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Autore: Drake_o    30/11/2023    0 recensioni
La storia inizia così:
Draco è in una losca stanza d’albergo, Harry a una deprimente cerimonia, tre mesi dopo la morte di Angelina Johnson, Capitano degli Auror della Dark Division, la nuova squadra Auror creata da Kingsley Shacklebolt. Tutto quello che è successo prima e che succede dopo è scritto qui.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Prologo
 
È un tardo pomeriggio grigio nella periferia di Manchester. La luce biancastra che filtra dalle nuvole si abbina perfettamente all'atmosfera di quella domenica oziosa e livida.
Draco è accasciato su un vecchio divano arancione dall'aspetto vintage, come tutto l'arredamento dell'hotel in cui alloggia. La silhouette della sua figura slanciata si riflette nello schermo del televisore spento con addosso solo un paio di boxer neri. Si porta alle labbra una piccola canna di erba morgana ormai quasi completamente consumata e ne spira piano il fumo. Lo soffia in alto, osservando le spirali fluide in cui si arrotola contro quella luce apatica mentre dalla vecchia radio sul tavolino risuona in sottofondo un pezzo blues.
Un giovane uomo dai capelli castani esce dal bagno della camera, strofinandosi la testa con un asciugamano e si avvicina lentamente al divano.
«Ehi!» si lamenta corrucciato, sedendosi accanto a Draco. «Quella doveva essere per tutti e due!»
Draco osserva un momento il mozzicone della canna tra indice e pollice. «Scusa, Jack» sussurra svogliatamente mentre gli fa spazio sistemando una gamba piegata sopra di lui. «Ero sovrappensiero e l'ho finita.»
L'altro lascia dondolare tra le dita una piccola boccetta di polvere verde. «Be', vorrà dire che io finirò questa!» esclama con un sorriso malizioso.
«Dammene subito un po'!» ordina con arroganza Draco. Si solleva e cerca di strappargli la boccetta dalle mani.
«Ah. Ah. Ah!» Il ragazzo allunga indietro il braccio per sottrargliela. «Solo se la prendi dalle mie labbra» dice in tono lascivo, poi le umetta passandoci sopra la lingua, infila un dito nella boccetta e con quello se le cosparge di polvere.
«Sono la tua Fata Verde!» sussurra sporgendosi verso Draco, che senza farsi pregare lo afferra dietro la testa e lo tira contro la propria bocca succhiando tutta la polvere dalle sue labbra.
«Vacci piano, Draco!» farfuglia divertito tra i suoi denti. «Cazzo, è un sacco di roba!»
Poi lo guarda buttarsi indietro tra i cuscini e portarsi una mano sugli occhi.
«Oh, cazzo. Questa era forte!» mormora Draco.
«Ingordo» sibila Jack dopo essersi leccato le labbra. «Non me ne hai lasciato nemmeno un granello.»
Draco sorride con gli occhi ancora schermati. «Vieni a prendertela, Jack» sussurra sensualmente.
Allora l'uomo si getta su di lui e lo bacia voracemente, passa una mano sotto la sua coscia spingendo il bacino contro il suo.
«Sai?» mormora poco dopo col viso seppellito nel collo di Draco. «A volte la vita ci riserva delle sorprese davvero meravigliose.»
«Che intendi?»
«Intendo che sono stato almeno due ore in quel caffè e proprio quando stavo per andarmene sei entrato tu. Un minuto più tardi e non ti avrei mai incontrato.»
Draco sorride. Rimangono in silenzio per un momento, scrutandosi negli occhi.
«Cosa vuoi fare domani?» chiede Draco rilassando la testa sul bracciolo del divano.
«Qualsiasi cosa che coinvolga te. Nudo» mormora Jack, e torna a baciarlo ancora, premendo lussuriosamente il suo corpo contro quello di Draco finché il suono di un telefono non li interrompe.
«Cazzo! Scusa, devo rispondere.» Jack si alza di fretta e afferra il cellulare dal tavolino, mentre Draco si riposiziona sul divano e lo osserva serio.
«Sam?» esclama passeggiando su e giù per la stanza. «Allora tutto a posto?» passa vicino al divano e infila una mano tra i capelli di Draco. «Ok. Fantastico!» esclama prima di chiudere la conversazione.
«Ho piazzato la merce! Tra qualche ora mi aggiornano sulla data dell'incontro!» annuncia soddisfatto a Draco, il quale inarca le sopracciglia con aria interessata.
 
-*-
 
Sono le sei del pomeriggio della stessa domenica a Londra. La brezza estiva rinfresca lo spiazzo di fronte al Ministero della Magia mentre sul retro, nel cortile degli uffici Auror, si svolge la cerimonia di inaugurazione del piccolo monumento alla memoria del Capitano Angelina Johnson, deceduta tre mesi prima in una pericolosa missione. Harry è un po' in ritardo, arriva a cerimonia iniziata e occupa una sedia in quarta fila.
Da quella orribile notte si sente distrutto, come se le assi dell'universo si fossero improvvisamente inclinate e tutti gli astri e i pianeti si fossero accatastati in un solo punto per influenzare negativamente la sua vita.
«Angelina era un Auror coraggioso e un'amica per tutti noi. La salutiamo e la ricordiamo con grande rispetto» conclude Hermione in piedi di fronte al pulpito appositamente allestito nel giardino. Mentre torna verso le sedie per lasciare il posto al Comandante Shacklebolt, incrocia lo sguardo di Harry e lo saluta con un cenno della testa. Ron, due file più avanti, si volta verso di lui sventolando distrattamente una mano. Ci sono anche Blaise, Pansy, Neville e Luna ma, per quanto continui a guardarsi intorno, Harry sa già che non vedrà Draco tra i presenti.
«È con imperitura devozione che ricorderemo il nostro Capitano» annuncia Shacklebolt con la sua voce profonda, in un tono che sfiora il melodrammatico. «Sono pertanto fiero di inaugurare l'effige commemorativa in suo onore!» e con un gesto plateale della bacchetta solleva il telo bianco rivelando una panchina di pietra con sopra una targa dorata.
 
Alla memoria del Capitano Auror
Angelina Johnson
 
«Una panchina!» bofonchia Shacklebolt alla fine della cerimonia mentre guarda deluso l'oggetto insieme ad alcuni colleghi dell'ufficio.
«Be', è una bella panchina» cerca di rassicurarlo Ron.
«Sì» conferma Neville. «È di cemento... solida.»
«Ce ne sono cento uguali al parco pubblico di Diagon Alley» commenta schiettamente Blaise.
«È proprio quello che voglio dire!» Kingsley ha l'aria disgustata. «Uno che muore in missione per proteggere il mondo magico si merita di più di una fottuta lastra di cemento su cui la gente poggia le proprie chiappe! Si sono sprecati al Ministero!»
Harry è sicuro che stia pensando al giorno in cui sarà il suo nome, ad essere schiacciato da qualche culo su una panchina.
«Lei è ancora molto scosso, vero Comandante?» simpatizza Theodore appoggiando una mano sulla spalla di Shacklebolt.
«Levami quella mano di dosso, Nott!» sbotta lui. «Sei inquietante quando cerchi di fare il sensibile.»
Intanto Ron si affianca a Harry «Hai notizie di Draco?»
Notizie di Draco. A Harry quella domanda fa pulsare le tempie di rabbia.
«Già» Hermione si volta verso di loro. «Pensavo sarebbe venuto.»
Harry prenderebbe volentieri a calci qualsiasi cosa, quando qualcuno affronta quell'argomento. Tuttavia, tenta una risposta pacata.
«Avrebbe voluto esserci ma... sta lavorando a orari impossibili» balbetta. «E... l'ultima volta che l'ho visto...»
È stato circa due mesi prima, ma preferisce che gli altri non lo sappiano.
«Come sta?» chiede Kingsley. «Sembra che l'abbia presa abbastanza male.»
«Oh, sì ma... No, sta bene! Sul serio.» Harry cerca di evitare il contatto visivo.
«Digli di passare a trovarci, Harry. La centrale non è più la stessa senza di lui» afferma Hermione con ruvida malinconia.
«Certo, glielo dirò.»
C'è da meravigliarsi di come tutti si affezionino a chi si allontana senza preavviso, anche se si tratta della stessa persona che criticavano puntualmente fino a poco tempo prima. Draco non rispetta il protocolloDraco è sempre nervoso, Draco la deve smettere di rispondere cosìDraco mi ha messo qualcosa nel caffè, ne sono sicuro!
«Per un po' l'ho chiamato tutti i giorni» gli racconta Blaise, mentre tornano tutti insieme verso l'edificio del Ministero. «Ma non parlo con lui da circa una settimana.»
Sembra preoccupato e la cosa incuriosisce, per non dire allarma, Harry. «E come mai?» chiede speranzoso di avere qualche notizia.
«È fuori città.»
«Già... giusto!» tenta Harry. «A Brighton.»
«No, a Manchester, se non sbaglio» lo corregge Blaise.
Adesso Blaise ne sa più di lui.
Lui che è stato negli ultimi sei anni il suo fidato partner Auror e, aveva creduto, il suo amico più stretto.
«Sì... sì. Infatti. A Manchester» conferma Harry registrando l'informazione. È distrutto e vorrebbe solo andarsene al pub più vicino, a farsi una birra, senza sentirsi costretto a dimostrare agli altri e a se stesso che le cose vanno bene. Che quello che è successo due mesi prima non ha sconvolto la squadra speciale Auror e la sua intera vita.
«Sinceramente, non so quante volte avrei voluto fare come Draco» ammette Ron scrutando l'orizzonte mentre cammina vicino a loro. «Andarmene in pausa pranzo e non tornare mai più.»
Harry sospira sconfortato. «A volte Draco è troppo impulsivo. Lo hai detto anche tu.»
Appena può, Harry si allontana dal gruppo, estrae il telefono cellulare che tutti gli Auror hanno ormai in dotazione e compone un numero.
«Ehi, sono Draco. Lasciate un messaggio» recita la voce strascicata e fredda. «La casella dell'utente è piena» segue la voce metallica della segreteria, che suona quasi più amichevole della sua. Harry chiude seccato la comunicazione, sono giorni che quella maledetta casella è piena. Piena dei suoi messaggi ignorati.

 
 
 
 
1. I know It's Over
 
 
It's so easy to laugh
It's so easy to hate
It takes guts to be gentle and kind
It's over, it's over, it's over
Love is natural and real
But not for you, my love
Not tonight, my love
Love is natural and real
But not for such as you and I, my love
(I Know it's over - The Smiths)
 




 
È così facile ridere
È così facile odiare
Ma bisogna avere fegato per essere gentili ed educati
È finita, finita, finita.
L'amore è naturale e reale
Ma non per te, amore mio
Non stanotte, amore mio
L'amore è naturale e reale
Ma non per quelli come te e me, amore mio.
 
 
 
 
 
Negli ultimi sei anni non era passato un giorno senza che lui e Draco si fossero visti o sentiti.
All'età di ventuno anni si erano incontrati di nuovo, e sulle ceneri della loro discordia era nata l'amicizia. Le radici di quel rinnovato interesse, secondo Harry, risalivano probabilmente al sesto anno a Hogwarts, quando si era lanciato in morbosi pedinamenti basati sulla teoria che Draco fosse un Mangiamorte e avesse una missione da svolgere per conto di Voldemort. Tanto che persino Ron e Hermione lo avevano accusato di essere ossessionato da Draco Malfoy. In quel periodo Harry lo aveva marcato stretto, notando dettagli nascosti del suo carattere e in lui si era insinuata una curiosa voglia di conoscerlo meglio.
Hermione e Ron ben presto avevano dovuto ammettere che Harry aveva ragione, nel sostenere che Draco avesse ricevuto il Marchio. Poi c'era stata la guerra. Draco si era schierato con Voldemort, ma Harry aveva capito che in fondo era stato costretto e manipolato in quella scelta, a causa di suo padre. Quando aveva abbassato la bacchetta di fronte a Silente, o quando lo aveva salvato dalle grinfie di Voldemort fingendo di non riconoscerlo, Harry aveva scorto di nuovo quel suo lato nascosto. Si erano salvati la vita a vicenda e, alla fine di tutto, quella rivalità così infantile, nata da stupide premesse, era diventata lontana e irrilevante nel cuore di Harry.
Dopo la guerra, a Hogwarts era stato istituito un anno extra per gli studenti che a causa del conflitto non erano riusciti a completare gli studi e prendere i M.A.G.O.
Durante quell'anno, quando Harry aveva pensato che avrebbero potuto smettere di odiarsi ufficialmente, Draco lo aveva ignorato; troppo impegnato ad affrontare i processi e la disgrazia in cui la sua famiglia stava sprofondando, era rimasto accuratamente distante e sembrava prediligere unicamente la compagnia di alcuni Serpeverde del suo anno e avere un mucchio di segreti.
Harry lo aveva osservato da lontano ma era rimasto al suo posto anche lui, un po' annebbiato, un po' depresso e molto occupato a rimettere insieme i pezzi, dopo le perdite inflitte loro dalla guerra.
A diciotto anni Harry aveva conseguito i M.A.G.O. con tutti gli altri a Hogwarts e, da quel momento, aveva perso di vista Draco.
Lasciata la scuola, era andato a vivere a Grimmauld Place numero dodici come aveva sempre sognato ma quando si era ritrovato sdraiato sul divano del salotto nel silenzio di quella casa cupa e piena di densi ricordi si era sentito avvolgere dalla tristezza. Non aveva più gli altri studenti intorno, i compagni di stanza, gli affollati e rumorosi tavoli della mensa. Non aveva una famiglia, aveva perso Sirius, Lupin, Tonks, Fred, Silente e anche Piton, che alla fine avrebbe desiderato conoscere più a fondo. Non aveva più nemmeno la sua civetta Edwige.
Era così che Ginevra lo aveva trovato, quando era andata a cercarlo dopo qualche giorno.
Era stata lei a dargli la forza di reagire. Proprio in quel periodo la loro relazione aveva ripreso da dove era stata interrotta e non era mai più finita. Lei era stata forte, lo aveva risollevato dall'apatia e gli aveva dato di nuovo qualcosa in cui credere. La loro amicizia era cresciuta in un sentimento profondo di fiducia reciproca che si era trasformato in una relazione stabile.
Quell'estate aveva viaggiato un po' insieme a Ginny, si era goduto i suoi amici e risistemato la vecchia  casa di Sirius. Poi, per un paio d'anni, aveva seguito un corso accademico di Scienze Politiche Magiche, tanto per fare qualcosa di diverso, mentre Ginny studiava da Pozionista, Ron si specializzava in Babbanologia e Hermione finiva un master in Giurisprudenza Magica. Era rimasto in contatto con molti dei suoi compagni tra cui Neville e Luna, che subito dopo Hogwarts si erano iscritti a corsi di Medimagia e Psicomagia Divinatoria. Eppure, Harry continuava a sentire un fondo di tristezza e insoddisfazione.
Aveva ventuno anni e non molte idee su cosa avrebbe voluto fare nella vita, quando il Ministro della Magia aveva concesso a Kingsley Shacklebolt, Comandante Auror, di aprire un corso intensivo di due anni per creare un nuovo dipartimento specializzato in crimini oscuri, sul modello di quello francese, poiché, nonostante la sconfitta di Voldemort, la criminalità oscura aveva ripreso a dilagare nella società magica.
Dopo aver ponderato bene il proprio futuro, Harry si era iscritto a quel corso. Avevano fatto lo stesso Ron, Hermione, Neville e Luna che, come lui, trovavano impossibile dimenticare le motivazioni che li avevano spinti a lottare. Tutti avevano affermato che, nonostante la sofferenza di quegli anni, niente li aveva più fatti sentire al proprio posto come combattere per la pace nel mondo magico.
Harry non aveva nascosto lo stupore quando, nella stanza in cui erano stati convocati i nuovi elementi selezionati per intraprendere il corso, tra alcuni Corvonero e un paio di Tassorosso del suo anno, aveva trovato anche un gruppetto di improbabili Serpeverde tra i quali aveva riconosciuto Theodore, Blaise e Pansy.
Ma la sorpresa più grossa era arrivata due mesi dopo l'inizio del corso, quando Shacklebolt era entrato nell'aula con una novità.
«Sebbene le lezioni siano iniziate e le iscrizioni siano ormai chiuse, il Ministro della Magia ha deciso di fare un'eccezione e accogliere un altro studente all'interno del corso Auror» aveva detto il Comandante con una vena che gli pulsava ferocemente sulla fronte. E aveva presentato Draco Malfoy che, entrando nella stanza, aveva rivolto a tutti i presenti un'occhiata sospettosa, prima di fermarsi al suo fianco. Nonostante i sussulti di stupore e i commenti bisbigliati che avevano accompagnato il suo ingresso, I'atteggiamento di Draco era rimasto duro e freddo, la sua espressione impassibile. Aveva subito riempito l'atmosfera della stanza, come faceva a Hogwarts, calamitando gli sguardi e creando tensione tra i presenti.
Harry si era aspettato un qualche segnale di complicità nelle occhiate che aveva scambiato con Pansy e Blaise, ma sia Draco che gli altri due Serpeverde si erano limitati a scrutarsi con la stessa cortese indifferenza di chi non si conosce. E Quando Draco aveva posato gli occhi su di lui, per un attimo aveva trattenuto il respiro.
Quel giorno, in piedi di fronte alla classe, Malfoy gli era sembrato molto provato, come se per lui la guerra fosse appena finita. Aveva l'aria di chi non si fida nemmeno della propria ombra. Il suo aspetto era un po' diverso da come Harry lo ricordava. Era cresciuto, come tutti gli altri del resto, mostrando un viso più maturo e i capelli lunghi quasi fino alle spalle, ma portava ancora al dito il grosso anello della famiglia Malfoy e non aveva perso il suo portamento elegante.
Così Draco era stato ammesso al corso, con due mesi di ritardo sulle lezioni, ma aveva seguito con attenzione e imparato velocemente ogni regola dello statuto Auror e ogni nuovo incantesimo di difesa dalle arti oscure, rimettendosi subito in pari e regalando a Hermione un motivo per rimpiangere la vecchia clessidra giratempo.
Si era comportato in maniera accettabile durante le esercitazioni; contro ogni aspettativa non aveva barato né attaccato a tradimento, come usava fare a Hogwarts. Piuttosto aveva sfidato gli altri, e in particolare Harry, sfoggiando un'inaspettata abilità nel combattimento.
Durante il primo anno del corso Auror, i gruppi che si erano creati, in principio divisi in base alle amicizie preesistenti a Hogwarts, si erano amalgamati senza troppa difficoltà attenuando le ostilità infantili. Solo Draco era rimasto in disparte. All'infuori delle lezioni e le esercitazioni pratiche, passava il tempo da solo a studiare grossi volumi sulla magia nella biblioteca del Ministero. Harry lo aveva osservato per un po' di tempo senza mai riuscire a intuire cosa stesse pensando, mentre la curiosità provata in passato verso l'altro si risvegliava gradualmente in lui.
Nel corso del secondo anno, malgrado la riappacificazione collettiva, lui e Draco avevano ricominciato a punzecchiarsi come ai vecchi tempi.
Sebbene in modo discreto, erano tornati in voga gli attacchi poco gentili, gli insulti sibilati durante le esercitazioni, gli sguardi di rivincita e le spallate "accidentali" nei corridoi. Una rinnovata ostilità aveva riacceso quell'antico solletico di sfida, rimasto fino a quel momento sepolto tra le tende polverose di Hogwarts.
Quello era stato l'anno alla fine del quale il gruppo di ragazzi, addestrati a dovere, avrebbe formato il nuovo dipartimento Auror di investigazione chiamato Dark Division: dedicato a traffici, furti, omicidi, rapimenti e qualsiasi crimine di magia oscura. la supervisione era di Kingsley Shacklebolt e Horace Lumacorno.
La nuova squadra aveva trovato una sede sul retro del Ministero, al piano superiore dell'ufficio Auror. Il Ministro della Magia aveva messo a disposizione un grande ufficio con una sala principale disseminata di scrivanie e circondata da stanze private e corridoi. Come l'ufficio Auror, l'ambiente della DD era in legno scuro e vetrate coperte da veneziane: uno stile che a Harry aveva ricordato piacevolmente i vecchi telefilm polizieschi babbani, quelli che guardava da bambino, quando i Dursley erano fuori casa.
La Dark Division o DD, che molti chiamavano Double D, gestiva principalmente i casi legati alla magia oscura o che si sospettava fossero collegati a essa. Ma a volte la bravura dei suoi agenti costringeva la centrale Auror a coinvolgerli in altre circostanze.
Il mondo magico in quegli anni si era esteso ed erano sempre di più i maghi che abitavano in case nascoste tra le case babbane e frequentavano il mondo babbano con assiduità. Perciò, come l'ufficio Auror, la DD si serviva di automobili e mezzi di comunicazione quali telefoni cellulari e computer babbani, collegati a reti alternative, basate sulla posizione degli astri e su vari nuovi incantesimi di divinazione che non rischiavano di essere intercettati dai civili babbani, e che erano particolarmente sicure contro i criminali magici. Le sfere magiche invece, incantate per vedere dagli occhi di alcuni animali magici, erano utilizzare come telecamere di controllo dentro gli uffici, nella piccola prigione dei sotterranei e nelle cabine degli interrogatori.
Le gerarchie interne alla squadra erano la stesse in vigore tra gli Auror. C'era un Comandante, ruolo assegnato a Shaklebolt, affiancato in parte e supervisionato da Lumacorno, rimasto a capo dell'intera centrale Auror. All'inizio c'era un capitano della squadra e i semplici agenti Auror, ossia coloro che avevano frequentato il corso. Un giorno, alcuni sarebbero diventati detective di livello superiore, oppure specialisti nei vari uffici. Nello stesso DD erano stati aperti anche il laboratorio della scientifica per le ricerche, l'ufficio legale, l'ufficio di precognizione divinatoria e l'ufficio informatico.
Angelina Johnson, entrata in servizio negli Auror un paio di anni prima, era stata la più giovane Capitano Auror della storia. Si era guadagnata la piena fiducia di Shacklebolt che aveva subito pensato a lei come capitano della nuova squadra.
Ai giovani maghi appena addestrati erano stati affidati alcuni compiti specifici all'interno del dipartimento, a seconda delle loro specialità; Harry, Hermione, Ron, Draco, Blaise e Theodore avevano iniziato a lavorare come agenti Auror mentre gli altri, tra cui Pansy, Ernie, Neville e Luna si occupavano dell'ufficio legale, di quello di precognizione divinatoria e del laboratorio per le indagini scientifiche.
Dopo i primi sei mesi trascorsi a testare il lavoro dei ragazzi sul campo, mischiandoli casualmente in coppie di agenti, Shacklebolt aveva assegnato a ognuno di loro un partner fisso per le missioni. Considerato che Draco aveva litigato con quasi tutti i colleghi, mentre Harry, al contrario, si trovava bene con chiunque, per qualche ragione aveva pensato che quei due potessero formare una buona squadra.
Così, Harry si era ritrovato per strada dentro un'auto babbana insieme a un nervosissimo Draco, che portava gli occhiali da sole e i capelli raccolti disordinatamente dietro la testa con un piccolo elastico, consapevole del fatto che per un bel po' quello sarebbe stato il suo destino.
Era stato un anno piuttosto intenso. A partire dal loro primo dialogo.
«Buongiorno, Malfoy» lo aveva salutato Harry avvicinandosi all'automobile che avrebbero condiviso.
«Buongiorno un cazzo» aveva risposto lui infilandosi gli occhiali da sole e sedendosi al posto del passeggero con fare seccato.
Harry era entrato in macchina, aveva chiuso lo sportello e infilato la chiave nel quadro. Poi, prima di accendere il motore, aveva detto: «Se hai intenzione di comportarti da stronzo fallo fuori servizio, chiaro? Da oggi in poi io e te siamo una squadra e dobbiamo collaborare!».
«Rilassati, Potter» aveva replicato lui con aria annoiata. «Se ti viene un infarto poi danno la colpa al Mangiamorte di turno!»
«Be', sarebbe di sicuro colpa tua!»
«Succhiamelo.»
«Fottiti.»
Per una settimana avevano passato ore nella stessa auto senza rivolgersi la parola, a parte un paio di insulti. E si erano salutati a fine giornata mostrandosi a vicenda il dito medio.
Poi Harry aveva deciso: se dovevano lavorare insieme, sarebbe stato necessario mettere da parte l'orgoglio e conoscersi meglio cercando di fare conversazione. Ma quando ci aveva provato la prima volta Draco lo aveva bloccato.
«Senti, Potter, non devi parlare per forza. Facciamo così per non sbagliarci, queste ore che passiamo in macchina le dedichiamo a un sacro silenzio meditativo. Ok?»
Harry non aveva saputo più cosa dire. E, un paio di giorni dopo, la seconda volta in cui aveva provato ad attaccare bottone, Draco aveva replicato: «Cosa avevamo detto a proposito del sacro silenzio meditativo?».
A parte i momenti in cui dovevano necessariamente parlare di lavoro, il silenzio quotidiano era durato, in tutto, circa un mese.
Eppure, anche nel silenzio succedono un sacco di cose. Infatti, in quel mese, mille piccoli gesti, sfioramenti involontari e sguardi reciproci avevano costruito una trama invisibile ma non fragile.
Durante quel primo anno, Harry e Draco si erano comunque distinti tra gli altri per il successo delle loro missioni, ma anche per la tendenza ad aggirare le regole ministeriali. E alla fine erano stati promossi Detective Auror di primo livello alcuni mesi in anticipo rispetto a tutti gli altri agenti.
Un giorno Shacklebolt aveva chiamato Harry nel suo ufficio, aveva chiuso bene la porta e aveva esordito dicendo: «Potter, tu e Malfoy state infrangendo le leggi del codice Auror almeno una volta al giorno durante le vostre indagini. È vero, mi state portando degli ottimi risultati, però dovete cercare di rientrare nelle grazie del Ministero della Magia o qui saranno guai!».
«D'accordo, signore» aveva risposto Harry con gli occhi incollati alla scrivania. Era sempre stato rispettoso verso le persone che stimava e di cui si fidava, ma seguire ciecamente le regole non era mai stato il suo forte e, a quanto sembrava, nemmeno quello di Malfoy.
Shacklebolt aveva lanciato un'occhiata fuori dalla vetrata del suo ufficio e, dopo essersi schiarito la voce, aveva chiesto: «Sinceramente, Potter, cosa ne pensi di Malfoy?».
Harry si era girato un momento a osservare Draco al di là della vetrata. Era seduto all'altro capo della scrivania che condividevano, perennemente composto, faceva oscillare la piuma tra indice e medio e ne lasciava ticchettare nervosamente la punta sul ripiano.
«Be', non sembra intenzionato a farsi degli amici» aveva commentato. «Però è intelligente e astuto. Credo che sarà un ottimo Detective Auror».
Non seppe mai cosa avesse detto Draco di lui quando, con ogni probabilità, Shacklebolt gli aveva rivolto la stessa domanda.
Benché incuriosito da lui, Harry in passato aveva sempre considerato Malfoy un tipo spregiudicato, sleale, prepotente e superbo. Una persona che per gli altri non provava alcunché, a parte noia e fastidio, che detestava i sentimentalismi e le smancerie, e che non aveva paura di esprimere le proprie opinioni, persino le più pericolose. Quando poi lo aveva rivisto due anni prima, Draco gli era apparso addirittura più impenetrabile e cinico.
Ancora ricorda quando aveva cominciato a sentire una traccia di umanità in lui, e forse quello era stato il giorno in cui aveva aperto definitivamente il suo cuore alla possibilità di quell'amicizia. Quel pomeriggio avevano seguito il primo vero caso di omicidio e tutta la squadra di novelli Auror aveva esordito sulla scena del crimine.
Draco era entrato poco prima di lui, perché Harry si era fermato all'esterno del piccolo condominio di periferia, a parlare con Shackelbolt.
Dopo aver varcato la soglia dell'appartamento al piano terra, dove si era svolta la tragedia, Harry si era irrigidito notando il Marchio Nero bruciato sulla moquette. I veli di un letto a baldacchino improvvisato erano stracciati e sparsi sul pavimento, insieme a stringhe di piccole luci colorate ancora accese. Harry aveva avvertito il cuore risalirgli in gola, alla vista della vittima. Una giovane strega, più o meno della sua età, dai capelli color mandarino, giaceva nuda sul pavimento, brutalmente abusata, con gli occhi cavati dalle orbite, due fiori arancioni con pistilli blu infilati al loro posto e una stringa di luci colorate stretta al collo.
Era successo raramente, ma in quegli anni alcuni Mangiamorte sopravvissuti, o giovani fanatici di Voldemort, avevano ricominciato a compiere ignobili gesti come quello, spesso contro i nati babbani, i maghi di sangue misto o i maghinò.
Come primo incarico era stato una dura prova. Tutti erano rimasti inorriditi da una simile scena, finché Neville, un po' tremante e con la fronte imperlata di sudore, aveva iniziato a studiare il cadavere e descrivere ciò che ne aveva causato la morte. Mentre Ron perlustrava l'appartamento a caccia di indizi che consentissero loro di identificare le vittime, Luna studiava interessata un angolo vuoto della stanza attraverso un monocolo di sua invenzione e Hermione prendeva appunti su una pergamena. Harry si era guardato intorno certo di scorgere Draco ma, non vedendolo da nessuna parte, aveva domandato a Blaise.
«L'ho visto uscire nel cortile sul retro» aveva risposto Blaise posizionando con la bacchetta un cubo magico fluttuante con il numero 4 vicino all'impronta di una suola insanguinata.
Harry si era affacciato nel cortile e aveva trovato Draco, una mano poggiata contro un muro, che tossiva come se fosse sul punto di vomitare. Tremava appena e i suoi occhi sembravano arrossati.
Purtroppo Harry sapeva bene come riconoscere il principio di un attacco di panico. Così si era avvicinato, e gli aveva chiesto se preferisse andare via da lì. Ma Draco aveva rifiutato con aria quasi offesa, ribadendo che stava benissimo. E dopo qualche minuto era rientrato nel soggiorno per finire il lavoro e stilare il rapporto. Nei giorni successivi, però, era stato di umore molto cupo.
Nessuno sapeva da dove venisse Draco, il giorno in cui Shaklebolt lo aveva ammesso al corso. Nessuno sapeva dove avesse passato gli anni tra la fine di Hogwarts e quel giorno, ma si avvertiva come un tacito accordo comune, che imponeva di non fare domande sul suo conto, né a lui né ad altri. Purtroppo la centrale brulicava di Auror arruolati dal Ministero senza tante cerimonie negli anni seguiti alla guerra, per costituire un esercito in grado di affrontare la criminalità magica. Non tutti, però, potevano essere definiti Auror nel vero senso della parola. Di certo, non erano più gli Auror dell'Ordine della Fenice e non si risparmiavano maldicenze. Giravano voci sul marchio di Draco, sostenevano che un Mangiamorte non potesse fare l'Auror, o che magari non fosse altro che una spia. Ma Draco sembrava infischiarsene, e quasi tutta la squadra speciale era solidale con lui e lo trattava senza distinzioni, come uno di loro.
Durante il periodo di prova dei giovani agenti DD, Harry aveva passato la prima settimana di pattuglia con Blaise. Un giorno, mentre sorseggiavano un caffè appostati nell'auto di servizio, non era riuscito a resistere e aveva spostato la conversazione su Draco, ancora una volta spinto dalla curiosità di saperne di più, sul mistero che aleggiava intorno al suo passato.
Blaise, che si era sempre mostrato abbastanza riservato con lui, durante quella conversazione era apparso diverso, confermando ciò che Harry pensava ormai da tempo, ossia che non si può davvero giudicare qualcuno senza prima averlo conosciuto profondamente. E quel giorno Harry aveva avuto la sensazione che Blaise morisse dalla voglia di condividere con lui quello che sapeva.
 
"Vi siete conosciuti a Hogwarts?" chiese Harry proseguendo la conversazione.
"No, le nostre madri erano amiche da quando eravamo molto piccoli" rispose Blaise. "Forse è per quello che dopotutto siamo riusciti a riallacciare i rapporti dopo tanti anni. È più facile quando hai giocato con qualcuno da bambino. Non so per quale motivo, forse perché ti resta la sensazione di aver conosciuto quella persona quando ancora non poteva mentirti" continuò Blaise.
"Hai ragione" confermò Harry. Era proprio quello il motivo per cui anche lui sarebbe corso subito da Hermione, Ron o Ginny se avesse avuto bisogno di una persona fidata.
"E com'era Draco da bambino?" chiese ancora.
Blaise sorrise. "Era... imprevedibile."
"Che vuoi dire?"
"Che aveva sempre qualche idea nuova, amava esplorare, era curioso, testardo e coraggioso."
"Coraggioso? Conoscendolo a Hogwarts, non l'avrei detto!" sghignazzò Harry.
"Oh, sì" riprese Blaise. "Io abitavo in una villa molto antica con mia madre e Gareth, il suo compagno, e la casa di notte era piuttosto spettrale. Nel senso che c'era uno spettro molesto che ogni tanto faceva scappare persino gli ospiti."
Harry sorrise.
"Insomma, da quando avevamo otto anni, Draco veniva spesso a dormire da me e organizzavamo delle spedizioni notturne in giro per la casa alla ricerca dello spettro che, devo ammettere, era piuttosto spaventoso. Andava sempre avanti lui!" ridacchiò Blaise. "Poi, una sera, avevamo dieci anni, dissi a Draco che Gareth proprio in quei giorni mi aveva proibito di andare negli scantinati e lui si impuntò per dirigere la spedizione proprio lì."
"Direi più ribelle che coraggioso" commentò Harry. "E com'è finita la spedizione?"
"Ecco... con il cuore a mille e i pantaloni bagnati." Blaise si fermò con una smorfia in viso "Oops! Sembra la fine di una bella serata al club ma non intendevo quello."
Harry scoppio a ridere.
"Dunque, siamo scesi con due candele fin sotto le scale dello scantinato, completamente buie, e ci siamo avvicinati alla porta in silenzio. Draco ha guardato dal buco della serratura, io ho appoggiato l'orecchio sul legno e improvvisamente, nel silenzio assoluto, la porta ha dato una scossa violenta. Un ringhio ferocissimo ci ha fatti balzare all'indietro. Siamo caduti a terra, le candele si sono spente lasciandoci al buio. Ci siamo aggrappati l'uno all'altro trascinandoci e correndo verso la poca luce che si intravedeva in cima alle scale, e quando siamo arrivati in camera pieni di adrenalina ci siamo guardati e siamo scoppiati a ridere, chiedendoci cosa cavolo ci fosse in quella stanza" sospirò con aria malinconica. "All'epoca sembrava che niente fosse abbastanza pericoloso da scoraggiare l'entusiasmo per le nostre spedizioni."
Harry annuì. "E... mi dirai cosa c'era?"
Blaise sorrise. "Il compagno di mia madre aveva una gran passione per gli animali magici, ma non ne aveva mai presi di grandi e rumorosi. Quello che aveva chiuso nello scantinato era un Guardiano Degli Inferi. Un grosso cane bianco incrociato con un demone, dall'aspetto e dal latrato decisamente mostruosi. Mia madre lo costrinse ben presto a liberarsene."
"Wow!" esclamò Harry immaginando la bestia che non aveva mai visto in vita sua.
"Quello che non capivo allora" continuò Blaise dopo un po', "era come mai Draco a casa sua non fosse così intraprendente. Passata una certa ora della sera, dopo che i suoi si rintanavano nella loro camera, lui chiudeva a chiave la porta della propria stanza e non usciva più finché i suoi non erano svegli. Se si dimenticava di andare in bagno prima di quell'ora si tratteneva fino a contorcersi pur di non uscire durante la notte e riusciva a evitarlo a ogni costo. Lo trovavo sveglio la mattina prestissimo che guardava con impazienza l'orologio". L'espressione di Blaise si addolcì improvvisamente. "Una volta ho dovuto costringerlo a uscire perché era arrivato alle lacrime..."
Harry sospirò si era sentito improvvisamente vulnerabile come se Blaise avesse appena parlato di lui. Si rivide, per un intenso attimo, bambino, chiuso nel sottoscala dei Dursley a cercare di trattenersi fino a che qualcuno non avesse avuto pietà e aperto la porta che lo imprigionava.
"E quando siamo usciti dalla camera" continuò Blaise. "Ha insistito perché scendessimo al bagno del piano di sotto per non addentrarsi nel corridoio dove c'erano altre camere."
"Chi viveva con lui oltre ai suoi genitori?" chiese Harry.
Blaise posò il caffè sul cruscotto. "Be'... suo padre aveva spesso ospiti e a quanto ricordo non erano persone particolarmente simpatiche. Più avanti ho capito che erano Mangiamorte. Negli anni successivi, a volte Draco ha ammesso con me di non stare volentieri a casa durante le vacanze. Quando ci ho ripensato ero abbastanza grande da riuscire a formulare ipotesi più spaventose." Prese un profondo respiro e la sua espressione diventò molto cupa. "Erano dei personaggi a dir poco inquietanti."
Harry annuì. "Lo so, il Malfoy Manor non è stato di sicuro un bel posto in cui vivere, me ne sono reso conto, quando ci sono finito come prigioniero."
Blaise incrociò le braccia e sprofondò nel sedile dell'auto. "Ho frequentato davvero poco casa sua dopo l'inizio di Howgarts. Capitava più di frequente che Draco e sua madre facessero visita a noi. Le nostre madri erano molto unite, eppure dopo la guerra Narcissa ha evitato mia madre di proposito ed è scomparsa. Come ha fatto Draco con me e Pansy." Sospirò e guardò di fronte a sé. Si voltò verso Harry: "Nel corso dell'ottavo anno a Hogwarts abbiamo condiviso di nuovo la stanza, ma ci siamo parlati poco. Passava al Manor tutti i fine settimana. E durante l'anno usciva spesso di notte e rientrava all'alba. Dormiva un'ora o due prima di andare a lezione". Blaise fece una breve pausa. Pareva incerto se riferire a Harry quello che stava per dire fosse una buona idea... Infine proseguì: "Credo si vedesse con alcuni ragazzi più grandi di lui. Una volta, mentre si spogliava convinto che dormissi, ho notato che era coperto di graffi e lividi. Ho provato a chiedergli cosa gli fosse successo ma non ha voluto rispondermi. Era particolarmente scontroso in quel periodo. Abbiamo ripreso a parlare solo di recente, durante questo corso. A parte alcune cose di cui non amava discutere, per un lungo periodo si è confidato spesso con me. Adesso non dice una parola, ma forse ha solo bisogno di tempo. È quello che spero".
 
Harry si era reso conto pian piano di come Draco sapesse gestire bene le emozioni in ogni occasione, tranne quando c'era di mezzo il ricordo di ciò che Voldemort e i Mangiamorte avevano fatto agli studenti di Hogwarts, ad altri innocenti, o probabilmente a lui. Poi si era domandato quante cose ancora non sapeva di Draco, e aveva deciso che sarebbe diventato suo amico e le avrebbe scoperte.
Non era trascorso molto tempo da quella decisione quando una sera, a fine servizio, Draco aveva finalmente accettato un suo invito al pub. Dopo aver raggiunto un tasso alcolico illegale, Harry si era detto che forse era il momento giusto, per provare a parlare con lui del passato. Aveva iniziato, quasi senza accorgersene, a raccontare la sua terribile infanzia a casa dei Dursley. Draco lo aveva ascoltato con rispetto, rivolgendogli solo un paio di domande discrete ma significative. Harry, forse per la prima volta in vita sua, si era sentito davvero capito da qualcuno.
Sebbene non fosse riuscito a sapere niente sul passato recente di Draco, non si era nemmeno aspettato di ricevere dall'altro alcune confidenze, quella stessa sera, sulle esperienze vissute al Manor. Con pochissime amare frasi, lasciando molto all'immaginazione, Draco lo aveva fatto rabbrividire. Era rimasto sul vago, ma Harry aveva compreso che l'oscurità nella sua vita non si era limitata al Marchio Nero ed era nata molto tempo prima. Aveva compreso che quello che Draco aveva visto o subito fin da bambino aveva graffiato la sua superficie, stravolto la sua anima, trasformandolo in un ragazzo diffidente e astuto, privo dei vecchi pregiudizi, apparentemente sicuro di sé, eppure minacciato da paure profonde. Alla fine della serata, Draco gli aveva fatto promettere che non ne avrebbe parlato con nessuno. E quell'argomento non era più stato toccato.
Dopo quella volta, il loro rapporto non aveva fatto che migliorare. Circa sei mesi più tardi, senza smettere di battibeccare sempre su tutto e salutarsi con il dito medio a fine giornata, Harry e Draco erano diventati amici.
Di quegli amici che si portano il caffè e le ciambelle la mattina, si vedono il venerdì per una birra e una bistecca e la domenica per andare alla partita di Quidditch e, se non si vedono, si sentono in media una volta al giorno. Quando Draco si era fatto convincere da Pansy a tagliare i capelli più corti era stato Harry a portarlo dal parrucchiere e scegliere il taglio. Aveva sfogliato una decina di riviste sotto le occhiate brucianti di Draco che, dopo i primi dieci minuti, era già stufo della situazione. Tuttavia, non aveva più smesso di portarli così, corti dietro con alcune ciocche più lunghe che gli ricadevano sugli occhi.
 
A ventiquattro anni erano ormai talmente uniti che, quando Draco aveva dovuto cambiare casa, Harry lo aveva invitato a vivere a Grimmauld Place, dove c'erano fin troppe stanze libere.
Ginny, che condivideva la casa e la camera da letto con Harry, non si era opposta all'arrivo di Draco e, per un periodo, aveva gradito la sua compagnia, trascorrendo piacevoli momenti con lui e Harry.
Harry si era reso conto di lì a poco che Draco sapeva essere affascinante, sapeva coinvolgere chiunque e farsi apprezzare anche se sceglieva con molta cura le persone con cui condividere quel lato di sé.
Da allora, per il soggiorno di Grimmauld Place numero dodici erano passate due affollate feste di Natale, decine di rumorosi compleanni, cene intime tra coinquilini, e serate a due, lui e Draco soli, a parlare distesi sul tappeto; serate non previste, fatte di poche importanti discussioni alla luce di un camino e addolcite da un tocco passeggero di erba morgana.
Quelle erano le serate preferite di Harry, i momenti in cui parlare era qualcosa di più che una qualunque conversazione amichevole, e nei quali gli era parso di poter vedere oltre quei gelidi occhi grigi e capire profondamente Draco.
Forse per questo, forse perché doveva sempre fare i conti col fatto che non fossero più in due ma in tre in quella relazione, che Ginny a un certo punto aveva cominciato a manifestare la sua gelosia verso Draco, che per Harry, a volte, pareva essere più importante di chiunque, persino di lei. Dopo quasi due anni di magnifica e pacifica convivenza erano iniziate le liti, causate dalle cose più stupide, tra Ginny e Harry ma molto più spesso tra Ginny e Draco e poi di conseguenza tra Harry e Draco.
Finché un giorno Ginny gli aveva dato un ultimatum. Se Draco non se ne fosse andato di casa, se ne sarebbe andata lei.
Così Draco, senza controbattere, si era spostato in un economico loft un po' dismesso, dentro un ex edificio industriale a East London.
A Harry si era spezzato il cuore quando lo aveva lasciato dentro quell'appartamento freddo e semivuoto, con una valigia e due piccole scatole che contenevano tutto ciò che Draco possedeva. Ma Draco, dissimulando un gesto nobile, lo aveva rassicurato e aveva dato ragione a Ginny. Le cose si erano sistemate in beve tempo. Ginny aveva persino chiesto scusa a Draco, sebbene il sollievo della ragazza per non averlo più in casa fosse parso evidente.
Poi, un pomeriggio, Harry aveva confessato a Draco che Ginny, secondo lui, si aspettava qualcosa.
«E cosa si aspetta?» aveva chiesto Draco porgendogli una birra sul divano del suo loft che non aveva ancora assunto le sembianze di una vera abitazione.
«Mah... forse un anello» nel pronunciare quelle parole, Harry aveva rischiato di strozzarsi con la sua stessa saliva.
«Sei sicuro?»
«Be', stiamo insieme da sette anni. In genere la gente, dopo tanti anni di relazione, si scambia un anello di fidanzamento... o qualcosa del genere, no?»
«Sul serio?» Draco aveva preso un sorso di birra, pensieroso, rilassandosi sullo schienale del divano. «Se contiamo i litigi scolastici a Hogwarts, con una pausa di quattro anni, io e te ci frequentiamo da almeno tredici anni. Dov'è il mio cazzo di anello, Potter?!»
Non molto tempo dopo, una mossa un po' maldestra di Harry aveva mandato tutto all'aria. La stessa sera in cui Ginny aveva dato un ricevimento a casa, per inaugurare il suo nuovo posto di lavoro come consulente pozionista al San Mungo, Harry aveva ricevuto un invito di Draco a una festa dove sarebbe stato presente un campione danese di Quidditch, che entrambi adoravano. Non era riuscito a resistere e così, a metà serata, con una scusa e un piano ben studiato, era sgattaiolato via di casa per recarsi alla festa. Purtroppo qualcosa era andato storto, Harry non era riuscito a tornare in tempo e Ginny aveva scoperto tutto, e cioè che Draco era stato il motivo di quella fuga.
Dopo quella sera, Ginny aveva lasciato Harry accusandolo di non aver fatto alcun progresso nella loro relazione e Harry, in preda alla rabbia per l'intera situazione, aveva finito per litigare anche con Draco. Infine, si era allontanato da entrambi, chiudendosi in una stanza d'albergo e mettendo a rischio la propria carriera. Shacklebolt, infatti, lo aveva sospeso per non essersi più presentato a lavoro senza una valida giustificazione.
Erano stati quattro giorni di buio assoluto finché, grazie a una scazzottata con Draco, che lo aveva trovato e rimesso in riga, Harry si era ripreso e lui e Ginny erano tornati insieme.
Dopo meno di un mese Harry stava di nuovo indagando sulla scena di un crimine, in perfetta forma, e Ginny portava un piccolo diamante all'anulare sinistro.
Dopo altri tre mesi, al diamante si era aggiunta una fede d'oro.
 
Ginny aveva scelto Hermione come damigella d'onore, mentre Harry aveva voluto Draco al suo fianco. E Ron, che fortunatamente odiava parlare in pubblico, aveva preso la notizia di buon grado.
Draco inizialmente si era rifiutato. «Scordatelo, Potter!» aveva risposto alla sua richiesta. Eppure Harry ci teneva. Non tanto al discorso del testimone in sé quanto a sapere che Draco avrebbe sostenuto solo per lui quella stupida e noiosa tradizione ed era sicuro che lo avrebbe fatto in maniera unica e originale. E nel momento in cui lo aveva ascoltato, Harry aveva capito che quello era esattamente il discorso che aveva desiderato. Non avrebbe avuto voglia di sentire i malinconici racconti di Ron o Hermione sulla sua adolescenza, o i ricordi delle estati trascorse alla Tana, che avrebbero portato sicuramente tutta la famiglia Weasley alle lacrime in un giorno già tanto emozionante. Non c'era bisogno di riscrivere e romanzare la storia della sua vita solo perché si stava sposando. Quello che Draco aveva detto era stato semplicemente perfetto.
 
‘Non ha preparato nessun discorso' pensò Harry guardando Draco nel suo splendido completo da cerimonia, che discuteva con Hermione dall'altro lato del tavolo. ‘È sempre il solito testardo, lo sapevo.'
Proprio mentre Ginny gli sussurrava la propria sfiduciata conferma su quel pensiero, udì un coltello tintinnare su un bicchiere. Alzò gli occhi e vide Draco in piedi. Non riuscì a crederci finché non sentì le prime parole.
"Devo essere sincero, non ho preparato nessun discorso," aveva esordito candidamente "ma mentre me ne stavo qui seduto ho capito che se non l'avessi fatto sarebbe subentrata Hermione Granger, così ho deciso di improvvisare, per risparmiare a voi e a me stesso una simile tortura".
Ron sghignazzò insieme agli altri ma subito dopo ululò, quando il tacco di Hermione gli atterrò sul piede. Draco riprese a parlare con la sua aria seria e rilassata. "Bene, vediamo... Su questo tovagliolo imbrattato dalla calligrafia della Granger, che è magicamente volato poco fa tra il mio naso e lo champagne che stavo bevendo, c'è scritto che in Inghilterra la tradizione vuole che, prima di parlare dello sposo, il testimone lo prenda in giro per metterlo in imbarazzo, e qui Hermione mi consiglia di essere delicato. Grazie della stima, Granger! Comunque, se non vi dispiace, preferisco saltare direttamente questo punto e parlare invece delle innumerevoli qualità di Harry, come per esempio..." si fermò con aria pensierosa, si morse un labbro e strinse gli occhi come se non riuscisse a trovare qualcosa da dire e tutti iniziarono a ridacchiare sempre più forte. "Be'... grazie a tutti per essere venuti, vi auguro una buona serata" esclamò prolungando il gioco e scatenando altre risate tra gli invitati. Anche Draco sorrise e rimase in piedi chiaramente senza nessuna intenzione di chiudere il discorso, godendosi il momento come se fosse completamente a suo agio, l'attenzione della gente intorno a sé, e lo sguardo, minaccioso ma divertito, di Hermione.
"Sto scherzando! Harry è un ragazzo fantastico" disse allora, mentre le risa si affievolivano. "Lo conosco da quando avevo circa undici anni. Ci siamo incontrati il primo giorno di scuola a Hogwarts, sotto il romantico cielo stellato della sala grande e... ci siamo subito odiati." Harry rise mentre lo ascoltava interessato.
"Sul serio, non siamo nemmeno riusciti a stringerci la mano!" proseguì Draco. "Lui era davvero, davvero popolare a scuola, molto più di me! E io ovviamente non riuscivo a farmene una ragione. Insomma: io ero tra i migliori studenti della scuola, avevo voti altissimi, ero educato, brillante intelligente, elegante come un principe! Lui invece aveva pessimi voti, le sue pozioni esplodevano una volta su due, era maleducato, maldestro, sempre spettinato e si vestiva come un elfo domestico!" esclamò aprendo le mani in segno di incredulità. Altre risate lo costrinsero a una pausa. "Nonostante tutto, crescendo è migliorato, il suo gusto si è decisamente raffinato. Ha frequentato un'accademia di Scienze Politiche Magiche e ha persino imparato a parlare francese!" Fleur Delacour applaudì e lanciò uno squittio.
"Cosa che si è rivelata molto utile perché il Comandante Shacklebolt, un paio di anni fa, ci ha spediti a Parigi per lavorare a un caso internazionale. Abbiamo condiviso la suite di un albergo e, la mattina seguente, il Capitano Auror della Dark Division francese è passato a prenderci e ci ha cortesemente chiesto se fosse stato un problema condividere la stanza e se avessimo dormito bene. Allora Harry, che aveva odiato i cuscini francesi, ha risposto: ‘Oh, nessun problema abbiamo dormito benissimo, mi fa solo un po' male il collo'... In una lingua in cui ciò che distingue la parola collo dalla parola culo è solo l'apertura della vocale u... che Harry ha disgraziatamente invertito".
La tavolata esplose in una fragorosa risata.
"La mia poker face è stata messa a dura prova quel giorno...Vorrei potervi mostrare una foto di come ci ha guardati il Capitano Auror prima di capire che probabilmente si trattava di un errore."
Le risate proseguirono e Fleur era quella che si sentiva più di tutti.
Draco si fermò sorridendo con aria sinceramente divertita, poi disse: "Sapete? Sono rimasto piuttosto sorpreso quando mi ha scelto come testimone. Non credo si sia reso conto che sarei stato in piedi davanti a tutti i suoi amici e colleghi libero di dire qualunque cattiveria volessi su di lui!" tutti risero di nuovo. "Un momento che ho aspettato per anni..." aggiunse con enfasi e le risate risuonarono ancora. Ginny, Hermione, e persino i signori Weasley sembravano molto divertiti, Harry si asciugò un occhio mentre ancora rideva. E Draco gli sorrise prima di proseguire. Sollevò di nuovo il tovagliolo con le istruzioni di Hermione. "Questo è il momento dei ricordi... devo raccontare la nostra amicizia... Dunque, grazie ancora Granger, come sai io e Harry abbiamo piacevolissimi ricordi insieme..." proseguì con sarcasmo. "Se penso agli anni della scuola, la cosa che ricordo meglio di Harry sono le sue nocche." Qualcuno applaudì e altri sghignazzarono. "Ci siamo picchiati moltissimo e lo abbiamo fatto in ogni luogo possibile. Nei corridoi, nei bagni, in classe, nella carrozza per Hogsmeade, sul campo da Quidditch, sull'Hogwarts Express, nell'ufficio del preside". Elencò accuratamente come se fossero i luoghi in cui avevano fatto l'amore. "La cosa positiva di tutte queste liti a scuola è che siamo diventati entrambi molto bravi a pulire i pavimenti." Harry rise insieme ad altri ex studenti che ricordavano bene le noiosissime punizioni con Gazza. "In più di un'occasione siamo stati sul punto di ucciderci a vicenda, per pura fortuna non è successo. E poi siamo finiti a lavorare insieme. Non c'è da stupirsi se questo è il modo in cui ci salutiamo quando finiamo il turno!" disse alzando un dito medio e incrociando lo sguardo di Harry che rispose al gesto. Qualcuno esultò dal fondo del tavolo e altri borbottarono. "Okay, volevo veramente concentrarmi sulle cose positive, sempre per onorare la tradizione. Purtroppo, dato che Ronald Weasley ha scelto la musica per il dopocena, temo che mi sarà impossibile!" tutti risero di nuovo e Draco si fermò per un attimo, guardò verso Hermione, che lo puntava come se volesse lanciargli un Imperius, e il breve silenzio che seguì fece capire a Harry che quel discorso era davvero improvvisato. Cercò la sua attenzione e gli sorrise ma, in quel momento, Draco sembrò evitare il suo sguardo.
"Senza che mi dilunghi ancora," riprese "sono i fatti a parlare: nonostante la mia pessima fama, Harry mi ha conferito il ruolo che di solito si riserva agli amici migliori o alle persone di famiglia e questo per me è un onore ed è anche la dimostrazione di quanto Harry sia coraggioso, come sappiamo già tutti, ma anche capace di vedere al di là di ciò che vedono gli altri, di accettare le sfide senza timore e senza pensare al proprio tornaconto. L'Auror con il più grande senso di giustizia che il Ministero della Magia abbia conosciuto, l'eroe, che lui lo voglia o no, dell'ultima guerra magica, che non ha mai usato la sua popolarità per abusare del proprio nome o prevaricare gli altri non può che essere l'esempio perfetto per ciascuno di noi... e l'amico migliore che io possa desiderare".
E a quel punto Harry si sentì bruciare gli occhi. Mentre tutti inneggiavano e applaudivano al suo nome, si trovò concentrato soltanto su Draco. Non riuscì a intercettare il suo sguardo finché Draco non si rivolse a lui.
"Tutti cerchiamo qualcosa nella nostra vita, a volte non sappiamo neanche cosa, ma siamo certi che riguardi quanto, o se, saremo mai felici. Harry, ti auguro di trovare quello che stai cercando."
Draco esibì quel suo sguardo cupo e sarcastico, sollevò il proprio bicchiere dicendo con tono neutro: "Signore streghe e signori maghi, alzate i vostri calici per Harry e Ginevra!".
Tutti brindarono e il brusio delle voci si sollevò, qualcuno gridò: "Viva gli sposi!" mentre Harry e Ginevra si scambiavano un bacio tra il tintinnio gioioso dei bicchieri.
Una gioia che però sembrava essere rimasta lontana da Draco. Harry vide le iridi grigie scurirsi per un attimo, come se un'ombra le avesse attraversate. Lo osservò tra un applauso e l'altro mentre Hermione, onorando la tradizione magica, faceva il proprio discorso parlando della sposa.
Per tutta la cena e il dopo cena, nel giardino addobbato di luci colorate e lanterne, Harry rimase al tavolo insieme a Ginny, poi andò in giro con lei a salutare gli ospiti e infine si allontanò da solo per recarsi in bagno. Tornando, notò Draco che osservava il panorama nella penombra, appoggiato alla balaustra di marmo su un terrazzo deserto della villa e gli si avvicinò.
"Va tutto bene?" gli domandò.
"Certo. Perché me lo chiedi?"
"Sei qui da solo!"
"Lo sai, dopo un po' le feste mi stancano."
"Già." Harry sospirò scrutando il cielo stellato. "Comunque grazie per il discorso, è stato perfetto."
Draco annuì con un mezzo sorriso. "Di niente. Goditi la serata, Potter. Sai come si dice: il matrimonio è l'unica occasione in cui la gente si congratula con te per aver commesso un errore."
Harry sbuffò in una risata. "Smettila!" Si fece avanti e lo abbracciò.
"Non la smetterò mai" replicò Draco, ricambiando brevemente l'abbraccio.
Quando Harry si fece indietro lo squadrò dalla testa ai piedi. "Ti ho già detto che sei davvero mozzafiato con questo completo!" disse per smorzare il silenzio.
"Oh, grazie" replicò Draco annoiato. "Magari ogni tanto prova a dirmi qualcosa che non sappia già!"
Harry sorrise ma poi con aria di sfida sibilò: "Se sei tanto affascinante, perché sei qui tutto solo stasera?".
A quella frase Draco non sorrise, si limitò a spostare lo sguardo serio sui tavoli del giardino sottostante. "Che vorresti dire?" chiese pacatamente.
"Non è un giudizio, ma" replicò Harry "sono un po' di anni ormai che frequenti l'ufficio Auror e quanti amici hai a parte me?".
Draco non si voltò "Blaise" si difese, svogliatamente.
"Blaise è un vecchio amico, e comunque, a parte lui, con chi ti vedi al di fuori del lavoro?"
A quel punto Draco si voltò, lo guardò inclinando lievemente la testa e stringendo gli occhi con aria seccata e interrogativa.
Harry si morse un labbro appoggiando i gomiti sulla balaustra di marmo del balcone accanto a lui. "Voglio solo dire che... Ehi, io sono qui e ci sarò sempre, lo sai... Anzi, non farti troppi amici perché potrei diventare geloso." Draco sbuffò col naso una specie di risata e Harry gli sorrise con complicità. "Ma credo che un po' di compagnia, tipo... una ragazza, o qualche amico in più per passare le serate, potrebbe farti sentire... più felice." Harry si sollevò e infilò le mani in tasca pensieroso. Non gli era uscita molto convinta, quella frase.
"Chi ti ha detto che voglio essere felice?" replicò Draco seccamente.
Harry lo scrutò incuriosito e decise di stare al gioco. "Sì, hai ragione. Che diavolo mi viene in mente?"
Allora Draco sorrise e lanciò un'occhiata oltre la ringhiera verso il giardino da cui provenivano la musica e le voci degli invitati. "Ok... devo trovarmi una donna" replicò poi con nuovo sarcasmo. "Sarà meglio che vada a vedere se me ne hai lasciata una." Quindi si diresse verso le scale.
"Sì, datti una mossa!" ridacchiò Harry seguendolo e affiancandosi a lui. "Non so se nel pieno del tuo egocentrismo te ne sei accorto, ma" incalzò "il Capitano Johnson ti sta spogliando con gli occhi da stamattina!".
"Sul serio?"
"Sul serio!" annuì Harry con decisione.
Draco inarcò le sopracciglia con aria di sufficienza. "Credevo fosse più brava con la psicocinesi. Non è riuscita nemmeno ad allentarmi la cravatta!"
Harry aveva riso di gusto ma non senza notare quel sottofondo cupo nella voce di Draco.
Tornati ai tavoli, lo aveva spinto con discrezione verso Angelina facendo in modo che iniziassero a parlare, per poi assistere divertito allo spettacolo, che trovò tenero e insolito, di un Draco in imbarazzo.
 
Angelina Johnson aveva sempre mostrato un carattere forte e volitivo con cui Harry si era misurato più di una volta, quando era stata capitano della sua squadra di Quiddich a Hogwarts. Era una donna preparata e brillante, che non si lasciava intimidire, che sapeva dire le cose in faccia a chiunque e una delle poche che Harry avesse mai visto tenere testa a Draco in una discussione. Angelina aveva subito stimato Draco, sin da quando lo aveva visto lavorare come Auror. Lo si capiva dal fatto che si fidava quasi completamente delle sue intuizioni e lo riprendeva con severità se infrangeva il regolamento. Harry aveva notato da tempo come, nonostante il freddo atteggiamento professionale, Angelina riservasse a Draco delle occhiate particolari, quando pensava di non essere vista. Aveva scorto spesso lo sguardo di lei abbassarsi mentre quello di Draco si alzava per un istante, quasi si fosse accorto di tutto. Gli era presto sembrato chiaro che il capitano avesse una cotta per lui. Più Harry li osservava e più pensava che stessero bene insieme, e fossero entrambi dolorosamente attraenti, come diceva sempre Pansy.
Dopo il matrimonio, ne aveva parlato con Ginny, che aveva accolto con entusiasmo la notizia, tanto che Draco e la Johnson, da quel momento, avevano partecipato spesso alle cene a quattro organizzate da lei.
Inizialmente Harry aveva pensato che la presenza di Angelina facesse bene a Draco. Finalmente sembrava aver cominciato ad amare di più se stesso e ciò che lo circondava. In quel periodo il loft, che fino a quel momento era stato decisamente poco accogliente, si era lentamente riempito di piante e mobili dai colori caldi e il design raffinato.
Nel giro di pochi mesi, Draco e Angelina avevano iniziato a frequentarsi quasi ufficialmente, almeno di fronte a Harry e Ginny, sebbene vivessero separati ed evitassero accuratamente lo scambio di effusioni in pubblico. Harry ricordava solo un paio di volte, in cui li aveva sorpresi a baciarsi di nascosto. Rammentava qualche mano, che scivolava sotto il tavolo durante una delle loro cene. O le carezze discrete di Angelina, che quando si sentiva in un ambiente rilassato e sicuro cedeva alla voglia di infilare le dita tra i capelli di Draco.
Ormai detective collaudati e di successo, Harry e Draco avevano continuato a lavorare fianco a fianco sui casi più spinosi legati alla criminalità magica, e tutto era parso funzionare a meraviglia, almeno per un periodo di tempo abbastanza lungo da far credere a Harry che la sua vita sarebbe stata così per sempre.
Ma, dopo meno di tre anni, quella stabilità si era rivelata più fragile di quanto avesse pensato e, un giorno come tanti, era accaduto l'imprevedibile.
Un mago oscuro, apparentemente solitario, aveva cominciato a diffondere il panico compiendo violenti omicidi e piccoli atti terroristici contro nati babbani e maghi del Ministero della Magia. Angelina, talvolta troppo sicura dei propri mezzi, una notte si era avventurata da sola per verificare una traccia che aveva appena scoperto, pagando a caro prezzo quell'incauta mossa. Harry e Draco, accorsi in aiuto del loro Capitano, erano purtroppo tornati con il suo cadavere tra le braccia.
Alcuni giorni dopo, quando Harry era arrivato in ufficio, aveva trovato la scrivania di Draco vuota e per i successivi  mesi non aveva ricevuto che sporadiche notizie da lui.
 
-*-
 
È quasi sera. Dopo la giornata di lavoro, la cerimonia in onore del Capitano Johnson e un piccolo buffet con i colleghi, Harry lascia finalmente il Ministero. Attraversando il cortile passa di fronte alla panchina monumento, sul ciglio del vialetto.
Sono due mesi che Draco ha dato le dimissioni ed è sparito dalla circolazione, ma Harry ha ricominciato a cercarlo soltanto da due settimane riuscendo a strappargli appena poche informazioni. Harry ha finto di sapere dove fosse e come stesse, quando qualcuno della squadra ha chiesto sue notizie. Perché nessuno è a conoscenza di come sono andate veramente le cose, quella notte. Eccetto loro due.
In principio Draco aveva risposto un'unica volta, per informarlo freddamente di aver deciso di lavorare per un'agenzia di investigazioni private, quindi aveva riagganciato, accampando la scusa di un impegno imminente, e in seguito aveva ignorato ogni altra chiamata da parte di Harry.
Così quella sera, dopo la cerimonia, Harry si reca a casa di Draco, deciso a porre fine all'assenza dell'altro. Vuole parlargli di quello che è successo. Bussa alla porta insistentemente senza ricevere risposta e poi, con fare circospetto, la apre, usando un incantesimo di scasso, del genere che richiede un esplicito permesso dell'ufficio Auror e un mandato ufficiale di perquisizione.
Chiama il suo nome, si aggira nell'appartamento. Ma Draco non è in casa, è davvero fuori città. Tutto ciò che trova sono bottiglie vuote di birra, pozioni per dormire e canne di Morgana mezze fumate.
«Fantastico!» mormora sfiduciato tra sé e sé. Draco è stato per anni un ottimo Auror e ha sempre tenuto molto alla sua lucidità. Non fa uso di droghe e non beve molti alcolici, se non durante occasionali festeggiamenti. Ma da quella notte non ha smesso di fuggire. Da Harry e, a quanto pare, anche dai propri pensieri.
Harry tira un calcio a una bottiglia ed esce dall'appartamento, infuriato e deluso. Quello che è successo due mesi prima ha gettato la sua anima in un buco nero. Il dolore sembra pesare ogni volta un po' di più, come se le cose orribili accadute di recente nella sua vita si fossero sommate alle precedenti, diventando un cumulo inclemente pronto a schiacciarlo con più forza.
  
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