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Autore: Swan Song    11/12/2023    8 recensioni
Il vecchio Edmund Windsor ha invitato amici e parenti per festeggiare il suo centesimo compleanno al Windsor Chalet, una baita isolata tra le montagne.
In un giallo che si rispetti, tale riunione non può presagire nulla di buono.
Intrighi, segreti sepolti ed oscuri colpi di scena saranno dietro l'angolo: prepararsi ad immergersi in un'atmosfera misteriosa, dove la montagna nasconde più di quanto si possa immaginare.
Genere: Comico, Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Secondo Atto






Susan Sheppard aveva sempre pensato che gli autori di gialli esagerassero quando facevano sbraitare i personaggi in una maniera spaventosa con lo scopo di difendere loro stessi in seguito ad un delitto; invece, la sera di quel 24 dicembre, aveva appurato che corrispondeva alla realtà.
«Non sono stato io, mia moglie può testimoniare, era in camera con me! E ci è restata tutto il tempo!» iniziò James Solo, terrorizzato «Diglielo, Harper!»
La donna, scossa per la vista del corpo senza vita di suo padre, si portò una mano al cuore «I-io...» oltre a non trovare le parole, doveva ancora realizzare davvero che il suo vecchio non respirava più.
«Harper! Diglielo!»
«Io e Nate siamo in camera insieme, stessa cosa.» proseguì Chuck «Non osate accusarmi, non odiavo il vecchio a tal punto, anzi, è proprio grazie a lui se non faccio un tubo nella vita!»
Molto poetico.
«E’...è vero.» certificò Nathan, che ancora sorreggeva la segretaria Aisha «Abbiamo sistemato i nostri vestiti nell’armadio, non ci siamo allontanati dalla camera!»
«Incredibile come ognuno di loro pensi subito a crearsi un alibi, anziché essere dispiaciuto per la morte del vecchio.» sussurrò Susan a suo padre.
Steve annuì, guardando il corpo di Edmund con un certo dispiacere «Era una canaglia, ma era mio amico.»
«Mi spiace parecchio. Aveva tanti nemici, dovevamo immaginarlo. Peccato che non abbia potuto festeggiare il suo centesimo compleanno.» disse Price al suo fianco «C’era quasi.» guardò l’orologio: le otto e trenta di sera «Mancava solo qualche ora.»
«Non azzardatevi ad accusare me, bastardi!» gridava nel mentre Adam Windsor, il libertino «Lo so che sono odiato da tutti voi, ed è vero che ero in camera da solo, ma vi giuro...»
«Basta!» strillò Steve Sheppard a braccia spalancate «Che nessuno entri in questa stanza senza un mio preciso ordine.»
«Chi sei, un detective?» berciò Liam.
«No, è che gli piace proprio comandare.» rispose Susan «State calmi e cerchiamo di creare un po’ di ordine. Anzitutto, dato che tutti state affermando di non poter essere gli assassini perché vi trovavate in camera, chi vi ha detto che Edmund è stato ucciso a quell’ora?»
Calò un agghiacciare silenzio.
Corrugarono le fronti, ragionando.
«Bè, allora come facciamo a sapere quando è morto?» chiese Adam barcollando.
«Ci serve un medico legale, stupido!» questa Price proprio non riuscì a trattenerla, così si beccò tutte le occhiatacce da parte della famiglia.
«Io ed Adam non andiamo particolarmente d’accordo...» disse Liam «Ma resta mio fratello. Lei invece, signor Price, non vale nulla!»
«Sono suo genero, non so se se lo ricorda.»
«Papà, marito...» intervenne Odette, ancora una volta «Basta. Sentiamo il signor Sheppard, esperto marine, che dice.»
«Concordo con mia figlia.» rispose egli, passandosi una mano sulla fronte sudata, scosso dall’accaduto «Serve un patologo.»
«Signorina Aisha, potrebbe...» tentò Susan, ma la ragazza era ancora talmente sotto shock da non riuscire nemmeno a sentire lucidamente le frasi che le venivano dette.
«Chiamo Roger, il maggiordomo e colui che sta alla reception.» disse Nathan, staccandosi da Aisha dopo averle accarezzato dolcemente le spalle «Tu resta qui con gli altri, andrà tutto bene.»
«Roger ha il doppio ruolo?» domandò Steve giusto per curiosità.
Nathan annuì «Sì, è il tizio che ci ha accolti alla reception. Se non si occupa delle telefonate lui...gli dico di avvisare la polizia.»
«Ottimo. Un detective ci farà comodo oltre che un medico legale.» ribatté Steve portando le mani ai fianchi «Nel frattempo, noi...uhm…»
«Potrei azzardare un’ora della morte.» gli sussurrò Susan all’orecchio «Sai che questo potrei farlo.»
«Tesoro, non sei un medico.»
«Ma sto studiando per diventarlo! All’università ci prendono tutti in giro perché siamo tre donne, lascia almeno che dimostri il mio valore! E’ una delle basi stabilire l’ora della morte di una persona, si studia al primo anno! Non contaminerò nulla, lo prometto. Intanto possiamo farci un’idea di dov’eravamo in quel momento.»
Alla fine, Steve cedette «Va bene, entra solo tu.»
Lei saltellò come un coniglio, battendo le mani.
«Tutti voi indietro, per favore.» proseguì il marine con sguardo serio e minaccioso.
Quindi si misero a bisbigliare in corridoio.
«Non ci credo, è stato fatto fuori con il suo adorato posacenere!» ghignò Adam, portando una mano davanti alla bocca per non farsi sentire.
Nessuno sembrava così addolorato dalla morte di Edmund Windsor, forse un po’ Odette, che gli era più affezionata e sembrava sincera.
La moglie del defunto, Evelyn, fingeva di sventolarsi un foglietto di carta per non svenire, ma si capiva lontano un miglio che era una recita: sicuro stava pensando “Mai più compleanni, posso restare in Egitto in eterno!”
«Steve.» disse Price prendendolo da parte «La finestra è aperta. L’assassino potrebbe...»
«Sì, non serve un detective per capirlo.» annuì Sheppard «Ma c’è anche il dettaglio della porta da tenere in considerazione. Era perfettamente aperta. Quindi niente dilemma della stanza chiusa.»
Price alzò ambedue le sopracciglia «Ma che diavolo...»
«Mia figlia è così ossessionata dai gialli, che qualcosa ho imparato anche io. Il dilemma della stanza chiusa si ha quando è stato commesso un omicidio, ma sia la porta che la finestra sono chiuse dall’interno. Quindi non ci si interroga tanto sul come sia entrato l’assassino...ma sul come sia uscito.»
«Non è il nostro caso.» concordò Jonathan «Può essere uscito sia dalla porta che dalla finestra. La porta era chiusa, ma non a chiave.»
«Già.» Steve alzò il mento per indicare il cartello sulla porta «E ricordiamo che Edmund non amava essere disturbato quando lo annunciava esplicitamente, quindi poteva essere morto da ore e noi non essercene accorti, dato che nessuno osava entrare quando era affisso quell’avviso.»
Non sarà stato un detective, ma ci aveva preso alla grande. La voce di sua figlia, infatti, che giunse poco dopo, gli confermò «Io penso proprio sia morto tra le cinque e le sei di oggi pomeriggio.»
Jonathan Price la fissò sorpreso «Come fai a dirlo?»
«Mi baso sulla temperatura corporea.» rispose Susan «Poi c’è la rigidità cadaverica e la presenza di lividi sul corpo. E siamo fortunati: la stima del momento del decesso, effettuata in base alla diminuzione della temperatura corporea, fornisce risultati affidabili solo nelle prime 10-12 ore dopo la morte.»
«Quindi, in pratica, ci stai dicendo che è ancora caldo.»
«Adam, che schifo!» si disgustò sua sorella Harper «Che battuta di cattivo gusto! Quell’uomo è tuo padre!»
Egli scosse le spalle «Bè, se era così bravo, perché qualcuno l’ha ammazzato?»
Gli Windsor ripresero a litigare ed accusarsi tra loro, ma Susan, Steve e Price non li stavano ascoltando.
Il marine portò le mani ai fianchi, avanzando nella stanza senza toccare l’arma del delitto potenziale, il posacenere «Dalle cinque alle sei, hai detto.»
Susan annuì «Vedremo se il medico legale qualificato mi darà ragione.»
Steve ragionò «Perché non dalle cinque alle sette? Il tuo è un range molto ristretto.»
Susan scosse la testa negativamente «Sono le otto e mezza, papà. Se fosse morto solo un’ora e mezza fa, non avrebbe già questo aspetto.»
«Interessante dato. Noi siamo arrivati per le cinque e quaranta alla baita.» rammentò l’uomo «Sicura sicura che non si sfori oltre le sei?»
«Se ho sforato, tieni conto non più di dieci minuti, quindi massimo le sei e dieci, ma ne dubito.»
Price fece lo stesso ragionamento del suo amico «Ma se è così per certo...non può essere stato nessuno di noi! Eravamo in funivia e siamo arrivati qui, come ha detto Steve, per le cinque e quaranta. Ho controllato l’orologio, mi ricordo perché ero stanco e non vedevo l’ora di farmi un bagno rilassante. Come avremmo potuto uccidere Edmund in venti minuti?»
Susan scosse la testa «Ho visto uccidere in un tempo record, quindi è fattibile.»
Ma quando la guardarono allusivamente, si corresse «Ehm, intendevo, ho letto. Ho letto di omicidi avvenuti in dieci minuti.»
«Abbiamo fatto il check-in in quei dieci minuti.» le rammentò Price «Quando siamo saliti nelle camere saranno state altro che le sei! Nessuno di noi può essere stato, e prima neppure, eravamo in funivia. Ci siamo visti tutti con i nostri occhi.»
Steve confermò con un cenno di capo «Non ci credo, qualcosa non torna. Tutti quei ricconi odiavano Edmund.»
«Steve, non osare! Mia moglie ci era parecchio affezionata.»
«Sì, scusa, eccetto la tua Odette. E’ solo che punterei il dito su ciascuno di loro...com’è possibile sia stato un altro?»
«Io non credo alla teoria dell’uomo venuto da fuori nemmeno un po’.» aggiunse Susan, da vera “esperta” «Per me quel Chuck è stato il mandante, ha ingaggiato un sicario che...»
Quando Chuck, come una presenza, si girò verso di lei a fissarla, spalancò gli occhi e tossì «O forse lo sto accusando perché mi sa di dannatamente sospettabile.»
Meglio.
«Che mi dite del maggiordomo?» azzardò Price «E’ sempre il maggiordomo. E la segretaria, che ha urlato come una isterica? Se fosse stata una recita?»
Steve tornò in corridoio «Direi di smetterla con le supposizioni, non siamo detective. Aspettiamo quello vero. Nathan, eccoti di ritorno. Roger ha chiamato la polizia? Che dice?»
Il ragazzo sembrava in procinto di fare l’annuncio della vita, e per un attimo sua madre sbiancò, perché le sembrò il classico “Sono incinta” anche se sapeva che non era biologicamente possibile.
Nathan si schiarì la voce e disse «La funivia è bloccata per il maltempo. Evidentemente siamo stati gli ultimi a riuscire a salire. Doveva arrivare anche il pasticcere per consegnare la torta di compleanno del nonno all’ultimo, ma non riesce a salire.»
«Stai scherzando?» tuonò sua nonna Evelyn «Pappamolla, hanno paura di un po’ di neve! Siamo sempre saliti con la neve, tzè.»
«Fuori c’è una vera e propria bufera, potete constatarlo guardando dalle varie finestre.» Nathan inghiottì saliva «La polizia ha detto che ci raggiungerà domattina, se la neve si placherà.»
Harper portò due dita sulle tempie «Questo è un incubo. Che dovremmo fare, nel mentre?! Si può sapere?»
«Hanno detto di tenere il corpo al fresco, preferibilmente...» al ragazzo mancarono le parole «Nella dispensa frigorifera dei prosciutti.» non gli pareva vero di star pronunciando quelle parole «E di...» un colpo di tosse «Bè, se c’è qualche esperto, di dare una mano.» sollevò istintivamente lo sguardo su Susan «Mi pare di aver capito che studi medicina.»
Ella sospirò «Lo sapevo, io. Proprio come nei gialli.»
«Cosa, proprio come nei gialli?» domandò Odette, curiosa.
«La polizia che non riesce a raggiungere il luogo del delitto per un impedimento di forza maggiore...nessun detective a bordo...»
«In verità, solitamente ci sono detective a bordo.» corresse Price alzando l’indice.
«E va bene, questa te la do per buona. Allora noi abbiamo pure questa sfiga. C’è un detective sotto copertura tra voi?»
Guardarono Susan allibiti.
«Ma chi? Noi?»
«Lasciamo perdere.» un respiro più profondo degli altri «Qualche giovanotto può almeno togliersi quella giacca da damerino e portare il cadavere nella stanza dei prosciutti? Dio, non ci credo che l’ho detto davvero.»
Nathan, sempre pronto ad aiutare, si tirò su le maniche della camicia azzurrina «Certo. Fratello...»
Ma Chuck lo guardò con lo schifo negli occhi «Non ci penso nemmeno! Tolta la giacca, sotto resta una camicia Gucci!»
«Allora togli anche la camicia!» ironizzò il fratello, scuotendo negativamente la testa.
Chuck sbuffò. Ci provò a guardare gli altri nella speranza che qualcuno lo sostituisse in quel compito faticoso, ma siccome i maschi avevano tutti dai sessant’anni in su, eccetto Steve e Price, fu costretto a cedere «E va bene, dannazione, ma me lo ripagate questo vestiario!»
«E occhio a non calpestare il posacenere!» raccomandò Steve con un certo divertimento.
Nathan sorrise, Chuck fece una smorfia «Scusa, vecchio.» disse quando lui e il fratello sollevarono il corpo «Che disgusto, che odore! Ho bisogno del mio fazzoletto Versace, qualcuno prenda il mio fazzoletto Versace dal taschino della giacca!»
Naturalmente, nessuno lo stette a sentire, e naturalmente lui continuò a lamentarsi per tutto il tragitto.
Una volta che la scena del crimine fu spoglia del corpo, Steve si mise ad osservare davvero fuori dalla finestra: qualcosa gli fece intuire che la tempesta di neve non sarebbe cessata così facilmente.

Un altro classico dei gialli letti da Susan era la forte presenza di alcolici e fumo consumati dai protagonisti.
Anche in quel caso aveva potuto constatare quanto fosse vero.
Liam Windsor strinse la pipa tra i denti e se l’accese il secondo dopo con l’ausilio di un fiammifero.
Chuck Solo, traumatizzato dall’aver condotto il corpo di suo nonno fino alla stanza dei prosciutti, spalancò la pregiata vetrinetta dei liquori e se ne versò uno nel bicchiere, bevendo senza prendere fiato.
Per precauzione, erano tutti riuniti nella sala dove si sarebbe dovuto festeggiare il compleanno.
La bufera fuori dallo chalet perdurava, tanto che perfino Billy il tuttofare si era arreso e aveva smesso di spalare per evitare di essere sopraffatto dalla neve.
«Lui non soggiorna qui?» chiese Steve osservandolo da una delle ampie finestre della sala.
«Soggiorna nella catapecchia non molto distante da qui.» rispose Liam tra una boccata di fumo e l’altra «Ci sia arriva a piedi.»
Il marine annuì, le mani come al solito poggiate sui fianchi «Signorina Aisha, lei ha detto che è stato proprio Billy ad aver visto vivo il signor Windsor per ultimo.»
«Intende eccetto l’assassino?» controbatté la segretaria, torturandosi le mani dall’agitazione «Sì, nessuno è più entrato da quella porta dopo.»
Susan assottigliò lo sguardo «Non è la stessa cosa.»
Aisha la fissò «Come?»
«Sta affermando due cose diverse. Prima ha detto che Billy è stato l’ultimo ad averci parlato, ora sostiene che nessuno è più entrato dalla porta. Non è la stessa cosa. Come ne è certa?»
«Uhm, Maggie me l’ha detto. Sapete, ai sottoposti di un riccone piace spettegolare, debbo ammetterlo. Maggie era solita piazzarsi davanti la porta dello studio del signor Windsor, per vedere se qualcuno aveva davvero il coraggio di entrare nonostante il cartello. Era una specie di gioco, noi sappiamo divertirci con poco.»
«Chi è Maggie?»
«Una vecchia cameriera. Lavora qui da un sacco di anni.»
«L’ha fatto anche questa volta?» domandò Susan.
Aisha annuì «Sì.»
«Dunque l’assassino non può essere uscito da lì. Ne è assolutamente sicura? Non ha abbandonato la postazione neppure un secondo?»
«Sicura. L’ho già vista all’opera un sacco di volte, so come fa.»
«Sentiremo anche Maggie.» disse Steve «Non ci resta che la finestra. E dobbiamo anche interrogare Billy. Se è davvero l’ultimo che ha visto Edmund vivo...»
«Interrogare?» ancora una volta, Price sorrise «Steve, tu non sei un detective.»
«Quelli veri non arrivano...» lasciò la frase in sospeso lui «E poi hanno detto di dare una mano, no? Bene, sto dando una mano.»
«Papà ha ragione. Non per peccare di superbia, sono certa che ciascuno di voi abbia tantissime qualità...» poi Susan osservò la famiglia al completo e prese a tossicchiare «...nascoste...e che siate bravissimi a risolvere crimini, ma io e mio padre siamo gli unici esterni alla faccenda.»
«Cosa significa? Che automaticamente non potete avere ucciso quel mascalzone? Valgono anche gli amici!» berciò Liam, continuando a fumare.
«E’ vero. Potrei averlo ucciso anche io.» concordò Steve spalancando le braccia «Ma, esattamente come tutti voi, alle cinque passate stavo per salire in funivia e alle sei ero appena giunto in camera. Se non è un alibi questo...»
«Vero, nessuno di noi avrebbe mai avuto il tempo materiale per uccidere il bastardo.» disse Adam in tutta tranquillità.
«Comunque, stavo dicendo...» riprese Sheppard «Billy è stato l’ultimo a parlare con il signor Windsor?»
«Sì. Sono passata casualmente davanti la porta dello studio prima che Billy uscisse, e ho sentito Edmund ordinargli di venirvi a prendere alla funivia.» confermò Aisha.
«E Billy è uscito.»
«Sì. Mi sono nascosta perché non volevo che capisse che ho origliato parte della conversazione, ma l’ho visto con i miei occhi.»
«Che ore saranno state?»
La segretaria sollevò le spalle «Non so, le quattro e mezza circa, non ho guardato l’ora, ma siccome poi Billy è venuto a prendervi alla funivia...sì, direi su per giù quattro e mezza.»
Tutto combaciava alla perfezione.
«Edmund è morto dalle cinque alle sei.» disse Steve «Sempre che l’analisi di mia figlia sia...»
Lei, ferita nell’orgoglio, lo anticipò «E’ corretta!»
«D’accordo, d’accordo. Lei è sicura di aver sentito la voce di Edmund per le quattro e mezza? Proprio poco prima che Billy uscisse dalla stanza?»
«Al cento per cento, comandante Sheppard.»
«Mia figlia può avere ragione sul serio. Windsor è morto dalle cinque alle sei. Billy è uscito alle quattro e mezza, dopodiché Maggie si è piazzata davanti alla porta e non ha più visto nessuno entrare né uscire.»
«Ci resta la finestra.» disse Price incrociando le braccia al petto.
Più tranquilla, Harper chiese «Aspettate...quindi state scagionando davvero tutti noi?»
«Eravamo in funivia insieme, e quando siamo arrivati nelle camere erano le sei, se non oltre. A quel punto, Windsor era già morto.» collegò Steve.
«E’ stata la servitù!» accusò Liam con sdegno «Non c’è nessun altro qui, e rimangono loro. Conoscono alla perfezione ogni porta e finestra!»
Aisha portò la mano al cuore, offesa «Io non potrei mai! Cosa sta insinuando?»
«Lei dov’era tra le cinque e le sei?»
«Adesso si improvvisa lei, detective?» si difese la ragazza.
«Aisha.» Steve la guardò negli occhi, sincero «Risponda alla domanda.»
«Cosa? Signor Sheppard, non crederà che...»
«Ha un alibi?»
«Ma certo! Io…»
«Non guardi il signor Nathan, guardi me.»
Aisha inghiottì saliva, le mani le tremavano «Io...io...» ma non riusciva a parlare.
«E’ sbucata dal nulla quando Liam l’ha chiamata. Agitata, continuava a lisciarsi le pieghe del vestito.» disse Steve.
«Perché ero agitata per la cena! Per il compleanno! Non volevo che qualcosa andasse storto.»
«Quello è compito di chi serve a tavola, non di una segretaria.»
«Signor Sheppard, adesso mi fa paura.»
«Ci dica semplicemente dov’era, coraggio!» la mise sotto pressione lui, da bravo marine.
«Ho fatto un bagno nella vasca personale della signora Windsor, va bene?!» ammise, imbarazzata «Dopo che ho visto Billy uscire e prima che arrivasse Maggie, ho fatto un bagno nella vasca personale della signora. Avevo la chiave...le segretarie sono sempre amiche delle cameriere. Mi dispiace, signora Windsor, sono desolata.»
Evelyn si portò una mano al cuore e spalancò la bocca, indignata «Come hai osato, piccola stupida...»
«Nonna!» saltò su Nathan «Non ha fatto niente di male.»
«Sempre a difenderla, tu!»
Aisha annuì «Quando ho guardato l’ora e visto che la signora stava arrivando, sono uscita in tutta fretta. Desolata, davvero.»
«Testimoni? Era sola, immagino.» affermò Steve.
«Non c’è bisogno di testimoni.» disse Evelyn «Quando sono entrata nella mia camera, ho visto il bagno mezzo allagato. Pensavo ci fosse un guasto, ma ora ho capito. Questa stupida ha fatto talmente tanto di fretta da non riuscire a svuotare al meglio la vasca.»
Aisha confermò ancora «Mi dispiace.»
«Al contrario.» disse Steve «Ringrazi l’allagamento, le ha creato un alibi.»
«La signora è arrivata per prima all’hotel, per le cinque e mezza, quindi...ho fatto di fretta.»
«Non ha fatto niente di male.» la difese ancora Nathan «Vi prego, basta torturarla così.»
Steve lo ascoltò. Ancora una volta tutto filava alla perfezione. Gli orari, tutto...al centesimo. Allora cosa c’era che non quadrava? Cosa?
Possibile che fosse davvero giunto qualcuno da fuori ad assassinare il signor Windsor?
Di sicuro lo stavano pensando tutti, glielo lesse negli sguardi.
«La tempesta...» disse Odette, sconvolta ed immobile «E se l’assassino non fosse riuscito più a scendere?»
«Siamo saliti noi, lui ha ucciso prima che arrivassimo o nel mentre...» disse Price.
«Appunto. O nel mentre. E dopo di noi tutto si è bloccato.»
«Ma se fosse così...» Nathan si scambiò uno sguardo con suo padre, anch’egli preoccupato.
Significava solo una cosa.
«L’assassino è ancora qui.»







Angolo Autrice:

Gentili lettori appassionati di gialli, betrovati. Se siete arrivati fino a qui, grazie di cuore.
Come ho già detto, ho cercato di creare una storia che rispettasse tutti i canoni del giallo classico. Spero di esserci riuscita, perché questo è un genere che adoro sin da bambina! C'è sempre qualcosa di dannatamente affascinante nel cercare di risolvere un mistero.
Io ringrazio tutti voi, chi legge, chi recensisce, chi ha inserito o inserirà la storia tra le seguite, chi arriverà dopo.
Saluto inoltre le mie lettrici fidate.

Il terzo atto arriva venerdì! :)
Buona settimana a tutti!

SwanXSong


 
  
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