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Autore: AlbAM    09/12/2023    8 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 23

Una notte piena di sorprese – Parte 2


La cena era quasi finita quando Sael cedette all'emozione. Per tutta la sera aveva aspettato che Elendiel dimostrasse un minimo di considerazione nei suoi confronti, ma lei non si era mai avvicinata, né gli aveva fatto capire di volergli parlare. Si era limitata ad aiutare ad apparecchiare e a mangiare, senza particolare entusiasmo, un po' di insalata.

Non riuscendo più a sopportare di essere snobbato da sua madre, si alzò in piedi di scatto e abbandonò la tavola dirigendosi in giardino.

Michele lo seguì, mentre Safet rivolse un sguardo di rimprovero alla moglie.

«Non ce la faccio più», si lamentò Sael, «Ma che razza di madre ho? Ora capisco perché tra lei e mio padre è finita. Come si fa a stare insieme a un simile pezzo di ghiaccio?»

Michele lo abbracciò e cercò di consolarlo. «Non prendertela, considera che questa situazione non è facile neanche per lei. Non ti ha più visto da quando ti ha affidato al tuo tutore, si trova in mezzo a un'alleanza di demoni, umani e angeli totalmente fuori da ogni regola celestiale o infernale e come se non bastasse, il suo antico marito ha scelto un'umana come compagna!»

Sael si sciolse dall'abbraccio e non poté fare a meno di sogghignare. «Forse le risulterebbe tutto più semplice se la piantasse di fare la principessa sul pisello!»

«Non ho idea di cosa intenda, ma posso assicurarti che l'unico utilizzo che faccio dei legumi è mangiarli!» osservò Elendiel comparendo all'improvviso al loro fianco.

Sael ammutolì mentre Michele dovette fare uno sforzo per non scoppiare a ridere. A differenza del suo ragazzo si era reso conto che quella dell'Arcangelo non era stata una battuta sarcastica ma una precisazione.

Elendiel gli si rivolse leggermente infastidita perché non aveva capito cosa lo avesse fatto sorridere. «Ti dispiacerebbe lasciarci soli?»

Michele strinse una spalla di Sael per dargli coraggio e volò sul tetto del B&B.

Elendiel e Sael rimasero in silenzio per un po'. Dal giardino si alzava il canto dei grilli e dalla sala arrivava il rumore delle chiacchiere e delle risate dei suoi amici. A un certo punto afferrò una battuta di Razel. «Ma che, vi è andato il prosciutto sugli occhi? Nun avete visto che quei due se magnavano con lo sguardo?» Gli sembrò di sentire Ariel ribattere qualcosa e si chiese di chi stessero parlando.

Elendiel interruppe i suoi pensieri. «Hai delle domande da farmi, figlio?»

Sael raccolse tutto il coraggio che poteva e domandò. «Ti è mai importato qualcosa di me?»

«Sembra che tu e tuo padre abbiate lo stesso problema riguardo ai miei sentimenti» rispose lei perplessa. «Comunque, sì. Mi sembra ovvio, sono tua madre!»

«Non è affatto ovvio, Madre! Quando mai hai dimostrato di volermi bene? Non ci sei mai stata, mai!»

Elendiel incrociò le braccia sul petto. «Prima di affidarti al tuo tutore, ci sono stata. Poi non ho potuto, avevo fatto un voto. Ma mi sono sempre tenuta informata.»

«Ti sei tenuta informata?» disse Sael rabbiosamente. «Ma ti rendi conto di quello che dici? E secondo te, tenersi informata è una dimostrazione d'affetto?»

«Te l'ho detto avevo fatto un voto, non potevo fare di più.»

Sael calciò rabbiosamente dei sassolini facendoli schizzare da tutti le parti. «E allora perché sei qui ora? Cosa è cambiato, che papà ha un'altra e questo ti ha fatto incazzare? Be sai che c'è, te lo sei meritato!»

Sua madre aggrottò leggermente le sopracciglia. «Tuo padre è libero di stare con chi vuole, inoltre ha scelto una buona compagna. Sono tornata perché…» si interruppe come se stesse cercando le parole giuste.

Sael la incalzò facendo un passo in avanti «Perché?»

«Perché le cose sono un po' cambiate negli ultimi tempi.» Sael la guardò senza capire. «Ho compreso che forse non è stata del tutto corretta la scelta di affidarvi a dei tutori.»

«Oh, e da cosa lo hai intuito?»

Elendiel non colse, o forse finse di non cogliere, l'ironia del figlio. «Ha causato troppa sofferenza perché potesse essere una decisione giusta.»

Sael non seppe cosa rispondere e sua madre continuò a spiegare. «Purtroppo non avevamo alcuna esperienza e non pensavamo che i genitori fossero così importanti. Abbiamo ritenuto che farvi crescere come il resto della comunità angelica ve ne avrebbe fatto sentire parte integrante molto più che se foste stati allevati in modo differente.»

«Non è quello che hanno detto mio padre e Gabriel!» Sbottò Sael.

«Cosa ti hanno detto?»

«Che occuparci di noi stava rubando tempo ai vostri impegni celestiali! Hanno mentito?»

Elendiel per la prima volta cedette a un minimo di emozione e i suoi occhi diventarono leggermente umidi. «No, è vero, c'era anche quel problema. Era difficile conciliare le due cose e ci sentivamo in colpa per non riuscire a dedicare le giuste attenzioni né a voi né al Padre. Col senno di poi, ho capito che non avevamo colto il suo messaggio.»

«Cioè?»

«Che i figli sono più importanti di ogni altro impegno e che i genitori devono trovare il giusto equilibrio tra impegni di lavoro e figli. Ti chiedo perdono Sael, ho commesso un grave errore e tu ne hai subito le conseguenze.»

Sael era sbigottito, non si aspettava una simile ammissione da parte di sua madre. «Che cosa ti ha portato a cambiare idea?»

«Te l'ho detto, abbiamo causato troppa sofferenza. Quasi tutti voi figli vi siete ribellati e siete finiti all'Inferno e Galadriel non c'è più.» L'arcangelo si interruppe e fissò il cielo stellato con espressione triste. «Non sarebbe successo se il dolore per aver rinunciato ad Azaele non l'avesse indebolita.»

«Eravate amiche?» domandò Sael sorpreso.

«Si. Come sono amici tuo padre e Gabriel, così eravamo amiche anche io e Galadriel. Avrei dovuto ascoltarla.» Elendiel rimase in silenzio per qualche istante, i suoi occhi erano tristi e Sael capì che sua madre stava pensando all'amica scomparsa.

Infine l'Arcangelo si girò verso la porta a vetri e indicò la tavolata permettendo alle sue labbra di distendersi in un impercettibile sorriso. «E poi mi ha fatto riflettere anche la testardaggine di Azaele nel voler difendere la sua famiglia nonostante tutto sia contro questa decisione. Il figlio di Gabriel, nonostante la sua indole indisciplinata, per la seconda volta è riuscito a impartirmi una lezione di umiltà. Ma questa volta ritengo di poter affermare che sarà l'ultima.»

Sael sorrise speranzoso. «Significa che ci aiuterai?»

«Si, figlio. Vi aiuterò» rispose Elendiel, accarezzando dolcemente una guancia di Sael che al contatto con la mano calda di sua madre non riuscì a trattenere le lacrime.

«Che succede, non sei felice della mia decisione?» domandò lei senza capire.

«È esattamente il contrario, Madre. Piango perché sono felice che tu sia tornata» rispose lui stringendola tra le sue braccia. Elendiel dopo un primo momento di imbarazzo, capì che doveva rispondere all'abbraccio e, per quanto fosse un po' impacciata, riuscì perfino a poggiare delicatamente il capo sui capelli rosso scuro di suo figlio.

«Madre, cosa intendevi quando hai detto che Azaele ti ha impartito una lezione di umiltà per la seconda volta... quando è stata la prima?»

Elendiel si sciolse dall'abbraccio del figlio. «Quando Azaele, che tutti consideravamo indisciplinato e ribelle, ha dimostrato di essere degno del Paradiso proprio perché ha scelto di andare all’Inferno»

«Non capisco, che significa: ha scelto?»

«Davvero non lo sai?»

«No, non ho idea di cosa tu stia parlando.»

Elendiel rifletté per qualche istante, chiedendosi se fosse giusto mettere suo figlio al corrente del “segreto” di Azaele. «Forse sto commettendo un errore, ma d'altra parte sei il ragazzo di Michele, quindi è giusto che conosca la verità.»


#


Michele aveva deciso di non rientrare in sala, la gita all'Inferno aveva messo a dura prova sia il suo fisico che la sua mente. Sentiva il bisogno di stare un po' da solo e godersi il silenzio della notte. Raggiunto il tetto però si accorse immediatamente di non essere stato l'unico a desiderare di appartarsi: poco più in là, due figure di cui riconobbe subito le sagome, parlavano a bassa voce. Erano talmente impegnate nella chiacchierata da non accorgersi dell'arrivo dell'angelo.

Michele non era solito farsi gli affari altrui ma avendo riconosciuto Yliel e Gabriel non riuscì a reprimere la curiosità. Cosa mai potevano avere da dirsi la sua ex e il padre di Azaele? Si nascose dietro un camino e, seppur leggermente a disagio, cominciò ad ascoltare la loro conversazione.

«È solo di un'ombra e di un pensiero che sei innamorata, Yliel. Perdonami, ma non posso darti quello che cerchi!» disse Gabriel.

«Ma sei serio?» rispose lei allibita.

«Si, perché?»

«Ma scusa io ti apro il mio cuore, rischiando di perdere il mio status di Arcangelo e confessando ciò che provo per te, e tu mi rifili la friendzonata più clamorosa di tutta la letteratura fantasy? Ma veramente pensavi che non me ne sarei accorta?»

Gabriel annaspò cercando di trovare una giustificazione.

«Lascia stare, ho sbagliato io a illudermi, d’altra parte, sei pur sempre il padre di Azaele!» disse lei chiudendo il discorso rabbiosamente e volando via furiosa.

«Yliel, ti prego, non andartene!» La richiamò lui, mortificato.

Lei ritornò giù, incrociò le braccia e attese guardandolo severamente.

«Mi dispiace, davvero. Non volevo prendermi gioco dei tuoi sentimenti, è che non so come spiegarmi.»

«Sei l'Arcangelo incaricato di parlare a nome del Padre, l'unico in grado di riferire i suoi messaggi a tutto il Creato, ma non sei in grado di spiegare ciò che pensi tu?»

Gabriel accusò il colpo e abbassò lo sguardo per qualche istante. Quando lo riportò sul viso di Yliel la sua espressione era diventata più decisa.

«Va bene, hai ragione meriti una risposta onesta anche se so che ti ferirà. Yliel, io ti sono molto affezionato, ma il sentimento che desideri che io provi per te, perdonami, ma io continuo a provarlo per Galadriel. Mi rendo conto che può sembrare assurdo, ma io la amo ancora e dentro di me sono convinto che un giorno la rivedrò!»

«Lei non c'è più e non tornerà. Vuoi davvero amare per sempre un ricordo?» domandò amaramente Yliel.

L’Arcangelo mosse impercettibilmente le ali candide e tra le sue piume Yliel potè scorgere dei bagliori azzurrini accendersi e spegnersi. «Non riesco a farne a meno. Mi dispiace.»

«Capisco. Perdonami, Gabriel. Non ti importunerò più!» concluse lei voltandogli le spalle e volando via affranta.

Gabriel la guardò allontanarsi, afflitto. Non sopportava fare del male a chi lo amava, ma sapeva di aver fatto bene a dirle la verità. Continuare a lasciarle l'illusione che un giorno i suoi sentimenti sarebbero potuti cambiare, sarebbe stato profondamente ingiusto.

Michele raggiunse Yliel, furibondo. «Mi spieghi cos’era quella confessione a Gabriel? Ma scusa, millenni fa non hai rotto con me perché gli Arcangeli hanno fatto voto di castità e tutte quelle balle lì?»

Yliel che non si aspettava di veder saltar fuori il suo ex e tanto meno che la sua conversazione privata fosse stata ascoltata, ebbe un attimo di sconcerto da cui si riprese applicando la strategia secondo cui la miglior difesa è l'attacco. «Come ti sei permesso di origliare una conversazione privata?»

La domanda posta così a bruciapelo ottenne il risultato sperato: Michele si sentì immediatamente in dovere di giustificarsi. «È stato un caso, ero volato sul tetto perché dopo quello che ho passato all'Inferno, avevo bisogno di un po’ di pace.»

Yliel notò che aveva ancora delle profonde occhiaie nere e si dispiacque di averlo aggredito in quel modo, aveva sfogato la sua frustrazione su Michele che non aveva alcuna colpa se Gabriel non corrispondeva i suoi sentimenti. Atterrò accanto a una siepe e gli fece cenno di raggiungerla. «Mi dispiace che abbia sentito la nostra conversazione. Credimi non è qualcosa che ha a che fare con te e ti assicuro che per molti millenni è stata dura andare avanti senza averti accanto perché nonostante mentre svolgevo i miei compiti di Arcangelo mi sentissi serena, non appena terminavo il mio lavoro i miei pensieri tornavano alla nostra storia e a come eravamo felici insieme. In quei momenti mi prendeva una terribile tristezza e la convinzione di non essere un buon Arcangelo, di non meritarne il grado. Gabriel era il mio mentore, il mio Maestro, è stato naturale per me rivolgermi a lui per parlargli dei miei dubbi e avere un suo consiglio e un po’ alla volta il sentimento di rispetto e di amicizia che provavo per lui si è trasformato in qualcosa di più profondo.»

Yliel si interruppe per passarsi una mano sulle guance e asciugare le lacrime che non riusciva più a trattenere. «Tra l'altro mi ha in qualche modo fatto capire che lui e Galadriel non avevano mai rinunciato ad amarsi in modo “completo” e che erano convinti che il Padre non fosse d'accordo con le scelte compiute dagli Arcangeli ma le avesse rispettate per via del libero arbitrio.»

Michele la guardò stupefatto, aveva sempre dato per scontato che gli Arcangeli fossero tutti d'accordo sul rimanere casti. «Aspetta, vuoi dire che i genitori di Aza, hanno continuato ad amarsi in modo più che platonico

Yliel non riuscì a evitare una risatina. «Sei sempre il solito ingenuo. Non credo che oltre a te, ci fossero molti altri angeli che credevano alla castità di Gabriel e Galadriel.»

Michele arrossì.

«In ogni modo, sono convinta che Gabriel e Galadriel avessero ragione. Che senso ha rinunciare all’amore, se una simile scelta ci rende tanto infelici? Possiamo essere degli ottimi Arcangeli anche avendo al nostro fianco qualcuno che amiamo. Guardati, sei un ottimo Angelo, stimato e rispettato, eppure hai scelto un demone infernale come compagno!»

«Io, sono solo un angelo comune, non ho le stesse responsabilità di un Arcangelo» ribatté Michele.

Un fruscio dentro la siepe attirò l'attenzione di entrambi. Si scambiarono uno sguardo d'intesa e si lanciarono di scatto tra i rami. Un’ombra si mosse velocemente cercando di fuggire, ma Yliel le tagliò la strada e Michele la bloccò stringendola tra le braccia.

«Lasciami!» si lamentò la prigioniera, cercando di divincolarsi. Era una demone di media statura, con un caschetto di capelli neri e una divisa altrettanto nera con una banda rossa ai lati dei pantaloni.

«E tu chi sei, come hai fatto a superare la barriera?» domandò Yliel minacciosa.

«Mi chiamo Aluarel e non so di che barriera stiate parlando, sono qui per incontrare Lord Safet!»

«Cosa vuoi da lui? Non vi è bastato che Zamesh lo abbia quasi ammazzato? Volevi finire il suo lavoro?»

«Neanche per sogno, io odio Zamesh e mi dispiace che Lord Safet abbia dovuto subire tutte quelle torture! Non voglio lavorare mai più per quel sadico pazzoide, è per questo che sono qui! Vi prego, credetemi!» rispose la demone.

«Che ne pensi?» domandò Yliel rivolgendosi a Michele.

«Che potrebbe essere sincera. Elena ha creato la barriera per tener fuori i nemici e se questa demone è riuscita ad attraversarla, forse non ha intenzioni ostili.»


Michele e Yliel entrarono in sala scortando Aluarel.

«Dov'è Safet? Questa demone chiede di lui» domandò Yliel guardandosi intorno.

«È uscito a conversa’ con Dante Alighieri!» rispose Razel sgranocchiando l'osso di una bistecca.

«Con chi?» domandò Michele senza capire.

«Con Ysrafael. Lui è la sua compagna si sono presentati alla porta pochi minuti fa» rispose Ariel che nel vedere la mascella di Michele irrigidirsi aggiunse subito «Ma ti giuro che io non gli ho detto niente!»


#


Safet era stato informato da Renzo che un certo Ysrafael e la sua compagna, Muriel, lo attendevano sul patio del B&B in quanto, nonostante il suo invito a entrare, avevano insistito per attendere fuori.

Il demone si era rabbuiato nel sentire il nome del vecchio amico e aveva risposto che non aveva alcuna voglia di parlargli e che poteva congedarlo, ma Aurora gli aveva stretto una mano con dolcezza e suggerito che forse Ysrafael voleva informarlo di qualcosa di importante.

A malincuore, il demone aveva dovuto darle ragione e le aveva domandato di stargli accanto per aiutarlo a non perdere la calma. Cosa che era puntualmente accaduta non appena, affacciatosi sul patio, aveva visto che l'angelo e la sua compagna indossavano le armature angeliche. Safet aveva preso la sua forma infernale, aveva stretto gli occhi e immediatamente dopo il suo corpo era stato ricoperto da un'armatura di titanio nera dalle bordure dorate che ricordava le armature dei Samurai. Una cresta dorata dalla forma di drago sporgeva dall'elmo completamente nero. Sul suo fianco sinistro pendeva una katana dall'elsa dorata, mentre sul fianco destro si notava la spada più corta chiamata wakizashi. Una lunga coda nera fuoriusciva dall'armatura compiendo scatti nervosi sui fianchi del demone. Aurora che non aveva mai visto il suo compagno in quella forma, ne rimase allo stesso tempo impressionata e ammirata. Per la prima volta da quando aveva conosciuto Safet, si era resa pienamente conto della sua vera natura e soprattutto di quanto fosse potente e pericoloso. In quel momento gli sembrò quasi impossibile che fosse la stessa persona pacata e razionale con cui ormai da molti mesi condivideva la sua vita, eppure nonostante tutto non ebbe timore di lui ne provò il desiderio di fuggire.

«Dunque è così che ora accogli i tuoi ospiti?» domandò Ysrafael pacatamente e tenendo le mani bene in vista.

«E tu e Muriel invece avete preso l'abitudine di presentarvi armati a casa dei vostri conoscenti?»

«Siamo diventati semplici conoscenti? Una volta eravamo amici!»

«Lo siamo stati fino a quando non hai cercato di rovinare la vita di mio figlio! Per favore andatevene, non voglio scontrarmi con te e ancora meno coinvolgere le nostre compagne» rispose Safet con tono basso e minaccioso, accarezzando l'elsa della katana.

Ysrafael osservò Aurora e sul suo volto apparve un espressione sorpresa.

Muriel, un’angelo dai capelli castani mossi e gli occhi color miele, diede una leggera gomitata al suo compagno che col capo le fece cenno di aver capito e si rivolse di nuovo a Safet. «So di dovere delle scuse sia a te che a Sael, ma voglio che sappia che ero convinto di essere nel giusto, e sopratutto che tu fossi del mio stesso avviso riguardo alla sua storia d’amore con Michele.»

«Avresti dovuto chiedermelo!» rispose il demone, gelido.

«Ti assicuro che mi dispiace molto averti ferito. Ti chiedo scusa e ti assicuro che tengo molto alla tua amicizia!»

«Per quale motivo dovrei fidarmi? Sono passati mesi da quando tu e Sael vi siete incontrati, e tu ti presenti solo adesso che la situazione sta precipitando e armato fino ai denti. Come avete saputo che mi avreste trovato proprio qui? Ve lo ha detto Ariel che come immaginavo ha finto di allearsi con noi solo per tradirci al momento giusto?»

Muriel notando che gli occhi di Safet erano completamente rossi e il suo artiglio sinistro stringeva l'elsa della katana come se volesse stritolarla, decise di intervenire per provare a calmarlo. «No, Safet, ti sbagli, Ariel non ci ha mai detto di essersi alleato con voi!»

«Quindi chi è stato?»

«Semplicemente, non siamo stupidi. Certe voci ormai erano arrivate fin lassù e Ariel ultimamente era diventato sfuggente, mi sono limitata a controllarlo con discrezione!»

«Bene, adesso che abbiamo chiarito che Ariel sa essere ben più maldestro di Azaele, veniamo al punto: cosa siete venuti a fare?»

«Siamo venuti per offrirvi il nostro aiuto!» rispose Ysrafael.

«No, grazie!» rispose secco il demone.

«Ti prego, Safet. La nostra amicizia è riuscita a superare anche le barriere infernali, vuoi davvero distruggerla solo per un malinteso?» domandò Muriel.

«Umiliare mio figlio e riempirgli la testa di idiozie fino a farlo sentire così in colpa da lasciare il ragazzo che ama, facendolo soffrire come un cane, io non lo definisco tanto un malinteso, quanto piuttosto una pugnalata alle mie spalle!» ringhiò Safet.

«Non intendevo, tradire la nostra amicizia e non volevo certo ferire i tuoi sentimenti cosi profondamente. Sono venuto per scusarmi e offrirti il mio aiuto sincero e disinteressato, ma se ritieni davvero di non poterti più fidare di me, non credo abbiamo altro da dirci! Addio Safet e, per favore, qualunque cosa accada, cerca di sopravvivere» concluse Ysrafael amaramente preparandosi a lasciare il patio del B&B.

Muriel attese che il suo compagno si alzasse in volo e poi si avvicinò a Safet. «Ti prego, permettigli di aiutarti, la tua amicizia gli manca moltissimo. Prova a pensare che tutti possono sbagliare, ma non tutti sono capaci di ammettere i propri errori e chiedere scusa come ha appena fatto lui!»

Le parole di Muriel ammorbidirono il demone. «Siete venuti davvero per aiutarci?»

«Si!» rispose lei senza esitare.

Safet sospirò, posò un artiglio sulla spalla di Aurora e le domandò. «Tu cosa ne pensi?»

«Come sai, mi è già capitato di incontrare Ysrafael e in quell'occasione ho avuto l'impressione di un persona un po' rigida...»

«Di' pure un bacchettone!» ridacchiò Safet incontrando lo sguardo imbarazzato di Muriel.

«Anche... ma fondamentalmente onesto. Sono certa che non fingerebbe mai di volerti aiutare per poi tradirti.»

Il demone lasciò la spalla di Aurora, si concesse qualche istante per prendere una decisione e poi si alzò in volo raggiungendo Ysrafael tra le nuvole.

«Che intenzioni hai?» domandò l'angelo.

«Tranquillizzati, Muriel e Aurora mi hanno convinto a dare una seconda possibilità alla nostra amicizia!»

«Davvero?»

Safet gli tese un artiglio nero, Ysrafael lo strinse senza esitare. «A volte la troppa sicurezza nel sentirci dalla parte giusta finisce per farci commettere gravi errori. Perdonami amico mio, mi dispiace averti deluso!»

«Come dicono gli umani: la strada dell'Inferno è lastricata di buone intenzioni!» rispose Safet con un sogghigno.

Ysrafael incassò la battuta e ammise. «A volte gli umani sanno essere decisamente più profondi di noi!»









   
 
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