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Autore: Ombrone    05/12/2023    0 recensioni
Un universo virtuale, un morto, due investigatori e un testimone molto particolare
Un racconto del futuro prossimo o forse del mondo che stiamo già per vivere.
Genere: Noir, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Era un'altra sontuosa camera da letto, vasta come un campo da basket, il soffitto ricoperto di specchi e un enorme letto rotondo con delle lenzuola di seta rosse.

Quello che colpì Toby però non fu il luogo o l’arredamento, fu la ragazza che dormiva, apparentemente serena e pacifica, su quel letto.
Il suo occhio da poliziotto gliela fece descrivere come: circa vent’anni, altezza un po’ sotto la media, corporatura snella, capelli biondi, leggermente abbronzata, nessun segno particolare visibile.

Nessun segno particolare, a parte il fatto che sarebbe stata a suo aggio in una selezione di Miss America o sulla passerella di Victoria Secret, aggiunse il suo non più giovanissimo, ma non certo scomparso, occhio maschile.

La ragazza, un insieme di sfumature dorate che andavano dal biondo pallido dei capelli al miele intenso della pelle abbronzata, indossava solo della lingerie di pizzo nero, reggiseno e mutandine, decisamente microscopiche, e delle autoreggenti coordinate.

Toby si girò a guardare Sarah, come cercando qualcosa. Lei gli rispose con un sospiro e un’alzata di spalle.

“Come dicevamo, qui la gente cerca di simulare la vita che non ha nel mondo reale… yacht, ville hollywoodiane.” Allargò le braccia come a ricomprendere quel posto. “Donne bellissime.” Si fermò e poi continuò con un tono di scusa. “Non che noi donne ci si comporti in maniera diversa da voi uomini quando siamo qui… anzi.” Altra pausa.” Comunque questa è Jocelyn. È una Beach Doll, era di proprietà di Roussel e gli stava tenendo… compagnia quando è morto.” Il tono di Sarah diceva tutto.

Toby si girò a fronteggiare Sarah, evitando l’inevitabile tentazione di tornare a fissare la ragazza sul letto, Jocelyn.

“Ma perché interrogarla? Non vi siete fatti dare registrazioni, log o quello che è, dalla PS Games?”

“Non ci sono né registrazioni, né log. La Chung Estates assicura ai suoi clienti sulla piattaforma un elevato livello di privacy… e inoltre, a quanto pare, Roussel utilizzava delle applet che cancellavano ancora più dati… se conduceva parte del suo business di commercio di droga anche da qui dentro comprensibile non volesse lasciare traccia.

Abbiamo solo il log del front end del terminale, che riporta una scarica di attività fuori scala che venivano dalla simulazione, ma cosa o chi le abbia provocate è buio assoluto, non abbiamo nulla. Ma la rag… Jocelyn era presente, speriamo e magari ce lo possa raccontare.”

“Quindi la rag…” Si interruppe anche lui, cercando la parola. “La beach…?”

“La Beach Doll”.

“Questa Beach Doll, quindi, ha in memoria quello che è successo? Non potete scaricarlo? Estrarglielo? Qualcosa del genere?”
“Non funziona così. Non ha un log o una registrazione da… scaricare, esattamente come non è possibile “scaricare” le memorie di un cervello umano… dobbiamo parlarci, interrogarla… e qui entri in gioco tu.”

“Non capisco,” Fece Toby, per correggersi immediatamente: “O meglio capisco la tua affermazione, ma non capisco come si arrivi a queste conclusioni. Ho bisogno di maggiori informazioni. Anche perché non è detto che le tecniche di interrogatorio pensate per un essere umano siano valide in questo caso.”

Notò un certo scoramento nello sguardo di Sarah, che rispose: “Ce ne rendiamo perfettamente conto… ma chi meglio di te può giudicare e magari adattarle?” Il complimento implicito non passò inosservato a Toby. “Se te la senti di aiutarci ti invio della documentazione che spero possa essere di aiuto ad orientarti.”

Toby la guardò, riflettendo. “Certo che sono dei vostri.” Decise. “È comunque una sfida nuova. Mandami la documentazione e me la studio, avrò sicuramente bisogno di confrontarmi con te e farti domande.”

“Sono a tua completa disposizione, sono al 100% su questo caso. Chiama quando vuoi.”

“Se necessario, preferirei parlare di persona. Nel mondo reale.” Precisò.

“Sono di sede al Hoover Building, chiamami e ci organizziamo.” Disse Sarah sorridendo e Toby si sentì in dovere di spiegare.
“Sono abituato così, gli interrogatori si fanno in presenza fisica, il non verbale è fondamentale e ormai ci ho fatto la abitudine.”

“Ma certo, capisco, a me fa piacere incontrarti anche nella vita reale.” Rispose Sarah con un sorriso sincero. “Senti, visto che siamo qui, vuoi provare a fare una prima chiacchierata di prova con Jocelyn?”

Toby tornò a guardare la ragazza distesa sul letto. “Sì. Perché no? Visto che ci siamo potrebbe essere utile una prima esperienza diretta. Tanto immagino che non morda.”

“No, questa non credo che morda.” Fece Sarah con voce divertita.

“Ottimo, non ho cerotti.” Scherzò lui. “Come si riattiva?”

La risposta lo colse di sorpresa.

“Bisogna darle un bacio.” Toby fissò Sarah, non capendo se stesse scherzando e lei scoppiò a ridere, un po’ divertita e un po’ imbarazzata. “Non scherzo. La PS Games tra i vari metodi possibili si è inventata anche questo per risvegliare un NPC… modello cenerentola.”

Lui scosse la testa incredulo, poi fece un gesto verso il letto.

“Beh… se non ti disturba ti lascio fare. Alla mia età baciare fanciulle mezze nude addormentate mi sembra da… da maniaco. Anche se ovviamente non è una ragazza reale.” Precisò.

Sarah riprese a ridere. “Vabbene, vabbene, ma tu non pensare male!” Poi aggiunse. “Per questo primo contatto non le dire che il suo proprietario è morto. Ok?”

Si avvicinò al letto, si chinò, sfiorò la guancia di Jocelyn con un bacio e poi fece un passo indietro.

Per alcuni secondi non successe niente, poi Jocelyn si mosse, stiracchiandosi languidamente e aprì le palpebre.

Vedendoli si bloccò a all’improvviso, perplessa da quella presenza sconosciuta e li fissò sbarrando gli occhi di un azzurro intenso e luminoso.

“Chi siete? Dov’è Charlie?”

Fu Sarah a risponderle, con voce calma e materna. “Ciao Jocelyn, Charles non può essere qui adesso. Io sono Sarah e lui e Toby.” Lo indicò con un gesto. “Siamo due agenti della FBI, sai cos’è la FBI?”

Jocelyn si alzò con un gesto fluido ed elegante, accosciandosi sul letto, l’aria preoccupata, le belle labbra rosso ciliegia lievemente aperte in una espressione meravigliata.

“È successo qualcosa?”

“No, stai tranquilla, non è successo niente di male. Vogliamo solo parlare un attimo con te. D’accordo?”

Jocelyn annuì, spostandosi in una posizione più comoda.

“Certo, ditemi, come posso aiutarvi?” Toby capì che in qualche maniera aveva controllato le loro credenziali.

“Direi che possiamo parlare comodamente in salotto, che dici?”

“Certo!” Fece lei alzandosi immediatamente. Era piccolina, esattamente come Toby aveva valutato. Formosa nei posti giusti, ma piccolina.

“Senti Jocelyn.” Aggiunse Sarah come capendo i pensieri di Toby. “Perché non ti metti qualcosa di più comodo? Noi ti aspettiamo di sotto.”

Spinse fuori Toby e chiuse la porta prima che la ragazza iniziasse a cambiarsi senza nessuna esitazione.
 
Jocelyn li raggiunse in salotto dopo pochi minuti, in un abbigliamento decisamente più modesto: Sneaker ai piedi, pantaloncini a mezza coscia e una maglietta chiara con il logo dei Chicago Bulls.

Adesso sembrava la tipica ragazza della porta accanto, una studentessa di college o qualcosa del genere. Anche il trucco era decisamente più leggero, ma il viso rimaneva di una perfezione classica… ed era evidente che sotto la maglietta non portava il reggiseno.

“Scusate per prima.” Iniziò subito a dire. “Ma mi avevate colto di sorpresa. Comunque io sono Jocelyn e sono contenta di conoscervi.” E allungo una mano verso Sarah, che gliela strinse.

“Ciao, come ti dicevo io sono l’Agente Sarah Williams.”

“Jocelyn.” Ripeté e tendendo la mano verso Toby questa volta.

“Toby Kaneshiro, piacere.” La stretta di mano era salda, il sorriso sincero. Le reazioni, i comportamenti e la voce di Jocelyn erano perfettamente naturali. A un primo approccio indistinguibile da un essere umano, ma, Toby immaginava, qualche differenza sarebbe spuntata, approfondendo.
Jocelyn rimase in piedi di fronte a loro guardandosi intorno,

“Ma non c’è il maggiordomo?” Chiese.

Le rispose Sarah. “No, Jocelyn, il personale della casa è disattivato, al momento, ci siamo solo noi tre.”
Jocelyn sembrò accettare questa situazione senza scomporsi.

“Ma allora non vi hanno offerto niente! Gradite qualcosa da bere? Posso prepararvi qualcosa?” Fu la sua prima preoccupazione.

“No, grazie, tesoro. Gentilissima, siamo a posto così. Vogliamo solo scambiare quattro chiacchiere con te, perché non ti metti comoda con noi?”
Jocelyn ubbidì all’invito (sembrava accettare gli ordini con una disponibilità esagerata per un essere umano), sedendosi di fronte a loro. Immediatamente tirò su le gambe, accovacciandosi, sulla larga seduta, col busto in una posizione sinuosa, che… faceva risaltare i seni (altro tratto abituale, quella estrema sensualità? Probabilmente sì.).

“Ditemi, cosa vi serve? Come posso aiutarvi?” Aveva un sorriso gentile e disponibile… quasi da commessa che parla con un cliente.
Sarah guardò Toby invitandolo a prendere in mano la conversazione. Lui rifletté da che parte cominciare.
“Quanti anni hai Jocelyn?” Fu la sua prima domanda, chiedendosi automaticamente se avesse senso. Lei non sembrò meravigliata e rispose senza esitazioni.

“Ventuno anni.”

“E da dove vieni?”

“Portland.” Rispose immediatamente…e Toby con una certa meraviglia non poté evitare di notare che in effetti aveva un lievissimo accento della Cascadia. Una cura dei dettagli eccezionale.

Comunque, sembrava essersi abituata alla situazione senza esitazioni e senza troppe perplessità. Un essere umano vero, pensò Toby, sarebbe stato decisamente più a disagio e avrebbe insistito per avere notizie di Roussel e capire cosa volessero loro.

Cambiò tattica, decidendo di fare una domanda che la facesse parlare:

“Cosa ti piace fare, Jocelyn?”

“Oh… mi piace nuotare, giocare a beach volley o a paddle. Mi piace provare nuovi vestiti…e mi piace ascoltare musica.” Decisamente non un tipo intellettuale.

“Che musica ti piace?”

“Tailor Swift.” Risposta immediata e senza esitazione.

Fu Sarah a intervenire.

“Un bel classico, hai ottimi gusti.”

Jocelyn si girò verso di lei, con un largo sorriso.

“Piace anche a te?”

“Oh sì, molto. Era la mia preferita da ragazza, quando avevo la tua età.”

“Sei andata a un suo concerto?” Chiese con una chiara nota di eccitazione nella voce.

“Sì una volta.”

“Che invidia! Quanto vorrei aver avuto la possibilità di andare a un concerto di Taylor Swift!” Sospirò.

“A te cosa piace di musica, Toby?” Gli chiese all’improvviso Sarah.

“Io vado verso qualcosa di più duro e rock, però ascolto anche cose moderne tipo i Saturn.”

“Non sono male.” Concordò Jocelyn. “Hanno dei bei testi.”

Toby riporto l’attenzione su di lei.

“Quindi passi il tempo nuotando e ascoltando musica?”

Per la prima volta Jocelyn sembrò fermarsi a riflettere.

“Beh di solito c’è Charlie, passo il tempo con lui… a prendermi cura di lui e a fare quello che gli serve.”

“Vuoi bene a Charles?”

“Io lo amo.” Fu la risposta immediata.

Toby guardò Sarah.

Gli vuoi davvero bene, vero?” Chiese lei.

“È un uomo fantastico, il migliore.” Poi continuò. “Gli è successo qualcosa?” La voce questa volta piena di apprensione.

“No, tranquilla, va tutto bene.” Fece Sarah con voce suadente e dolce. Poi decise di interrompere quel primo contatto: “Forse è meglio che tu torni a dormire Jocelyn. Adesso anche noi andremo via.”

“Va bene, è stato un piacere conoscervi.”

Jocelyn si alzò, ubbidendo, ma si fermò dopo un paio di passi.

“Perché voi siete della FBI, no? Se siete della polizia c’è qualcosa che non va.” La paura dalla voce si era estesa agli occhi e al viso.

Fu Sarah a reagire, alzandosi e prendendola per le spalle per rassicurarla.

“Non è successo niente che non si possa sistemare. Nei prossimi giorni noi torneremo a parlarti e tu ci darai una mano a sistemare tutto.”

“Si può sistemare tutto? Vi posso aiutare? Posso aiutare Charlie?”

“Sì, Jocelyn, tu ci puoi aiutare.” La ragazza sembrò convincersi e rasserenarsi. “Vai a dormire adesso.”

Rimasero soli.

“Allora?” Chiese Sarah. Toby rispose con un fischio ammirato.

“Notevole… notevole… non pensavo di trovarmi di fronte a qualcosa di simile… non mi aspettavo tutta questa… naturalezza. Ok sapevo che il test di Touring ormai veniva passato senza problemi… ma questo è eccezionale.”

“E questo è un modello commerciale, standard… e pure superato ormai. Ma qui, per quello che serve, basta e avanza. Allora pensi che possa darci informazioni? Può essere interrogato?”

“Ci si può provare… non ha lo stesso comportamento di un essere umano, malgrado tutto, ma si può provare. Mandami un po’ di documentazione, fammi capire cosa diavolo è in realtà. E vediamo.”
   
 
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