informatica.” Sarah prevenne la sua scontata domanda, sollevando una mano. “Questi dettagli sono riservati e non c’erano nel dossier. Lo hanno trovato, morto di sete… con ancora in testa un caschetto di collegamento celebrale, di fronte al suo terminale. A quanto pare qualcosa aveva causato la sua morte celebrale… ed è rimasto lì seduto incosciente per vari giorni fino a che è definitivamente morto di sete…. Lo
ha trovato il suo contatto della Criminale quando si è accorto che lui era sparito.

Il punto delicato, è che la morte celebrale è stata provocata da qualcosa che è successo mentre era collegato qui, a Dream Beach 3. Da quello che abbiamo capito non è stato un incidente o un problema tecnico.

Visto il suo campo di attività e vista la sua seconda professione come informatore l’ipotesi di lavoro, da verificare è che sia stato assassinato, da qualcuno che con un metodo che non comprendiamo, da dentro una simulazione virtuale è riuscito a far arrivare una serie di stimoli che gli hanno fritto il cervello.

Se è così è omicidio, significa che una indagine della Criminale è in pericolo e per noi della Informatica è…. una prima mondiale.”

“Ok, questo spiega perché ci siete voi della Informatica. Ma perché vi serve il sottoscritto esperto in interrogatori?”

“Perché abbiamo un possibile testimone da interrogare…”

“E pensate che non vi basti un esperto “normale”, ma arrivate fino a me. Cosa c’è di particolare in questo interrogatorio?” Dedusse Toby.  “E perché mi hai portato qui dentro questa simulazione?”

“Perché non si tratta di un essere umano e dobbiamo interrogarlo qui dentro.”

“Non è un essere umano?” Toby lasciò trasparire lo stupore.

“No.” Rispose Sarah, scuotendo la testa. “Si tratta di una Beach Doll, un NPC della simulazione… che riteniamo fosse con lui, fino al momento della morte.” Sarah fissò il silenzioso Toby e si rese conto, di non essere stata capita. Per nulla. “Ok, non mi segui vero?”

“Ehm, esatto, scusa, ma per me stai parlando veramente arabo. Come ti ho detto non ho idea di come funzioni questo posto… mi devi dare qualche informazione di base… più terra, terra.” Poi sorrise per attenuare le sue parole. “Scusami, ma hai a che fare con vecchio rudere, per me i computer si usano ancora con mouse e tastiera.”

“No, no. Capisco perfettamente. Scusami tu. Sono io che ho dato troppe cose per scontate, essendo il mio campo. Tu, mi dicevi, non sei stato qui, e non hai mai partecipato ad altri universi virtuali come questo vero?” Toby allargò le braccia in un chiaro segno sconsolatamente negativo. Sarah si fermò a riflettere. “Ok, andiamo.” Fece alzandosi. “Penso che la cosa migliore per spiegarti sia farti conoscere il testimone.”

Toby la seguì fuori dal salotto e salirono una delle scalinate fino al piano superiore.

“Qui, al primo piano, c’è la zona notte, per così dire: le camere da letto. Allora Dream Beach è una simulazione di metaverso, sostanzialmente è un mondo virtuale. Uno dei primi a sfruttare pienamente le potenzialità del collegamento diretto celebrale. Insomma, come hai visto è quasi come stare nel mondo reale.”

“Fino qui ci siamo.””

“In universi simili si può interagire o con altri esseri umani che sono nella simulazione, o con dei personaggi artificiali, gli NPC i personaggi non giocanti, ci sono varie versioni e tipologie ma quelle più avanzate che simulano meglio i comportamenti umani qui sono solitamente soprannominati Beach Doll.”

Attraversarono un lungo lussuoso corridoio, Toby sbirciò dentro alcune delle porte aperte che rivelavano altrettanto sfarzose, se non lussuriose, enormi camere da letto.

Si fermarono di fronte a una porta chiusa.

“Qui su Dream Beach… il punto è godersi una vita lussuosa e ricca, o comunque simulare in maniera realistica della cose che nella vita reale non potresti permetterti… o non puoi fare per altre ragioni.” Sarah si fermò e Toby capì che aspettava che lui gli desse conferma di aver capito. Gli fece un cenno con la testa e lei andò avanti: “Il testimone è uno di questi NPC che il morto aveva comprato… per popolare la sua villa…” Toby non poté evitare di notare una certa nuova esitazione nella voce di Sarah. “Si chiama Jocelyn.”

Disse e aprì la porta.
   
 
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