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Autore: Mitsuki91    03/12/2023    0 recensioni
[La ballata dell'usignolo e del serpente + The hunger games]
Raccolta di piccole os concatenate fra loro. Headcanon che si inseriscono nella trama principale senza alterarla.
***
"Eppure Lucy lo sapeva. La fuga era sempre stato il suo sogno, non quello di Coriolanus Snow.
E se lo sarebbe pure potuto far andar bene. Avrebbe potuto fuggire già da sola, sin dal giorno prima, senza rischiare di aspettarlo - poiché Lucy Gray era in grado di vedere nell’animo umano, e aveva visto sin da subito le ombre negli occhi colmi di rabbia di Coryo, e aveva deciso di ignorarle finché non era stato troppo tardi.
Ma.
C’era un ma, un enorme ma che riecheggiava fra gli alberi, ora, oltre la pioggia, nelle ghiandaie imitatrici che mischiavano la sua canzone a spari ormai spenti."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Are you, are you, coming to the tree?”

 

Lucy si era presentata ad Alma Coin senza preavviso, ma certa di essere ricevuta subito. Dopotutto lei era stata la migliore amica del padre di suo marito e l’aveva vista crescere, assieme a lui e agli altri bambini del Distretto Tredici.

Alma era cambiata dopo la morte di Eddie e della loro bambina e qualcosa si era spento nel suo sguardo, ma l’aveva sempre trattata con rispetto.

Tessa Coin l’aveva fatta entrare nella sala del consiglio senza esitare e aveva chiuso loro la porta alle spalle. Nella stanza erano presenti anche Plutarch, il capo stratega degli ultimi Hunger Games, da tempo loro alleato sotterraneo, e Beetee - esattamente gli uomini che stava cercando.

Alma si era alzata per salutarla.

“Sì, Lulù?”

Lei aveva raddrizzato le spalle, sorridendo leggermente.

“Ho un’idea” aveva esordito “E una richiesta. Per poter sperare di evitare il peggio di questa guerra”.

“Sentiamo”.

La presidentessa l’aveva invitata a sedere con un cenno della mano, ma Lucy era rimasta in piedi.

“Voglio poter avere un incontro con il presidente Snow prima della sua esecuzione”.

Era ovvio, non aveva bisogno di nessuno stratega militare che glielo suggerisse per capire che a Coriolanus non sarebbe stato permesso di morire facilmente.

Anche se non aveva più il suo Edward accanto a sé ormai da anni, perso assieme a tanti, troppi altri nell’epidemia di vaiolo che aveva devastato il Distretto, Lucy Gray non era una stupida.

Alma Coin alzò le sopracciglia, sorpresa.

“E perché?” le chiese.

Perché dovrei consentirtelo? Ma anche, perché lo desideri?

Anche in questo caso Lucy riuscì a leggerle le domande nel fondo degli occhi, così come era sempre stata brava a fare; lei, esperta nello scovare la verità nell’animo umano.

Lucy inspirò.

Non aveva più senso tenere il segreto - non aveva più senso nascondersi, erano ormai alla resa dei giochi.

“Perché il mio nome completo è Lucy Gray Baird e sono la vincitrice dei decimi Hunger Games per il Distretto Dodici” disse, senza esitare “E Coriolanus Snow era il mio mentore”.

Un istante di silenzio calò nella stanza mentre Plutarch, ora, la osservava intensamente, affascinato.

“Sono l’unica persona che è in grado di capirlo davvero” continuò Lucy, ignorando l’occhiata scettica di Alma “E ho intenzione di mandagli un messaggio, se riusciremo a intercettare la linea del suo palazzo. Lui ordinerà la resa, e questa è una promessa”.

Lui si arrenderà e tornerà da lei, così come aveva già fatto, nel momento in cui aveva creduto di aver perso ogni cosa.

Alma non riuscì a trattenersi ed emise lo sbuffo di una risata amara.

“Se hai questo potere, Lucy Gray Baird , perché vieni da me solo ora?” le chiese, canzonatoria, sottolineando il suo vero nome come se fosse una presa in giro.

Lucy non si fece scalfire.

“Non è una cosa che possa avvenire domani” rispose, tranquilla “Snow deve prima essere messo alle strette in modo irrevocabile. Deve capire che perderà questa guerra”.

“E allora è tutto inutile” le rispose Alma, sorridendo sarcastica “Se la condizione è la vittoria… Vinceremmo lo stesso, giusto?”

Lucy si limitò a fissarla per qualche secondo, scandagliandole l’anima.

“Ma a quale prezzo?” rispose infine “Quante vite umane sei disposta a rinunciare a salvare?"

Plutarch batté le dita sul grande tavolo posto al centro della stanza, davanti a cui era seduto.

“È solo un incontro” mediò fra loro, interessato “Snow sarà comunque circondato dai nostri migliori uomini armati. Non hai intenzione di farlo scappare, vero?”

Lucy emise lo sbuffo di una risata incredula.

“Certo che no” rispose infine, ricomponendosi.

“E cosa devi dirgli, quindi, di così importante?” si intromise di nuovo Alma.

Lucy le lanciò una lunga occhiataccia.

“Queste sono cose fra noi” rispose.

“Segreti da portare nella tomba” intervenne Beetee, divertito, che fino ad allora si era limitato ad ascoltare in silenzio.

“Ad ogni modo” continuò Lucy, scostandosi una ciocca di capelli che le era ricaduta davanti al viso “Snow si arrenderà solo con la promessa di un nostro incontro. Te lo posso garantire”.

Alma strinse le labbra, soppesandola.

Lucy vide che la stava valutando; lei, una delle donne con cui era cresciuta, che aveva cantato al suo matrimonio, portando sempre l’allegria nella sua casa. Fino a che, anche lei, non aveva perso tutto.

A differenza sua, però, Alma Coin non aveva più cercato di ricostruirsi una vita, e si era votata solo ad una missione, cercando nella vendetta verso Capitol City la risposta a tutto il suo dolore.

“... Qual è la tua idea?” chiese infine Alma, sedendosi.

Disposta ad ascoltarla.

Lucy sorrise e, finalmente, anche lei prese posto al tavolo.

“Niente di troppo diverso da quello che avete già fatto” iniziò a spiegare “Devo mandare un messaggio. Dovrò cantare per lui”.

 

***

 

Tessa le era stata affidata.

Lei era l’unica a cui Lucy avesse insegnato a suonare e cantare, sin da bambina. Insieme avevano trovato il musicista del Distretto Dodici che aveva suonato al matrimonio di Finnick e Anna e avevano stabilito un piano, utilizzando le sale di registrazione.

Lucy pizzicava le corde della sua chitarra e canticchiava a labbra chiuse la melodia.

Non aveva intenzione di rivelare il testo della sua canzone prima del previsto.

Voleva che fosse tutto perfetto, però. Non solo lei con la sua chitarra, ma un degno sottofondo musicale alla sua melodia.

La seconda canzone, ovviamente, Tessa la conosceva. Lucy vide l’istante in cui l’intuizione la colpì, rivelandole il segreto che si celava dietro le parole del testo.

Lei la stava fissando a occhi sgranati e Lucy aveva riso, portandosi poi un dito alle labbra e facendole l’occhiolino. Tessa non aveva detto nulla ma aveva sorriso, scuotendo la testa.

Avevano continuato a incidere e a lavorare, talvolta assistiti da Plutarch, talvolta da Beetee.

 

***

 

E poi era giunto il giorno.

Lucy in piedi in mezzo alla pedana, la sua chitarra fra le mani, la sua voce ancora salda e forte nonostante gli anni.

Plutarch e Beetee che la osservavano da dietro al vetro e Tessa a guardia della porta.

“Coryo, ascolta attentamente”.

Se anche lui non l’avesse riconosciuta dalla voce era indubbio che sarebbe stato quantomeno curioso di scoprire chi ancora si ricordasse il soprannome che aveva avuto da ragazzo.

E poi Lucy aveva cantato. E aveva cantato.

Aveva chiuso gli occhi, durante la seconda canzone, e quando li aveva riaperti, esalando l’ultima nota, aveva visto Plutarch osservarla a bocca aperta, meravigliato, e Beetee con una strana luce divertita negli occhi.

Poi Snow le aveva risposto.

“Lucy Gray, ti sto aspettando”.

Esattamente come aveva detto alla presidentessa Coin.

Lucy spalancò le braccia e piegò la testa, sorridendo divertita, nell’imitazione di un inchino - era troppo vecchia per farne uno serio.

Poi la bomba era esplosa, tagliando il collegamento con casa Snow.

 

***

 

Erano sull’hovercraft diretto a Capitol City, tutti e quattro, quando era giunta la notizia.

Primrose Everdeen era fra le vittime dei bombardamenti.

Lucy rimase gelata, seduta immobile mentre ascoltava la telefonata terribile fra Plutarch e Alma. Lui che la insultava e lei che incassava il colpo.

“Potrebbe essere l’ulteriore spinta per darle il coraggio di farlo davvero” la sentì dire, cercando di appigliarsi a qualsiasi cosa pur di giustificarsi.

Il coraggio di uccidere Snow in un’esecuzione pubblica.

“Lei è entrata in quella fottuta arena per salvare sua sorella!” stava urlando Plutarch “Ti sei giocata la sua alleanza, te lo dico io, ecco cosa ti dico!”

“Non deve necessariamente sapere che Snow si era arreso” ribatté Alma, piccata.

Lucy smise di ascoltare, concentrandosi sul vuoto dinanzi a sé.

Ripensando a quella bambina con gli occhi al color del cielo terso d’estate e i riccioli biondi; Primrose, con cui aveva parlato una sola volta, che aveva avuto l’intenzione di cercare ancora alla fine di tutto.

Sua nipote. Frutto del suo amore tragico, un legame di sangue e carne fra lei e Coryo; lei, così simile alla bambina per cui era sopravvissuta, per cui era scappata da Coryo, per cui aveva lottato fino all’ultimo.

Era vero, Katniss Everdeen era ancora viva. Ma non sarebbe mai stata la stessa cosa, lo stesso potenziale rapporto. E come avrebbe potuto? Katniss odiava Snow e aveva degli ottimi motivi per farlo. Non poteva infliggerle anche la pena della sua ascendenza; era già rimasta abbastanza traumatizzata durante gli Hunger Games e la guerra, e Lucy avrebbe solo voluto consentirle di vivere tranquilla, in pace.

Invece Alma la voleva come boia per Snow.

Fu solo in vista della Capitale che Lucy si ricordò che Coryo aveva anche un’altra nipote.

 

***

 

Si erano ritrovati tutti insieme, lei e Plutarch e Tessa e Beetee e Alma, e anche la comandante Paylor, in una delle sale della villa di Snow, di cui avevano preso possesso dopo la vittoria.

Alma Coin era nervosa, camminava avanti e indietro sul lussuoso tappeto.

“... Per ora la ragazzina è confinata in camera sua, assieme alla balia” stava dicendo “Mi chiedo cosa sarebbe meglio fare. Assassinarla insieme a Snow, per mandare un messaggio?” il cuore di Lucy perse un battito, poi il fuoco dell’indignazione le colorò le guance “Ma Katniss non accetterebbe mai di farlo” concluse Alma.

Lucy fece un passo avanti a testa alta, prima che chiunque altro potesse rispondere.

“No”.

Alma la guardò, alzando un sopracciglio.

“Non dovevi andare al tuo incontro con Snow?” le chiese, a denti stretti.

Lucy strinse i pugni, tremando leggermente.

“Hai già ucciso Primrose” le rispose, dura e arrabbiata “Rose Snow è solo una bambina. Questa guerra è iniziata dai Distretti solo perché non sopportavano vedere i loro bambini mandati a morire!”

“Ma Rose Snow è una figlia di Capitol City. La gente vuole vendetta. E, che diamine, è una Snow ”.

“E tu hai finito di uccidere i discendenti di Snow!” urlò Lucy, facendo esplodere la rabbia “Dannazione, Alma! Sei la prima ad aver perso una figlia!”

Quello lo colpì come uno schiaffo in faccia, poté vederlo. Alma accusò il colpo, accartocciando la propria espressione per qualche istante - ma, poi, come ogni volta, tornò a guardarla più dura e incazzata di prima.

“Non è una decisione che prenderò da sola” le disse, a denti stretti “Ma non è una su cui tu possa intervenire. Ora vai, vai a parlare con Snow, prima che cambi idea sul privilegio che ti ho concesso”.

Gli altri iniziarono a parlare tutti insieme, cercando di decidere il da farsi, e Tessa l'afferrò per un braccio e la condusse fuori.

Dopo qualche svolta in qualche corridoio Lucy si fermò, appoggiandosi ad un muro e coprendosi il volto con le mani.

“... Non lo farà, vero?” chiese a Tessa, cercando di tornare alla realtà, cercando di spegnere la rabbia “Non può farlo” aggiunse, a bassa voce.

Tessa rimase tranquilla e la aiutò a calmarsi.

“Lo sai che gli altri non glielo permetteranno. Plutarch è già abbastanza incazzato con lei, la comandante Paylor ha già visto troppi bambini morire e Beetee è stato uno di questi bambini mandati a morire. Katniss, poi, non lo farebbe mai, su questo Alma ha ragione” Tessa allungò una mano, carezzandole il braccio destro “Nessuno farà del male alla bambina, Lulù. Me ne assicurerò personalmente”.

Lucy aprì le dita delle mani e la sbirciò da sotto esse.

“... Grazie, Tessa”.

Lei sorrise, dolce.

“Capisco perché lei significhi tanto, per te” aggiunse, in un sussurro.

Lucy deglutì.

“Capirai meglio dopo che avrò parlato con lui” mormorò, abbassando le mani a raddrizzandosi “Portamici, Tessa. Portami da Coryo”.

Tessa sorrise, e la prese sottobraccio.

 

***

 

Coriolanus la stava aspettando seduto in mezzo alle sue rose.

La vide arrivare e si aprì in un luminoso sorriso, alzandosi e avanzando verso di lei - e Lucy, per istinto, senza averlo premeditato, arretrò di un passo.

Il sorriso si spense per un secondo nel viso di Snow e poi riemerse, sottile e amaro. Snow, lentamente, per consentirle di vedere - per non spaventarla ulteriormente - alzò le mani nel gesto di resa.

“Non voglio farti del male, Lucy Gray” sussurrò “È una promessa. Mai più”.

Era cambiato.

Lucy lo sapeva già. Lo aveva osservato ogni anno, attraverso lo schermo. Aveva notato ogni più piccolo cambiamento, ogni ritocco di chirurgia plastica; quella sua costante fuga dal tempo che avanzava. Il viso con pochissime rughe, le labbra troppo piene. Almeno vent’anni di meno, disegnati sul suo viso.

E gli occhi, solo gli occhi rimasti intoccati; quegli occhi dentro cui aveva sempre letto, osservando l’anima del suo Coryo sgretolarsi sempre di più in una lenta discesa, anno dopo anno.

“Sono venuta a dirti una cosa, Coriolanus Snow” esordì Lucy, e vide Snow osservarla, attento, valutandola e soppesandola.

Per un istante Lucy si ritrovò a corto di parole. Sapeva cosa doveva dirgli, ma non si era preparata nessun discorso… Decise di cominciare dall’inizio, e inspirò profondamente.

Chiuse gli occhi un istante, assaporando l’intenso odore di rose.

“Lo sapevo, che non eri ancora pronto” gli disse, tornando a guardarlo “L’avevo sempre saputo. Puoi anche tentare di mentire a te stesso ma io ti ho sempre letto come un libro aperto, Coryo. Sapevo che eri spaventato, terrorizzato a morte persino, e che la fuga non era una cosa che avresti mai scelto, se non costretto” lui la stava ancora osservando, attento, senza commentare - senza negare “Ma ti volevo comunque con me. Avevo bisogno di te. C’è una cosa… Una cosa che non ti ho detto. Che non ho mai avuto occasione di dirti”.

Lucy inspirò nuovamente, raccogliendo le forze.

“Ero incinta, Coryo” disse, e vide il labbro inferiore di lui tremare, ma Snow non permise al resto del suo corpo di perdere il controllo “E quella bambina è nata. Barb Azure mi ha trovato, nel capanno, ascoltando le Ghiandaie Imitatrici. E io lo so, ora… So che il tuo è stato un raptus di pazzia. Che hai perso il controllo, e che, in realtà, volevi che io vivessi . Perché se avessi voluto davvero uccidermi… Sapevi dove guardare. Io ero là, sono sempre stata là. Per mesi, mentre portavo in grembo nostra figlia”.

Lucy vide che anche le mani di Snow, ancora alzate, avevano iniziato a tremare. Lei deglutì, appellandosi al coraggio che non le era mai mancato per finire la sua confessione.

“Ho affidato nostra figlia a Barb” continuò quindi a parlare “Non potevo portarla con me nei boschi, non sarei sopravvissuta così, sola e con una neonata… L’ho chiamata Katniss” una punta di panico - e di speranza? - attraversò gli occhi chiari di Snow, e lei sorrise “È vissuta, Coryo. È vissuta attraverso gli Hunger Games che non hai mai sospeso, anzi, e io potevo osservarla solo pochi istanti all’anno, durante la mietitura. È vissuta ed era la tua copia sputata, dalla pelle diafana, dai capelli biondi, dagli occhi azzurri… Tutto di lei urlava il tuo nome. E poi è vissuta ancora, è cresciuta, ha avuto una figlia a sua volta. E sua figlia… Sua figlia ha avuto due figlie” lo vide, il momento in cui i tasselli si incastrarono nella sua testa, prima che lei lo dicesse ad alta voce “E ha chiamato la primogenita come sua madre, Katniss. Katniss, come nostra figlia, Coryo”.

E, incredibilmente, Coriolanus Snow scoppiò a ridere di fronte ai suoi occhi. Rise così tanto che fu costretto a prendere il fazzoletto bianco dal taschino della sua giacca e portarselo davanti alla bocca, mentre le risate si trasformavano in colpi di tosse.

Poi il momento ilare passò, e Snow ripose il fazzoletto - ora macchiato di sangue - e tornò a sollevare la mano.

“Questo è quello che sono venuta a dirti, Coryo. Lo trovi divertente?” chiese Lucy, con un sorriso e una luce ironica dietro gli occhi scuri.

Anche lui stava sorridendo, di un sorriso così largo che Lucy dubitava di avergli mai visto.

“Gli Snow si posano in cima” le rispose, citando il motto di famiglia “Io ho perso, ma la mia eredità continua”.

“La nostra eredità” lo corresse Lucy, sempre sorridendo.

“La nostra” concordò Snow; poi sospirò, osservandola ardente.

“Lucy Gray. Prometto che non ti farò del male. Ti fidi di me?”

Lucy non rispose, e Snow iniziò ad avanzare verso di lei, lento, sempre con le mani alzate, finché non si trovarono a un misero passo di distanza. Snow abbassò le mani, piano, sfiorandole i lunghi capelli grigi, incastrandoli fra le dita, portandole due ciocche lontano dal viso, dietro le orecchie. Le chiuse le mani attorno alle guance, sfiorandole gli zigomi con il pollice, saggiando la sua pelle ormai vecchia e non più elastica.

La fissava, ardente.

“... Posso?” le sussurrò, e Lucy Gray non rispose, incantata dai suoi occhi.

Snow si chinò verso di lei. Abbassò le palpebre e posò le labbra sulle sue.

Qualcosa esplose dentro Lucy Gray. Tutti i sentimenti che aveva celato, in tutti quegli anni, negli angoli più profondi del suo cuore.

Snow la stava baciando in modo delicato, solo uno sfiorarsi di labbra, come se temesse di romperla - come se temesse un suo rifiuto.

Fu Lucy a perdere il controllo.

Alzò le mani e gliele strinse dietro la nuca, affondando con le dita nei suoi capelli bianchi e ormai sottili, soffici come la neve. Premette la sua lingua sulla sua bocca, cercando una breccia, e Coryo cedette alla sua muta richiesta senza esitare un istante.

Come era sempre stato.

Lucy sentì subito il sapore del sangue, ma non le importava.

Era giusto, persino, che Coryo si portasse sempre addosso la ferita di tutte le vite che aveva spento per realizzare le sue ambizioni; il sangue di tutti i bambini che aveva mandato a morire nell’arena, il prezzo che aveva pagato per posizionarsi in cima nella scalata del potere.

Ma non c’era solo questo.

C’erano anche le rose bianche, il loro profumo lezioso. C’era la sua lingua contro la sua che la cercava, affamato come era sempre stato.

C’era il suo Coryo, il ragazzino a digiuno d’amore, che era stato travolto come un fiume in piena dai suoi stessi sentimenti. Che non aveva saputo gestirli.

I semi che Lucy Gray aveva pazientemente piantato in lui, e un’infinita distesa di possibilità davanti a loro, mentre lei gli insegnava ad amarla sulle rive di un lago.

Coryo si scostò piano, staccandosi da lei ancora ad occhi chiusi. Lucy gli aveva afferrato il labbro inferiore fra le sue e lo lasciò andare con un sospiro di rimpianto - rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere, che non sarebbe mai stato.

Lui le stava ancora tenendo il volto fra le mani.

“... Ho una cosa per te, Lucy Gray” le disse, lasciandola andare per prendere qualcosa dalla tasca. Lucy allungò una mano e lui le diede una piccola chiavetta nera.

“Questa è l’unica copia rimasta dei Decimi Hunger Games” le disse “Versione integrale, con alcune scene mai andate in onda” precisò, sorridendo furbo.

Lucy se la mise in tasca.

“Anche io ho una cosa per te” gli disse e, dal corsetto colorato del vestito, estrasse un gioiello.

Un orecchino, dorato e con le perle; intatto, ma solitario.

Lucy prese la mano sinistra di Coryo e glielo posò sul palmo aperto. Lui lo osservò serio per un istante; poi, con un lieve sorriso triste, affondò due dita nel taschino della giacca, oltre il fazzoletto ora macchiato di sangue.

E ne estrasse l’altro orecchino, quello sopra il quale una pallottola era rimbalzata; quello piegato, leggermente deformato a seguito del suo raptus furioso.

Lo posizionò sopra l’altro, sul palmo della sua mano, e Lucy glielo chiuse fra le sue mani, le lacrime che le offuscavano gli occhi.

“Ho sempre sperato che tu fossi viva, Lucy Gray” le disse “Negandolo persino a me stesso. Ho sempre pregato che tu fossi sopravvissuta… A me. Che non ero stato in grado di fidarmi di te e che vedevo l’amore come un fastidioso impedimento a ciò che era mio per diritto di nascita”.

Lucy si asciugò le lacrime con la manica del suo vestito. Tornò a guardare Coriolanus Snow, il presidente ormai sconfitto di tutta Panem - Coryo, il suo Coryo, con il peso di tutte le colpe dietro i suoi occhi tersi come il cielo d'estate, e il rimorso di ciò che avrebbe potuto essere.

“Sei stata il mio unico e più grande rimpianto” continuò Snow, e Lucy lo afferrò di nuovo per la nuca, premendo le sue labbra sulle sue, affondando di nuovo nella sua bocca mentre lui la circondava con le braccia e la stringeva.

Finì anche quel bacio e fu Lucy Gray a scostarsi.

“Addio, Coryo” gli sussurrò.

Coryo sorrise, dolce e triste, e prese il bocciolo di rosa bianca che aveva appuntato all’occhiello per sistemarglielo fra i capelli.

Come aveva fatto una vita prima.

“Addio, amore mio”.

Poi Lucy gli diede le spalle e tornò da Tessa, che era rimasta in disparte, e si fece prendere sottobraccio e trascinare fuori di lì, finché non fu nella stanza che le era stata assegnata, di nuovo sola.

Finché non si concesse il lusso di crollare, affondando con il viso in quel cuscino di vere piume d’oca, e piangendo tutte le lacrime che aveva trattenuto fino ad ora.

 

***

 

Tessa era accanto a lei, su uno dei balconcini di villa Snow, in disparte rispetto alla balconata principale dove Alma Coin stava annunciando l’esecuzione di Snow. Lui era in ginocchio e sorrideva, osservando Katniss Everdeen in piedi di fronte a lui, con l’arco puntato.

Lucy cominciò a cantare, sottovoce, così bassa che solo Tessa era in grado di udirla.

 

“Are you, are you, coming to the tree?”

 

Poi Katniss Everdeen alzò l’arco e la sua freccia trafisse Alma Coin. Snow scoppiò a ridere, alzando lo sguardo - e, per un istante, i loro occhi si incrociarono, mentre Lucy ancora cantava, e prima che la folla convergesse su di lui.

Prima che Coriolanus Snow morisse, lasciandola sola.

 

***

 

Lucy Gray posò la penna con cui aveva concluso di scrivere le proprie memorie. Chiuse il vecchio diario - che, dopo tutti questi anni, era tenuto insieme anche da parecchi elastici - e lo afferrò, uscendo dalla stanza alla ricerca di Tessa.

“Puoi portarmi da Lilian Everdeen?” le chiese.

La cercarono per circa un quarto d’ora, chiedendo a parecchie persone se qualcuno l’avesse vista. Sapevano che era nella villa e che si stava dedicando ai feriti ma non era presente nell’ospedale che i Ribelli avevano organizzato, non in quel momento.

La trovarono in una saletta di lettura, un posto discreto. Era seduta su una panca costruita nell’insenatura di una finestra e guardava fuori, assente, verso i giardini curati di villa Snow.

Le sembrava la persona più triste che avesse mai visto .

Lucy Gray sospirò, e andò ad accomodarsi accanto a lei. Lily sobbalzò leggermente accorgendosi della sua presenza.

“Oh” le disse “Posso aiutarla?”

Lucy sorrise, dolce.

“Lei è Lilian Everdeen, vero?” le chiese, e la donna annuì.

Così, sotto i raggi del sole d’inverno, Lucy poté notare il riflesso dorato dei suoi capelli biondi e, come sempre, come con Primorose, come con la sua bambina, gli occhi azzurri e chiari, color del cielo d’estate.

Gli occhi del suo Coryo, nel viso di sua nipote.

“Io sono Lucy Gray Baird” si presentò “Volevo farle le condoglianze per la sua perdita”.

“Ah… Grazie” rispose Lilian, esitando appena.

Lucy distolse lo sguardo da lei, osservando fuori dalla finestra.

“Sa, anche io ho perso una figlia, anni fa… E ho perso anche l’amore della mia vita” le disse “Quindi posso capirla”.

“Mi dispiace”.

Lucy tornò a guardarla, allargando il sorriso.

“Vorrei darle una cosa, se posso” esordì. Allungò il diario che aveva ancora fra le mani verso di lei e Lilian lo prese, confusa “Queste sono le mie memorie. E inoltre…” Lucy afferrò la chiavetta che aveva ancora in tasca, poggiandola sopra il diario “Questa è l’unica registrazione dei Decimi Hunger Games, a cui io ho partecipato… E che ho vinto”.

Lilian la guardò, sempre più confusa.

“Perché li dà a me?” chiese.

Lucy la fissò per un lungo istante senza parlare - cercando di imprimersi il volto di sua nipote nella mente, cercando di soffocare le domande, ripetendosi che non aveva alcun diritto di sapere, di interrogarla sulla sua vita.

Lucy era sempre stata così assente, loro erano andate avanti senza di lei, e lei era, ora, solo una sconosciuta in mezzo a tanti altri.

“Se leggerai, capirai, Lilian Everdeen” le rispose quindi, dolce “Ti chiedo solo di aspettare, prima di condividere qualsiasi cosa con la tua Katniss. Io penso che lei, ora, debba solo guarire, lontano da tutti” aggiunse, in un sussurro.

Lilian strinse le labbra e annuì, gli occhi lucidi.

Lucy Gray si alzò, aiutata da Tessa, e nella sua mente disse addio anche alla nipote che non aveva mai conosciuto.

 

***

 

“La bambina?” chiese Lucy, osservando Tessa salire sull’hovercraft insieme a lei “Rose Snow?”

“È con la bambinaia, Emily” rispose Tessa “È traumatizzata, ovviamente. Emily è l’unica faccia amica, l’unica persona che conosca, quindi le hanno chiesto di stare con lei. Plutarch ha accolto il mio appello, comunque, ed è stata affidata a me… Prima, però, ho chiesto di poterti accompagnare. Plutarch mi ha assicurato che si prenderanno cura di lei fino al mio ritorno”.

Lucy annuì, sollevata.

L’hovercraft si alzò in volo. Lucy aveva chiesto e ottenuto il permesso di poter fare una deviazione, prima di tornarsene a casa.

Non parlarono durante il viaggio. Tessa stava cantando, però, per tenerle compagnia. Lucy era così fiera di lei, così orgogliosa. Fino a che Alma Coin non aveva imposto la legge marziale, vietando ogni forma di intrattenimento, anche musicale, lei era stata la sua più grande allieva… La sua erede spirituale, colei che aveva incarnato il vero spirito dei Covey. E Lucy sapeva che, ora, in un mondo nuovo e in ricostruzione, Tessa avrebbe portato avanti la sua eredità, la sua musica. Magari insegnandola pure a Rose Snow, utilizzandola per sanare le ferite che si sarebbe sempre portata dietro.

Come aveva fatto lei dopo la Prima Ribellione, cercando la guarigione nelle note .

L’hovercraft atterró poco dopo il Distretto Dodici, in mezzo al Prato - lontano dalle macerie e dai corpi ancora esposti all’aria aperta.

Era diverso dall’ultima volta in cui ci era stata. L’autunno continuava ad avanzare e gli alberi erano quindi tutti rossi, marroni se non addirittura spogli.

“Vieni” disse a Tessa, allungando un braccio per farsi sorreggere “Aiutami”.

Nonostante tutto, si ricordava ancora la strada.

Camminarono per più di un’ora. Tessa non si lamentava mai ma la sorreggeva e l’accompagnava in quell’ultimo viaggio che Lucy, testarda, aveva voluto compiere con le sue gambe, nonostante l’età avanzata.

E poi arrivarono.

Il lago, e una capanna in rovina. Un pontile di legno mezzo marcio e, sulla riva, un albero spoglio con ancora le incisioni impresse.

Lucy passò una mano su quei segni, persa nel ricordo di una vita prima, quando aveva iniziato a farli per contare i giorni.

Per capire quanto tempo avrebbe dovuto ancora aspettare prima di poter finalmente vedere e conoscere la sua bambina.

L’erba era secca e morta, e le foglie scrocchiavano sotto le loro scarpe. Lucy non si fece scoraggiare e si sedette per terra, osservando il lago, ricordando Coryo in mezzo a tutti i Covey, le musiche e l’allegria e la promessa di una vita più facile dopo la terribile guerra.

L’incubo degli Hunger Games alle spalle e lei ancora viva. Felice. Amata.

Con il suo ragazzo della capitale venuto per lei nel Distretto Dodici.

Lucy si sdraiò sul terreno duro, ignorando le giunture che protestavano, chiudendo gli occhi e lasciando che il freddo sole invernale le inondasse la faccia.

Assaporando quell’ultimo momento di pace e addormentandosi con il ricordo di Coryo sdraiato accanto a lei, che le carezzava dolcemente i capelli.

 

“Strange things did happen here

No stranger would it be

If we meet at midnight

In the hanging tree”

   
 
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