Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Juliet8198    14/12/2023    1 recensioni
Quando Scarlett si presenta all'ospedale in veste di assistente sociale, non può credere al caos in cui tre semplici omega hanno gettato il personale medico. Ma quando la giovane riesce ad avvicinare i tre, è come se il mondo improvvisamente si rovesciasse.
Non è normale che i suoi pensieri vortichino costantemente attorno a loro.
E non è normale che loro siano terrorizzati dal mondo intero eccetto che... da lei.
La ricercano, la rincorrono, non sembrano capaci di allontanarsi da lei. E, quando finalmente permette loro di ricongiungersi con il branco che amavano tanto e da cui erano stati brutalmente separati, tutto inizia ad avere senso.
OMEGAVERSE AU
QUESTA STORIA NON FA PARTE DEL JU E NON È QUINDI IN ALCUN MODO COLLEGATA CON LE ALTRE STORIE GIÀ ESISTENTI.
Genere: Angst, Fluff, Omegaverse | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando misero piede nell'ingresso del Centro, Scarlett iniziò finalmente a respirare. Quel sottile velo di ansia nascosto sotto alla superficie, quell'onnipresente tensione e diffidenza che l'aveva seguita ogni istante che aveva passato in ospedale, si sollevò da lei come una coperta, rivelando la serenità che l'ambiente famigliare regalava. Un ambiente in cui sapeva che gli Omega sarebbero stati al sicuro. 

 

I tre ragazzi con lei, però, non parevano condividere gli stessi sentimenti. I loro corpi, infatti, erano ancora incollati al suo, arpionati alle sue braccia per impedire di allontanarsi di un solo passo mentre si guardavano attorno con occhi cauti e nasi ansiosamente pronti a catturare ogni minima traccia di pericolo. 

 

-Scar, ce l'hai fatta! 

 

La ragazza distolse lo sguardo dai tre quando una voce energica la richiamò. Annabeth era la persona perfetta per accogliere le persone al Centro, con la sua personalità materna ma risoluta, i suoi capelli sempre perfettamente in piega di un allegro arancio e l'esperienza che aveva accumulato nei suoi vent'anni di lavoro. Era diventata la persona a cui la direttrice affidava la maggior parte delle responsabilità in sua assenza e ognuno rispettava la sua autorità senza remore grazie alla sua estrema competenza. 

 

-Perdonamiiiii ancoraaaa per averti chiamata nel tuo giorno libero! 

 

Beth allungò le labbra in un broncio, congiungendo le mani in segno di preghiera nella sua direzione. 

 

"Ah... è vero."

 

Aveva dimenticato che quello era il suo giorno libero. Come aveva fatto a dimenticarlo? Ricordava l'irritazione che aveva provato al ricevere la chiamata solo poche ore prima eppure... era come se quel tempo fosse diventato impossibilmente lontano. 

 

-Non ti preoccupare, Beth. 

 

Trattenne la sua lingua dal pronunciare le parole che stavano sorgendo immediatamente dopo. 

 

"Ti sono forse perfino grata di avermi chiamato." 

 

Invece, lasciò che un semplice sorriso seguisse la sua replica, distogliendo velocemente lo sguardo dalla donna. Non poteva fare a meno di controllare la reazione degli Omega, ormai un'azione inconscia che si ritrovava a compiere ogni paio di minuti. I suoi occhi scivolavano inavvertitamente sui loro visi, per studiare quale emozione li stesse attraversando. In quel momento, stavano guardando Annabeth con circospezione, portando i loro corpi impercettibilmente nascosti dietro al suo. 

 

-Voi dovete essere i nostri nuovi ospiti. Benvenuti, spero vi troverete bene qui ma per qualsiasi problema non esitate a chiedere a me. Mi chiamo Annabeth, è un vero piacere conoscervi. 

 

La donna rivolse un ampio sorriso ai tre, enfatizzato dalle fossette che apparvero agli angoli della sua bocca, un sorriso che riusciva a mettere a proprio agio chiunque entrasse nella struttura. Scar, dopo un istante, si ricordò di riportare le parole di Beth ai ragazzi. 

 

-Ah, stavo dimenticando della lingua! Quindi alla fine sono coreani? 

 

Scarlett annuì. 

 

-Fortunatamente. Ha semplificato molto tutto il processo in ospedale, nonostante il casino che avevano combinato... 

 

Alle sue parole, sul viso della donna si formò un'espressione interrogativa, ma Scarlett scosse il capo con un sospiro. 

 

-Dopo ti spiegherò.

 

Beth, senza abbandonare la traccia di curiosità nei suoi occhi, annuì, prima di far scorrere lo sguardo sui tre Omega ancora riparati dietro al corpo della ragazza. 

 

-Si sono abituati a te molto in fretta, vedo. Sono in omegaspace? 

 

Scarlett deglutì, cercando di scacciare ogni pensiero intrusivo riguardo a quella frase che iniziava a suonare famigliare. 

 

-Sì, sono in omegaspace. 

 

E no, non avrebbe affrontato l'altra affermazione in quel momento. Ma Beth parve non fare caso a quel fatto, concentrandosi invece sull'indirizzare un dolce sorriso ai tre ragazzi. 

 

-Allora vi lascerò andare in fretta così potrete andare a riposarvi in un bel nido nuovo. Ma prima, vestiti!

 

Le vivide ciocche arancioni frustarono l'aria mentre la donna si piegava per afferrare uno scatolone che teneva sotto la scrivania, in uno scomparto a scorrimento che Scarlett conosceva già a memoria. Sollevando il pesante carico, la donna sollevò i lembi di cartone per affondare le mani nel suo contenuto.

 

-Vediamo un po'... tu hai un corpo piuttosto minuto perciò questo dovrebbe andare...

 

Estrasse una prima coppia di felpa e pantaloni di una tuta grigia imbustati in una confezione di plastica sigillata, per poi presentare un paio di magliette in una confezione che doveva contenere anche una scorta di biancheria intima. La donna allungò i vestiti verso l'angelo, che li osservò per qualche secondo prima di protendersi appena per afferrare il carico e tornare a nascondersi dietro la schiena di Scarlett. 

 

-Per te un'ottava dovrebbe andare... ma per te invece... 

 

Scar vide la donna esitare dopo aver consegnato la tuta a occhi di tigre, soffermandosi per qualche istante a osservare le spalle solide e la figura scolpita del terzo Omega. 

 

-Dovremo salire un po' di più per farci stare tutti quei muscoli che ti ritrovi- pronunciò infine con una risata, estraendo l'ultimo set identico ai precedenti e porgendolo al ragazzo decorato da tatuaggi. La sua espressione confusa davanti alla risposta di Beth faceva quasi intenerire Scar, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di tradurre quella frase. E, pensandoci, non riusciva a capire neanche il perché sembrava così determinata nel rifiutarsi, ma non indugiò troppo in quel pensiero.

 

-Portali alla stanza tredici, il letto dovrebbe bastare per tutti i tre, ma lo possono separare in due a mezza piazza se preferiscono. 

 

Scarlett annuì in silenzio, afferrando la chiave argentata a cui era attaccato il portachiavi di un lupo di peluche che Beth le stava porgendo. 

 

-Non penso ce ne sarà bisogno, ma riferirò. Grazie Beth. 

 

Un verso divertito giunse alle orecchie della ragazza mentre osservava distrattamente il "13" inciso sull'argento lucido della chiave, portandola a sollevare uno sguardo interrogativo sulla donna seduta dietro la scrivania. Quella che incontrò fu un'espressione compiaciuta, che la studiava con un'aria affascinata negli occhi. 

 

-Che c'è?- domandò Scar sollevando un sopracciglio. 

 

-No, mi chiedevo solo...- esordì Annabeth con un tono misterioso. Ma, dopo qualche secondo, scosse la testa mantenendo l'espressione sul suo viso. 

 

-Nulla. Dal momento che sei l'unica che riesce a comunicare con loro, li affido a te. Appena hai novità sui loro nomi e i loro branchi fammi sapere, ma la responsabilità del caso è interamente sulle tue spalle. 

 

Scar annuì lentamente, continuando a studiare il viso della donna. C'era una possibilità che, data la richiesta improvvisa e la difficoltà del caso, una volta che avesse svolto il suo compito di riportare gli Omega al Centro sarebbero passati sotto la custodia di un altro operatore. Ma Scarlett aveva cercato di tenere quel pensiero lontano dalla sua mente, almeno fino a quando Beth non aveva posto fine alla questione. E, se ci pensava, la ragazza sapeva in cuor suo che non avrebbe mai ceduto il caso a qualcun altro. Ma perché? 

 

Perché sembrava essere così ostinata? 

 

-Grazie Beth. Ti darò tutte le informazioni appena saprò qualcosa- si affrettò a salutare Scar, prendendo a marciare verso il corridoio di destra con i tre Omega al seguito. Conosceva quell'edificio forse più di casa sua, perciò non doveva neppure osservare la targhetta appesa al muro per sapere quali stanze si susseguivano davanti a loro. L'ala maschile era contrassegnata da una sequenza di numeri dispari in contrasto con la fila di porte dai numeri pari che si trovava nella zona opposta dell'edificio, l'ala femminile. 

 

Le porte erano numerate a partire dal novantanove, perciò sapeva che doveva girare due angoli prima di raggiungere l'ultima sequenza, che includeva le stanze dalla diciannove alla uno. La penultima porta sulla destra era dipinta di un bianco sporcato di beige su cui il numero tredici era indicato dalla scritta dorata su cui si rifletteva la porta di fronte. Grazie alla moquette color tortora e al muro rivestito per metà da eleganti finiture in legno laccato di bianco, Scarlett poteva associare con orgoglio l'aspetto del Centro più a un elegante hotel che a un corridoio d'ospedale, come spesso era comune in altre strutture simili. 

 

Perciò, con impazienza, infilò la chiave nel pomello dorato e aprì la porta. Con un sorriso genuino, si spostò leggermente, esponendo le tre figure rintanate dietro di lei alla vista della stanza. 

 

-Qui è dove starete per un po'. Spero vi piaccia. 

 

Gli Omega allungarono le teste in avanti con bocche dischiuse e grandi occhi attenti. La camera, identica alle altre del corridoio, era piccola ma accogliente. Un panna delicato colorava le pareti e un ampio armadio marrone si stagliava sul fianco destro. Ma era il grande letto al centro che richiamava l'attenzione maggiore, molto più largo di un letto normale dal momento che avevano unito le due strutture per creare un unico spazio, scelta che solitamente veniva utilizzata per mettere a proprio agio piccoli branchi come quello che stava sulla soglia. 

 

-Entrate, non abbiate timore. Questo spazio è solo per voi. 

 

I tre rivolsero sguardi esitanti verso Scarlett, ma lei rispose con un semplice sorriso e un cenno del capo. Molto lentamente, gli Omega iniziarono a fare piccoli passi, introducendosi nell'ambiente abbassando sempre di più le spalle e sollevando il naso per studiare eventuali tracce olfattive. 

 

-Dentro l'armadio troverete un po' di materiali per creare un nuovo nido, ma se avrete necessità di qualcosa in particolare non esitate a chiedermelo. A sinistra troverete il bagno con un kit per la cura personale per ognuno di voi. Ora vado a scovare qualcosa da mangiare mentre vi sistemate, starete morendo di fame- disse allora, attirando l'attenzione dei ragazzi mentre si allontanava dallo stipite contro il quale si era appoggiata mentre li osservava esplorare la stanza. Ma i loro occhi la osservarono allarmati, riavvicinandosi a lei con versi acuti non appena fece un passo all'indietro. 

 

-Ehi, ehi, non scappo via! Vado solo in cucina a prepare qualcosa per voi e poi torno. Ok? Vi prometto che siete al sicuro qua. Tenete.

 

Scar estrasse la chiave argentata dal pomello, posandola nella mano di occhi di tigre, che la osservò con pupille spalancate. 

 

-Se vi sentite più sicuri, chiudete la porta quando me ne vado. 

 

Gli Omega osservarono la chiave per lunghi istanti, prima di tornare a osservarla mentre tornava nel corridoio. 

 

-Torno presto, prometto. Intanto esplorate un po'. O fate un bel nido. Mi piacerebbe vedere cosa riuscirete a costruire in uno spazio adeguato- terminò lei, ricascando in quel tono incoraggiante, un po' infantile, che voleva richiamare a sé la parte più istintiva degli Omega. Sembrò funzionare, perché le parve di vedere i tre sguardi animarsi di una luce nuova, quasi determinata, prima che lei sparisse lungo il corridoio e sentisse la porta chiudersi dietro le sue spalle. Come aveva suggerito, la chiave girò due volte nella serratura. 

 

 

I suoi passi erano leggeri mentre portava il vassoio carico di cibo oltre il primo angolo dell'ala maschile. Dopo essere stata in cucina ed essere riuscita a strappare tre porzioni anticipate della cena ai cuochi, i suoi piedi avevano preso la direzione del corridoio senza un istante di esitazione. Era come se ogni momento che passava lontana, il suo cuore prendesse a battere più rapidamente. Una misteriosa ansia ronzava nel sottofondo della sua mente, incoraggiandola a sbrigarsi e a tornare. 

 

E di nuovo, la domanda sorgeva. Perché?

 

Perché si stava comportando a quel modo? 

 

E di nuovo non riusciva a fare altro che la stessa cosa: seppellire ogni quesito nel fondo della sua coscienza. Perché non aveva una risposta o perché non voleva accettarla, oppure perché era una professionista e avrebbe fatto il suo lavoro diligentemente. 

 

Non appena voltò l'ultimo angolo del corridoio, però, il suono della chiave che girava nella serratura attirò la sua attenzione. Non aveva ancora neppure raggiunto la porta che questa si aprì, mostrando tre paia di occhi sporgere oltre lo stipite, esponendo solo la sommità della testa. Scarlett dovette trattenere un sorriso divertito quando la vista le fece pensare che in quel momento assomigliassero a tre topini di un cartone animato. 

 

-Visto? Come promesso, sono tornata. 

 

Quando la ragazza fu finalmente davanti alla porta, i tre visi la attendevano con ansia e i corpi tremavano leggermente di energia nervosa. Scarlett allora allungò con un sorriso il vassoio. 

 

-Ecco qua. Mangiate più che potete, ma lentamente. Non vorrei che vi sentiste male se i vostri stomaci non sono abituati. 

 

Gli occhi dell'angelo si sollevarono allarmati su di lei. Quando Scarlett fece per ritrarsi nuovamente, la mano di occhi di tigre si allungò, prendendole delicatamente il polso mentre un verso interrogativo lasciava la sua gola. 

 

-Non voglio impuzzolentire il nido con tutti gli odori che ho addosso. È meglio che non entro, non trovate? 

 

Scar osservò le tute grigie che avvolgevano i corpi dei tre Omega, segno che dovevano almeno essersi cambiati e, probabilmente, anche lavati per liberarsi del tanfo che si portavano dietro come un ricordo dell'incubo che avevano passato. Anche il ragazzo con il braccio tatuato però allungò la mano a sua volta per prenderle il polso, mentre l'angelo la guardava e indicava con la testa la stanza dietro di sé emettendo una serie di versi che sembravano un'implorazione. Lo sguardo di Scarlett si spostò brevemente oltre le sue spalle, dove poteva vedere una vaga sagoma scura sistemata sopra il grande letto. 

 

-Ah, volete mostrarmi il nuovo nido?- chiese con un sorriso sempre più ampio. I tre Omega annuirono all'istante, prendendo a tirarla verso l'interno della stanza e chiudendo la porta dietro di lei non appena fu al cospetto del letto. Per qualche istante, Scarlett rimase ferma davanti a quel piccolo capolavoro, immobile ad ammirare con uno stupida smorfia dipinta sul viso. Non era niente di speciale, certo, ma non c'era segno più incoraggiante del benessere di un'Omega di un bel nido curato e ordinato. 

 

Avevano creato due pile di cuscini ai lati, perfettamente simmetriche in modo da impedire che quelle pareti di fortuna crollassero e, usando la testiera del letto come sfondo, avevano poggiato una coperta sopra, creando una sorta di tenda. All'interno, poteva anche intravedere altre coperte arrotolate in forme di ciambelle e i peluche che aveva donato loro in ospedale e che fortunatamente aveva ricordato di portare con sé. Sembravano amarli molto, per qualche motivo che a Scarlett davvero sfuggiva dato il loro aspetto malandato. 

 

Il nido era un po' più piccolo rispetto alla lunghezza del letto su cui era costruito, ma Scar immaginava già che lo spazio sarebbe stato più che sufficiente per loro tre una volta che si fossero infilati lì dentro. Era come se potesse vederli, aggrappati l'uno all'altro in un bandolo di calore, impossibilmente vicini non tanto per necessità quanto perché era naturale per loro. 

 

-È bellissimo- disse infine con tono fiero, continuando a contemplare la loro creazione. Li poteva sentire osservarla con il fiato sospeso, come se fossero nervosi in attesa del suo parere. Perciò lasciò che il sorriso sul suo volto si allargasse ancora di più, illuminando la sua intera espressione. 

 

-Siete stati davvero bravissimi. Gli Omega più bravi che io abbia mai visto. 

 

Caricò ancora di più la sua voce di calore mentre pronunciava le ultime parole, appoggiando infine il cibo per poter guardare meglio i tre con grandi occhi sollevati su di lei. Il ragazzo decorato da tatuaggi sembrava esitante, quasi come se non volesse concedersi di credere ai suoi complimenti, ma l'angelo e occhi di tigre la ammiravano come se fosse stata una stella cadente, indossando sorrisi estatici ed emettendo versi entusiasti. Occhi di tigre, a un certo punto, prese pure la sua mano e la sollevò. Scar non capì che cosa stesse cercando di fare fino a che non vide le sue dita raggiungere la testa di folti capelli scuri. 

 

Dopo un momento di immobilità, con cautela iniziò ad accarezzare il capo lievemente abbassato dell'Omega, che la osservava timidamente da sotto le folte ciglia. Passò appena qualche istante prima che anche l'altra sua mano venisse portata sulla testa dell'angelo, intento a cercare di attirare la sua attenzione come se fosse stato un cucciolo geloso. Infine, con le dita impegnate a passare fra le ciocche morbide dei due, Scarlett lanciò un'occhiata al più giovane che, ancora leggermente in disparte, studiava la scena con una sorta di invidia. La ragazza, sorridendo, sollevò la mano da occhi di tigre allungandola verso di lui. L'Omega con il suo fisico massiccio e le spalle muscolose abbassò il capo come un timido cerbiatto prima di avvicinarsi, come se l'azione lo imbarazzasse terribilmente. 

 

Scarlett sospirò. 

 

La sua testa le stava chiedendo cosa diavolo stesse facendo, per la millesima volta in quella giornata. E per la millesima volta, decise di porla a tacere. 

 

-È ora di cena ormai. Mangiate prima che si freddi il cibo. Io tornerò domani mattina a trovarvi, ok?

 

Le teste che fino a quel momento si erano rilassate sotto al suo tocco si sollevarono con uno scatto secco, portando occhi ansiosi su di lei. Scarlett cercò di mantenere la stessa espressione conciliante. 

 

-Non posso restare qui per tutto il tempo, devo tornare a casa mia. E questo adesso è il riparo del vostro branco, il vostro spazio sicuro. Prendetevi un po' di tempo per voi tre, ve lo meritate. 

 

La ragazza sentì il cuore spezzarsi quando, non appena fece un passo indietro, gli Omega protesero le mani in avanti come se non volessero che lasciasse mai più quella stanza. 

 

Doveva sbrigarsi. Se avesse indugiato ancora, rischiava di cedere ai loro sguardi imploranti. 

 

-Tornerò, ve lo prometto. Finora ho sempre mantenuto le mie promesse, no? 

 

Ma i tre ragazzi non annuirono. La guardavano esitanti, incapaci di decidere come agire. Ma prima che il suo corpo la tradisse e la riportasse al loro fianco, con le braccia protese a circondare i loro fragili cuori, aprì la porta dietro alle sue spalle. 

 

-Andrà bene. Godetevi il vostro bel nido, vedrete che il tempo volerà. 

 

Eppure, quando la serratura della porta risuonò dietro di lei, non poteva fare a meno di vedere ancora di fronte a sé gli occhi ansiosi che la osservavano. 

 

 

 

 

All I wanna do

Is see you turn into

A giant woman, a giant woman 

 

Non aveva idea idea di che ore fossero. Non aveva neanche idea del perché non aveva spento il cellulare prima di andare a dormire. Le coperte frusciarono contro il suoi pigiama quando, con palpebre serrate, rotolò fino al comodino per porre fine a quel rumore. 

 

-Pronto? 

 

La sua gola era gracchiante come un vecchio televisore e aspra come l'asfalto. Dall'altro capo, però, la voce che era abituata a sentire carica di entusiasmo risuonò estranea nella sua serietà. 

 

-Scar, scusami davvero per l'orario, ma abbiamo un'emergenza. 

 

Sentiva parole, ma non comprendeva neppure se stava ancora sognando. 

 

-Co... sa?

 

-Gli Omega che hai portato oggi, cioè... ieri. Non fanno che piangere da ore. E continuano a chiamare il tuo nome.

 

ANGOLO AUTRICE 

Ciao a tutti, miei cari piccoli lettori. Oggi niente battute, ma vi lascio in regalo questo capitolo per sanare un po' la tristezza che questa settimana ci ha portato. Spero vi posso essere un minimo di conforto e che possiate indulgere un po' in questi piccoli momenti di dolcezza anche se fittizia. Spero vi sia piaciuto e che siate ansiosi di scoprire di più. 

 

Un abbraccione forte dalla vostra Juliet, che continuerà a scrivere fino al 2025 e oltre.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Juliet8198