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Autore: AMYpond88    05/12/2023    1 recensioni
Raccolta di missing moments Satosugu (o Sugusato?), senza ordine cronologico.
Un po' di fluff, tanto angst
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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AVVERTENZA SPOILER:
Se non siete in pari con le uscite del manga almeno fino al capitolo 236, ovviamente compreso, fermatevi qui.
Leggete qualsiasi altra cosa, ma non questa os perché contiene un immenso, enorme spoiler.
Quindi, se per miracolo siete riusciti ad evitare quel particolare spoiler fino ad oggi, prego di fare il favore a voi ed alla coscienza della sottoscritta, di non caderci per una fic.
Detto questo...








(.... ultimo avviso, se non siete in pari con il capitolo 236 davvero non passate questa soglia)







... andiamo!







"Ho vinto onestamente..."
"Quello non è vincere onestamente..."
"Sì, certo come vuoi..."

Uno, due, tre...
Ferma in mezzo al corridoio deserto, Shoko conta respiri, intervallandoli con immaginarie boccate di fumo.
Le serve a rallentare, a convincere il suo corpo a fare una breve pausa, sperando che anche l'emicrania che la perseguita ne segua l'esempio e le dia tregua.
È rassegnata però, convinta come è che il suo mal di testa finirà solo per peggiorare una volta varcata la soglia dell'infermeria.
Le voci che sente provenire da oltre la porta gliene danno l'assoluta certezza.
Forse potrebbe sgattaiolare in cortile e fumarsi una sigaretta in santa pace?
Ci pensa su, ma scarta l'ipotesi. Vuole sfuggire dal silenzio che infesta i corridoi dell'istituto.
Ama la tranquillità, ma per qualche motivo quella calma ora le pesa, le ristagna sulla pelle.
È una sensazione strana, che non l'abbandona mentre entra nella stanza.
Le striscia addosso ed infesta la mente, fino a farle saltare un battito di cuore e trattenere un respiro, ma dura poco più di un istante.
Più o meno quanto la pausa di silenzio tra i due ragazzi che l'aspettano seduti all'interno.
Alza un sopracciglio e lascia cadere lo sguardo sui compagni di classe. Non sa se può definire 'stare seduti' la posizione di nessuno dei due idioti che le stanno di fronte.
Suguru, le braccia incrociate dietro alla nuca, fa dondolare all'indietro la sedia su cui è praticamente coricato, probabilmente in un tentativo piuttosto estremo di porre fine alla conversazione con Gojo;
Satoru se ne sta sdraiato sul lato corto della barella, le lunghe gambe appoggiate al muro e la testa quasi a penzoloni.

"Yo!"
"Ehi, Shoko!"
I due le rivolgono un breve saluto prima di tornare al loro passatempo preferito: farle desiderare di essere dall'altra parte del Giappone mentre loro si stuzzicano come cane e gatto.
E 'L'altra parte del Giappone' è probabilmente la distanza da cui è udibile il suo gemito frustrato, mentre i suoi compagni di classe ricominciano il loro teatrino.
"Preferisci pagarmi il pranzo o ..."
"Non te lo pago il pranzo, idiota..."
"Suguru, non hai manco sentito l'alternativa..."
"Non mi interessa, non ti offrirò di nuovo mezzo menù del fast food, sei l'erede del clan Gojo, puoi pagartelo da solo!"
"Questo è discriminatorio, Suguru..."
Shoko si stropiccia gli occhi con la mano, rendendosi conto solo nel momento in cui lo fa del rischio di ritrovarsi tracce di matita scura per tutto il viso.
È stanca, dannatamente stanca, non dorme da due? Tre notti? Ormai ha perso il conto.
"Ehi, smettetela di fare i ragazzini...", prova lei, con un tentativo nemmeno troppo convinto, noia e stanchezza che emergono da ogni sillaba.
Geto ridacchia, lanciandole un piccolo sorriso che sa di mea culpa, mentre Gojo le rivolge uno sguardo offeso ed eccessivamente drammatico, prima di raddrizzarsi sulla barella.
Lascia dondolare le gambe dal lettino, come il bambino troppo cresciuto che è, mentre recupera gli occhiali da sole e li indossa.
"Non sto facendo il ragazzino, Suguru non sa perdere!"
"Satoru, seriamente..."
"Volete stare zitti, per favore? Devo guardare le vostre ferite...."
Fa un passo nella stanza, sentendosi quasi subito gelare sul posto.
La voce le trema, le mani le tremano.
Perché? Gojo e Geto stanno bene. Sono di fronte a lei.
Probabilmente sono lì per qualche ferita di poco conto.
Ma Satoru sembra improvvisamente così pallido, esangue.
E perché Suguru...
No, no, no.

Chiude gli occhi, stringe le palpebre forte, contando i respiri.
Uno, due, tre...
"Shoko tutto bene?"
"Ehi, sembri stanca..."
Apre gli occhi, sentendo il peso degli sguardi preoccupati dei suoi compagni fisso su di lei.
Balzati in piedi, sembrano entrambi pronti a scattare a sostenerla, quasi temessero di vederla crollare.
Fa un respiro profondo, cercando di calmarsi, ma non funziona.
Prende l'accendino dalla tasca del camice e con un gesto nervoso si accende una sigaretta.
Le viene da sorridere a pensare alla faccia che aveva fatto Gojo l'ultima volta che l'aveva vista fumare.
Appollaiato con le lunghe gambe incrociate su quella barella, così piccola per lui.
'Hai ricominciato per causa mia?'
'Non farti strane idee, idiota...
'
Ha ricominciato per causa di entrambi. Ora non pensa riuscirà più a smettere.
Guarda la sigaretta nella sua mano, il suo battito cardiaco si fa frenetico mentre ciò che realizza la investe come un treno.
Lei ha smesso di fumare, finita la scuola... ed ha ricomiciato.
Ha ricominciato a Shibuya.
Scaccia il pensiero, ma è troppo tardi. È solo la prima crepa, ma ormai è lì. La sente allargarsi mentre li guarda e il suo respiro trema.
Trema la sua voce. Tremano le sue mani. Fa un passo e la nausea le prende lo stomaco.
Fa freddo nella stanza, ma è normale considerando di quale stanza si tratti.
Eppure dovrebbe esserci abituata, alla temperatura, all'odore.
Lo sa che il disinfettante che usa è forte, pensato per coprire l'odore dolciastro e ferroso del sangue.
Ma non c'è sangue. Non ne vede.
Ma lo sente. Nelle narici, sulle mani. Nonostante si sia lavata la pelle per ore, dopo.
'Non va via, non andrà mai via', ripete una voce nella sua testa.
Una voce stanca come la sua. Rassegnata come la sua.
'Non avevi i guanti, non hai pensato di metterli', continua la sua controparte, sadica o forse masochista.
'Pensavi solo a cercare di salvarlo'.
Vorrebbe zittirla, ma ormai è come frenare un fiume in piena.

Uno, due, tre...
Chiude gli occhi e conta i respiri, al ritmo di boccate di fumo veloci che le bruciano i polmoni, mentre la cenere le ustiona le dita.
Questa volta è la voce petulante di Gojo a portala indietro.
"Shoko..."
"Satoru, ma non riesci a starci zitto un attimo..."
"Suguru è importante..."
Geto fa un passo indietro e l'altro ragazzo comincia a parlare, ma lei non riesce a sentirlo.
Per un attimo è come veder boccheggiare un pesce sul fondo di una boccia vuota, può solo guardarlo, guardare entrambi scivolare via.
Altri ricordi, minacciano di trascinarli lontano.
Geto, sempre più magro, sempre più folle, sempre più difficile da seguire anche da lontanto per lei che per dieci anni non aveva fatto che sperare, spinta da una rabbia nascosta nel fondo dello stomaco, che la strada intrapresa non lo portasse su un tavolo del suo obitorio.
Alla fine è proprio lì che era arrivato.
E Gojo, non più ragazzino, ma adulto. Appollaiato sulla sua barella, la maschera giocosa e infantile dietro cui si era sempre trincerato, strappata insieme alla sua benda una volta uscito da quella prigione che è la Soglia dei Dannati.
Lo ricorda, con lo sguardo stanco, ma attento. I Sei Occhi attivi, spinti al limite, se mai ne hanno avuto uno, quasi a far da scudo ad un'anima e ad un cuore che nemmeno l'Infinito aveva saputo proteggere. La finta leggerezza del suo tono mentre le parlava.
'Se non torno, dillo tu a Megumi...", le aveva detto con lo sguardo più dolce, per un istante esitante.
'Digli di suo padre'.

Uno, due, tre...
Ogni respiro le trafigge i polmoni.
Shoko sente, prima di vederle, piccole gocce sulle sue mani.
Le sente scorrere sulle sue guance.
Sbatte le palpebre ancora e ancora, si passa di nuovo le mani sul viso.
Cielo, non si è mai preoccupata troppo del trucco, ultimamente ancora meno, ma ormai deve averlo sparso su tutta la faccia.
Anche le lacrime che cerca di nascondere, strappandole via dalle sue guance con la rabbia che ha sempre tenuto sepolta in fondo all'anima, sono macchiate di nero.
Ma Gojo e Geto intanto stanno battibeccando ancora. Ancora e ancora.
E lei li vede, li sente ancora. Sono fantasmi? Ricordi?
Non le importa.
Prima che scivolino via del tutto, chiude la distanza che la separa dai due.
Una mano si aggrappa alla divisa di Satoru, l'altra si appoggia alla nuca di Suguru, mentre li stringe a sé.

"Ehi..."
"Shoko cosa succede?"

Vorrebbe che le loro voci non suonassero così allarmate, ora che sa che probabilmente non potrà più sentirle. Vorrebbe perdere ancora la pazienza alle loro litigate.
Vorrebbe sentire Suguru ridere alle cavolate di Satoru.
Vorrebbe che fosse la loro risata, il loro addio.
Vorrebbe... ma è tardi.
Li stringe forte, così forte da farseli entrare nel petto, sotto le costole, fin nel cuore.
Li stringe forte e cerca le parole, sperando che ovunque siano, la possano sentire.
"Va tutto bene, restiamo ancora un pochino così però..."
Affonda il viso nel petto di Satoru, cercando un battito che però non trova.

"Ieiri San..."

"Ieiri San..."

Apre gli occhi, la sua guancia è intorpidita dal freddo della barella di metallo.
Le sue dita, sotto al lenzuolo bianco, stringono ancora la stoffa della maglietta nera di Gojo, all'altezza del petto.
"Ieiri San, i ragazzi del primo e secondo anno..."
Ijichi rimane fermo sulla soglia, incapace di dire un'altra parola.
L'uomo ha gli occhi lucidi. Non riesce ad alzarli da terra.
Vorrebbe aiutarlo, come quando termina le frasi che le balbetta mentre le parla in preda all'imbarazzo. Questa volta però non sa come continuare.
Hanno perso il loro insegnante?
I loro amici?
La spensieratezza della giovinezza che Gojo avrebbe voluto tanto proteggere?
Shoko si chiede cosa potrà fare per loro.
Poi si ricorda chi sono quei ragazzi: il sogno dell'uomo steso sotto quel lenzuolo.

"Alleati, intelligenti e forti.
Nessuno dovrà più rimanere da solo..."


La risposta è una sola: andare avanti.

"Arrivo"





Se siete arrivate fino qui, mi sento di dire solo due parole: grazie e scusa.
Grazie per aver letto e scusa, che magari se siete tra chi mi segue aspettate aggiornamenti da tempo immemore.
Arriveranno, abbiate pazienza 😊
Una parte di me deve far pace con gli eventi del manga, os come questa fanno parte del processo.
Un abbraccio
Amy

Ps. Allego link della fan art che mi ha ispirata (e fatta piangere per due giorni)
https://www.instagram.com/p/C1KGfELtCA6/?igsh=azQ2amszbDMxaWM0
   
 
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